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-=Capitolo Terzo: La caduta di Arezal=-

 

Mentre sorvola il campo di battaglia, Arezal osserva perplesso la manifestazione magica che origina dal tempio, il terremoto prima e la colonna di luce verso il cielo poi.

Più in basso i suoi orchi resistono alle violente scosse sismiche e perseverano, urlando ed esultando nel colpire l'enorme portone del santuario a torto ritenendo che il terremoto sia frutto del terribile potere magico del loro comandante. Più di una volta avevano visto Arezal compiere terribili sortilegi ai danni dei loro nemici umani o di qualche vile traditore.

Ad un tratto la terra smette di tremare mentre la colonna di luce, lentamente, inizia ad assottigliarsi.

Poi all'improvviso le porte del tempio si spalancano.

Tutti i nemici nelle immediate vicinanze vengono travolti da una magia arcana e invisibile, vento e fiamme che letteralmente polverizzano e disperdono gli orchi e il grande ariete mentre altri nemici vengono fatti volare via, finendo col rovinare addosso a quelli situati alla base delle scalinate del tempio.

Tutto si ferma: la battaglia si arresta per un istante.

Alcune scariche elettriche attraversano le nubi e l'infinita distesa celeste a sancire la definitiva scomparsa della luce magica che sprigionava dal tempio. Ora il luogo appare quasi deserto, silente nonostante il furore della battaglia combattuta alle sue porte e lo straordinario potere all'opera fino a qualche attimo prima.

L'interno dell'edificio è incredibilmente buio ma una figura inizia a delinearsi nelle tenebre che mal si addicono a quel luogo santo.

Un bambino avanza a piedi nudi fermandosi all'ingresso del tempio.

I suoi occhi dorati osservano la miriade di orchi che assediano il tempio mentre a terra, sulle scalinate, un umano ferito rimane per un attimo ad osservarlo, immobile come tutti in quell'istante storico.

Il corpo minuto… i corti capelli chiari…ma è un bambino!

Com'è possibile?

Che sia questo il guardiano delle leggende, il potente custode citato nei Tomi della Verità?

Per un attimo lo sguardo dubbioso di Shrogran incrocia gli occhi dorati del bambino che sta sulla porta del Tempio dei Custodi mentre uno dei monaci, stremato, si trascina fino a lui. Il barbaro del Nord appare incredulo alla vista del misterioso bambino e per un attimo scruta il volto dell'uomo che gli si è avvicinato manifestando dubbio e attesa.

Dalla sua cavalcatura alata Arezal urla ai suoi sottoposti, impartisce l'ordine di penetrare nel tempio e accompagna i suoi comandi con una palla di fuoco incandescente che si abbatte gagliarda contro una delle torri del sacro edificio.

Non sa chi sia esattamente quel bambino: forse, ha qualcosa a che fare con la manifestazione magica di poco prima.

Ma anche se si tratta di una sorta di guerriero magico evocato dagli umani, pensa, non basterà di certo ad impedire la conquista del santuario.

E' troppo tardi oramai!

Gli umani non possono resistere altrimenti per cui ordina di riprendere l'attacco.

Quindi, obbedendo al suo comando, gli orchi urlano e si gettano nuovamente contro l'edificio, pronti a varcarne la sacra soglia occupata da quel misterioso bambino.

 

Quest'ultimo li osserva e urla di rimando, un urlo acuto e intriso di magia che contrasta l'avanzata dei seguaci del Signore Nero facendoli addirittura arretrare di qualche metro. A causa del vento generato dalla magia della sua voce i nemici della prima linea vengono addirittura sollevati da terra!

Lentamente inizia a levitare ed il suo corpo diviene luminoso e accecante.

Porta le mani davanti a sé e in un istante si sprigionano una miriade incalcolabile di bagliori che si abbattono implacabili sugli orchi causando violente deflagrazioni, scompiglio e distruzione.

Ovunque numerosi nemici cadono a terra morti o gravemente feriti mentre, inarrestabili continuano le esplosioni magiche causate da quello strano bambino dagli occhi dorati.

In un abbacinante gioco di luci il corpo del bambino cambia di forma: diviene una tigre di luce bianca, imponente, gigantesca e feroce, che con furia si getta tra le fila dei nemici straziando e dilaniando ogni essere a portata di zanna e artigli.

Sul campo di battaglia è il caos: una divinità iraconda si è schierata con gli umani!

Arezal ricorre allora al suo potere per creare una gabbia di pura magia da scagliare contro l'essere inumano che sta disintegrando il suo esercito. Il potere che l'Oscuro Signore gli ha concesso è superiore a qualsiasi potere umano!!

Annienterò quell'essere, promette rabbiosamente mentre evoca l'incantesimo: una gabbia di rovi e di ossa compare a bloccare per alcuni istanti la divinità che immediatamente individua la fonte di quella magia.

Ma con una violenta esplosione, l'entità annienta la prigione magica di Arezal mentre quest'ultimo lo attacca con folgori di colore nero profondamente irritato per la situazione che si è venuta a creare.

Aveva sottovalutato quell'essere, dannazione!

Possibile che gli umani nascondessero un simile segreto? Un guardiano di cui nemmeno l'Oscuro Signore era a conoscenza?

A terra, per via delle folgori scagliate da Arezal, si solleva una nube di polvere. Non appena essa si dirada un uomo adulto compare laddove prima vi era una tigre di luce.

Immobile, osserva Arezal reggendo una possente arma argentata: è un giovane uomo, con gli stessi occhi dorati e maledetti del bambino di poco prima.

Armato di arco, incocca una freccia nera e dorata e la scaglia contro il drago dello stregone. Il dardo viaggia ad una velocità impressionante fino a colpire in pieno l'oscura cavalcatura di Arezal.

E non appena la freccia si conficca nelle carni della bestia, quasi ignorando la resistenza delle robuste scaglie che rivestono il corpo del drago, un fulmine di inaudite dimensioni si abbatte tremendo su di essa, uccidendola sul colpo. L'intero campo di battaglia viene investito da una luce talmente intensa e abbacinante da inghiottire ogni forma rendendo per qualche istante impossibile la vista.

E contro una simile potenza magica a niente valgono gli oscuri poteri del luogotenente del male: la sua difesa magica viene totalmente annientata dal colpo.

Nuovamente la divinità modifica il suo corpo divenendo un centauro, un essere alto circa tre metri per metà umano e per metà cavallo; impugna due spade enormi e due corna lucenti ornano la sua testa.

Al galoppo, cantando in una lingua antica, si dirige verso il luogo dell'imminente impatto del drago: si muove veloce, trucidando e travolgendo chiunque incontri sul suo cammino attraverso la confusione che regna sul campo di battaglia e che lui stesso contribuisce ad alimentare.

I suoi fendenti materializzano lame di vento che viaggiano per lunghe distanze lacerando e tagliando qualunque essere venga colpito e, addirittura, creando crepe e fratture sul terreno.

Gli orchi che ancora sono in vita vengono trucidati mentre il centauro divino avanza verso il luogo in cui si è schiantato il dragone nero.

Arezal, ripresosi dall'impatto, senza mostrare segni evidenti di ferite poiché rigenerato dalla sua arte magica, vede il suo nemico avanzare nella calca degli orchi che, invano, tentano di rallentarlo.

Ricorrendo al suo potere scaglia allora un potente incantesimo d'acido dritto contro il volto di quello strano centauro.

Il custode del tempio viene colpito al volto e immediatamente la pelle del viso inizia a sciogliersi sotto il corrosivo effetto dell'acido. Una smorfia di rabbia e dolore per un attimo gli si dipinge in volto mentre, rapidamente, la carne viene inizia a sciogliersi lasciando apparire qua e là parti di muscolatura o di cranio addirittura!

Ma nonostante il colpo la divinità non arresta la sua corsa.

Anzi, aumenta la sua furia e la velocità della cavalcata mentre la pelle del volto già inizia a rigenerarsi, guarendolo all'istante dalla velenosa bruciatura subita!

A nulla servono i ripetuti attacchi magici dello stregone che scaglia contro il proprio nemico folgori e incantesimi di fuoco.

I suoi colpi vengono deviati da un invisibile scudo magico o, qualora riescano a superare questa sorta di barriera, sembrano non arrecare danni significativi.

Il centauro sembra inarrestabile e continua ad avanzare finché non lo infilza con le sue spade, sollevando lo stregone nero senza sforzo alcuno!

Arezal cerca di resistere al dolore, di sottrarsi alle spade ma finisce solo con lo scivolare, lentamente e dolorosamente, verso l'elsa delle medesime e che il centauro inclina sempre più quasi godendo della sofferenza provocata al malvagio luogotenente del Nemico.

Terrorizzato, lo stregone scopre che il potere della divinità annulla ogni sua capacità magica impedendogli di rigenerarsi o di contrattaccare con la magia!

Ma questa verità a nulla gli giova: abbandonata la presa di una delle spade, reggendolo quindi solo con un braccio, appoggia la mano libera al petto dello stregone nero mentre tutt'attorno turbinano fiamme magiche di colore giallo e viola.

“E' giunta la tua ultima ora, Arezal!” pronuncia con voce calma.

Il luogotenente dell'Oscuro Signore per un istante smette di divincolarsi nel tentativo di sottrarsi al suo destino.

Com'è possibile, si chiede, che conosca il mio nome?

“Non è tempo di preoccuparsene”, risponde la divinità quasi anticipando i pensieri dell'altro lasciando che un velo di stupore compaia sul suo volto.

“Piuttosto, preoccupati del fatto che sei stato usato dal tuo Maestro…”

Cinicamente, il guardiano interrompe il suo discorso per godersi l'effetto che le sue parole suscitano nel cuore nero della sua prossima vittima.

“L'Oscuro Signore ti ha inviato qui con uno scopo preciso..”

“…le…reliquie…” cerca di rispondere Arezal, ormai stremato e prosciugato delle sue stesse forze dal potere magico del dio il quale, all'udire quella sorta di risposta, sorride beffardo.

Riprendendo il discorso il guardiano completa infine la sua rivelazione: “No! Tu sei stato inviato qui per un motivo ben diverso. Tu sei stato inviato qui perché questi stolti umani risvegliassero me!”

Poi, con un potente incantesimo sprigionato dal palmo della sua mano aperta, il guardiano del tempio emette un raggio di luce che distrugge il luogotenente del Nero Signore riducendolo letteralmente a brandelli.

Abbandonato a terra quel che rimane del corpo del suo avversario, il centauro si volta nuovamente verso il campo di battaglia, verso gli orchi terrorizzati.

Attingendo al suo inesauribile potere magico, il perimetro del campo di battaglia prende fuoco mentre la divinità ride.

Infine utilizzando un potente incantesimo, una violenta esplosione violacea annienta tutti gli esseri viventi nel raggio di qualche decina di metri propagandosi in ogni direzione pronta a consumare ogni vita sotto forma di fiamme vive che inseguono e consumano i superstiti.

Quel che rimane dell'esercito degli orchi indietreggia, privo di una guida, terrorizzato e inquieto a causa dalla tremenda potenza magica esibita dal loro nemico.

Laddove vi era il possente centauro che con facilità aveva annientato Arezal ora un essere totalmente composto da fiamme rimane ad osservare quello sciame di minuscole e insignificanti creature prima di alzarsi in volo e rimanere a fluttuare a mezz'aria. Fuochi magici di colore rosso e viola iniziano a ruotare attorno a lui.

Le fiamme volanti roteano e si fondono nel globo di luce che si forma nelle mani della terribile divinità di fiamme e magia che, portando le braccia dinnanzi a sé, recita un incantesimo dalla potenza terrificante.

E mentre il divino custode del tempio ride fragorosamente, una risata crudele che preannuncia la fine di tutto, quell'incantesimo di morte viene scagliato.

 

 

Al tramonto, una brezza leggera soffia da est mentre il cielo si tinge di rosso.

L'esercito degli orchi è stato completamente distrutto, annientato dall'intervento della divinità invocata dai monaci, un bambino dagli occhi dorati che ora riposa accanto ad una giovane donna, una delle poche sopravvissute del villaggio di Ancaria e che ora lo accudisce su ordine dei monaci evocatori.

Shrogran Lupo del Nord, sulla scalinata principale del tempio, dopo esser stato guarito dai poteri curativi dei monaci rimane ad osservare i corpi degli orchi trucidati o carbonizzati dal custode del tempio e che ora giacciono sul campo di battaglia.

Nei suoi occhi è ancora ben impressa l'immagine della lotta della divinità contro Arezal e tutto l'esercito nemico: una dimostrazione di immane potenza e furia che si è conclusa con lo sterminio di ogni essere vivente presente sul campo di battaglia.

Ma nonostante la potenza degli incantesimi usati dal custode divino, nessuno di essi aveva danneggiato il tempio o il corpo degli umani caduti in difesa di esso, morti per difendere i segreti di quel luogo santo.

Contro un simile esercito i soli umani non ce l'avrebbero fatta di certo, non con un esercito improvvisato come quello che in quei giorni era scesa in guerra.

Ricorrere a quell'incantesimo proibito, l'evocazione del custode, aveva certamente evitato la disfatta, non lo si poteva negare, ma a quale prezzo?

Questo l'inquietante interrogativo che tormenta il barbaro venuto dal nord mentre si incammina per entrare nel tempio.

All'interno dell'edificio giacciono i dodici monaci che con il loro potere avevano permesso l'evocazione del guardiano: esausti, riposano sulle panche presenti ai lati della navata centrale.

Al centro di essa il possente guerriero del nord scorge il nero sarcofago che conteneva il misterioso difensore bambino, uno dei più antichi segreti del Tempio dei Custodi.

Esaminando più da vicino, scorge su di essa tracce di sangue.

Perplesso, ma tuttavia completamente ignaro di quanto compiuto dai monaci per liberare il guardiano, il barbaro torna a volgere i propri pensieri alle scene cui aveva assistito poco tempo prima, quando la divinità seminava morte e distruzione tra le fila dell'esercito orchesco.

Una simile dimostrazione di potenza l'aveva profondamente scosso riportandogli alla mente le antiche leggende risalenti all'epoca ormai lontana in cui dei ed esseri umani calpestavano lo stesso suolo.

Ma poi, osservando quella divinità bambino che tanto lo incuriosisce quanto lo preoccupa, Shrogran si domanda se per difendersi dal male rappresentato dal Nero Signore non avessero commesso l'errore di liberarne uno maggiore.

“Chissà, forse avrebbe trucidato anche noi umani se fossimo stati sulla sua strada in mezzo alla mischia della battaglia…”

E mentre il barbaro venuto dal nord ancora pensa a tutte queste cose, il bambino apre gli occhi.

Per un singolo istante i due si osservano in silenzio: gli occhi dorati del custode sembrano leggere nel suo cuore.

Istintivamente la mano di Shrogran si stringe con forza sull'impugnatura della fedele spada lunga che porta al fianco quando un enigmatico sorriso si dipinge sul volto della divinità semi addormentata.

Un attimo dopo il bambino chiude gli occhi e torna a riposare mentre il guerriero del Nord, volgendo lo sguardo al cielo, non può fare a meno di pensare che forze più grandi di lui, profondamente al di là dei limiti umani, sono nuovamente tornate a camminare assieme agli umani.

La sola speranza, si augura Shrogran, è che questo bambino si dimostri un alleato nella guerra contro l'Oscuro Signore e non un pericolo ancora maggiore.

 

Leonardo Colombi

 

 

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