A caccia - Capitolo 05

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-= 10 dicembre 2009 – ore 12:43 =-

 

Mentre un altro sorso di birra scendeva a riscaldargli la gola, Uzad ripensava alla famiglia che aveva perso a causa dei vampiri.

Aveva ancora impresse negli occhi le immagini di sua moglie e dei suoi due figli dilaniati da quei mostri.

Maledetti esseri senz'anima!

Li avevano sorpresi di notte, prima di riuscire ad entrare nella cittadella proprio quando ancora speravano di farcela. Lui era riuscito a difendersi da un loro attacco, quindi l'aveva colpito e poi la fuga.

Di fronte a lui solo la cittadella, una flebile speranza verso cui dirigersi in quella notte di tenebra infinita.

Avrebbe dovuto fermarsi, tornare indietro a salvarli. Ma era troppo scosso dal terrore, non ragionava, unicamente mosso dall'istinto…

Quegli occhi di un rosso malefico, i canini aguzzi scuotevano l'anima.

Un altro sorso a scacciare quelle immagini.

I volti dei suoi cari lo ossessionavano ancora: la loro paura, il loro dolore, la loro delusione erano come un cancro per lui.

Non se l'era mai perdonato.

La sua era stata una fuga. Aveva agito come un vigliacco e da allora riversava nel suo odio verso i non morti il dolore che portava dentro.

E frequenti incubi lo tormentavano la notte quando riviveva quelle scene atroci, quei momenti abominevoli in cui i suoi cari venivano uccisi e divorati da quei non morti mentre lui correva, correva… Li aveva abbandonati per mettersi in salvo. Li sentiva urlare, lo chiamavano ma lui non riusciva a fermarsi. Il fiato corto, gli occhi chiusi e il cuore che gli martellava nel petto.

E quando si era fermato, all'interno della cittadella, solo allora aveva realizzato di esser rimasto solo.

Quegli esseri gli avevano portato via tutto. Era sopravvissuto alla contaminazione solo per perdere ciò di cui aveva più bisogno.

“Maledetti vampiri schifosi! Che possiate bruciare all'inferno per l'eternità!” disse tra se e sé.

Una lacrima gli scese dall'occhio destro, poi la birra trangugiata avidamente per cancellare quei tristi ricordi.

 

 

 

 

 

Leonardo Colombi

 

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