Foglie verdi uniformi, lunghe dai pochi cm fino
anche ai 50 cm in alcune specie, fiori singoli variamente colorati, sepalo dorsale da
ovale a tondeggiante, spesso con i lati ripiegati all'indietro, soprattutto vicino alla
colonna. Luce tenue e temperature tra fredde e calde a seconda delle specie. Di questo
gruppo fanno parte specie che sono state comunissime in coltivazione per molto tempo per
la facilità di coltivazione. Il P. insigne ed i suoi ibridi sono stati per molto tempo le
orchidee di gran lunga più diffuse. Adesso la situazione si è un po' complicata, perché
l'insigne come specie pura è diventato abbastanza difficile da trovare, al contrario di
alcuni ibridi (che tra l'altro gli somigliano molto e con il quale è facile scambiarlo)
che sono ancora comunissimi.
Braem distingue le piante in subgenere Paphiopedilum, sezioni
Paphiopedilum, Ceratopetalum, Stictopetalum e Thiopetalum.
Cribb unisce il tutto alla voce << Subgenere Paphiopedilum,
sezione Paphiopedilum>>
Sezione Paphiopedilum
P.
charlesworthii (Rolfe) Pfitzer
Il P. charlesworthii è stato scoperto nel 1893, nelBurma, dove cresce litofita su rocce
calcaree a quote sui 1.500 metri.
Specie caratterizzata da un grandissimo sepalo dorsale, di colore rosato con venature più
scure. I petali hanno uno sfondo marrone chiaro e venature più scure. Il labello,
piuttosto largo, è di colore marrone, spesso presenta sfumature rosate.
Le foglie sono verdi uniformi, lunghe sui 20/25 cm e larghe 2/3 cm.
In natura è soggetto ad un clima monsonico, con estati molto piovose ed inverni asciutti
(ma con alta umidità ambientale) e freschi.
I nuovi getti impiegano più di un anno per giungere a maturazione e fioriscono l'anno
seguente, dopo un periodo di fresco con un'escursione termica di circa 10 gradi tra giorno
e notte. Quindi per la fioritura sulle nuove vegetazioni è necessario aspettare un paio
d'anni. In coltivazione vuole temperature temperate/fresche, non rimanere mai asciutto a
lungo e soprattutto escursioni termiche di almeno 10° durante l'inverno per ben fiorire.
Il P. charlesworthii è stata molto importante come specie per
la produzione degli ibridi complessi a fiore grande, proprio per via del grande sepalo
dorsale.
P. henrianum Braem
Specie recentemente (1987) scoperta nella regione ai confini tra Cina e Vietnam. La pianta
è di piccole dimensioni ed anche il fiore non è grandissimo, tuttavia i vivaci colori
fanno di questa specie un piccolo gioiello.
Il sepalo giallo/verde con grandi macchie porpora, i petali marroni/rosati ed il labello
rosa carico, uniti alla froma piena e tondeggiante che ricorda i grandi ibridi complessi
che tanto andavano di moda fino agli anni '60, ne fanno una stupenda
"miniatura".
Paphiopedilum insigne (Wall. ex Lindl.) Pfitzer
Questa è una specie molto variabile, scoperta nel nord-est dell'India alla fine del 1700.
Inviata in europa nel 1819/20 è stato il secondo Paphiopedilum a fiorire in Europa dopo
il P. venustum. Ci sarà da aspettare una ventina di anni prima di vedere una nuova specie
di questo genere.
Cresce in natura in un areale non troppo ampio tra Assam, India e Nepal, su rocce calcaree
dolomitiche, sui 1.000-1.500 metri di altezza, dove trova un clima fresco e umido, con
temperature che in inverno scendono sui 4/5°.
Le piante presentano foglie strette e lunghe una ventina di cm. I fiori, grandi sui 10/12
cm, hanno un labello sul giallo/marrone, sepalo dorsale sul bianco sfumato di verde con
una evidenti macchie o punti sul porpora/amaranto più o meno grandi a seconda delle
varietà. I petali, che presentano striature e maculature su fondo giallo/marrone sono
portati orizzontali.
Un gran numero di forme e varietà sono state coltivate, soprattutto in passato. Almeno
una quarantina tra cui si distinguono la forma "Harefield Hall" (una pianta
triploide della var. maulei), e l'albina var. sanderae di colore giallo/verde priva di
macchie.
In coltivazione è considerata da sempre una delle orchidee più facili da coltivare e da
far fiorire, a patto che si possa dare a queste piante degli inverni freschi, con
temperature notturne non superiori ai 10°.
Se il genere Paphiopedilum è stato quello più ibridato in assoluto, allora l'insigne è
stata la specie che ha prodotto più figli. Migliaia e migliaia di ibridi hanno i geni
dell'insigne nel loro patrimonio genetico.
Braem "infila" nel complesso dell'insigne anche l'exul ed il barbigerum
considerandole varietà.
Paphiopedilum exul (Ridley) Rolfe
Pianta molto simile all'insigne, sia come portamento che come forma e dimensioni del
fiore. Cribb e Koopowitz lo considerano specie, Braem varietà.
La caratteristica che più si differenzia dal tipico P. insigne è il grande sinsepalo,
dal poco più piccolo al poco più grande del sepalo dorsale. Il fiore è leggermente più
piccolo dell'insigne, sugli 8 cm.
Di completamente differente dall'insigne tuttavia c'è l'habitat in cui vive. Infatti
questa specie cresce in un'area ben lontana dalla precedente specie, sulle zone costiere
Thailandesi. Qui, in compagnia del P. leucochilum, riceve temperature calde tutto l'anno,
con solo un breve periodo invernale semi-asciutto a temperature che raramente scendono
sotto i 20°.
Per fiorire bene (su getti di due/tre anni) ha bisogno di alta umidità e luce molto
intensa, con qualche ora di sole diretto al giorno.
In coltivazione bisogna far attenzione a non rinvasare troppo spesso, pratica che non è
molto amata da questa specie. Se viene lasciata indisturbata cresce velocemente emettendo
diversi nuovi getti ogni anno.
Paphiopedilum barbigerum Tang & Wang
Inizialmente descritta nel 1940 è stata ritrovata solo a metà anni '90. La specie è di
origine cinese e trova il suo habitat in Cina, nella provincia di Guizhou, su colline
calcaree a circa 700 metri di altezza.
Braem lo considera varietà dell'insigne, tuttavia le differenze presenti con le piante
del gruppo insigne possono classificarlo come specie a parte senza (quasi) ombra di
dubbio. La pianta si presenta notevolmente più piccola dell'insigne, con fiori anche di
dimensioni più piccole, praticamente una miniatura.
I petali sono increspati, con fondo verde e venature brune, il sepalo dorsale è bianco
privo di macchie, con sfumature verdi e bruno/rosate alla base. Il labello è di colore
marrone uniforme leggermente venato di un tono più scuro.
In coltivazione vuole temperature medie, con un periodo di riposo invernale a temperature
leggermente più basse della norma e con minori annaffiature.
P. helenae Averyanov
Questa specie scoperta scoperta nel 1995, affine al barbigerum, è una deliziosa
miniatura. La pianta presenta infatti 4 o 5 foglie non più lunghe di 5/10 cm, larghe
circa un centimetro e mezzo, con un fiore giallo/oro uniforme piuttosto grande in
proporzione.
Diversamente dal barbigerum presenta petali lisci, non increspati.
Vive nelle colline calcaree della provincia di Cao Bang in Vietnam, in un ristrettissimo
areale quasi al confine cinese, tra gli 800 e i 900 metri di quota.
P. tranlienianum Perner & Gruss
Specie di recentissima descrizione è come la precedente, affine al barbigerum. Potrebbe
anche essere una varietà di quest'ultimo, ma la diversa forma del labello e dei petali
fanno propendere per ritenerla specie valida a tutti gli effetti.
Paphiopedilum villosum (Lindl.) Stein
Specie piuttosto grande, con foglie dai venti ai quaranta centimetri, dotata di una grande
variabilità, che quindi ha dato il via ad una notevole descrizione di varietà e/o specie
affini.
E' stata scoperta in Burma nel 1853 e descritta
l'anno seguente, tuttavia vive in un'ampio areale che comprende gran parte dell'Asia
sud-orientale, dove cresce epifita su grandi alberi, con le radici che si attaccano
fermamente al tronco, coperte da uno spesso strato di muschi, felci e licheni.
Il fiore abbastanza grande, sui toni dell'ocra, porta due petali che si allargano molto,
solitamente con due nette striscie scure al centro. Il sepalo dorsale presenta una
sfumatura/macchia/reticolatura scura al centro. In coltivazione preferisce temperature
medie e luce intensa, anche se i fiori presentano toni più intensi quando tenuti a
temperature fresche e ben ombreggiati.
Non va mai lasciata asciutta a lungo, in quanto in natura
anche il periodo secco è molto umido e con sporadici acquazzoni che non permettono al
substrato di asciugarsi molto.
Paphiopedilum villosum var. affine (De Wilderman) Braem
Syn. Paphiopedilum villosum var. annamense Rolfe
Questa forma differisce da quella tipica per il sepalo dorsale che presenta una macchia
porpora scuro alla base, che poi sfuma sul bianco.
Paphiopedilum
villosum var. boxalli (Reichb. f.) Pfitzer
Pianta affine al villosum e quasi unanimamente considerata varietà di questo.
Nel boxallii il reticolo presente nel sepalo del villosum si trasforma in una serie di
macchie scure, che comunque hanno una disposizione regolare. Questa è la principale
differenza tra le due piante.
Paphiopedilum gratrixianum (Masters) Guillaumin
Simile al villosum e da alcuni considerato varietà di questo, ha tuttavia caratteri che
ricordano il complesso dell'insigne, in particolare la maculatura porpora del sepalo
dorsale.
E' stato introdotto in coltivazione nel 1905, con piante raccolte nel Laos.
In coltivazione vuole temperature calde in estate, con annaffiature abbondanti, e più
fresche in inverno, in un composto che ritenga bene l'acqua ma che sia al contempo molto
drenante.
Se ben tenuto ripaga con la crescita di numerosi getti all'anno, i quali
fioriranno dopo due/tre anni.
Paphiopedilum herrmannii Fuchs et Reisinger
Specie scoperta di recente, dalle caratteristiche non ancora ben note. Il labello è rosa,
come quello dell'henryanum pur avendo una forma più slanciata. I petali ricordano, per
forma e colore, il barbigerum o lo spicerianum, mentre il sepalo dorsale somiglia
strettamente a quello tipico del villosum.
Sezione Stictopetalum
Paphiopedilum hirsutissimum
(Lindl. ex Hook) Stein
Pianta di dimensioni medio/grandi, con foglie lunghe fino a 35 cm e larghe fino a 3.
Specie particolare, con caratteristiche tipiche del subgenere Paphiopedilum ma che
ricordano i P. lowii e haynaldianum del subgenere Polyantha.
I fiori sono singoli,
tra i 10 e i 15 cm di larghezza, abbastanza scuri. Sepalo dorsale e labello presentano un
fondo verde intenso con una minutissima puntinatura porpora che gli fa assumere una
tonalità bruna, tranne sui bordi. I petali, inizialmente verdi e con i bordi arricciati,
poi si dispiegano assumendo una tonalità rosa/porpora.
Questa specie vive epifita in un'areale piuttosto ampio, che va dalla zona dell'Assam alla
Thailandia al Vietnam con Burma e Cina come confine settentrionale, ad altezze che variano
dai 200 ai 1800 metri.
In coltivazione vuole temperature fresche, preferibilmente tutto l'anno, con minime sui
5° in inverno e 15° in estate, molta acqua e molta luce, arrivando a sopportare il sole diretto a condizione
di tenere contenute le temperature e fornire abbondante umidità ambientale.
Paphiopedilum hirsutissimum var. esquirolei (Schlr.) Cribb
Varietà nativa del nord Thailandia che si discosta dal tipico hirsutissimum per pochi e
lievi particolari, quali un diverso angolo di "nascita" dei petali
(l'hirsutissimum "dovrebbe" portarli inclinati di circa 10° mentre l'esquirolei
li "dovrebbe" portare orizzontali). In coltivazione va trattato come
l'hirsutissimum ma a temperature di circa 5° più alte.
Paphiopedilum chiwuanum Tang & Wang
Cribb la considera varietà dell'hirsutissimum ed in effetti, dimensioni a parte, pare che
gli assomigli moltissimo. Si distingue infatti per le ridotte dimensioni (sui 5 cm).
P. tigrinum Koopowitz & Hasegawa
Sin. P. markianum Fowliei
Bella specie di scoperta recente (la descrizione è del 1990), fa parte anche questa del
gruppo dell'hirsutissimum, anche se numerose differenze fanno ritenere di poterla
considerare specie valida piuttosto che varietà.
Dal punto di vista dell'appassionato è da considerare nettamente diversa
dall'hirsutissimum, non fosse altro per i bellissimi colori e le
"leopardature" bruno/porpora su fondo verde chiaro del sepalo dorsale.
Il sepalo verde intenso infatti presenta poche grandi macchie marroni/porpora ed una
sfumatura rosa sui bordi.
I petali, di forma simile all'hirsutissimum presentano però due/tre nette striature
marroni/porpora su fondo verde che sfuma sul rosa intenso. Anche il labello presenta
sfumature rosate.
Proviene dalla Cina, e più precisamente dalle montagne del Gaoligong, a nord di Burma, in
un'areale piuttosto ristretto.
Sezione Thiopetalum
Paphiopedilum druryi (Bedd.) Stein
Una specie di piccole dimensioni che rappresenta un endemismo isolato rispetto alla
generale distribuzione dei Paphiopedilum. Infatti trova i sui unici areale di crescita
nell'altipiano del Travancore e nelle colline del Kalikad, sulla punta meridionale del
subcontinente indiano, ben lontana da qualsiasi altra specie.
La pianta si presenta con un caratteristico fiore giallo-crema di circa 7 centimetri che
presenta una spessa riga nera al centro del sepalo dorsale e dei petali.
Questa specie era piuttosto rara in natura già prima che fosse scoperta nel 1865 e
raccolta per l'introduzione in europa nel 1875. Nonostante da allora non fosse più stata
trovata, questa specie è stata coltivata e riprodotta nelle serre occidentali ed è stata
parte importante anche per la creazione degli ibridi complessi a fiore grande.
Negli anni '70 tuttavia, in seguito alla "riscoperta" del 1972, questa specie è
stata razziata, intere stazioni esportate e adesso in natura stà correndo un grave
pericolo di estinzione.
In coltivazione vuole molta luce, soprattutto durante l'inverno. Infatti in natura cresce
(cresceva?) in radure, su suoli calcarei poveri , dove le erbe che provvedono a fornire
una certa dose di ombreggiatura estiva, si seccano in inverno, lasciando esposte queste
piante al pieno sole. La crescita è piuttosto lenta e la fioritura avviene su getti
vecchi di circa tre anni. Anche le radici crescono solo su getti maturi, quindi bisogna
porre attenzione ai rinvasi ed alle divisioni.
Paphiopedilum spicerianum (Reichb. f. ex Masters & T. Moore)
Pfitzer
Pianta di dimensioni medio grandi (foglie di venti cm larghe fino a 5) il P. spicerianum
è un'altra delle importanti specie usate per ottenere gli ibridi complessi. Porta su uno
stelo alto fina a una trentina di cm uno o occasionalmente due fiori di circa 9 cm di
larghezza, che presentano un grande sepalo dorsale bianco con una striscia scura centrale,
dai bordi inferiori ripiegati all'indietro. I petali non larghissimi, di colore
verde/bruno hanno una striscia centrale di colore più scuro ed i bordi ondulati. Il
labello, dello stesso colore dei petali, porta lievi venature scure.
Uno degli ibridi primari più famosi è il P. Leeanum (x insigne), coltivato da oltre un
secolo, che ancora si può trovare (spesso senza nome) anche da fiorai e vivai non
specializzati.
Nel 1878 la ditta Veitch & Son acquistò l'allora unica pianta "europea" di
spicerianum da Robert Spicer (che l'aveva trovata in una partita di piante indiane miste) al
rilevante prezzo di 75 guinee (una Guinea valeva allora un po' di più di una sterlina
considerato che *adesso* una sterlina vale più di 3.000 lire
). Da lì a
pochi anni un'immenso numero di piante di P. spicerianum arriverà in occidente.
Si calcola che solo nel 1884 circa 40.000 piante, raccolte in Assam, giunsero in
Inghilterra. In coltivazione richiede più o meno le stesse cure dell'insigne.
Sezione Ceratopetalum
Paphiopedilum fairieanum (Lindl.) Stein
Piccola ma bella e caratteristica specie nativa di Bhutan e Sikkim, dove vive in boschi di
quercie o in radure erbose tra i 1500 e i 1800 metri di altezza.
Arrivata in Europa nel 1857 senza che se ne sapesse un'origine certa, è stata riscoperta
oltre quarant'anni dopo da Searight.
Un piccolo giallo sul nome
ci vuole la doppia "r" o ne basta una? Infatti la specie è stata così
nominata in onore di Mr. Fairrie, ma una "r" fu persa per strada durante la
registrazione del nome, diventando così "fairieanum".
La pianta rimane di dimensioni medio-piccole, con foglie non più lunghe di 15 cm, con lo
stelo pure sui 15 cm ed un singolo fiore di circa 6/7 cm di larghezza.
Il sepalo dorsale, bianco/verde con nervature porpora, ed i petali dello stesso colore, si
presentano con i margini ondulati e plicati, facendo assumere a tutto il fiore un aspetto
particolare e piuttosto "barocco".
Va tenuta a temperature medie e vuole molta acqua, tranne per un periodo di 6/7 settimane
in inverno, quando gli va dato un breve riposo fresco/asciutto per stimolare la fioritura.
E' una delle specie più facili da coltivare e far fiorire, ed emettendo numerosi getti
ogni anno, anche una piccola pianta diventa in pochi anni un esemplare notevole pur
rimanendo di dimensioni contenute. |