Un'altra Roma - Laurentino 38
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testi tratti da: http://www.pontedincontro.it/laurentino/laurentino.htm
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Come è nato il quartiere

Il progetto del quartiere Laurentino 38 risale al 1972-73. In quell'area sorgevano una serie di borgate e borghetti "autocostruiti" che vennero interamente demoliti per dare modo ad i loro abitanti di avere delle vere e proprie case.

Alla costruzione parteciparono sia privati in forma di cooperative sia il Comune il quale, a sua volta, affidò la realizzazione pratica e l'assegnazione degli alloggi allo IACP.

Diciamo subito che non esiste una distinzione topografica netta fra gli appartamenti delle cooperative e quelli dello IACP: a parte infatti la zona tra l' 11° ed il 1° ponte a ridosso della via Laurentina interamente costruita dalle cooperative, nel resto del complesso alcuni palazzi sono dello IACP ed altri, seppure in minor numero, sono delle cooperative. Ecco perché è successo che al Laurentino 38 abitino ceti sociali medi, costituiti da imprenditori, dirigenti, liberi professionisti, graduati delle Forze Armate, a fianco di ceti sociali più deboli.

Eppure agli occhi dell'opinione pubblica sono proprio questi ultimi a caratterizzare il quartiere assieme a quella fama di ghetto malfamato - quasi un Bronx alla romana - dovuta ad una massiccia casistica di microcriminalità o di criminalità più o meno organizzata, di violenze e di traffico di droga; realtà queste senz'altro presenti ma forse anche esasperate dai giornali che, come si sa, evidenziano soprattutto aspetti di cronaca nera

La concezione urbanistica

La concezione urbanistica del quartiere è quella di una "città satellite" autosufficiente ed autonoma dalla città.

Si sviluppa intorno ad un anello viario costituito da via Silone e via Marinetti, che rimane ad un livello inferiore rispetto al piano pedonale. Lungo questa via sorgono i palazzi, raggruppati in isole, che costituiscono i nuclei residenziali del quartiere e si ripetono secondo un medesimo schema architettonico con poche varianti.

Infine 11 ponti, che raccordano gli edifici ai due lati della via e sui quali trovano posto i negozi ed i servizi, attraversano la via dando l'idea, a detta di molti, di un'autostrada con i suoi autogrill. Le isole hanno il solo sbocco sull'anello viario, lungo il quale peraltro non vi sono piazze né spazi per negozi né si trovano i portoni d'ingresso dei palazzi ma solo ampi parcheggi ricavati prevalentemente tra le due carreggiate ed i garage.

Un aspetto diverso offre la zona tra l' 11° ed il 1° ponte, costruita come si è detto dalle cooperative, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche per la maggior presenza di negozi cui si è aggiunto il supermercato della COOP, per l'apertura della sede della XII Circoscrizione(al 1° ponte), per il posto di Polizia (all'11° ponte) e per la presenza della parrocchia. Ciò è certo indice di un certo benessere, del resto a detta di molti la zona delle cooperative ed i primi tre ponti costituiscono la parte migliore del Laurentino.

All'interno dell'anello viario passa via Gadda, che inizialmente era una strada senza uscita; in questa zona sorgono palazzi che, pur differenziandosi architettonicamente dagli altri, sono stati costruiti sempre dalle cooperative. Su questa stessa via si trova pure la scuola elementare Guido Da Verona e la scuola media Matilde Seraot

testi tratti da: http://www.pontedincontro.it/laurentino/laurentino.htm
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Perché è nato ed in quali condizioni

L'insediamento nel quartiere avvenne verso la fine degli anni '70 e, per risolvere la situazione dei baraccati alla periferia di Roma, il Comune, attraverso lo IACP, pensò di assegnare loro buona parte dei nuovi alloggi.

Furono pertanto sfollati dalle baracche e trapiantati bruscamente in una nuova realtà abitativa e sociale spesso, come per i baraccati della borgata di via Anzio sulla Tuscolana, quasi senza preavviso, mediante dei camion del comune che avevano il compito di raccogliere quelli ed i loro beni e "scaricarli" letteralmente nel nuovo quartiere. Ovviamente questo fu un miglioramento netto della loro condizione, fatto in sè certamente positivo ed encomiabile, però è anche chiaro che a molta di questa gente mancava necessariamente la "cultura della casa" non avendone mai avuta una, e non era dunque in grado, da un giorno all'altro, di occuparsene e di mantenerla efficiente.

A questo si deve inoltre aggiungere che all'epoca dell'insediamento il quartiere era, per la maggior parte, privo dei servizi da quelli essenziali come strade asfaltate, acqua corrente, fognature ed elettricità a quelli sociali, vale a dire un centro servizi, una centrale di Polizia, un consultorio, un centro per anziani, strutture per handicappati, centri sportivi e soprattutto - forse la carenza più grave - le scuole. Questa situazione si protrasse per alcuni anni e quando in parte alcuni di questi servizi vennero attivati ( si noti che tuttora alcuni servizi sociali, come il consultorio, sono solo nominalmente attivi essendo presenti, per gli abitanti del Laurentino, a Spinaceto! ) si era già arrivati ad un avanzato stato di degrado, ad una " cultura dell'abbandono ": si può dire che il destino del quartiere forse si è giocato tutto in quei primi difficili anni.


 


I ponti: a cosa servono?

Parlando dei ponti non abbiamo ancora delineato la loro funzione.

Architettonicamente costituiscono il collegamento tra le due ali del nucleo abitativo evitando così l'attraversamento della strada sottostante progettata per essere a scorrimento veloce. Su di essi nel piano inferiore avrebbero dovuto trovar sede i negozi, mentre nel piano superiore si sarebbe dovuto ricavare lo spazio per tutti i servizi sociali necessari al quartiere.

In realtà negli anni dopo il primo insediamento l'assegnazione di questi locali non avvenne, in quanto si scoprì che l'altezza dei soffitti non era a norma di legge (!).

L'assegnazione fu dunque ritardata fino a quando quei locali vuoti non vennero occupati abusivamente. Purtroppo non avendo le strutture adatte per essere abitati (cioè servizi igienici adeguati, cucina, ecc.) questi versarono ben presto in condizioni di grave degrado. In seguito gli occupanti furono allontanati ed i locali murati per impedirne una nuova occupazione, ma nulla è stato fatto per risanarli e darli in assegnazione

 

Come è nato il nome del quartiere

Aggiungiamo un ultimo accenno sulla scelta del nome.

Attualmente la denominazione "Laurentino 38" si rifà al luogo in cui è sorto ed al numero della particella catastale. Il nome con cui venne inizialmente designato era "EUR Fonte Ostiense", ma forse per la pesantezza del nome o forse per prediligere una certa assonanza con la "P38" oppure semplicemente per disinteresse questa denominazione è stata abbandonata.

Oggi è stato proposto di chiamare il quartiere "Nuovo Laurentino" mentre il CIL invita se non altro a tralasciare il "38", ma ormai è difficile cambiare e questo da un ulteriore indicazione per quanto concerne l'emarginazione di questa zona.

testi tratti da: http://www.pontedincontro.it/laurentino/laurentino.htm
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Centro sociale Laurentinokkupato / L38 Squat
http://www.tmcrew.org/laurentinokkupato/index.htm
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