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 Il BIOFEEDBACK

·        Gli inizi. Il termine “biofeedback” fu coniato alla fine degli anni ’60 negli USA per descrivere delle procedure di laboratorio (avviate inizialmente negli anni ’40) che addestravano i soggetti a modificare l’attività cerebrale, la pressione sanguigna, il tono muscolare, la frequenza cardiaca ed altre funzioni somatiche che normalmente non sono sotto il controllo volontario.

·  Cos'è? È un training di apprendimento per la gestione di alcune funzioni fisiologiche (bio) che, attraverso uno strumento elettronico, vengono misurate e trasformate in informazioni sensorialmente percepibili dal soggetto  (feedback acustici e/o visivi). È anche un efficace metodo per facilitare l'apprendimento delle più comuni tecniche di rilassamento.

·   Perché è importante ricevere informazioni sulle proprie funzioni fisiologiche? Generalmente non siamo consapevoli delle nostre funzioni fisiologiche, in special modo di quelle regolate dal sistema nervoso autonomo (per es. la frequenza cardiaca) e della loro attivazione negli stati di ansia e nelle varie patologie psicosomatiche. Il biofeedback permette di verificare come il nostro modo di respirare, la postura o l’attività cerebrale influenzino il nostro stile di vita. Lo scopo della tecnica di BFB è di rendere le persone consapevoli di questa relazione e di permettere loro di modificare volontariamente il  proprio comportamento.

·     Come funziona il BFB? Lo strumento per il biofeedback utilizza dei sensori posizionati sulla pelle per rilevare le funzioni fisiologiche e produce un segnale acustico e/o visivo che tiene costantemente informato il soggetto rispetto al loro andamento. Questa informazione permette di sperimentare delle modalità di gestione delle risposte psicofisiologiche. Il particolare strumento di monitoraggio utilizzato dipende dalla condizione patologica che si vuole trattare e dal parametro fisiologico che si deve imparare a controllare volontariamente.

·      Quando è possibile effettuare il biofeedback? Un training di biofeedback è possibile se vengono soddisfatte tre condizioni: 1) è possibile misurare la funzione psicofisiologica; 2)  è possibile ricevere informazioni sul suo andamento in tempo reale; 3) è possibile un apprendimento operante. Soddisfatte queste tre condizioni, qualsiasi parametro è modificabile volontariamente. I parametri fisiologici attualmente più utilizzati sono: l'sEMG biofeedback, il thermal biofeedback, il biofeedback della conduttanza cutanea, l’hearth rate (frequenza cardiaca) e l’EEG o Neurofeedback.

·       In cosa consistono l'EMG biofeedback, il Thermal biofeedback, il BFB della conduttanza cutanea e l’HR? Il più diffuso training di biofeedback consente di gestire i livelli di tensione muscolare utilizzando dei sensori di superficie ed un elettromiografo (EMG). Viene utilizzato nei disturbi funzionali a carico della muscolatura scheletrica e non (cefalea muscolo-tensiva, tensioni dovute a paure e ad ansia, terapia della riabilitazione ecc.). Nel thermal BFB training viene misurata e controllata la temperatura corporea distale che dipende dalla vasocostrizione e dalla vasodilatazione dei vasi sanguigni. Il Th. Bfb viene utilizzato nei disturbi a carico del sistema circolatorio (emicrania vascolare, aritmie cardiache, ecc.). La conduttanza cutanea è determinata dall'attività delle ghiandole sudoripare e da particolari condizioni emotive negative. Questo tipo di training viene condotto nei disturbi d'ansia, nell'iperidrosi, ecc. L’HR registra la frequenza e l’intensità del ritmo cardiaco. La misurazione avviene posizionando sulla punta delle dita di una mano un sensore (fotopletismo) che capta l’andamento del flusso sanguigno correlato al battito cardiaco.

·        In che cosa consiste l’EEG o Neuro-feedback? E’ un metodo che permette alle persone di ottenere importanti informazioni sulla propria attività cerebrale che successivamente, previo addestramento, è possibile modificare funzionalmente. In particolare, impiegata per i bambini e gli adolescenti con deficit dell’attenzione e/o iperattività, questa procedura consente loro di apprendere come intervenire sulla propria attività neuro-cerebrale per migliorare i livelli di attenzione, ridurre l’impulsività e limitare i comportamenti iperattivi.

 

·     Come si svolge un training di biofeedback? Il training di biofeedback dura generalmente 10-15 sedute a seconda della risposta psico-fisiologica che si vuole controllare (il neurofeedback per i deficit dell’attenzione durano di più, generalmente intorno alle 40 sedute). Durante queste sedute lo psicoterapeuta fornisce al paziente alcune strategie per raggiungere l'obiettivo concordato e questi, attraverso un apprendimento per prove ed errori, le sperimenta affidandosi al feedback dello strumento di monitoraggio. L'obiettivo finale non è solamente apprendere il controllo volontario, ma è riuscire ad applicarlo nelle diverse situazioni della vita reale. Per  ottenere questo risultato è necessario allenarsi anche a casa senza monitoraggio e senza trainer (all'inizio per 10-15 minuti ogni giorno).

·      Il biofeedback è efficace? Sono state condotte numerose ricerche applicate che hanno ottenuto dei buoni risultati per diverse patologie "psicosomatiche". L’efficacia del biofeedback , come per tutti gli altri metodi terapeutici, dipende da una buona valutazione iniziale, attraverso una ripetuta serie di indagini fatte da più figure professionali (medico, pediatra, psicologo e/o psichiatra) e dalla motivazione della persona. L'utilizzo del biofeedback inoltre consente di limitare l'impiego di psicofarmaci nel trattamento di diversi disturbi con accentuata componente psicologica (disturbi di ansia, stati di stress cronicizzati, insonnia, deficit dell’attenzione...). In queste patologie, la pratica di procedure di rilassamento costituisce parte integrante di una terapia che sia davvero efficace e il BFB, favorendo l’autocontrollo dei propri processi autonomici, permette ai pazienti di apprenderle con facilità.

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Neurofeedback: l’addestramento alla "prestazione ottimale"

 

Tutti noi abbiamo quei momenti in cui ci sembra che tutto vada per il verso giusto, in cui le nostre condizioni mentali combinandosi a perfezione con la nostra attenzione ci hanno fatto raggiungere obiettivi migliori di quelli che speravamo e in un modo che ci ha piacevolmente sorpresi e/o eccitati.

Ci domandiamo, allora, come fare per raggiungere quegli stati mentali in modo volontario e consapevole?

Ogni essere umano ha a disposizione un potenziale cerebrale mentale enorme sia per conoscere e comprendere sempre di più che per ottenere rendimenti eccellenti, ma la quasi totalità di noi può realizzare solo una piccola parte di tale potenziale. Questo succede per una serie di ragioni. Fattori genetici e/o costituzionali che predispongono a diverse forme di vulnerabilità; traumi che subiamo alla nascita; colpi e lesioni alla testa o l’azione di farmaci e agenti chimici. Inoltre, stimoli stressogeni che incontriamo nella vita quotidiana. Tutti questi e altri avvenimenti possono limitare o compromettere le funzioni celebrali, frenare un sano ed equilibrato sviluppo con la conseguenza di favorire l’insorgenza e la presenza di schemi di comportamento e di atteggiamenti mentali auto-riduttivi. Negli anni queste abitudini e questi schemi diventano così radicati che ci risulta complesso sia essere del tutto consapevoli della loro presenza che, soprattutto, modificarli.

Ancora una volta ci chiediamo: come fare per raggiungere quegli stati mentali funzionali a un livello di attenzione efficiente e a schemi di comportamenti efficaci?

Per promuovere il benessere psicofisico e potenziare la salute mentale è necessario, in primis, che la persona che richiede aiuto e lo specialista comincino a concepire i suoi problemi,  non da un punto di vista  esclusivamente psicologico (problema mentale) ma con una visione più allargata che comprenda i modi di concepire gli eventi  nell’ottica della fisiologia e delle neuroscienze. Il punto cruciale è di contemplare i sintomi come una forma di “disregolazione”, cioè a dire che differenti parti del cervello “lavorano” contemporaneamente a differenti livelli di attività, causando così un’incoerenza notevole.

Il compito del professionista diventa così quello di aiutare i suoi assistiti ad apprendere tecniche di autoregolazione consapevole della proprie attività celebrali, fino ad ottenere uno stato di attivazione psicofisiologica ben bilanciato: il risultato finale sarà sentirsi da un lato calmi e rilassati e dall’altro concentrati e ben motivati anche in situazioni critiche. Come ottenere che questo stato mentale diventi naturale da raggiungere? Con quale modalità o tecnica?

Un’eccellente modalità per ottenere questo risultato è il neurofeedback o EEGfeedback. Si tratta di una versione specialistica di feedback biologico, relativa all’attività elettrica del cervello (onde celebrali). Il cervello normalmente genera attività elettrica come risultato del suo funzionamento. Nel Neurofeedback si applicano dei sensori a contatto con la pelle dello scalpo: in questo modo, assolutamente incruento e non invasivo, si riesce a registrare l’attività elettrica cerebrale che viene inviata a un computer che l’analizza. Certe frequenze o onde cerebrali  sono associate con diversi  stati psicofisiologici di attivazione, attenzione e regolazione a livelli più o meno ottimali. Attraverso dei feedback acustici e/o visivi le persone possono attivamente intervenire per modificare alcune onde cerebrali a loro volta correlate a stati mentali emotivi e/o  fisici. L’addestramento a modificare in modo consapevole il proprio stato mentale con lo scopo di confrontarsi più efficacemente con situazioni problematiche è conosciuto come “peak performances training”. Questo training si applica con buon successo a studenti, manager, sportivi, cantanti, ballerini, ginnasti e musicisti  e in genere a tutti coloro che vogliono migliorare le proprie prestazioni e mantenerle ad alto livello. Come accennavamo all’inizio, tutti noi abbiamo avuto esperienze di stati mentali ottimali che però in genere svaniscono e sono difficilmente replicabili.

 

 

Il neurofeedback ci aiuta a recuperarli e a stabilizzare alcune condizioni fondamentali per vivere meglio:

 

·        abilità a focalizzarsi sul compito

·        flessibilità attentiva 

·        lucidità di pensiero

·        auto-consapevolezza funzionale

·        abilità a controllare il respiro e produzione di adrenalina

·        controllo funzionale della paura di fallire

·        senso di controllo su se stessi

·        aumento delle capacità intuitive

·        senso di leggerezza psicofisica

·        reattività ottimale senza appesantire la mente

 

 

 

 

 

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