A caccia - Capitolo 06

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-= 10 dicembre 2009 – ore 12:44 =-

 

Shiruk era il più giovane del gruppo alpha e, fortunatamente per lui, non portava profonde cicatrici nel cuore: non aveva perduto nessuno dei suoi né a causa dei vampiri né in seguito alle efferate reazioni umane.

Certo, molti dei suoi conoscenti si erano trasformati in mostri senz'anima, alcuni erano stati uccisi, ma la sua famiglia e i suoi amici più intimi erano salvi. Una fortuna che probabilmente stava alla base di quel certo distacco che aveva mantenuto, della sua razionalità malgrado tutta quella situazione.

A differenza di molti, spesso confrontandosi con Mund, aveva cercato di comprendere quello strano fenomeno che chiamavano “polveri”.

Quale ne era l'origine?

Un esperimento militare o un incidente chimico non controllato?

Erano davvero l'origine della mutazione delle persone in mostri senz'anima e ragione?

E poi, si trattava di un fenomeno su vasta scala o riguardava solo la zona in cui vivevano?

Dopotutto, alla cittadella non avevano fonti di comunicazione che potessero fugare quei dubbi. Né televisioni né internet…cielo quanto gli mancava internet…c'era stato un tempo in cui non riusciva a stare che poche ore lontano dalla rete e ora…

Tutto svanito, come fumo di sigaretta nel vento.

Ma se ne avesse avuto l'occasione, anche solo per pochi minuti appena, avrebbe setacciato il web. Se ne avesse avuta la possibilità, si sarebbe dedicato anima e corpo per raccogliere informazioni e analizzare quel fenomeno: dal suo punto di vista era necessario capire come mai alcuni di loro venivano trasformai in mostri mentre altri erano risparmiati da quel processo.

Forse esisteva la speranza che il processo fosse reversibile. O che perlomeno ci fosse una sorta di antidoto.

In fondo, lui e gli altri non ne sapevano poi molto ed era ben strano che non tutti si fossero tramutati. Quindi, cosa poteva contraddistinguere gli abitanti della cittadella da tutti gli altri?

Non era la stessa l'aria che respiravano?

Se l'era chiesto più e più volte ma era giunto a ipotizzare che si trattasse di qualcosa di intrinseco all'uomo, forse presente nel sangue. Lo supponeva sulla base della reazione che aveva avuto il corpo dei vampiri ogni qualvolta ne aveva uccisi. Dalle loro ferite non sgorgava sangue vermiglio come quello che gli umani posseggono: era come un liquido marcio, denso, incapace di scorrere.

Purtroppo, non aveva né i mezzi né le conoscenze per studiare il fenomeno. Forse, se fossero riusciti a recuperare qualche libro o un microscopio in una delle loro spedizioni qualcosa avrebbero potuto comprenderla.

In fondo, sperare in un computer collegato alla rete era chieder troppo, confidare in un miracolo irrealizzabile.

Forse era solo un fenomeno localizzato, forse era solo questione di tempo e tutto si sarebbe risolto, qualcuno sarebbe giunti a salvarli.

Si trattava solo di resistere nella cittadella con tutti gli altri, procacciare il cibo e difendersi.

Ironicamente semplice.

E al contempo era stanco, era sfibrato da quella vita frustrante. Non ne poteva più di vivere rintanandosi nella cittadella e di lottare per sopravvivere contro qualcosa di cui conosceva così poco.

 

 

 

 

Leonardo Colombi

 

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