Ringrazio Richard Dawkins per il suo libro
"L' illusione di Dio" I thank Richard Dawkins for his
book "The God Delusion"
e Vito Mancuso per il suo
libro "L'anima e il suo destino".
Scienza e Fede
guidano il nostro cammino
La scienza è necessaria alla fede
affinché non scada in integralismo o in credulità,
in modo da recuperare il ruolo insostituibile dell' intelligenza
nella vita dell' uomo.
La fede è poi necessaria alla scienza perché essa mantenga
una certa umiltà,
e non perda di vista il punto centrale che è l' uomo,
mantenendosi al suo servizio.
Ma anche perché l' uomo possa mantenere quella parte di mistero
che dà sapore alla vita, e che soprattutto lascia
la porta aperta all' incontro con DIO,
dando un senso a questa nostra avventura terrena.
Il mio viaggio spirituale
DALL' ATEISMO AL CRISTIANESIMO
Noi non siamo esseri umani che vivono un' esperienza
spirituale
Noi siamo esseri spirituali che vivono un'
esperienza umana
Pierre Theilhard de Chardin
RELIGIONE
vs SPIRITUALITA'
-
Religione: è credere nell'esperienza di qualcun altro.
- Spiritualità: è avere la propria esperienza.
- R.: si basa sulla paura.
- S.: si basa sulla libertà.
- R.: è per le persone che hanno
paura di andare all'inferno.
- S.: è per le persone che ci sono già state.
- R.: separa (esclude le persone che hanno credenze
diverse).
- S.: unisce (include le persone indipendentemente dalle
loro convinzioni).
- R.: Dio è fuori di te.
- S.: Dio è dentro di te.
- R.: adora Dio.
- S.: diventa tutt'uno con Dio.
- R.: è come essere bloccati in
una boccia per pesci con solo cose limitate da esplorare.
- S.: è come avere l'intero oceano da esplorare senza
limiti.
Non aspettiamo solo di
vederle cadere,
andiamo anche su da loro ...
Quando di notte il cielo è limpido,
pensate a fermarvi un momento per contemplare le
stelle
Immaginate di lasciare la Terra, con le sue lotte e le sue
tragedie,
e di diventare un cittadino del cielo
Meditate sulla bellezza delle costellazioni
e sulla grandezza degli esseri che le abitano …
Via via che procederete in questa ascensione nello spazio,
vi sentirete alleggeriti, liberati,
ma soprattutto scoprirete la pace,
una pace che si introdurrà a poco a poco in tutto il
vostro essere
Meditando sulla Saggezza che ha creato l’universo e le
creature che lo popolano,
sentirete che la vostra anima dispiega delle antenne
sottilissime
che le permettono di comunicare con le regioni più lontane
Vivrete così dei momenti sublimi che non potrete mai più
dimenticare
Omraam Mikhaël Aïvanhov
Contact
Viaggiatore che cerchi un
sogno ...
fermati un attimo e ricorda il segreto per entrare :
non si vede bene che con il cuore
...
Sono solo in una piazza della mia
città
e osservo il CIELO :
c'è una bellissima e luminosissima LUNA
piena; ma poi esplode …
come un potente fuoco d' artificio
Dalle scintille infuocate, riversate
sulla TERRA, originano
delle piccole astronavi
posizionate nel cielo a vari livelli
e nel punto più alto
appare una grande astronave,
l' ASTRONAVE MADRE
E tutte insieme
si dirigono verso di me
Poi la scena si capovolge :
ha inizio il mio VIAGGIO …
verso l' astronave madre
Salgo sempre più su,
sempre più in alto,
fino a quasi raggiungerla …
E mi trovo catapultato
nello SPAZIO ;
ma, al posto dell' astronave,
appare un grande pianeta, SATURNO
Sempre volando … l’ oltrepasso
E in questo Universo
INFINITO,
una mano invisibile scrive un grandioso, luminosissimo
e dorato numero 17,
Le Stelle
Il futuro appartiene a coloro che
credono
nella bellezza dei propri sogni ...
Eleanor Roosevelt
C' è chi ti ama, amami come sei !
GESÙparla
a un' anima
"Conosco la tua miseria, le lotte e le
tribolazioni
della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo;
so la tua viltà, i tuoi peccati,
e ti dico lo stesso:
"Dammi il tuo cuore, amami
come sei…
Se aspetti di essere un angelo
per abbandonarti all'amore, non amerai mai.
Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se
ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere
più, non ti permetto di non amarmi.
Amami come sei !
In ogni istante e in qualunque situazione tu sia,
nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nella infedeltà,
amami... come sei...
Voglio l'amore del tuo povero cuore;
se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai.
Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino
radioso di purezza, di nobiltà e di amore ?
Non sono io l' Onnipotente ?
E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi
e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io
padrone del mio amore ?
Figlio mio, lascia che Ti ami, voglio il tuo
cuore.
Certo voglio con il tempo trasformarti, ma
per ora amami come sei ... , e desidero che tu faccia lo
stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire
l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei
poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga
continuamente un gran grido:
Gesù ti
amo
Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non
ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento.
Una cosa sola m'importa, di vederti lavorare con amore.
Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così
debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti
preoccupare di questo.
Avrei potuto destinarti a grandi cose;
no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che
hai ... perché ti ho creato soltanto per l'amore.
Oggi sto alla porta del tuo cuore come un
mendicante, io il Re dei Re !
Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi.
Non allargare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente
la tua indigenza, moriresti di dolore.
Ciò che mi ferirebbe il cuore è vederti dubitare di me e
mancare di fiducia.
Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e
della notte; voglio che tu faccia anche l'azione più
insignificante solo per amore.
Conto su di te per darmi gioia ...
Non ti preoccupare di non possedere virtù;
ti darò le mie.
Quando dovrai soffrire, ti darò la forza.
Mi hai dato l'amore, ti darò di saper amare
al di là di quanto puoi sognare...
Ma ricordati... amami come sei...
.
Ti ho dato mia Madre; fa passare,
fa passare tutto dal suo Cuore così puro.
Qualunque cosa accada, non aspettare di
essere santo per abbandonarti all'amore, non mi ameresti
mai...
Va ...
(Mons. Lebrun)
Dammi il supremo coraggio dell'amore,
questa è la mia preghiera,
coraggio di parlare,
di agire, di soffrire,
di lasciare tutte le cose,
o di essere lasciato solo.
Temperami
con incarichi rischiosi,
onorami con il dolore,
e aiutami ad alzarmi
ogni volta che cadrò.
Dammi la suprema certezza nell'amore, e dell'amore,
questa è la mia preghiera,
la certezza che appartiene
alla vita nella morte,
alla vittoria nella sconfitta,
alla potenza nascosta
nella più fragile bellezza,
a quella dignità nel
dolore,
che accetta l'offesa,
ma disdegna di ripagarla
con l'offesa.
Dammi la forza di
Amare
sempre e ad ogni costo.
K. Gibran
Pregare non è chiedere che Qualcuno
faccia qualcosa per noi, ma chiedere luce
per sapere noi cosa fare per migliorare noi stessi ed il
mondo intorno a noi.
E per essere messi nelle condizioni di farlo al meglio.
Così la preghiera ha ancora un senso quanto mai profondo e
utile nella nostra vita.
Signore, mi hai dato tutto
Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti
grandiosi;
Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.
Domandai a Dio che mi desse salute per realizzare grandi
imprese;
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto;
Egli mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perchè gli uomini avessero
bisogno di me;
Egli mi ha dato l'umiliazione perchè io avessi bisogno
di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita
e mi ha lasciato la vita perchè io potessi apprezzare
tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non ti presentai furono esaudite.
Sii lodato, o mio Signore:
fra tutti gli uomini
nessuno possiede quello che io ho.
Preghiera di Kirk
Kilgour
Ci sarà più gioia in Cielo per ...
La pecorella smarrita
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui
riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse
loro questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne
perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro
a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la
mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici
e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato
la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più
gioia in Cielo per un peccatore convertito, che per
novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
La dramma ritrovata
O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non
accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente
finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le
amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho
ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c`è
gioia davanti agli Angeli di DIO per un solo peccatore che
si converte".
Il figliuol prodigo
Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse
al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi
spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non
molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose,
partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze
vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese
venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel
bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli
abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a
pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube
che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora
rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di
mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato
contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser
chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.
Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli
corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio
gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre
disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e
rivestitelo, mettetegli l`anello al dito e i calzari ai
piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e
facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E
cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al
ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;
chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il
servo gli rispose: E` tornato tuo fratello e il padre ha
fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano
e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre
allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io
ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo
comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa
con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha
divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui
hai ammazzato il vitello grasso.
Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre
con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e
rallegrarsi perché questo tuo fratello era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Vangelo di
Luca, Cap. 15
I doni
di DIO provengono
dalla sua generosità,
non dai nostri meriti.
Cio che muove il nostro Creatore e Signore è l' Amore
incomprensibile, imprevedibile, instancabile.
Non solo per accogliere chi ritorna a Lui, pentito,
ma anche per aprire il cuore indurito
di chi vorrebbe escludere il fratello
che chiede di essere riammesso in casa.
Fonte: "Messa Festiva" Settimanale
Liturgico - 14 Marzo 2010
Domenica 4^ di Quaresima.
DIO raramente rivela
il futuro agli uomini,
se Lo fa è affinchè essi si modifichino, lo modifichino ...
;
ma lo scopo non è mai solo per un singolo, ma è al servizio
di tutti.
All' uomo resta comunque la libertà :
la libertà di credere (fede)
, la libertà di scegliere (libero
arbitrio) .
" Datemi un sogno in cui vivere, perchè la realtà mi sta uccidendo."
Jim Morrison
PROLOGO
"Nella spiaggia a est
del paese c'è un' isola sulla quale sorge un gigantesco
tempio con tante campane," disse
la donna. Il bambino notò che lei indossava strani abiti e
che un velo le copriva i capelli. Non l'aveva mai vista
prima.
"Hai mai visto questo tempio?" gli domandò lei. "Vai fin
laggiù e dimmi cosa ne pensi." Affascinato dalla bellezza
della donna, il bambino si recò nel luogo indicato. Si
sedette sulla spiaggia e guardò l'orizzonte, ma non vide
null'altro se non quello che era solito vedere: il cielo
azzurro e l'oceano. Deluso, si avviò verso un gruppo di
case abitate da pescatori e domandò loro di un' isola con
un tempio.
"Sì, c'era, ma tanto tempo fa, quando qui vivevano i miei
bisnonni," disse un vecchio pescatore. "Poi ci fu un
terremoto, e l' isola sprofondò nel mare. Eppure, anche se
non possiamo più vedere l'isola, riusciamo ancora a
sentire le campane del suo tempio, quando il mare le fa
ondeggiare, laggiù sul fondo."
Il bambino ritornò alla spiaggia, e aspettò di udire le
campane.
Vi passò tutto il pomeriggio, ma riuscì a sentire soltanto
il rumore delle onde e le strida dei gabbiani. Quando
giunse la sera, i suoi genitori andarono a prenderlo.
Il mattino dopo, il bambino tornò alla spiaggia. Non
poteva credere che una donna così bella potesse raccontare
delle bugie. Se un giorno lei fosse tornata, avrebbe
potuto dirle di non avere visto l'isola, ma di avere udito
le campane del tempio, che rintoccavano per il movimento
dell'acqua.
Così trascorsero alcuni mesi. La donna non tornò, e il
ragazzino la dimenticò. Adesso era intenzionato a scoprire
le ricchezze e i tesori del tempio sommerso.
Se avesse udito le campane, avrebbe potuto localizzarlo e
recuperare il tesoro nascosto. Ormai non lo interessavano
più nè la scuola nè la combriccola di amici.
Si tramutò nel divertimento preferito degli altri bambini,
che solevano dire: "Lui non è più come noi. Preferisce
starsene a guardare il mare, perché ha paura di perdere
quando giochiamo." E, vedendo il bambino seduto in riva al
mare, tutti ridevano.
Benché‚ non riuscisse a sentire le campane del tempio, il
bambino apprendeva ogni giorno cose diverse. Si accorse
che, dopo avere ascoltato a lungo il rumore delle onde, lo
sciabordio non lo distraeva più. Passò qualche tempo, e si
abituò anche alle strida dei gabbiani, al ronzio delle
api, al vento che sibilava tra le palme.
Sei mesi dopo l'incontro con la donna, il bambino era
ormai capace di non lasciarsi distrarre da nessun rumore.
Ma le campane del tempio sommerso non le aveva ancora
udite. Alcuni pescatori andavano a parlare con lui, e
insistevano. "Noi le abbiamo sentite !" dicevano. Ma il
ragazzino continuava a non sentirle.
Qualche tempo dopo, i pescatori cambiarono tono: "Sei
troppo concentrato sul suono delle campane laggiù. Lascia
perdere, e torna a giocare con i tuoi amici. Forse
soltanto i pescatori riescono a sentirle."
Dopo quasi un anno, il bambino si disse: "Forse hanno
ragione loro. E' meglio crescere, diventare pescatore e
tornare tutte le mattine su questa spiaggia, perché ho
cominciato ad amarla." E pensò anche: "Forse è soltanto
una leggenda. Con il terremoto le campane si sono spaccate
e non rintoccheranno mai più."
Quel pomeriggio decise di tornare a casa. Si avvicinò
all'oceano, per congedarsi. Guardò ancora una volta lo
spettacolo della Natura, e allora, siccome non era più
concentrato sulle campane, potè sorridere al canto dei
gabbiani, al rumore del mare, al vento che sibilava tra le
palme. Sentì in lontananza la voce dei suoi amici che
giocavano, e si rallegrò al pensiero che ben presto
sarebbe tornato ai giochi dell'infanzia. Il bambino era
contento. E, come soltanto un bambino sa fare, ringraziò
di essere vivo. Sapeva di non avere perduto il proprio
tempo, poiché‚ aveva appreso a contemplare e a rispettare
la Natura.
A quel punto, sentendo il mare, i gabbiani, il vento,
le foglie delle palme e le voci degli amici che
giocavano, udì anche la prima campana. E un'altra.
E poi un'altra ancora, finché‚ tutte le campane del
tempio sommerso rintoccarono, riempiendolo di gioia.
Anni dopo, ormai adulto, ritornò al paese e alla spiaggia
dell'infanzia.
Non voleva più recuperare alcun tesoro in fondo al mare:
forse era stato solo un frutto della sua fantasia, forse
non aveva mai udito le campane sommerse in quel lontano
pomeriggio della sua infanzia. Decise comunque di
passeggiare sulla spiaggia, per ascoltare il rumore del
vento e le strida dei gabbiani.
Fu profondamente sorpreso nel vedere, seduta sulla sabbia,
la donna che gli aveva parlato dell' isola con il tempio.
"Che cosa fai qui ?" le domandò. "Aspettavo te," rispose
lei. Lui notò che, sebbene fossero passati tanti anni, la
donna aveva ancora lo stesso aspetto: il velo che le
copriva i capelli non sembrava affatto sgualcito dal
tempo. Lei gli porse un quaderno azzurro, con le pagine
bianche. Scrivi :
Un guerriero della luce presta
attenzione agli occhi di un bambino .
Perché‚ quegli occhi sanno vedere il mondo senza amarezza.
Quando desidera sapere se chi sta al suo fianco è degno di
fiducia,
cerca di vedere la maniera in cui lo guarda un bambino."
"Che cos'è un guerriero della luce ?"
"Credo che tu lo sappia," rispose lei, sorridendo.
"E' colui che è capace di
comprendere il miracolo della vita, di lottare fino alla
fine per qualcosa in cui crede, e di sentire allora le
campane che il mare fa rintoccare nel suo letto."
Lui non si era mai ritenuto un guerriero della luce. La
donna parve indovinare il suo pensiero: "Di questo sono
capaci tutti.
E nessuno ritiene di essere un guerriero della luce,
benché‚ in effetti lo sia."
Lui guardò le pagine del quaderno. La donna sorrise di
nuovo.
"Scrivi," disse lei infine.
Manuale del
guerriero della Luce ...
EPILOGO
Era ormai buio quando
la donna smise di parlare. Rimasero lì a guardare insieme
la luna che sorgeva. "Molte delle cose che mi hai detto
sono in contraddizione fra loro," disse lui. Lei si alzò.
"Addio," disse.
"Tu sapevi che le campane in
fondo al mare non erano una leggenda.
Ma sei riuscito a udirle solo quando hai capito che il
vento, i gabbiani, il fruscio delle palme facevano parte
del rintocco delle campane.
Allo stesso modo, il guerriero della luce sa che tutto
quanto lo circonda - le sue vittorie, le sue sconfitte, il
suo entusiasmo e il suo scoramento - fanno parte del Buon
Combattimento. E saprà adottare la giusta strategia nel
momento in cui ne avra bisogno. Un guerriero non cerca di
essere coerente: apprende, piuttosto, a vivere con le sue
contraddizioni."
"Chi sei?" le domandò lui. Ma la donna si stava
allontanando.
Camminava sulle onde del mare, in direzione della luna che
sorgeva.
Prologo ed Epilogo
del " Manuale del guerriero della Luce "
Paulo Coelho
" Benchè abbia passato tutto quello che ho passato,
non mi pento dei problemi che mi sono creato,
perchè mi hanno portato fin dove desideravo arrivare.
Adesso, tutto ciò che possiedo è questa spada, e la
consegno
a coloro che vogliono procedere nel proprio
pellegrinaggio.
Porto con me i segni e le cicatrici dei combattimenti:
sono le testimonianze di ciò che ho vissuto,
e le ricompense per quello che ho conquistato.
Sono questi segni e queste cicatrici amate
che mi apriranno le porte del Paradiso.
C'è stato un periodo in cui vivevo
ascoltando storie di eroismo.
C'è stato un periodo in cui vivevo
solo perchè avevo bisogno di vivere.
Ma adesso vivo
perchè sono un guerriero,
e perchè voglio trovarmi un giorno
in compagnia di Colui per cui tanto ho lottato."
John Bunyan Manuale del
guerriero della LucePaulo Coelho
Per ognuno l’esistenza è
necessariamente fatta di alti e bassi:
una volta si ha successo, un’altra volta si fallisce;
una volta si viene riconosciuti e apprezzati,
e un’altra volta si è ignorati o perfino disprezzati.
Ma il valore di un essere umano non va giudicato
in base alle fluttuazioni di ciò che gli capita.
Se però, qualunque cosa gli accada, egli accresce la
propria luce,
il proprio amore e la propria determinazione,
in tal caso sì che ci si può pronunciare su di lui.
E chi sa rialzarsi dopo una caduta è spesso più forte di
chi non è mai caduto.
L'unico criterio infallibile per pronunciarsi su un essere
è il seguente:
se cerca la luce, quali che siano gli avvenimenti, quella
luce lo salverà.
Se invece non cerca la luce,
perfino il successo, la fortuna e la gloria lo condurranno
a poco a poco alla rovina.
Solo per chi ha fame e sete del divino, il male può
trasformarsi in bene.
Omraam Mikhaël Aïvanhov
... Il corso di una
vita è molto breve e tutto avviene così in fretta
che non riusciamo a vedere il rapporto tra gli eventi,
non possiamo misurare le conseguenze delle azioni.
Crediamo nella finzione del tempo,
nel presente, passato, futuro,
ma può anche darsi che tutto succeda simultaneamente ...
Tratto da "La casa degli spiriti" di Isabel Allende
Esistono menti che si interrogano,
che desiderano la verità del cuore, la cercano,
si sforzano di risolvere i problemi generati dalla vita,
cercano di penetrare l’essenza delle cose e dei fenomeni,
e di penetrare in loro stesse.
Se un uomo ragiona e pensa bene,
non ha importanza quale cammino egli segua
per risolvere questi problemi,
deve inevitabilmente ritornare a se stesso,
ed incominciare dalla soluzione del problema
di che cosa egli stesso sia
e di quale sia il suo posto nel mondo attorno a lui.
G. I. Gurdjeff
Non c' è presa di coscienza senza
sofferenza.
In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell'
assurdo
per evitare di confrontarsi con la propria Anima.
Non si raggiunge l' illuminazione immaginando figure di
luce,
ma portando alla coscienza l' oscurità interiore.
Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si risveglia
...
Carl Gustav Jung
Quante sono le menti umane capaci di
resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile
forza di penetrazione dei luoghi comuni ?
Primo Levi
Non strapperò nessun foglio dal libro
della mia vita ... Le pagine che ho girato, sono le lezioni che ho
imparato ...
DONO E PERDONO
Donare è spontaneità e gratuità.
La danza del dono non prevede contraccambio.
«Io do perché tu dia agli
altri»
E il perdono
è la via difficile di chi,
senza dimenticare, nel dolore e nella discrezione,
cambia se stesso.
Perdonare è donare totalmente.
Il tema del dono è uno tra i piú
presenti nel grande cantiere della ricerca
e della riflessione contemporanea,
ma in una società dominata dal mercato e sempre piú
individualista
c'è ancora posto per l'arte del donare come atto
autentico di umanizzazione ?
Oggi, poi, persino il perdono, atto che attira una
curiosità mediatica morbosa
e poco rispettosa, rischia di essere banalizzato.
Chi è arrivato a perdonare sa però che questo è un
cammino lungo e faticoso, compiuto a caro prezzo poiché
deve fare i conti con il problema del male.
Di fronte a esso le differenti vie religiose percorse
dall'umanità hanno percepito
che l'unica cosa seria che si può fare è «soffrire
insieme»,
praticare la compassione.
Essa, anche secondo la rivelazione ebraico-cristiana, è
l'unica risposta sensata
che l'uomo può dare davanti alla sofferenza .
Questo sentimento, questa passione, da assumere in primo
luogo nelle relazioni interpersonali, non si può
limitare a tale dimensione, ma deve aprire una strada a
livello sociale e anche politico ed economico.
Fonte: Enzo Bianchi Dono e
perdono Giulio Einaudi Editore
Il perdono è la qualità del
coraggioso ,
non del codardo .
Gandhi
Molto, molto tempo fa, nei pressi di Tokyo
viveva un vecchio e rispettato samurai che aveva vinto
molte battaglie. Il suo tempo di guerriero era passato e
ora si dedicava a insegnare il buddismo zen a giovani
allievi, anche se sopravviveva la leggenda secondo la
quale fosse tuttora in grado di sconfiggere qualsiasi
avversario.
Un pomeriggio d’ estate, si presentò a
casa sua un giovane guerriero noto per la sua arroganza e
la poca cavalleria. Era famoso per il suo carattere
provocatorio e i pochi scrupoli; la sua strategia era
quella di provocare l’ avversario fino a quando questo,
mosso dalla rabbia, abbassava la guardia attaccando alla
cieca
e così lui contrattaccava con velocità fulminante.
Si dice che non aveva mai perduto uno scontro.
Conoscendo la reputazione di questo
vecchio maestro samurai,
aveva quindi deciso di sfidarlo, sconfiggerlo e accrescere
così la propria fama.
L' anziano samurai decise di accettare la sfida,
nonostante i suoi allievi si dichiarassero contrari.
Si recarono quindi tutti in una piazza
della città: il giovane cominciò a insultarlo, lanciò
prima alcuni sassi nella sua direzione, gli sputò poi in
faccia,
gli urlò tutti gli insulti che conosceva, offendendo
addirittura i suoi antenati.
Per lunghe ore fece di tutto per provocarlo ...
Tuttavia il vecchio maestro samurai si mantenne
impassibile
senza sguainare la sua spada.
Giunta la sera, ormai esausto e umiliato,
il giovane impetuoso guerriero si dette per vinto e se ne
andò.
Gli allievi del vecchio samurai, irritati dalle
provocazioni e dagli insulti
che aveva ricevuto il loro maestro, non capivano perché
lui non si fosse difeso
e considerarono il suo atteggiamento come un segno di
codardia.
Quindi gli chiesero:
‘" Maestro, come avete potuto
sopportare tante indegnità ?
Perché non avete usato la vostra spada ?
Anche sapendo che avreste potuto perdere la lotta,
avreste mostrato il vostro coraggio !
La gente penserà che siete un codardo ! “
Il maestro rispose:
" Se qualcuno arriva con un regalo e
non lo accettate,
a chi appartiene il regalo ? "
" Alla persona che è venuta a consegnarlo ! " rispose uno dei suoi allievi.
" Bene, lo stesso vale per la rabbia, gli
insulti e l’ invidia."
rispose l' anziano samurai.
‘" Quando non sono
accettati,
continuano ad appartenere a chi li ha portati con sé
... "
L' Amore e il Perdono
sono piu' forti di qualsiasi violenza,
solo l' amore e il perdono possono spezzare
la catena vittima - carnefice.
Se abbracci qualcuno
con calore, con amore,
se non è soltanto un gesto formale,
se è un gesto caldo,
espressivo, vero,
se il tuo cuore
fluisce
in quell'abbraccio,
immediatamente entri in contatto
con il bambino
innocente
dentro di te.
Nessuno è troppo grande
per un abbraccio ...
Figure di cartone
In un mondo strano
tutto tuo
Fatto di figure
di cartone
E di tante bambole
di stoffa, vivi tu
Vivi chiusa in
quelle quattro mura,
Non ricordi chi
ti ci ha portato
E conosci solo
chi ora gioca con te
Tu non hai
le ansie del futuro
Per te il tempo
non ha più valore,
Ciò che hai fatto ieri
tu domani rifarai
E nei tuoi sogni
Parli con gli Angeli
In un cerchio chiuso
di pazzia
Hai perduto
la tua giovinezza
Come un fiore
tolto dal suo ramo
a primavera
Dai un nome
a tutte le farfalle
E confessi al vento
i tuoi amori
Danzi sola
nei corridoi vuoti
quando è sera
Stringi forte al petto
il tuo cuscino
E sul muro bianco
si disegna il profilo
di una donna
con il suo bambino
E così felice
ti addormenti
Figure
di cartone (Le Orme)
Il carcere è
solo un mondo
simile a quello esterno
ma solo compresso
come un file musicale
by "un detenuto anonimo"
Il mio canto libero
In un mondo che non ci vuole più
il mio canto libero sei tu
E l' immensità si apre intorno a noi
al di là del limite degli occhi tuoi
Nasce il sentimento,
nasce in mezzo al pianto
e s' innalza altissimo e va
e vola sulle accuse della gente
a tutti i suoi retaggi indifferente
sorretto da un anelito d'amore,
di vero amore
In un mondo che Pietre un giorno case
prigioniero è respiriamo liberi ricoperte dalle rose selvatiche
rivivono
io e te ci chiamano
E la verità Boschi abbandonati
si offre nuda a noi e perciò sopravvissuti vergini
e limpida è l' immagine ormai si aprono ci abbracciano
Nuove sensazioni, giovani emozioni
si esprimono purissime in noi
La veste dei fantasmi del passato
cadendo lascia il quadro immacolato
e s' alza un vento tiepido d'amore,
di vero amore
Riscopro te dolce compagna che
non sai domandare,
ma sai che ovunque andrai
al fianco tuo mi avrai se tu lo vuoi
Pietre un giorno case
ricoperte dalle rose selvatiche
rivivono ci chiamano
Boschi abbandonati
e perciò sopravvissuti vergini
si aprono ci abbracciano
In un mondo che prigioniero è
respiriamo liberi io e te
E la verità si offre nuda a noi
e limpida è l' immagine ormai
Nuove sensazioni, giovani emozioni
si esprimono purissime in noi
La veste dei fantasmi del passato
cadendo lascia il quadro immacolato
e s' alza un vento tiepido d'amore,
di vero Amore
riscopro Te …
Il mio canto libero (Lucio Battisti)
Gesù si avviò allora
verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel
tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li
ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna
sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono:
"Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante
adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di
lapidare donne come questa.
Tu che ne dici?".
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che
accusarlo.
Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e
disse loro:
"Chi di voi è senza peccato,
scagli per primo la pietra
contro di lei".
E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno,
cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora
Gesù le disse:
"Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Ed essa
rispose: "Nessuno, Signore".
E Gesù le disse: "Neanch' io ti condanno; va' e d'ora in poi
non peccare più".
Vangelo di Giovanni 8, 1 - 11
Pietre
Tu sei buono e ti tirano le pietre.
Sei cattivo e ti tirano le pietre.
Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai,
tu sempre pietre in faccia prenderai.
Tu sei ricco e ti tirano le pietre
Non sei ricco e ti tirano le pietre
Al mondo non c'è mai qualcosa che gli va
e pietre prenderai senza pietà !
E così sarà
finché vivrai
Sarà così
Se lavori, ti tirano le pietre.
Non fai niente e ti tirano le pietre.
Qualunque cosa fai, capire tu non puoi
se è bene o male quello che tu fai.
Tu sei bello e ti tirano le pietre.
Tu sei brutto e ti tirano le pietre.
E il giorno che vorrai difenderti vedrai
che tante pietre in faccia prenderai !
E così sarà
finché vivrai
Sarà così
E così sarà
finché vivrai
Sarà così
Pietre (Gian Pieretti)
Siate
misericordiosi, come è misericordioso il
Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati;
non condannate e non sarete condannati;
perdonate e vi sarà perdonato ;
date e vi sarà dato;
una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà
versata nel grembo,
perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi
in cambio".
Vangelo di Luca 6, 36 - 38
Ti ricordi il proverbio indiano...
diceva pressapoco così:
"Ogni volta che vuoi giudicare qualcuno,
cammina prima per tre lune nei suoi mocassini."
Dobbiamo diventare dei grandi camminatori non credi ?
Camminare, camminare e camminare ancora, uno a fianco
dell'altro,
scambiandosi le scarpe, uno nelle scarpe dell' altro.
Camminare pensando al giorno in cui siamo venuti al mondo
e a quello in cui ce ne andremo.
Camminare accanto alla fragilità,
nella nudità senza toghe, senza indici levati.
Dobbiamo camminare per
costruire un mondo
la cui base non siano più il giudizio e il pregiudizio,
ma l' umiltà e la comprensione.
Susanna Tamaro
La speranza ha due bellissimi figli,
lo sdegno e il coraggio.
Sdegno per le cose come sono e coraggio per cambiarle.
Sant' Agostino
Solo quelli che sono abbastanza folli
da pensare di cambiare il mondo
possono cambiarlo davvero.
Gandhi
Come cambiare
il mondo ?
Una tempesta terribile si abbatté sul
mare.
Lame affilate di vento gelido trafiggevano l'acqua e la
sollevavano in ondate gigantesche che si abbattevano sulla
spiaggia come colpi di maglio, o come vomeri d'acciaio
aravano il fondo marino scaraventando le piccole bestiole
del fondo, i crostacei e i piccoli molluschi, a decine di
metri dal bordo del mare.
Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l'acqua
si placò e si ritirò.
Ora la spiaggia era
una distesa di fango in cui si contorcevano migliaia di stelle
marine. Erano tante che la spiaggia
sembrava colorata di rosa. Il fenomeno richiamò molta gente
da tutte le parti della costa. Arrivarono anche delle troupe
televisive per filmare lo strano fenomeno. Le stelle marine
erano quasi immobili. Stavano morendo.
Tra la gente, tenuto per mano dal papà,
c'era anche un bambino che fissava con gli occhi pieni di
tristezza le piccole stelle di mare.
Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente.
All'improvviso il bambino lasciò
la mano del papà, si tolse le scarpe e le calze e corse
sulla spiaggia. Si chinò, raccolse con
le piccole mani tre piccole stelle di mare e, sempre
correndo, le portò nell'acqua . Poi tornò indietro
e ripeté l'operazione.
Dalla balaustrata di
cemento, un uomo lo chiamò: "Ma che fai ragazzino?" "Ributto in mare le stelle marine.
Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia", rispose
il bambino senza smettere di correre.
"Ma ci sono migliaia di stelle marine su questa spiaggia:
non puoi certo salvarle tutte. Sono troppe!" gridò l'uomo.
"E questo succede su centinaia di altre spiagge lungo la
costa !
Non puoi cambiare le cose !".
Il bambino sorrise, si
chinò a raccogliere un'altra stella di mare e gettandola
in acqua rispose: "Ho
cambiato le cose per questa qui !"
.
L'uomo rimase un attimo in
silenzio, poi si chinò, si tolse le scarpe e le calze e
scese in spiaggia. Cominciò a
raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua .
Un istante dopo scesero due ragazze ed
erano in quattro a buttare stelle marine in acqua.
Qualche minuto dopo erano in
cinquanta, poi cento, duecento, migliaia di persone che
buttavano stelle di mare nell'acqua .
Così furono salvate tutte.
Cosa mi aspettavo
questo non lo so'
è strano questo mondo
io sogno ancora un po'
e penso tutta notte
a cosa non si sa
cerco di svegliarmi
adesso non mi va'
sogno solamente fantastiche poesie
in un mondo pazzo e pieno di bugie
vivo intensamente ogni piccola follia
vedo solo gente capace di magia
Dieci Cento Mille
mani che si alzano
poi si muovono
quante sono non lo so'
I protagonisti oggi siamo solo noi
vivi come vuoi e non fermarti mai...
Dieci Cento Mille
mani che si alzano
poi si muovono
quante sono non lo so'
I protagonisti oggi siamo solo noi
vivi come vuoi e non fermarti mai...
Dove stiamo andando
questo non si sa'
io scappo dai confini delle banalità
Dieci Cento Mille
ci manca ancora un po'
io son' vicino al sole
problemi non ne ho
vivo il mio momento in mezzo a tanti se
mi chiedo se il destino ha deciso già per me
adesso sono sveglio e distinguo la realtà
il mondo che volevo lo sto vivendo già
Dieci Cento Mille
mani che si alzano
poi si muovono
quante sono non lo so'
I protagonisti oggi siamo solo noi
vivi come vuoi e non fermarti mai...
Dieci Cento Mille
mani che si alzano
poi si muovono
quante sono non lo so'
I protagonisti oggi siamo solo noi
vivi come vuoi e non fermarti mai...
Dieci
Cento
Mille ( Brothers)
In
un
famoso aneddoto buddista,
un uomo che sta pilotando la sua barca
su un lago in un giorno di nebbia
si arrabbia quando un’altra barca va a sbattergli contro.
Come spesso succede,
la sua rabbia nei confronti dell’altro continua a
montare.
Ma quando la nebbia si dirada, scopre che la barca era
vuota.
E la sua rabbia svanisce...
“Ero in prigione
e siete venuti a trovarmi …”
Vangelo di Matteo, Cap. 25, 36
Lettera
aperta
alle persone e alle comunità
del Friuli Venezia Giulia
NATALE
2006
Care amiche e cari amici, un'altra lettera, la 4^, per
comunicarvi qualche frammento di riflessione per poi magari
incontrarci nel dialogo, nell'approfondimento, in qualche
orientamento e decisione significativi. Ci sentiamo
sollecitati dalla partecipazione alle storie umane di tante
donne e tanti uomini che fanno particolarmente fatica a
procedere; viviamo l'imbarazzo di parlare di loro,
consapevoli che è fondamentale, per tutti, noi per primi,
incontrare il loro volto, ascoltare la loro voce. Cerchiamo
di esprimere i vissuti tribolati e dolorosi, le richieste,
le dimensioni umane con cui ci coinvolgono, e percepiamo
come questa passione, questo patire con, venga in noi
proposto e alimentato dalla compassione
di GESU' di Nazaret per ogni persona, con
attenzione particolare ai colpiti, agli affaticati, agli
oppressi ...
Ci pare di capire che questa
profonda vibrazione dell'animo con il coinvolgimento
nell'attenzione, nella premura, nella cura,
nell'accompagnamento, è fra le esperienze significative
dell'appartenenza al Regno di Dio. In particolare
l'accostamento di due luoghi provoca in noi profonde
perplessità, anche sconcerto, esigenza di analizzare
meccanismi sociali, culturali, politici, religiosi;
denunciare diffusa disumanità, di proporre percorsi e segni
concreti di cambiamento, incoraggiati dalle esperienze
positive in atto. Uno dei luoghi è ampio, abitato da tante
persone, da noi tutti: è formato dai paesi, città, dal
territorio, con l'organizzazione dei vari aspetti della
vita, della società e delle comunità. Le persone che vi
abitano dovrebbero essere tutte esseri umani con uguale
dignità, ma la condizione esistenziale di molte è alquanto
diversa; più di qualche volta esse diventano fenomeno
sociale su cui si organizzano i convegni di esperti che
quasi mai le incontrano e le conoscono.
Il territorio è abitato
anche da persone povere materialmente, sole, abbandonate, ai
margini; sofferenti nel corpo e nella psiche, dipendenti da
sostanze; donne sulla strada, minori senza riferimenti
significativi, disoccupati, nomadi, immigrati, usciti dal
carcere ...
Storie
di persone con problemi da incontrare, non da identificare
con il loro problema e quindi da eliminare per risolverlo.
Storie nelle quali alcuni criteri della cultura dominante
incidono in modo decisivo: - l’accumulo, il possesso, la
difesa dei privilegi; - la riuscita vincente, sempre, a
qualunque costo; - l’efficienza, la produzione e il consumo
comunque ottenuti; - l’esaltazione del corpo giovane, bello,
prestante; - l’indifferenza alle situazioni difficili,
tribolate, faticose, "limitate"; - la concezione della legge
come garanzia personale e di gruppo e della sicurezza come
continuità di questo tipo di vita. La legalità per la
società è questione decisiva quando afferma egualmente i
diritti umani fondamentali per ciascuna persona e quando
sancisce e punisce chi viola la legge proprio perché
garanzia di questi diritti, soprattutto quello di vivere con
dignità, rispondendo quindi alle esigenze fondamentali di
ogni persona.
Ci sostiene in questo
passaggio della nostra riflessione l'indicazione di don
Lorenzo
Milani: "Posso solo dire ai
ragazzi che essi dovranno tenere in tale onore le leggi
degli uomini da osservarle quando sono giuste, cioè quando
sono la forza del debole. Quando invece vedranno che non
sono giuste, cioè quando sanzionano il sopruso del forte,
essi dovranno battersi perché siano cambiate." In
diverse situazioni ci pare che le leggi non siano la forza
dei deboli. Siamo convinti che la responsabilità personale è
sempre importante, anche per un cammino di ripresa e di
liberazione; nello stesso tempo riconosciamo gli intrecci
delle storie, delle situazioni e dei condizionamenti; nessuna giustificazione del male compiuto
che resta tale, ma il tentativo di indagarne le
motivazioni proprio per poterne guarire. Chi sbaglia nella
società è chiamato a "pagare"; la convinzione della pena
giusta e sicura può favorire un clima sociale più
rassicurato, come anche l'attenzione e la premura per le
vittime e i loro familiari; più di qualche volta in verità
emerge la diffusa mentalità che pretende di colpire
particolarmente in modo esemplare riducendo alcuni a capri
espiatori. Per l'espiazione delle pene ci sono le
carceri: è l'altro luogo, totalmente segregato dal primo e
per questo istituzione totale. Alcuni di noi, in
particolare, lo frequentano spesso e vi incontrano le
persone che in gran parte sono quelle incontrate nella
società e prima già conosciute. Povere materialmente, sole,
abbandonate, ai margini; sofferenti nel corpo e nella
psiche, dipendenti da sostanze; donne sulla strada, minori
senza riferimenti significativi, disoccupati, nomadi,
immigrati, usciti dal carcere e poi rientrati. Riscontriamo
quindi non una separazione fra i due luoghi, ma una
continuità: quella dell' indifferenza,
dell' emarginazione, dell' abbandono. A questo proposito va
sottolineata la presenza anche nella nostra Regione di un
Centro di permanenza temporanea (CPT) a Gradisca d'Isonzo
per contenervi immigrati da identificare con modalità di
reclusione, non certo di accoglienza. Le
condizioni del carcere sono disumane: per il
sovraffollamento, per l'inattività, per la solitudine e
l'abbandono, per la mancanza di futuro, di speranza; per
una situazione generale di disagio, di incertezza, di
burocrazia, di lentezza, di abbandono in cui versa la
giustizia. Per gli stranieri così numerosi in
carcere si aggiungono altri problemi come la lingua, minore
assistenza, la lontananza da casa. Si può affermare che questa società ha bisogno di questo carcere
... Il recente indulto ha ridotto in modo
significativo il sovraffollamento; una preparazione
culturale, sociale di reinserimento più ampia e lunga nel
tempo avrebbe favorito esperienze significative e percorsi
più umani in tante persone uscite; anche se, rispetto agli
allarmismi diffusi, delle 23 mila persone liberate su 60
mila, meno di un migliaio sono rientrate in carcere per la
violazione della legge. Avvertiamo l'esigenza culturale ed
etica che, attuando il dettato della nostra Costituzione che
indica anche nella rieducazione la finalità della pena, il
carcere sia profondamente trasformato; riteniamo che possa
avvenire se e quando i due luoghi si rapportano in modo
diverso, non alimentando così il corto
circuito dell'emarginazione e della disumanizzazione.
Una società che tende progressivamente alla sua
umanizzazione riduce la marginalità e riconosce la
soggettività della persona; umanizza il carcere con scelte
caratterizzate dalla fiducia, dall'appartenenza alla
comunità, dal lavoro all'interno e fuori; da luoghi
alternativi al carcere stesso per poter vivere umanamente la
pena; dal.'istituzione della figura di un garante che possa
accompagnare in modo significativo una persona nel suo
percorso. E' importante che una nuova cultura si diffonda a
cominciare dalla scuola, riguardo alla legalità, alla pena,
ai luoghi dove scontarla e alle modalità con cui questa
esperienza avviene. La politica e le istituzioni, non in
modo occasionale e parziale, come ora avviene, dovrebbero
assumere la questione con serietà e continuità proprio
perché il carcere rimanda l 'immagine della società; la politica, ricordando ancora
l'insegnamento di don Lorenzo Milani,"è
l'
arte di uscire insieme dai problemi, perché tutto il resto
è egoismo."
La Chiesa è presente nelle
carceri in modo significativo con i cappellani e con qualche
altro prete che, proprio perché incontra prima le persone
affaticate e ai margini, continua ad incontrarle in carcere.
Assume particolare rilievo la presenza di chi
volontariamente si dedica ad esperienze di vicinanza e di
umanità. Per quanto riguarda la Chiesa, sarebbe importante
favorisse in continuità sensibilità e attenzione alle storie
di queste persone, magari con "l' adozione" di qualcuno che
fa parte della comunità e del territorio, e che si trova in
carcere, cerca alternative, vive il periodo successivo.
Nel Vangelo GESU' di Nazaret
ha indicato tra le persone in cui possiamo incontrarlo e
riconoscerlo ogni giorno i carcerati:
"Ero in prigione e siete
venuti a trovarmi ..."
Il coinvolgimento con le
storie di queste donne e di questi uomini e delle loro
famiglie è dimensione profondamente umana e chiaramente
evangelica: le due sensibilità e le decisioni che ne
conseguono non sono separabili, sono un 'unica esperienza a
cui siamo sollecitati.
Cordiali saluti a tutte e a
tutti voi nella speranza di un Natale
significativo.
don Pierluigi Di Piazza,
Zugliano
don Franco Saccavini, San Domenico, Udine
don Federico Schiavon, Udine
don Andrea Bellavite, Gorizia
don Alberto De Nadai, Gorizia
don Luigi Fontanot, Fiumicello (UD)
don Giacomo Tolot, Vallenoncello (PN)
p. Alessandro Paradisi, Pordenone
don Piergiorgio Rigolo, Pordenone
don Mario Vatta, Trieste
don Alex Cogliati, Muggia (TS)
<> Comunità
di
San Martino al Campo, comunità di accoglienza -
onlus
Trieste, 10
marzo 2008
"Per noi essere comunità
significa accettare una sfida.
La Comunità di San Martino al Campo è, fin dal suo
costituirsi nel 1970, un laboratorio: la sua vocazione è
trovare, immaginare, sperimentare nuove soluzioni e servizi
di fronte all'evolversi delle situazioni di bisogno ed
emarginazione sociale." (da "Il dovere della fiducia" Nuovo
Documento Base)
La comunità nasce e continua
ad esistere per fare un pezzo di strada con chi fa più
fatica: giovani e adulti con disturbo mentale, alcolisti,
tossicodipendenti, carcerati, senza fissa dimora, persone
che nella loro vita hanno incontrato numerosi fallimenti,
adolescenti impegnati nella "fatica" della crescita.
Concretamente l'azione della Comunità si articola in tre
ambiti fondamentali di impegno: accoglienza residenziale,
ascolto e assistenza, prevenzione e formazione.
"Nulla l’ uomo teme di più che essere toccato dall’ignoto.
Vogliamo vedere ciò che
si protende dietro di noi: vogliamo conoscerlo o almeno
classificarlo.
Dovunque, l’uomo evita di essere toccato da ciò che gli è
estraneo”.
Così scrive Elias Canetti nelle prime righe di Massa e
potere (ed. Adelphi).
Forse è proprio per questa stessa paura che il carcere resta
fuori dal campo visivo dello sguardo sociale. La paura di
essere toccati dal male, quel male che vogliamo
circoscritto, isolato, rinchiuso fra mura come se il
totalmente cattivo non potesse che stare dentro, mentre
l’assolutamente buono non debba che restare fuori.
Il carcere per rinchiudere illusoriamente tutti i nostri
mali e le nostre paure, ciò che ci è estraneo, ciò che non
vogliamo toccare, come dice Canetti, dimenticando che siamo tutti fatti di bene e di male
e che sulla via dell’esistenza a volte
si inciampa .
Ed è proprio lungo questa via che da dieci anni
il Gruppo carcere si trova ad operare. … ...
pagina 13 de Il Punto n. 74 - marzo 2018,
periodico trimestrale della Comunità di San Martino al Campo
di Trieste.
<> "Ristretti"
Pagine di cultura e informazione dalla Casa di Reclusione di
Padova e dall'Istituto di Pena Femminile della Giudecca,
realizzate da detenuti, detenute,
operatori volontari
Fonte: Giornata Nazionale di Studi
“I totalmente buoni e gli assolutamente cattivi”
Casa di Reclusione di Padova, 20 maggio 2011 - Redazione di
Ristretti Orizzonti.
Oggi le principali agenzie di
stampa sono le Procure
Fonte: documento pubblicato il 14 luglio 2018 da Ristretti
News.
Carcere: ecco come vivono i
detenuti nelle prigioni italiane
Sovraffollamento cronico, celle senza
doccia, la condanna della Corte europea per i diritti dell'
uomo. E i suicidi dietro le sbarre, ancora troppi. Ecco cosa
emerge dal
l' ultimo Rapporto sulle condizioni di detenzione
dell' associazione Antigone
Fonte: Osservatorio Diritti, articolo di Gaetano De Monte,
20 aprile 2018
Dal
processo mediatico o all' hate speech
Il legame tra le "sentenze" emesse dal popolo e l'uso del
web per insultare e minacciare. È un meccanismo ormai
consolidato, apparentemente ineluttabile, invincibile: è l'
odio in Rete ...
Fonte: le news di Ristretti "L' odio ? È sempre esistito, ma
ora è stato sdoganato"
di Savino Pezzotta - Il Dubbio, 1 settembre 2017.
La violenza va
combattuta sempre, anche a partire dalle parole
Le persone che sono da anni in carcere
rischiano, quando usciranno, di trovare un mondo
irriconoscibile, dove si usano parole molto più violente,
soprattutto ad opera di chi si nasconde dietro i social
per esprimere rabbia e odio.
Quei detenuti,
che spesso hanno compiuto atti violenti, e che oggi però
stanno facendo un percorso di assunzione di
responsabilità, hanno capito che la violenza va combattuta
sempre, anche a partire dalle parole, e che ripulire il
linguaggio da ogni forma di aggressività è un modo per
affrontare la vita tenendo sotto controllo i propri
peggiori istinti, quelli che tante volte portano a
commettere reati. Quelle che seguono sono le testimonianze
di alcuni di loro su questo tema ...
clicca l' immagine
per ingrandirla
in una nuova finestra
Il lupo di Gubbio
"Al tempo che santo Francesco
dimorava nella città di Agobbio, nel contado d'Agobbio
apparì un lupo grandissimo,
terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli
animali, ma eziandio gli uomini; in tanto che tutti i
cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte
s'appressava alla città; e tutti andavano armati quando
uscivano della città, come s'eglino andassono a
combattere, e con tutto ciò non si poteano difendere da
lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo
lupo e'vennono a tanto, che nessuno era ardito d'uscire
fuori della terra.
Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli
uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo,
bene che li cittadini al tutto non gliel consigliavano;
e facendosi il segno della santissima croce, uscì fuori
della terra egli co' suoi compagni, tutta la sua
confidanza ponendo in Dio. E dubitando gli altri di
andare più oltre, santo Francesco prese il cammino
inverso il luogo dove era il lupo. Ed ecco che, vedendo
molti cittadini li quali erano venuti a vedere cotesto
miracolo, il detto lupo si fa incontro a santo
Francesco, con la bocca aperta; ed appressandosi a lui santo Francesco
gli fa il segno della santissima croce, e chiamollo a sé e disse così: "Vieni
qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che
tu non facci male né a me né a persona". Mirabile cosa a
dire! Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la
croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di
correre; e fatto il comandamento, venne mansuetamente
come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a
giacere.
E santo Francesco gli parlò così: "Frate lupo, tu fai
molti danni in queste parti, e hai fatti grandi
malifici, guastando e uccidendo le creature di Dio sanza
sua licenza, e non solamente hai uccise e divorate le
bestie, ma hai avuto ardire d'uccidere uomini fatti alla
immagine di Dio; per la qual cosa tu se' degno delle
forche come ladro e omicida pessimo; e ogni gente grida
e mormora di te, e tutta questa terra t' è nemica. Ma io
voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro, sicché
tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni
passata offesa, e né li uomini né li cani ti
perseguitino più". E dette queste parole, il lupo con
atti di corpo e di coda e di orecchi e con inchinare il
capo mostrava d'accettare ciò che santo Francesco dicea
e di volerlo osservare. Allora santo Francesco disse:
"Frate lupo, poiché ti piace di fare e di tenere questa
pace, io ti prometto ch'io ti farò dare le spese
continuamente, mentre tu viverai, dagli uomini di questa
terra, sicché tu non patirai più fame; imperò che io so
bene che per la fame tu hai fatto ogni male. Ma poich'io
t'accatto questa grazia, io voglio, frate lupo, che tu
mi imprometta che tu non nocerai mai a nessuna persona
umana né ad animale: promettimi tu questo?". E il lupo,
con inchinare di capo, fece evidente segnale che 'l
prometteva. E santo Francesco sì dice: "Frate lupo, io
voglio che tu mi facci fede di questa promessa, acciò
ch'io me ne possa bene fidare". E distendendo la mano
santo Francesco per ricevere la sua fede, il lupo levò
su il piè ritto dinanzi, e dimesticamente lo puose sopra
la mano di santo Francesco, dandogli quello segnale
ch'egli potea di fede. E allora disse santo
Francesco: "Frate lupo, io
ti comando nel nome di Gesù
Cristo, che tu venga ora
meco sanza dubitare di nulla, e andiamo a fermare questa
pace al nome di DIO". E il lupo ubbidiente se ne va
con lui a modo d'uno agnello mansueto; di
che li cittadini, vedendo questo, fortemente si
maravigliavano.
E subitamente questa novità si seppe per tutta la città;
di che ogni gente, maschi e femmine, grandi e piccioli,
giovani e vecchi, traggono alla piazza a vedere il lupo
con santo Francesco. Ed essendo ivi bene raunato tutto
'l popolo, levasi su santo Francesco e predica loro,
dicendo, tra l'altre cose, come per li peccati Iddio
permette cotali cose e pestilenze, e troppo è più
pericolosa la fiamma dello inferno, la quale ci ha a
durare eternalemente alli dannati, che non è la rabbia
dello lupo il quale non può uccidere se non il corpo:
"quanto è dunque da temere la bocca dello inferno,
quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la
bocca d'un piccolo animale. Tornate dunque, carissimi, a
Dio e fate degna penitenza de'vostri peccati, e Iddio vi
libererà del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco
infernale". E fatta la predica, disse santo Francesco:
"Udite, fratelli miei: frate lupo che è qui dinanzi da
voi, sì m'ha promesso, e fattomene fede, di far pace con
voi e di non offendervi mai in cosa nessuna, e voi gli
promettete di dargli ogni dì le cose necessarie; ed io
v'entro mallevadore per lui che 'l patto della pace egli
osserverà fermamente". Allora tutto il popolo a una voce
promise di nutricarlo continovamente. E santo Francesco,
dinanzi a tutti, disse al lupo: "E tu, frate lupo,
prometti d'osservare a costoro il patto della pace, che
tu non offenda né gli uomini, né gli animali, né nessuna
creatura?". E il lupo inginocchiasi e inchina il capo e
con atti mansueti di corpo e di coda e d'orecchi
dimostrava, quanto è possibile, di volere servare loro
ogni patto. Dice santo Francesco: "Frate lupo, io voglio
che come tu mi desti fede di questa promessa fuori della
porta, così dinanzi a tutto il popolo mi dia fede della
tua promessa, che tu non mi ingannerai della mia
promessa e malleveria ch'io ho fatta per te". Allora il
lupo levando il piè ritto, sì 'l puose in mano di santo
Francesco.
Onde tra questo atto e gli altri detti di sopra fu tanta
allegrezza e ammirazione in tutto il popolo, sì per la
divozione del Santo e sì per la novità del miracolo e sì
per la pace del lupo, che tutti incominciarono a gridare
al cielo, laudando e benedicendo Iddio, il quale sì avea
loro mandato santo Francesco, che per li suoi meriti gli
avea liberati dalla bocca della crudele bestia. E poi il
detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi
dimesticamente per le case a uscio a uscio, sanza fare
male a persona e sanza esserne fatto a lui, e fu
nutricato cortesemente dalla gente, e andandosi così per
la terra e per le case, giammai nessuno cane gli
abbaiava drieto. Finalmente dopo due anni frate lupo si
morì di vecchiaia, di che li cittadini molto si dolsono,
imperò che veggendolo andare così mansueto per la città,
si raccordavano meglio della virtù e santità di santo
Francesco.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen."
Fonte: Il lupo di Gubbio - Tommaso da Celano,
Fioretti, capitolo XXI
Leggenda cherokee dei due lupi
(versione semplificata)
Il brutto anatroccolo
L'estate era iniziata; i campi agitavano le
loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la
campagna. In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli
vicini ad un laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova
cova. Siccome riceveva pochissime visite, il tempo le
passava molto lentamente ed era impaziente di vedere uscire
dal guscio la propria prole … finalmente, uno dopo l'altro,
i gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni adorabili
anatroccoli gialli. - Pip! Pip! Pip! Esclamarono i nuovi
nati, il mondo è grande ed è bello vivere!
- Il mondo non finisce qui, li ammonì mamma anatra, si
estende ben oltre il laghetto, fino al villaggio vicino, ma
io non ci sono mai andata. Ci siete tutti? - Domandò. Mentre
si avvicinava, notò che l'uovo più grande non si era ancora
schiuso e se ne meravigliò. Si mise allora a covarlo
nuovamente con aria contrariata.
- Buongiorno! Come va? - Le domandò una vecchia anatra un
po' curiosa che era venuta in quel momento a farle visita.
- Il guscio di questo grosso uovo non vuole aprirsi, guarda
invece gli altri piccoli, non trovi che siano meravigliosi?
- Mostrami un po' quest'uovo. - Disse la vecchia anatra per
tutta risposta. - Ah! Caspita! Si direbbe un uovo di
tacchino! Ho avuto anche io, tempo fa, questa sorpresa:
quello che avevo scambiato per un anatroccolo era in realtà
un tacchino e per questo non voleva mai entrare in acqua.
Quest'uovo è certamente un uovo di tacchino. Abbandonalo ed
insegna piuttosto a nuotare agli altri anatroccoli! - Oh! Un
giorno di più che vuoi che mi importi! Posso ancora covare
per un po'. - Rispose l'anatra ben decisa. - Tu sei la più
testarda che io conosca! - Borbottò allora la vecchia anatra
allontanandosi.
Finalmente il grosso uovo si aprì e lascio uscire un grande
anatroccolo brutto e tutto
grigio. - Sarà un tacchino! - Si preoccupò l'anatra. - Bah!
Lo saprò domani! Il giorno seguente, infatti, l'anatra portò
la sua piccola famiglia ad un vicino ruscello e saltò
nell'acqua: gli anatroccoli la seguirono tutti, compreso
quello brutto e grigio. - Mi sento già più sollevata, -
sospirò l'anatra, - almeno non è un tacchino! Ora, venite
piccini, vi presenterò ai vostri cugini. La piccola comitiva
camminò faticosamente fino al laghetto e gli anatroccoli
salutarono le altre anatre.
- Oh! Guardate, i nuovi venuti! Come se non fossimo già
numerosi! … e questo anatroccolo grigio non lo vogliamo! -
Disse una grossa anatra, morsicando il poverino sul collo. -
Non fategli male! - Gridò la mamma anatra furiosa - E' così
grande e brutto che viene voglia di maltrattarlo! - Aggiunse
la grossa anitra con tono beffardo. - E' un vero peccato che
sia così sgraziato, gli altri sono tutti adorabili, -
rincarò la vecchia anatra che era andata a vedere la covata.
- Non sarà bello adesso, può darsi però che, crescendo ,
cambi; e poi ha un buon carattere e nuota meglio dei suoi
fratelli, - assicurò mamma anatra, - la bellezza, per un
maschio, non ha importanza, - concluse, e lo accarezzò con
il becco - andate, piccoli miei, divertitevi e nuotate bene!
Tuttavia, l'anatroccolo, da quel giorno fu schernito da
tutti gli animali del cortile: le galline e le anatre lo
urtavano, mentre il tacchino, gonfiando le sue piume, lo
impauriva. Nei giorni che seguirono, le cose si aggravarono:
il fattore lo prese a calci e i suoi fratelli non perdevano
occasione per deriderlo e maltrattarlo. Il piccolo
anatroccolo era molto infelice.
Un giorno, stanco della situazione, scappò
da sotto la siepe. Gli uccelli, vedendolo, si rifugiarono
nei cespugli. "sono così brutto che
faccio paura!" pensò l'anatroccolo. Continuò il
suo cammino e si rifugiò, esausto, in una palude abitata da
anatre selvatiche che accettarono di lasciargli un posticino
fra le canne. Verso sera, arrivarono due oche selvatiche che
maltrattarono il povero anatroccolo già così sfortunato.
Improvvisamente, risuonarono alcuni spari … le due oche
caddero morte nell'acqua! I cacciatori, posti intorno alla
palude, continuarono a sparare. Poi i lori cani solcarono i
giunchi e le canne. Al calar della notte, il rumore cessò.
Il brutto anatroccolo ne approfittò per scappare il più
velocemente possibile. Attraversò campi e prati, mentre
infuriava una violenta tempesta.
Dopo qualche ora di marcia, arrivò ad una catapecchia la cui
porta era socchiusa. L'anatroccolo si infilò dentro: era la
dimora di una vecchia donna che viveva con un gatto ed una
gallina. Alla vista dell'anatroccolo, il micio cominciò a
miagolare e la gallina cominciò a chiocciare, tanto che la
vecchietta, che aveva la vista scarsa, esclamò: - Oh, una
magnifica anatra! Che bellezza, avrò anche le uova … purché
non sia un' anatra maschio! Beh, lo vedremo, aspettiamo un
po'! La vecchia attese tre lunghe settimane … ma le uova non
arrivarono e cominciò a domandarsi se fosse davvero
un'anatra! Un giorno, il micio e la gallina, che dettavano
legge nella stamberga, interrogarono l'anatroccolo: - Sai
deporre le uova? - domandò la gallina; - No … - rispose
l'anatroccolo un po' stupito. - Sai fare la ruota? - domandò
il gatto; - No, non ho mai imparato a farla! - rispose
l'anatroccolo sempre più meravigliato. - Allora vai a
sederti in un angolo e non muoverti più! - gli intimarono i
due animali con cattiveria. Improvvisamente, un raggio di
sole e un alito di brezza entrarono dalla porta.
L'anatroccolo ebbe subito una grande voglia di nuotare e
scappò lontano da quegli animali stupidi e cattivi.
L'autunno era alle porte, le foglie
diventarono rosse poi caddero. Una sera, l'anatroccolo vide
alcuni bellissimi uccelli bianchi dal lungo collo che
volavano verso i paesi caldi. Li guardò a lungo girando come
una trottola nell'acqua del ruscello per vederli meglio:
erano cigni! Come li invidiava! L'inverno arrivò freddo e
pungente; l'anatroccolo faceva ogni giorno un po' di
esercizi nel ruscello per riscaldarsi. Una sera dovette
agitare molto forte le sue piccole zampe perché l'acqua
intorno a lui non gelasse: ma il ghiaccio lo accerchiava di
minuto in minuto … finché, esausto e ghiacciato, svenne. Il
giorno seguente, un contadino lo trovò quasi senza vita;
ruppe il ghiaccio che lo circondava e lo portò ai suoi
ragazzi che lo circondarono per giocare con lui. Ahimè, il
poveretto ebbe una gran paura e si gettò prima dentro un
bidone di latte e poi in una cassa della farina. Finalmente
riuscì ad uscire e prese il volo inseguito dalla moglie del
contadino. Ancora una volta il brutto anatroccolo scappò ben
lontano per rifugiarsi, esausto, in un buco nella neve.
L'inverno fu lungo e le sue sofferenze
molto grandi … ma un giorno le allodole cominciarono a
cantare e il sole riscaldò la terra: la primavera era
finalmente arrivata! L'anatroccolo si accorse che le sue ali
battevano con molto più vigore e che erano anche molto
robuste per trasportarlo sempre più lontano. Partì dunque
per cercare nuovi luoghi e si posò in un prato fiorito. Un
salice maestoso bagnava i suoi rami nell'acqua di uno stagno
dove tre cigni facevano evoluzioni graziose. Conosceva bene
quei meravigliosi uccelli!
L'anatroccolo si lanciò disperato verso di loro gridando:
Ammazzatemi, non sono degno di voi !
Improvvisamente si
accorse del suo riflesso sull'acqua : che
sorpresa !
Che felicità ! Non osava crederci: non era più un
anatroccolo grigio … era diventato un cigno :
come loro !!
I tre cigni si avvicinarono e lo accarezzarono con il becco
dandogli così il benvenuto, mentre alcuni ragazzi attorno
allo stagno declamavano a gran voce la sua bellezza e la sua
eleganza. Mise la testa sotto le ali, quasi vergognoso di
tanti complimenti e tanta fortuna: lui che era stato per
tanto tempo un brutto anatroccolo era finalmente felice e
ammirato.
Fonte: Il brutto anatroccolo - H.
C. Andersen
Gli altri siamo noi (Umberto Tozzi)
Non sono stato mai più solo di così
è notte ma vorrei che fosse presto lunedì
con gli altri insieme a me per fare la città
con gli altri chiusi in sé che si aprono al sole
come fiori quando si risvegliano, si rivestono,
quando escono, partono, arrivano
ci somigliano, angeli e avvoltoi,
come specchi, gli occhi nei volti,
perché gli altri siamo noi.
I muri vanno giù al soffio di un'idea
Allah come Gesù
in chiesa o dentro una moschea
e gli altri siamo noi ma qui su una stessa via
vigliaccamente eroi lasciamo indietro
i pezzi di altri nodi che ci aspettano
e si chiedono perché nascono e subito muoiono
forse rondini foglie d'Africa ci sorridono
di malinconia e tutti vittime e carnefici
tanto prima o poi gli altri siamo noi.
Quando cantano, quando piangono
gli altri siamo noi siamo noi siamo noi
In questo mondo gli altri siamo noi
Quando nascono, quando muoiono
gli altri siamo noi siamo noi siamo noi
Gli altri siamo noi
Noi che stiamo in comodi deserti
di appartamenti e di tranquillità
lontani dagli altri,
ma tanto prima o poi gli altri siamo noi.
In questo mondo piccolo oramai
Gli altri siamo noi
Gli altri siamo noi Gli altri siamo noi
Gli altri siamo noi Gli altri siamo noi
Si gli altri siamo noi fra gli Indios e gli Indù
ragazzi in farmacie che ormai
non ce la fanno più,
famiglie di operai licenziati dai robot
e zingari dell'est in riserve di periferia
siamo tutti vittime e carnefici
tanto prima o poi gli altri siamo noi.
L'Amazzonia, il Sud Africa,
gli altri siamo noi siamo noi siamo noi
quando sparano quando sperano
Gli altri siamo noi siamo noi siamo noi
Gli altri siamo noi Gli altri siamo noi
In questo mondo gli altri siamo noi
In questo mondo piccolo oramai
Gli altri siamo noi
In questo mondo
gli altri
siamo noi
Le lacrime che avrai fatto scorrere ...
Le lacrime
che avrai fatto scorrere
dagli occhi di qualcuno,
marcheranno il tuo viso
ancor più profondamente
Il peso che avrai posto
sul cuore di un amico,
verrà posto sul tuo,
sempre più pesantemente
nei giorni che verranno
La pietra che avrai scansato
dal sentiero del cieco,
colpirà la vipera
che attende sul sentiero tuo
Il peso che hai legato
ai piedi di un altro,
trascinerà i tuoi piedi
nella desolazione
Il riparo che avrai offerto
al viandante, ti proteggerà
dalle violente tempeste della vita
Il gioiello che hai rubato
dal forziere di un altro,
brucerà e torturerà la mano
in cui è stato nascosto
Il pane che tu hai dato
agli affamati,
varrà per te,
il nutrimento di tanti altri pani
La menzogna per mezzo di cui
hai ottenuto il tuo scopo,
corroderà i tuoi organi vitali
Le stringhe delle scarpe
che hai allacciato
agli storpi o agli zoppi,
legheranno come catene
le mani dei tuoi nemici
Perché la legge del giusto
non può essere ostacolata a lungo
Ciò che hai seminato raccoglierai,
sia gioia che dolore, sia odio che pace
Perché tu puoi programmare
l'ora della semina,
ma non l'ora del raccolto
L'ora del raccolto
sarà stabilita
soltanto dalla mano di DIO
" I have a dream
that my four little children will one day live in a
nation
where they will not be judged by the color of their
skin,
but by the content of their character.
I have a dream today ! "
" Io ho un sogno,
che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una
nazione
nella quale non saranno giudicati per il colore della loro
pelle,
ma per ciò che la loro persona contiene.
Io ho un sogno oggi ! "
Martin Luther King
PERSONE NON
CONFINI !
PONTI NON MURI !
Manifestazioni
di protesta negli USA
Kikito, a giant baby
peering over the US-Mexico border... Kikito, un bambino gigante che guarda il
confine tra gli Usa e il Messico...
“Le frontiere non esistono in natura; sono
un sistema di controllo.
Non proteggono le persone, le mettono una contro l’ altra.
Non favoriscono l’ incontro, ma generano rancore.
Le frontiere non dividono un mondo da un altro, c’è un solo
mondo
e le frontiere lo stanno lacerando.”
Da un volantino della rete di solidarietà Briser les
frontiéres - Melting Pot Europa.
Oscar Ramirez, 25
anni, morto annegato insieme alla figlia Valeria
di 23 mesi mentre cercava di attraversare il fiume Rio
Grande
per raggiungere gli Stati Uniti evitando il muro ...
El Salvador, 26 giugno 2019
L' Amore non ha frontiere
e non vede colori
se non quelli della gioia ...
SEI NATO SULLA TERRA ?
ALLORA NON SEI CLANDESTINO
Belgio... Siria, lo stesso dolore
VOCI DAL CAMPO PROFUGHI
DI IDOMENI
Clandestino (Manu Chao)
Io non sono razzista ma, anzi sì
BREVIARIO di LUOGHI COMUNI
del razzista medio
in voga nell’Italia del secondo millennio
di Enrico BALDIN (da Popoff, 29 marzo 2017)
Se lavorano non va bene perché tolgono il
lavoro agli italiani,
se giocano non va bene perché non fanno un cazzo.
Se lavorano per due soldi non va bene perché
fanno concorrenza al ribasso agli italiani, se pretendono di
esser pagati il giusto ecco che oltre a tutto quello che gli
diamo hanno anche pretese.
Se sono negli appartamenti non va bene
perché troppo comodi, se li ammassi nei centri di permanenza
non va bene perché sono troppi e alla gente fa paura.
Se il prefetto ti convoca per concordarne la
distribuzione nel territorio non ci vai perché non li vuoi,
se il prefetto te li manda non li vuoi perché non era stato
concordato.
Se vengono dalla guerra non va bene perché
la usano come scusa per chiedere asilo, se sono migranti
economici non va bene perché devono tirarsi su le maniche a
casa loro.
Se li lasci liberi non va bene perché sono
liberi di delinquere, se li rinchiudi in qualche centro non
va bene perché spendiamo soldi per i centri.
Se dici che vanno accolti portateli a casa
tua, se li porti a casa tua sei complice dell’invasione.
Se gli fai scuola di italiano le coop
lucrano, se non imparano l’italiano non va bene perché non
si integrano.
Se chiedono una moschea in cui pregare non
va bene per le radici cristiane,
se pregano senza chieder nulla non va bene perché fanno covi
di jihadisti.
Se…
Africa: o come il resto del
mondo sta rubando tutti i beni
in nome della "democrazia" ...
Se l’ Africa chiudesse i
porti in faccia a noi, che l’abbiamo sfruttata e
continuiamo a sfruttarla ? Non avremmo petrolio, gas
naturale, oro, il rame dei nostri preziosi cavi elettrici,
il coltan per le batterie dei cellulari, il cotone che
compriamo a bassissimo prezzo, il caffè che pensiamo
essere italiano.
Sfruttiamo le loro risorse, foraggiamo regimi corrotti e
autoritari, siamo in gran parte responsabili della loro
povertà e delle loro guerre, li sfruttiamo come schiavi
quando arrivano da noi (di nuovo !).
E poi, come anime belle, ci
lamentiamo
se fuggono da una vita grama,
da persecuzioni e guerre, e provano ad avere un futuro.
da pagina Facebook "No Cpr e no frontiere - FVG"
(22-09-2020)
I Cpr sono strutture dove
vengono trattenuti i migranti sottoposti a un ordine
di espulsione, in attesa di essere identificati e
rimpatriati.
Sono attualmente attivi sul territorio nazionale nove Cpr,
considerando la chiusura
del centro di Torino per inagibilità nel marzo 2023.
Tra il 2014 e il 2020, solo il 20% delle persone con
ordine di espulsione dall’Italia
sono state poi effettivamente rimpatriate.
I suicidi recenti, le rivolte e il trattamento dei
migranti detenuti in questi centri pongono interrogativi
etici e legali e richiamano l'attenzione sulla necessità
di rivedere le pratiche di assistenza sanitaria in tali
contesti.
Il rapporto “Buchi neri” della Coalizione italiana diritti
civili e libertà (Cild) fotografa inoltre lo stato dei
diritti dei detenuti nei CPR, evidenziando una situazione
preoccupante riguardo alla medicalizzazione forzata,
confermando un uso eccessivo di psicofarmaci e
tranquillanti tra i trattenuti.
Cittadini e reti - come quella @noaicpr - chiedono con
insistenza la
CHIUSURA DI TUTTI I CENTRI PER IL RIMPATRIO.
Fonte: post Facebook
della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli 17 febbraio 2024
Living Darfur (Mattafix)
See the nation through the people's eyes,
See tears that flow like rivers from the skies.
Where it seems there are only borderlines
Where others turn and sigh,
You shall rise
You shall rise
There's disaster in your past
Boundaries in your path
What do you desire when lift you higher ?
You don't have to be extraordinary, just forgiving
Those who never heard your cries,
You shall rise
You shall rise
And look toward the skies.
Where others fail, you prevail in time.
You shall rise.
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
You shall rise
You shall rise
You shall rise
You shall rise
Sooner or later we must try ... Living
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
See the nation through the people's eyes,
See tears that flow like rivers from the skies.
Where it seems there are only borderlines
Where others turn and sigh,
You shall rise
You shall rise
You shall rise
You shall rise
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
(You may never know,
If you lay low, lay low)
Sooner or later we must try ... Living
Traduzione
Vivere il Darfur
Guarda la nazione attraverso
gli occhi del popolo
Guarda le lacrime che scorrono come fiumi dai cieli
Dove sembra che ci siano solo confini
Dove gli altri si girano e sospirano
Tu devi sollevarti
C’è un disastro nel tuo passato
Limiti nel tuo cammino
Cosa desideri quando ti tiri più su ?
Non devi essere straordinario, solo perdonando
Quelli che non hanno mai sentito i tuoi pianti,
Tu devi sollevarti
E guardare verso i cieli
Dove altri falliscono, tu prevali nel tempo
Tu devi sollevarti
(Non lo puoi mai sapere
Se ti abbatti, ti abbatti)
Tu devi sollevarti
Prima o poi dobbiamo provare …
a vivere
(Non lo puoi mai sapere
Se ti abbatti, ti abbatti)
Guarda la nazione attraverso
gli occhi del popolo
Guarda le lacrime che scorrono come fiumi dai cieli
Dove sembra che ci siano solo confini
Dove gli altri si girano e sospirano
Tu devi sollevarti
(Non lo puoi mai sapere
Se ti abbatti, ti abbatti)
Prima o poi dobbiamo provare …
a vivere
Jerusalema
(versione italiana)
I bambini giocano alla
guerra
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai "pum" e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E' la guerra.
C'è un altro
gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.
Bertold Brecht
Auschwitz (Nomadi)
Son morto ch' ero bambino,
son morto con altri cento passato per un camino e ora sono nel vento
Ad Auschwitz c' era la neve,
il fumo saliva lento Nei campi tante persone che ora sono nel vento
Nei campi tante persone,
ma un solo grande silenzio Che strano non ho imparato a sorridere qui nel vento
Io chiedo come può un uomo
uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento
Ancora tuona il cannone,
ancora non è contenta di sangue
la bestia umana e ancora ci porta il vento
Io chiedo, quando sarà
che un uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà
E il vento si poserà ...
E il vento si
poserà ...
Ottobre 2023: conflitto
Israele e Palestina
antisionismo
NON E'
antisemitismo
Non è "Auschwitz 1945" ma ... "Gaza 2024"
Restare in
silenzio, nell' indifferenza, nell' ipocrisia
significa
essere COMPLICI ...
Palestina
libera resisti !Israele
vergogna !
Italia, UE,
GB e governi arabi complici di USA e Israele.
Basta con
le manganellate e gli arresti della polizia
nelle proteste pro-Palestina
nelle piazze.
Non
solo ci sono proteste pro-Palestina in tutto il mondo,
ma anche quelle di tanti ebrei dentro e fuori Israele
che
sono contro il governo sionista di Netanyahu
e
il genocidio e la pulizia etnica in atto a Gaza.
E non dimentichiamoci dei
palestinesi detenuti come ostaggi
nelle carceri israeliane in cui ci sono anche tanti
bambini, malati e anziani .
Oltre ai tantissimi
palestinesi morti, feriti, dispersi sotto le macerie,
arrestati e torturati (anche in Cisgiordania ...),
il governo Netanyahu
con l'esercito israeliano
hanno distrutto
abitazioni in tutta la Striscia e bloccato gli aiuti
umanitari
riducendo la popolazione alla fame e alla sete,
peggio di una prigione a cielo aperto;
hanno distrutto elettricità, fognature, acqua, scuole e
università,
il sistema sanitario, gli ospedali, le ambulanze,
uccidendo anche operatori sanitari, giornalisti,
insegnanti
e
operatori di organizzazioni umanitarie presenti a Gaza.
IL SIONISMO E' TERRORISMO DI STATO
!!!
Contro (Nomadi)
2022: Guerra in UCRAINA
NE' CON PUTIN NE' CON
LA NATO NE' INVIO DI ARMI A ZELENS'KYJ
CONTRO TUTTE LE GUERRE,
I GUERRAFONDAI E LE
INDUSTRIE BELLICHE,
GLI IMPERIALISMI, I
NEOCOLONIALISMI, GLI INTEGRALISMI,
L'AUTORITARISMO E IL
NAZIFASCISMO,
LE DITTATURE E I
TOTALITARISMI,
IL NUOVO ORDINE MONDIALE
E IL GLOBALISMO
PER
LA PACE, LA SOLIDARIETA' E L'ACCOGLIENZA
AL POPOLO UCRAINO E AI
PACIFISTI, AGLI OBIETTORI
E AI DISERTORI RUSSI, BIELORUSSI E UCRAINI,
PER LA RESISTENZA NON VIOLENTA E IL DISARMO
2023
FREE AFRICA, L' AFRICA
AGLI AFRICANI
Né all'Europa, né agli Stati Uniti, né alla Russia, né
alla Cina, né ad altri paesi ...
26-07-2023:
Golpe in NIGER
La Francia scuote l'Africa si
sveglia.
Il suono della rivolta è finalmente risuonato, africani
come un uomo che si alza per riprendere ciò che è stato
rubato loro rifiutando più di essere i giocattoli degli
ex-coloni. La terra ricca di risorse, una volta
spudoratamente saccheggiata, sta per essere rivendicata da
coloro a cui appartiene veramente. Il vento del
cambiamento soffia, l'Africa si fa carico del suo destino
e del suo patrimonio.
Più compromessi più sottomissione.
E cosa vediamo la Francia ? Questa grande potenza
coloniale rabbrividisce. Vede l'Africa liberarsi delle sue
catene. E trema il suo potere le sue ricchezze mentre
l'Africa come un gigante addormentato si sveglia.
Gli occhi del mondo sono inchiodati a questo spettacolo
senza precedenti.
L'Africa a lungo oppressa si afferma come forza
indomabile.
La Francia una volta dominante si ritrova impotente di
fronte a questa incontenibile ondata di liberazione.
In futuro vedremo chi tra Francia e Africa ha più bisogno
dell'altro.
Una cosa è certa l'Africa non trema, ruggisce e il mondo
ascolta.
Fonte: SOLO BETONS N5 - TikTok (traduzione dal francese).
6
agosto 1945, gli esportatori di pace e democrazia, gli
USA
sganciano
l' atomica su Hiroshima e poi il 9 agosto su
Nagasaky.
Oggi, la guerra nucleare non è
stata mai così vicina dal 1945 ;
l’umanità sta "giocando" con
una pistola carica ...
C'è un altro
gioco da inventare :
far sorridere il mondo
Stride Gum (Dancing - Where the Hell
is Matt? 2008)
NON POSSIAMO TACERE DAVANTI
ALLA NUOVA SHOAH
Il respingimento dei
migranti in corso ogni giorno sotto i nostri occhi
dimostra
che l’estrema disumanità del Nazismo sta
velocemente riemergendo.
E il Mediterraneo è il teatro di questa
riemergenza.
"È chiaro a tutti che nelle presenti condizioni
respingimento ed esternalizzazione
delle frontiere significa sterminio. Sterminio
fondato su discriminazione razziale.
Posso dire o no che questo ha una forte
somiglianza
con un fenomeno storico chiamato Nazismo?
Non è questione di
proporzioni, non stiamo parlando di una gara.
Ma il sentimento culturale e il comportamento
politico dei governi
e delle popolazioni europee stanno rimettendo in
scena il comportamento
dei tedeschi che identificarono un capro
espiatorio negli ebrei e nei rom
durante gli anni della seconda guerra mondiale.
Non sappiamo quanti
arabi, afghani, africani siano morti nel
Mediterraneo
o nei campi che si trovano nel territorio dal
confine ungherese fino a Ceuta.
Quel che sappiamo è che la carneficina attuale
è solo l’inizio di un bagno di sangue colossale.
Intendiamo restare
in silenzio
mentre una nuova Shoah si dispiega sotto i nostri
occhi..."
IL MEDICO DI LAMPEDUSA: SUI
MIGRANTI
UN MURO D' ODIO, PEGGIO DEL FILO SPINATO
Pietro Bartolo intervistato dalla
radio della Cei dice:
"Quante bugie che vi bevete, italiani. Venite a
vederli i migranti, da vicino.
Quelli che sembrano Cristi per le ferite, quelli che
pesano 30 chili ..."
Pietro Bartolo con la piccola
Favour,
la bambina orfana di mamma, morta durante un
naufragio
Parole forti, parole dure, parole come pietre.
"Mi viene difficile dire oggi di essere orgoglioso
di essere italiano.
Prima mi sentivo orgoglioso, oggi non lo posso dire
piu'".
Parole di Pietro Bartolo, medico di Lampedusa
e figura di spicco nell' assistenza ai migranti in
quell' area,
in un' intervista a InBlu Radio, il network delle
radio cattoliche della Cei,
commentando la situazione attuale e le decisioni del
governo italiano
sulla questione migranti.
"Per oltre 25 anni - ha aggiunto Bartolo - non
abbiamo mai messo un filo spinato
o un muro. E in questo abbiamo fatto la storia e
siamo diventati veramente campioni del mondo. Ma da
circa un anno abbiamo alzato due muri: uno in Libia
con gli accordi di governo e un altro monumentale,
quello della paura e dell' odio che ci ha fatto
alzare un muro peggiore del muro di cemento o di
filo spinato.
Questo mi dispiace perché l' Italia non è questa.
L' Italia è un popolo accogliente che ha vissuto la
migrazione sulla propria pelle.
Spero di tornare a dire al più presto di essere
orgoglioso di essere italiano".
"Spesso - ha proseguito nell' intervista il medico -
vengono raccontate tante menzogne. La gente non sa
qual' è veramente la verità.
Giro l' Italia facendo vedere video e foto della
realtà di Lampedusa e dei migranti.
Quindici giorni fa attraverso un' evacuazione medica
da una nave militare
che aveva recuperato 120 persone mi hanno portato
qua a Lampedusa alcuni migranti che avevano bisogno
di cure, erano veramente in condizioni disastrose,
quello che stava meglio pesava 30 chili. Altro che
Auschwitz ...
Queste persone non vengono dalla luna ma dalla
Libia.
I corpi dei migranti parlano da soli".
Poi sul calo drastico degli sbarchi, il medico
protagonista del film Fuocoammare
di Rosi ha aggiunto: "questo non ci fa piacere
perché purtroppo sappiamo in che condizioni e in
quali lager vengono tenuti. Qualcuno addirittura mi
ha raccontato
che è stato costretto a seppellire i propri morti".
E a giudizio di Bartolo "la storia purtroppo si
ripete.
E' veramente un nuovo olocausto.
Ci hanno fatto credere che era in atto un'
invasione.
Ci hanno riempito di bugie e la gente ha risposto in
modo sbagliato.
Ma il popolo italiano non è cattivo, è solo
cattivamente informato".
Papa Francesco mentre abbraccia
il suo amico, rabbino Abraham
Skorka
e un leader musulmano, Omar
Abud.
Visita al Gran Mufti di Gerusalemme
(26 Maggio 2014)
ISIS: un esecuzione
...
Furgone investe la folla sulla Rambla
a Barcellona (17 agosto 2017)
Sri Lanka 2019 - Pasqua di sangue a Colombo:
attentati esplosivi a chiese ed hotel
provocano 253 morti e centinaia di feriti
" Musulmani, Cristiani
ed Ebrei riconoscono
in Abramo, seppure ciascuno in modo diverso, un
padre nella fede e un grande esempio da imitare.
Cari fratelli, cari amici,
da questo luogo santo lancio un accorato appello a
tutte le persone
e le comunità
che si riconoscono
in Abramo:
- Rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come
fratelli e sorelle !
- Impariamo a comprendere il dolore dell’altro !
- Nessuno strumentalizzi per la violenza
il nome di DIO !
- Lavoriamo insieme
per la giustizia
e per la pace ! "
"Not in my name"
Manifestazioni dei musulmani italiani
a Roma e Milano contro il terrorismo
jihadista
e in segno di solidarietà nei
confronti delle vittime
degli attacchi terroristici di Parigi.
(21 novembre 2015)
Bellissimo mantra
per
la pace
cantato da Tina Turner insieme a 30 bambini di
religioni differenti.
Om Om Om
Sarvesham Svastir Bhavatu
Sarvesham Shantir Bhavatu
Sarvesham Poornam Bhavatu…
Il Dalai Lama dopo l'attacco terroristico a Parigi
aveva commentato l’accaduto con queste parole:
“Ci sono giorni in cui penso che sarebbe meglio se
non ci fossero le religioni”. A
chi gli domandava cosa intendesse dire con quelle
parole, aveva così puntualizzato: “La
conoscenza e la pratica della religione sono state
utili, questo è vero per tutte le fedi.
Oggi però non bastano più, spesso portano al
fanatismo e all’intolleranza e in nome della
religione si sono fatte e si fanno guerre.
Nel XXI secolo abbiamo bisogno di una nuova etica
che trascenda la religione.
La nostra elementare spiritualità, la
predisposizione verso l’amore, l’affetto e la
gentilezza che tutti abbiamo dentro di noi a
prescindere dalle nostre convinzioni sono molto più
importanti della fede organizzata.
A mio avviso, le persone possono fare a meno della
religione, ma non possono stare senza i valori
interiori e senza etica”.
Orlando (Florida):
strage al locale gay
Pulse Club,
50 morti e 53 feriti ...
(12 giugno 2016)
Lettera aperta di Fiorenzo Gimelli,
presidente di Agedo Nazionale:
NON ESISTE NESSUNA TEORIA
GENDER:
LASCIATE I FORCONI FUORI DALLE SCUOLE !
I forconi possono far
male a chi li usa impropriamente e questo è
l'umile consiglio di un figlio di contadini.
Sparute minoranze fortemente ideologizzate e piene
di odio stanno via via intossicando la scuola
pubblica.
Si sono inventati la "teoria gender" e gridano al
complotto di una sedicente lobby gay che vorrebbe
omosessualizzare i bambini, costringendoli ad
assumere informazioni devianti.
Bene, NON ESISTE NIENTE DI TUTTO QUESTO.
Stiamo raggiungendo il colmo in quanto a falsità,
disinformazione e ribaltamento della realtà.
L'Italia, in tema di diritti, educazione sessuale
e sentimentale, è il fanalino di coda dell'Europa
occidentale: la scuola italiana non garantisce una
crescita armoniosa e serena ai figli di tutti
proprio perché la diversità viene continuamente
stigmatizzata, grazie alla dittatura dell'odio che
alimenta disprezzo e omofobia.
E' ora che le persone per bene, i cittadini e i
laici comincino ad alzare la testa e ribellarsi
per quello che sta succedendo intorno alla scuola.
Perché la scuola non dovrebbe, attraverso
personale qualificato, fornire agli adolescenti
una formazione specifica su cosa succede loro
prima e dopo lo sviluppo e per quanto riguarda la
sfera del sesso e dei sentimenti? Perché ciascuno
dei nostri ragazzi non può essere, semplicemente
se stesso? Quali pericoli ci sono?
Qui non si tratta di imporre scelte etiche o
comportamenti, qui parliamo di informazione e di
una formazione che abbia alla base contenuti
tecnici e scientifici e non un credo religioso,
naturalmente rispettabile, ma che non ha il
monopolio dell'etica e meno che mai quello delle
conoscenze scientifiche.
Qui parliamo di una formazione che sia
complementare ai valori insegnati dalla famiglia.
La censura dei libri e dei film non è mai servita
a niente.
Impedire ai ragazzi di sapere significa
costringerli all'auto-formazione sulla rete senza
nessuna mediazione e senza possibilità di
discernere la qualità di ciò che trovano.
Tutti i
ragazzi, LGBTI+ e non, disabili e non, qualunque
sia il colore della loro pelle, il loro credo o
lo status socio economico, devono essere aiutati
a crescere individualmente ed in armonia con gli
altri.
I nostri ragazzi lesbiche, gay, bisessuali,
transgender, intersessuali...etc. meritano un
futuro e un progetto di vita. Come tutti gli
altri.
Chi è sempre contro, quale futuro può disegnare
per loro?
Associazione A.GE.D.O.
Associazione nazionale di genitori, parenti e
amici
di persone omosessuali, bisessuali e trans.
Gionata è un progetto di
volontariato culturale volto a far “conoscere il
cammino che i cristiani LGBT (lesbiche, gay,
bisessuali e transgender) fanno ogni giorno nelle
loro comunità e nelle varie Chiese”, in modo che
queste esperienze possano aiutare la società e le
Chiese ad aprirsi alla comprensione e
all’accoglienza delle persone omosessuali.
" I tuoi figli
non sono figli tuoi,
sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo, ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue
idee,
perché essi hanno le loro proprie idee.
Tu puoi dare loro dimora al loro corpo,
non alla loro anima,
perché la loro anima abita nella casa
dell'avvenire,
dove a te non è dato entrare, neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro,
ma non volere che essi somiglino a te,
perché la vita non ritorna indietro e non si
ferma a ieri.
Tu sei l'arco che lancia i figli e le figlie
verso il domani. "
K. Gibran
Dove c' è amore
, c' è famiglia ...
TEOLOGIA E
FEMMINICIDIO
Pubblichiamo un recente intervento
di Augusto Cavadi
(proveniente dal sito http://livesicilia.it)
in cui viene istituita una relazione tra violenza
maschile sulle donne,
struttura sociale a base patriarcale e teismo.
Il testo è ricco di numerosi spunti che invitano
alla riflessione e al dibattito nella prospettiva
di poter costruire una religiosità su base
post-patriarcale.
Augusto Cavadi oltre a essere docente, filosofo,
studioso e scrittore,
è anche ispiratore e componente del “Gruppo Noi
uomini a Palermo contro la violenza sulle donne”.
Femminicidio una piaga anche in Europa
Per molto tempo si è supposto che la
mafia esista quando spara,
solo tardi ci si è chiarito che essa emerge quando
trova ostacoli sulla sua escalation
e tace, sommersa, quando può dominare
incontrastata.
Quando cesseremo di ripetere
l’errore a proposito della violenza maschile sulle
donne ? Neppure in questo caso si tratta di
un’emergenza.
I casi di cronaca sono solo la spia di una
condizione stabile, strutturale,
di oppressione sistemica:
i maschi uccidono quando questa dominazione
psicologica e sociologica viene messa in dubbio
dalla ribellione di questa o di quella donna.
Se ciò non accade, il maschilismo patriarcale vige
e si diffonde come un cancro silenzioso,
asintomatico.
Potremmo dire che esso è più forte quando,
incontrastato, non ha neppure bisogno di alzare la
clava sulla testa delle donne.
Una prevalenza così radicata e
diffusa si spiega con ragioni fisiche, psichiche,
economiche, sociali e politiche: ma anche
culturali.
Basta interrogare i miti religiosi, le fiabe
popolari, le leggende tradizionali
per capire quali “archetipi” (diceva Jung) abitano
l’immaginario collettivo
dell’umanità.
E’ senza significato, ad esempio, che nel
Mediterraneo siano prevalse tre religioni
monoteistiche (ebraismo, cristianesimo, islamismo)
secondo le quali il Divino si è configurato come
Padre, onnipotente, dai voleri imperscrutabili e
indiscutibili?
Nelle quali il ruolo della donna è nettamente
inferiore ai ruoli riservati ai maschi?
Il sistema patriarcale vigente in terra è stato,
per così dire, proiettato in cielo:
ma, a sua volta, il patriarcato celeste è servito
da legittimazione ideologica del patriarcato
terrestre.
La teologa Hanna Wolff (alla cui
valorizzazione ho dedicato il mio libretto
Tenerezza) ha notato come Gesù
di Nazareth abbia tentato di rivedere
criticamente questa idea di Dio-patriarca mettendo
in evidenza i caratteri femminili-materni del
Divino; ma come, alla sua morte, da san Paolo in
poi, l’antica prospettiva maschile-maschilista sia
riemersa in tutta la sua pesantezza.
Ecco perché oggi non è solo la teologia femminista
a riesaminare le concezioni tradizionali di Dio
per restituire al Mistero quella assoluta
incomprensibilità che lo sottragga a
rappresentazioni infantili, primitive.
Come scrive qualche teologa, sino a quando Dio
viene concepito sempre e solo come Maschio, il
maschio avvertirà la tentazione di concepirsi come
dio.
E queste dinamiche – sia specificato per chiarezza
– riguardano credenti, non-credenti e agnostici:
sia chi lo professa sia chi lo nega, è comunque
prigioniero di un’idea del Divino antropomorfica e
sessista.
Liberarsene a livello di riflessione critica
personale, ma anche nell’orizzonte di senso
collettivo, sarebbe un modo molto concreto di
indebolire alle radici la visione della supremazia
maschile di cui le violenze quotidiane e i
femminicidi sono soltanto l’effetto terminale.
50
sfumature di violenza. Femminicidio e
maschicidio in Italia
di Barbara Benedettelli
Cairo, 2017
Lo dice pure la Convenzione di Istanbul:
anche gli uomini
possono essere vittime di violenza domestica.
Beninteso: le donne sono certamente più colpite, a
causa della minor forza fisica,
della dipendenza
economica e spesso emotiva,
ed è dunque fondamentale che sia prioritaria
l'attenzione verso di loro.
Ma l'interesse non deve essere esclusivo: va
riconosciuto che anche loro possono aggredire
all'interno delle relazioni affettive,
psicologicamente e fisicamente.
Talvolta fino a uccidere.
La violenza
domestica è infatti un fenomeno complesso e ricco
di sfumature.
Oggi, indipendentemente dal genere, all'interno
dei rapporti famigliari si riscontra
un drammatico
analfabetismo emotivo, l'oggettiva incapacità di
amare.
Un cinismo e un senso del possesso che non sono
solo maschili.
Dati, fatti e testimonianze, dimostrano che le
donne possono maltrattare, accoltellare,
sfregiare, uccidere i loro uomini.
E i loro figli, spesso usati per colpire al cuore
chi le ha fatte soffrire.
Eppure le massicce campagne di sensibilizzazione
parrebbero semplificare la questione in un
assunto: gli uomini sono "tutti" carnefici, le
donne sono "sempre" vittime.
In questo libro si vuole dare dignità a tutte le
vittime, per guardare dentro a
un fenomeno che
include, sì, il femminicidio ma chiama in causa il
"maschicidio", termine controcorrente per nominare
l'altra faccia della stessa medaglia.
Le storie qui raccontate non intendono in alcun
modo decostruire il lavoro fatto finora per le
donne, ma solo allargare il punto di vista verso
la comprensione di un malessere che sta diventando
emergenza sociale.
Gli uomini abusati
esistono e non c'è niente da ridere
Fonte: articolo di Pier Cesare
Notaro - 15 Settembre 2014 - Il Grande Colibrì
NO al
BULLISMO !
"Se il tuo Dio è bambino
di strada
umiliato, maltrattato, assassinato,
bambina, ragazza, donna violentata, venduta,
usata,
omosessuale che si dà fuoco senza diritto di
esistere,
handicappato fisico, mentale, compatito,
prostituta dell’Africa, dei Paesi dell’est,
che tenta di sfuggire la fame e la miseria
creata dai nostri stessi Paesi,
transessuale deriso e perseguitato,
emigrato sfruttato e senza diritti,
barbone senza casa né considerazione,
popolo del Terzo mondo al di sotto della
soglia di povertà,
ragazza mai baciata, giovane senza amore,
donna e uomo cancellati in carcere,
prigioniero politico che non svende i suoi
ideali,
ammalato di Aids accantonato,
vittima di sacre inquisizioni,
roghi, guerre, intolleranze religiose,
indigeno sterminato dall’invasione cattolica
dell’America,
africano venduto come schiavo a padroni
cristiani,
ebreo, rom, omosessuale o altro dissidente
sterminato ad Auschwitz e negli altri lager
nazisti
o nei gulag sovietici,
morto sul lavoro sacrificato alla produzione,
palestinese, maya o indigeno derubato della
sua terra,
vittima della globalizzazione;
se il tuo Dio ti spinge a condividere con loro
ciò che hai e ciò che sei,
a difendere i diritti degli omosessuali e
degli handicappati,
a rispettare quelli che hanno altre religioni
e opinioni,
a stare dalla parte degli ultimi
a preferire loro all’oppressore
che vive nei fasti di palazzi profani o sacri,
viaggia con aerei privati,
viene ricevuto con gli onori militari
e osannato dalle folle;
se egli considera la terra e i beni
non come privilegio di alcuni, ma come
proprietà di tutti,
se ama ricchi e oppressori
strappando loro le ingiustizie che li divorano
come cancro
togliendo il superfluo rubato
e rovesciando i potenti dai loro troni sacri o
profani,
se non gli piacciono le armi, le guerre e le
gerarchie,
se non fa gravare, come i farisei,
pesi sugli altri che lui stesso non può
portare,
se non proibisce il preservativo che ostacola
la diffusione dell’Aids,
se ha rispetto per chi vive delle gravidanze
non desiderate,
se non impone alle donne le sue convinzioni
sull’aborto
ma sta loro vicino con amore e solidarietà,
se non è maschilista e non discrimina le
donne,
se non toglie alle persone non sposate il
diritto di amare,
se non consacra la loro subordinazione,
se non impone nulla, ma favorisce la libertà
di coscienza,
se rispetta gli altri dei e le altre dee,
se non pensa di essere il solo vero Dio,
se non è convinto di avere la verità in tasca
e cerca con gli altri;
se è umile, tenero, dolce, a volte smarrito e
incerto,
se si arrabbia quando è necessario
e butta fuori dal tempio commercianti e sacri
banchieri,
se ama madre terra, piante, animali, fiori e
stelle;
se è povero tra i poveri,
se annuncia a tutti il vangelo di liberazione
degli oppressi
e ci libera da tutte le religioni degli
oppressori;
allora qualunque sia il suo nome, il suo
sesso, la sua etnia
il colore della pelle, nera, gialla, rossa o
pallida,
qualunque sia la sua religione, animista,
cattolica, protestante,
induista, musulmana, maya, valdese,
shintoista,
ebrea, buddista, dei testimoni di Geova,
Chiesa dei santi degli ultimi giorni,
di qualsiasi Chiesa o setta
non m’importa
egli sarà anche il mio Dio
perché manifestandosi negli ultimi
è Amore con l’universo delle donne e degli
uomini,
nello spazio e nel tempo
e con la totalità dell’essere,
amore cosmico
che era, sta e viene
nell’amore di tutte le donne e di tutti gli
uomini,
nei loro sforzi per la giustizia, la libertà,
la felicità e la pace."
"Il vangelo di un utopista" don Andrea Gallo
CREDO
Credo in DIO, Padre e Madre,
cuore e creatore di una terra che ci fu tolta;
credo nel Dio della VITA,
della PACE, dell'AMORE
e della GIUSTIZIA,
che si fece Gesù, uomo sofferente, appassionato,
coinvolto,
morto e resuscitato; gloria e speranza dei poveri.
Credo in GESU' CRISTO,
Fratello e Figlio,
che si è fatto storia del popolo e segna oggi i passi del
nostro camminare.
Credo nello SPIRITO SANTO di
Dio, vento nuovo che unifica le speranze dei popoli, che
crea e ricrea, che vivifica, che dà creatività per vivere.
Credo in MARIA, madre che dà
alla luce la vita con dolore e speranza
perchè ci sia vita nuova e piena per tutti.
Credo nei popoli crocefissi, nei poveri come corpo
torturato di Gesù.
Credo nel popolo, che ha nome e cognome, che vive e
celebra la sua fede,
nei volti sofferenti e luminosi, nella sua organizzazione
e nel suo spirito comunitario, nelle sue lotte, semi di
libertà.
Credo nella FRATERNITA'
dell'indio, del contadino, dell'emarginato, del rifugiato,
del nero, del giovane, della donna, di tutti i poveri
della terra.
Credo nella SOLIDARIETA' dei
popoli,
espressione della forza e della tenerezza di Dio.
Credo nella RESURREZIONE dei
nostri popoli e nell'unico popolo
che saremo quando celebreremo insieme la vittoria finale,
nel REGNO DI DIO, per i
secoli dei secoli. Amen
Lettera di Natale 2009
Il DIO in cui crediamo
Introduzione
Come negli anni scorsi, nell'occasione del Natale,
avvertiamo l'esigenza di comunicare alle persone disposte
a leggerli e a dialogare con noi, alcuni spunti di
riflessione che emergono dalla nostra vita, dall'incontro
con la storia di tante persone, dal riferimento al mistero
di Dio, alla persona di Gesù di Nazaret; dall'appartenenza
alla Chiesa.
Vorremmo parlare proprio di Dio e di Gesù di Nazaret, con
la premessa consapevole che lo facciamo come uomini e come
preti limitati, dentro un determinato contesto culturale,
teologico, linguistico contingente, non certo esauriente e
definitivo, come mai può essere un discorso su Dio.
Ci sentiamo in cammino, in ricerca. Sentiamo questa
urgenza nella profondità del nostro essere; la fede è una
costante della nostra vita e mette insieme intuizioni,
interrogativi, dubbi, ricerca, dono, confidenza,
affidamento, preghiera, conforto, responsabilità,
incarnazione nei drammi e nelle speranze della storia. E
sempre ancora ricerca del Dio ancora "nascosto", di Gesù
di Nazaret incontrato e sempre di nuovo da incontrare.
Le esperienze della storia ci insegnano che il nome di Dio
può essere invocato e utilizzato in situazioni e con
finalità che negano il Dio rivelatosi nella Bibbia, in
Gesù di Nazaret, nelle persone, nei segni dei tempi, se
anche carnefici organizzati e crudeli, come i nazisti, se
ne facevano scudo. Sentiamo attenzione e disponibilità al
dialogo con le donne e gli uomini che si riferiscono alla
Presenza reale e misteriosa di Dio, chiamandolo con altri
nomi, ispirandosi a testi sacri diversi. Ed egualmente nei
confronti di donne e di uomini che si dichiarano atei, non
credenti e dei quali condividiamo la ricerca sincera della
verità, e verso i quali sempre e comunque nutriamo
rispetto, convinti che essere e diventare atei e credenti
seri chiede sincerità interiore, onestà e impegno.
Ricordiamo che i primi cristiani erano considerati atei,
cioè senza Dio, perche proprio in nome della loro fede si
rifiutavano di divinizzare I'imperatore e la struttura
dell'impero: in un mondo di ricchezza e privilegi di pochi
e di povertà di molti, vivevano la condivisione dei beni;
in un mondo di padroni e di schiavi vivevano I'uguaglianza
e la fraternità; in un mondo in cui l'esercito era
struttura portante si rifiutavano di impugnare le armi e
in nome del Vangelo della non violenza preferivano essere
uccisi piuttosto che uccidere.
II dio in cui NON crediamo
Non crediamo in un Dio lontano, giudice freddo delle
debolezze umane, indifferente ai drammi e alle speranze
della storia.
Non crediamo in un Dio che giustifica l'esaltazione della
proprietà privata, del capitalismo, dell'accumulo del
denaro e dei beni.
Non crediamo in un Dio che suggerisce, alimenta e conferma
l'inimicizia fra persone e popoli; che quindi legittima la
costruzione e la vendita delle armi, le guerre, le ronde,
il reato di immigrazione irregolare, i vigili urbani
armati, il potere salvifico delle telecamere.
Non crediamo in un Dio onnipotente quando con questo
concetto si vuole intendere il più potente dei potenti di
questo mondo; che si trova alla sommità delle gerarchie e
dell'autoritarismo, che esige onori e privilegi e così
conferma autoritarismi, onori e privilegi, da parte delle
autorità della società, della politica, delle diverse
religioni, della Chiesa.
Non crediamo in un Dio che umilia, che castiga, che
alimenta i ricatti e i sensi di colpa delle persone.
Non crediamo in un Dio che si incontra solo o di
preferenza nelle Chiese, nelle verità dogmatiche, nei
simboli religiosi.
Non crediamo nel Dio delle grandi occasioni religiose,
come il Natale, quando sono concepite come ingrediente del
materialismo, del consumismo, della superficialità, di una
religione che non coinvolge nella storia.
Non crediamo in un Dio bianco, occidentale, friulano -
giuliano, neppure "cristiano" quando la sua presenza è
pretesa per fondare e legittimare le discriminazioni; la
xenofobia, il razzismo; per alimentare paure e sospetti;
chiusure etniche, localistiche, identitarie; il culto di
quella tradizione che trasforma la liberta evangelica in
ossequio al conformismo.
Non crediamo in un Dio che giustifica la presunzione di
superiorità e i giudizi moralistici nei confronti delle
persone che più fanno fatica a vivere, di coloro che si
trovano in condizioni esistenziali, familiari, sessuali
"diverse" rispetto alla presunta normalità.
Non crediamo in un Dio maschilista che supporta nella
società e anche nella Chiesa sottomissione, strumentalità,
volgarità, violenze nei confronti delle donne.
Non crediamo in un Dio utilizzato per confermare il potere
della società, del mondo, della Chiesa attuali.
Il DIO in cui CREDIAMO
Crediamo nel Dio che ascolta le grida, i gemiti, i
silenzi delle persone e dei popoli impoveriti, colpiti,
oppressi, sfruttati, crocifissi; che prende a cuore la
loro condizione, si fa presente come il Dio della
liberazione e della vita; incoraggia, sostiene e
accompagna le esigenze di dignità, di giustizia, di
uguaglianza.
Crediamo nel Dio della creazione, che ha fatto ogni cosa
per l'armonia e il bene, che ha affidato il creato
all'uomo affinché custodisca con diligenza I'ambiente e
non dimentichi mai che i beni della terra sono destinati
alla vita di tutti.
Crediamo in un Dio con il quale si può dialogare, ma anche
protestare, chiedendogli il perchè di tante morti,
sofferenze, ingiustizie ...
Crediamo nel Dio in tanti e diversi modi invocato nelle
diverse parti del Pianeta, al quale tanti chiedono la
forza di vivere in condizioni spesso drammatiche e di
amare anche quando non ci si sente amati.
Crediamo nel Dio dei profeti che denunciano l'ipocrisia e
la falsità di un culto religioso non solo staccato dalla
vita, ma copertura dell'ingiustizia e della violenza; che
sollecitano continuamente a prendersi cura dei poveri,
degli orfani, delle vedove, degli stranieri.
Crediamo nel Dio della giustizia, della condivisione,
della fraternità.
Crediamo nel Dio che si e rivelato nell'Uomo, in Gesù di
Nazaret fragile e impotente nel mondo, dalla nascita nella
grotta degli animali a Betlemme fino all'uccisione sul
legno della croce: crocifisso, vittima fra le vittime;
vivente oltre la morte, compagno quotidiano di viaggio
nella nostra vita.
Crediamo nel Dio che in Gesù di Nazaret conforta,
sostiene, purifica l'amicizia e l'amore; la semplicità di
cuore, di sguardi e di gesti; la sobrietà, la convivialità
festosa fra le differenze.
Crediamo nel Dio che in Gesù ci chiama continuamente a
convertire la mente e il cuore, sempre infondendo fiducia,
incoraggiamento e pace ...
Crediamo nel Dio di Gesù presente con il suo santo Spirito
nelle case e nelle fabbriche, nelle scuole e negli
ospedali, nelle carceri e nelle comunità di accoglienza:
per chi soffre nel corpo e nella psiche, per chi dipende
da sostanze e situazioni, per chi è straniero.
Crediamo nel Dio presente nelle lacrime, nei silenzi, nei
gemiti, nelle grida di sofferenza; nei sorrisi e nelle
manifestazioni di gioia; presente in chi è affamato,
assetato, nudo, ammalato, carcerato, forestiero; nelle
parole e nei gesti di concreta prossimità e solidarietà.
Nel Dio presente nelle resistenze, nelle lotte delle
comunità e dei popoli per la giustizia, la verità, la
pace; nel Dio presente nel creato e nella contemplazione
delle sue manifestazioni.
Crediamo nel Dio che in Gesù si manifesta come il Dio
totalmente umano: padre, madre, fratello e sorella, amico
di noi donne e uomini in cammino nella storia.
Nel Dio della misericordia e dell'accoglienza di ogni
persona di qualsiasi provenienza e appartenenza, di
qualsiasi condizione.
Crediamo nel Dio che ci chiede responsabilità, fedeltà,
coerenza.
Crediamo nel Dio che nelle parole e nei gesti di Gesù
indica la strada a una Chiesa guidata dallo Spirito,
capace di condividere i beni; di ascoltare, di prendere a
cuore le sofferenze e le fatiche dell'umanità.
Nel Dio che sospinge la Chiesa a uscire dal tempio per
vivere in cammino con l'umanità per contribuire a renderla
più umana.
Crediamo nel Dio che comunica libertà ed esige libertà,
che resta sempre il Totalmente Altro, al di la di tutto
ciò che il linguaggio umano può raccontare di Lui, anche
di quanto noi stessi affermiamo in questa lettera;
che garantisce laicità perche chiede fiducia, confidenza,
affidamento, dialogo e confronto.
Crediamo nel Dio presente nel nostro vivere, amare,
dedicarci, impegnarci, soffrire, e quando sarà il momento,
morire nel modo più umano possibile.
Nel Dio che ci accoglierà nel suo Mistero dopo averci
accompagnati nella quotidianità della nostra vita nella
storia.
Pierluigi Di Piazza, Franco Saccavini, Mario Vatta,
Alberto De Nadai, Andrea Bellavite, Giacomo Tolot,
Piergiorgio Rigolo, Luigi Fontanot e Albino Bizzotto.
IL "CREDO" CHE CI ACCOMUNA
Fede è affidarsi: è consegnarsi a quel Dio, che a noi si
rivela dalla profondità del nostro intimo. Perché Dio ci si
manifesti, è pur necessario che gli apriamo una strada in
noi, purificandoci e affinando la nostra sensibilità
spirituale. Scopriamo così che la vita, in Lui, è tutt’altro
che effimera e priva di scopo e di senso, come a volte ci
pareva nei momenti di sconforto. Donandosi a noi, Dio
conferisce all’esistenza un significato assoluto.
La creazione dell’universo è un lungo processo travagliato,
che Dio stesso, diramandosi per lo spazio e il tempo
attraverso la varietà innumerevole delle sue energie
angeliche, porta avanti con la cooperazione di tutte le sue
creature fedeli.
Le forze negative, che tante volte paiono prevalere, saranno
alfine sconfitte.
Ci attende un destino di infinita perfezione e di piena
felicità intramontabile.
Il pensiero è creativo: nel corso della vita terrena noi
foggiamo la nostra anima con la qualità dei nostri pensieri.
Così, dopo la morte fisica, un’anima degradata da una
consuetudine di pensieri negativi – malvagi, ma anche solo
egoistici, di orgoglio, di invidia, di risentimento, di
attaccamento eccessivo ai beni terreni – soggiornerà per un
tempo anche molto lungo in una condizione di arida
solitudine penosa. All’opposto una consuetudine di buoni
pensieri rende l’anima luminosa, atta ad entrare in una
condizione di luce. All’una o all’altra condizione
accederemo per una sorta di effetto automatico. Il giudizio
è la presa di coscienza di come avremo speso la nostra vita
terrena, e dei relativi frutti di bene o di male. La maniera
consueta di agire, e prima ancora di pensare, imprime al
futuro percorso della nostra anima una direzione, una
traiettoria, che essa riuscirà a modificare solo con grande
sofferenza.
Giova, quindi, prendere bene la mira e scegliere la
direzione giusta già da questa vita. La misericordia divina
è, comunque, senza limiti, e prima o poi c’è un recupero per
l’anima che voglia redimersi. Ma, giova ripetere, quanto è
meglio orientarsi bene e immettersi nella retta via fin
dall’inizio.
Nell’aldilà ci attende un cammino spirituale. Dovremo
liberarci da ogni attaccamento e spogliarci di ogni egoità,
per essere di Dio totalmente. È la via della santificazione,
che conduce alla meta ultima della deificazione. Ciascuno di
noi è un dio in germe: lo è per volere dell’eterno Dio, che
vuole darsi tutto a tutti. Dio si dà tutto all’uomo, fino a
farsi uomo egli stesso, perché l’uomo possa farsi Dio.
Mentre l’aldiquà è il luogo dell’umanesimo, delle scienze,
delle arti, delle tecnologie, dell’economia,
dell’organizzazione sociale, dell’unificazione mondiale,
l’aldilà è per eccellenza il luogo della santificazione.
Conviene, perciò, che terra e cielo convergano in uno,
perché la stessa creatività degli uomini vada a integrare,
ad arricchire il regno di Dio: quel regno di Dio che è
aperto a tutti gli autentici valori. Questo finale incontro
di cielo e terra è la resurrezione, dove le anime
disincarnate recuperano la loro piena umanità. I risorti
infonderanno nei viventi la santità; i viventi faranno dono
dell’umanesimo, che avrà raggiunto allora la sua maturazione
compiuta. Di questo finale incontro di cielo e terra i
nostri colloqui d’amore con l’altra dimensione rappresentano
una primizia. Lavorare per il regno di Dio, preparare le vie
del Signore comporta un impegno per la santificazione, non
solo, ma per ogni forma di promozione umana.
È in questo senso che noi siamo tutti chiamati a collaborare
alla piena creazione dell’universo: ciascuno secondo le
proprie attitudini e vocazione singolarissima.
Questo il credo che ci accomuna; tale sia il nostro impegno
nella lunga fatica dei giorni, e Dio ci aiuti.