Un'altra Roma - Stazione Tiburtina
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Casalbertone...
Allo specchio s’è arjguardata
quer viso stanco e senza più bellezza,
quer corpo adesso senza più ‘na forma
che tante mano pe’ sognà hanno rovistato.S’è arivestita poi
co’ l’occhi traditori de la fantasia:
così bella com’era allora.
Co’ l’illusione d’esse avvenente ancora
è aritornata sotto a quer lampione,
su quella strada de facce sconosciute.S’è poggiata a quer l’unico fanale,
rimasto ancora libbero de notte,
vicino a tante bbelle regazzotte
cor focherello ardente pe’ segnale.
Ereno giovani com’era stata lei
quanno cominciò a ffà er mestiere,
propprio su quella strada de periferia,
a vennese la vita e er corpo pe’ du’ lire,
co’ tante illusioni pe’ la testa
e credendo de potè campà co’ dignità.Avrebbe voluto strillàje a tutte quante,
pe’ dije che nun era vero gnente,
ch’era solo fumo …
che doveveno lassà perde quella vita vota
o se s’arebbero ridotte come lei.Ma quer grido non uscì:
jè restò strozzato ‘n gola;
sapeva che nun l’avrebbero capita!se fermaveno a parlà davanti all’antre
pe stabilì er prezzo e
poi appartasse …
la lucciola, senza dì più gnente,
arzò li tacchi, co’ riso amaro sulla bocca,
girò le spalle e senza aripenzacce…
da llà annò via.
Arivò a casa appena attempo,
prima c’anche l’urtima scintilla
de la vita sua
se potesse smorzà pe’ sempre e totarmente!
Poesie tratte da “SCHEGGE DE VITA”Nata a Roma, nell’estrema periferia della città, Pietralata, una borgata che a quei tempi faceva storcere il naso ai benpensanti, ma sempre orgogliosa di essere nata dove la strada rifletteva la vera Roma, quella fatta di rughe nella faccia della realtà.
Pensieri, così amo definirli, perché sono semplici passaggi di una vita vissuta, combattuta ogni momento, che ha permesso di scrivere ciò che c’era intorno.
Alcuni scritti sono stati pubblicati sulle seguenti Antologie:
Ed. 2002-2003-2004-2005
“POETIXCASO
“POETI E NOVELLIERI CONTEMPORANEI” ed. 2004
Tutti della casa Editrice Golden Press di Genova
“PARTICELLE DI LUCE” ed. 2003
Editrice Lietocolle
LE PAROLE PER TE ed. 2005
Editrice Perrone
Luna mia,
te lo chiedo proprio cor core,
regaleme ‘n sogno pe’stanotte!
Famme rivedè ‘na vorta ancora
mamma mia!
Fammè sentì l’abbraccio suo
ch’era così cardo e dorce!
Un bacio ancora vorei avè da lei…
ma ‘n te scordà de papà mio!
De baci e de carezze era ‘n po’ scarzo,
ma l’occhi sua m’entraveno ner core!
Solo pe’ stanotte famme tornà bambina,
quanno nel lettone, in mezzo a loro,
da sogni fatati me lasciavo prenne!
Solo pe’ stanotte…
poi, cor nascere der zole
sarò de novo sveija,
ancora donna e madre!
Il film
si apre con un banchetto di nozze; lo sposo, Carmine, è il
protettore di Mamma
Roma, una prostituta. Questo matrimonio lascia libera Mamma Roma di
decidere
della propria vita. Torna a prendere il
figlio sedicenne, Ettore, cresciuto in un paese in
provincia di Roma, Guidonia. In un primo tempo i due vivono a
Casalbertone, un
popoloso quartiere della periferia est di Roma; successivamente si
trasferiscono in un quartiere di levatura piccolo-borghese,
Cinecittà. Carmine
impone a sua madre di tornare a prostituirsi per due settimane,
dopodiché
promette di non tornare più. Mamma Roma, terminata la vita di
strada, compra un
banco di frutta in un mercato rionale e, grazie a una trappola, riesce
a far
assumere il figlio presso una trattoria. Ettore si innamora di Bruna,
per poi
rendersi conto dell'impossibilità del suo amore. Con lei
avrà, tra i ruderi
dell'acquedotto Claudio, il primo rapporto sessuale. Ettore torna e
impone a
Mamma Roma di prostituirsi ancora. Nel frattempo Bruna ha confessato a
Ettore
qual è la vera vita della madre. Ettore lascia il lavoro e si
dà a piccoli
furti. Decide con un amico di rapinare i malati di un ospedale nell'ora
delle
visite. È malato, ha 39 di febbre, e viene colto dagli
infermieri a rubare una
radiolina; incarcerato e portato nell'ambulatorio del carcere, ha una
crisi di
nervi. Viene messo in isolamento e legato al letto di contenzione, dove
morirà
dopo una lunga e inascoltata agonia.
testo tratto dall'ottimo sito http://www.pasolini.net/