A caccia - Capitolo 03

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-= 10 dicembre 2009 – ore 07:36 =-

 

Alle prime luci del mattino gli esploratori uscirono dalla cittadella in cerca di provviste e altri beni di prima necessità. Di notte erano costretti a rintanarsi in quell'agglomerato d'edifici costruito e fortificato alla meno peggio, ma alla luce del giorno non temevano alcun pericolo. I vampiri se ne stavano rintanati nei loro rifugi o nelle loro bare, totalmente inermi. Temevano il sole più di ogni altra cosa.

E per gli uomini, gli ultimi rimasti a quanto pareva, era l'occasione ideale per uscire a cacciarli o per recuperare provviste, acqua e tutti quegli altri beni di cui abbisognavano per vivere.

Uscirono in tre gruppi, ciascuno costituito da tre unità.

Di fronte a loro, una volta fuori da quella che ormai chiamavano casa e che di fatto era una delle ultime città di uomini ancora rimaste, un deserto di macerie si estendeva per alcune centinaia di metri. Su alcuni degli edifici limitrofi, solitarie nel cielo, si stagliavano alcune bandiere rosse e blu poste a segnalare la presenza della cittadella. La speranza che qualcuno le scorgesse non era mai stata abbandonata.

Più tardi altri sarebbero scesi a riparare le fortificazioni danneggiate dalle incursione delle notti precedenti o a piazzare trappole per i mostri. Alcuni invece si sarebbero occupati di costruire ulteriori edifici e casolari per avere maggiori speranze di ampliare la cittadella e offrire alla comunità maggiori possibilità di sopravvivenza.

In futuro avrebbero dovuto pensare anche a preparare parte di quella desolazione affinché venisse avviata qualche forma di coltivazione: le provviste che gli esploratori riuscivano a recuperare prima o poi non sarebbero state in grado di sfamare tutti quanti. Per non parlare della penuria d'acqua e dell'inverno ormai alle porte.

Forse avrebbero dovuto trasferire alcuni di loro altrove, creare una sorta di cittadella di appoggio, indipendente. Magari più vicina a qualcuno di quegli edifici ancora raggiunti da acqua ed energia. In fondo, i generatori che avevano recuperato erano appena sufficienti: due comunità più piccole, con esigenze più limitate, forse se la sarebbero cavata meglio.

Tuttavia trasferire parte dei profughi altrove significava disagio, oltre che alimentare la paura che ogni divisione comporta. In meno, sarebbero stati di certo più vulnerabili.

Al contempo, era rischioso rimanere tutti stipati in un unico punto. Le possibilità di avvistare militari o altri sopravvissuti in ricognizione venivano ridotte mentre, per i vampiri, era fin troppo facile: un unico luogo da attaccare, un'unica tana per le prede che bramavano.

Sull'argomento avevano discusso più volte ma nessuna decisione era stata mai presa al riguardo. Non era facile. Per ora, sarebbero rimasti tutti in un sol punto, assieme, ad ogni costo. In primavera forse, quando le ore di luce sarebbero state maggiori, avrebbero ripreso in considerazione l'idea e cercato un luogo adatto.

Per ora, avrebbero continuato con le solite routine che, da settimane, permettevano loro di sopravvivere.

Così, salutati dal freddo del mattino, i gruppi di ricognizione uscirono in ricognizione.

Kanzad, Shiruk e Uzad erano il gruppo alpha.

Si mossero verso est come era stato concordato alla riunione tenutasi il giorno prima. Era infatti necessario pianificare le uscite degli esploratori in modo che ogni area venisse passata al setaccio in modo ottimizzato, con il minimo spreco di tempo e risorse. I tempi in cui gli uomini erano padroni incontrastati del mondo, divinità mortali che potevano permettersi il lusso di ogni spreco e sopruso all'ambiente erano oramai solo un ricordo sbiadito.

Nella realtà gli uomini dovevano lottare per la propria sopravvivenza e provvedere a quei bisogni e problemi naturali la cui soddisfazione per troppo tempo era stata cosa ovvia. Il cibo, l'acqua, il riscaldamento erano divenute conquiste, domande a cui trovare risposta concrete.

Dopotutto erano circa in settanta, barricati in quel rifugio da qualche mese. Dovevano cercare altro cibo e non avevano che poche ore di luce per farlo a causa delle nubi di polvere che già nel pomeriggio iniziavano a formarsi in cielo, oscurando il sole e gettando il mondo nella penombra. Ed era allora che le esplorazioni si facevano pericolose, quando i vampiri riacquistavano parte della loro attività.

 

 

 

Leonardo Colombi

 

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