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YOU GET WHAT YOU GIVE
by Akira14 & Koibito8

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Autrici: Akira14 & Koibito8
Parte: 6/?
Pairing: RuHana e SenKosh

Rating: NC17?

Note: Bla  bla  bla  i personaggi non sono nostri (purtroppo) e non ci guadagniamo niente ad usarli.

Warning: linguaggio molto scurrile.

N.B. in questo capitolo ci sono dei cambi di scena.

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Stavano vincendo.

Dopo l’entrata in campo di Sendoh ed Hana-kun al posto suo e di Akagi le sorti dell’incontro erano decisamente a loro vantaggio.

Mai.

In tutti gli anni passati a giocare a basket, mai era successo che venisse sostituito perché non si era dimostrato all’altezza delle aspettative del coach.

Il basket era sempre stato la sua ragione di vita.

Ci aveva messo anima e corpo, e sudore, e lacrime, e fatica e ….. tutto quanto era nelle sue capacità. E non era poco.

Era seduto per terra nello spogliatoio, sentiva le urla degli spettatori.

Tra di loro c’era anche il nuovo allenatore della Nazionale.

E lui era lì, anziché in campo.

Perché era stato sostituito.

Perché aveva giocato in modo penoso.

E tutto questo perché?

Perché la giornata precedente era stata un vero schifo.

Il test di storia, l’allenamento solitario, le liti. Perché non aveva dormito abbastanza. Perché quelle poche ore in cui aveva dormito, le aveva dormite da solo.

Senza Hanamichi.

Perché Hanamichi lo aveva lasciato.

Era davvero ridotto in quello stato solo perché quell’idiota con i capelli rossi gli aveva dato il benservito?  Le urla dei tifosi, acclamavano a gran voce i nomi di Sendoh e Sakuragi.

"Brutti bastardi, è solo colpa vostra!". Esclamò con stizza.

"Ne sei proprio sicuro?" gli chiese una voce proveniente dalla porta.

Alzò lo sguardo di scatto, non si era accorto di non essere solo.

"Che diavolo vuoi quattr’occhi?"

"Ti ho chiesto se sei proprio sicuro Rukawa, pensi davvero che tutto quello che è accaduto sia solo colpa di Hanamichi e tuo cugino?"

"Non sono affari che ti riguardano".

"Sono il manager della squadra, quello che succede ai giocatori è affare mio." Kogure sembrava meno gentile del solito. Ci mancava solo questa.

"E’ una faccenda privata, quindi non ti riguarda"

"Sarà come dici, ma visto che riesce ad influenzare il tuo modo di giocare, diventa automaticamente anche un problema della squadra."

"Hn"

"Allora Rukawa, vuoi dirmi che cosa è successo?" adesso si che sembrava il dolce Kogure che tutti conoscevano.

"Akagi ci ha detto quest’oggi che tu ed Hanamichi avete litigato ieri sera; e che Sendoh ha litigato con Koshino e ..."

"Vi anche detto che Hana mi ha lasciato e che adesso sta con Sendoh?"

"Si. Ma personalmente non lo credo possibile. Hanamichi è molto innamorato di te, non ti lascerebbe mai. Non per una persona come Sendoh almeno."

"????"

"Voglio dire: Akira è troppo simile ad Hana. Capirei se ti avesse lasciato per Koshino ad esempio, che ha un carattere più simile al tuo. Ma vedrai che si sistemerà tutto."

"Su questo non c’è dubbio, Hanamichi è mio e non permetterò a quell’ hentai di rovinarlo."

"Questo è l’unico motivo? Mi sembra un pò poco, stai parlando di Hanamichi come se fosse un oggetto non una persona, io penso che dovresti.."

"Dacci un taglio Kogure, mi sembra di sentir parlare quel do’hao." Lo interruppe Rukawa.

"Sei proprio uno stronzo!" un’altra persona era arrivata negli spogliatoi.

"Hisashi! Come mai sei qui? Dovresti restare in panchina, il coach potrebbe decidere di farti entrare in campo."

"Non credo Kimi-kun, mancano ormai solo 5 minuti alla fine dell’incontro ed i ragazzi stanno vincendo alla grande."

Kogure guardò l’orologio, accidenti! Non si era accorto che fosse passato tanto tempo!

"Allora campione" continuò Mitsui "Alla fine hai davvero dimostrato quanto vali!"

"Va all’inferno Mitsui, tu sei l’ultima persona che può permettersi di criticare gli altri. Non dimenticare che sei solo un avanzo di strada."

A quella risposta Mitsui aveva stretto i pugni, facendo sbiancare le nocche, e se non fosse stato per lo sguardo preoccupato del suo Kimi-kun, che aveva appena incrociato, probabilmente avrebbe dato una lezione al quel ragazzino viziato, una di quelle che non dimenticano tanto in fretta. Si limitò invece a rispondere:

"Non nego il mio passato, ne me ne vanto. Ma ho almeno avuto il coraggio di ammettere i miei errori e di chiedere scusa. Tu invece continui a rimanere ritto su quel piedistallo su cui sei salito, e ci guardi tutti dall’alto come se non valessimo niente. Ma la realtà, stronzetto, è ben diversa da quello che credi tu. Sono contento che almeno Hanamichi se ne sia reso conto. Non immagini neanche da quanto tempo noi continuavamo a dirgli di mandarti a stendere.

Lui è cambiato PER TE. E’ migliorato PER TE. Ha praticamente annullato la sua personalità e tutto quello che ha fatto, negli ultimi anni, lo ha fatto PER TE. Tu invece cosa hai fatto per lui? Non sei nemmeno degno di pulirgli le scarpe!"

"Ora basta Hisashi!" lo interruppe Kogure "Credo sia meglio che tu non aggiunga altro. Per favore torna in panchina, non dire cose di cui potresti pentirti."

Mitsui si limito ad annuire e si diresse verso la porta, tendendo la mano al suo ragazzo, meglio lasciarlo solo a riflettere quello stupido presuntuoso.

Rukawa rimase ammutolito (che novità! N.d.A14), e sentendo che le gambe non lo avrebbero retto a lungo, si sedette su una panca lì nello spogliatoio.

Non aveva il coraggio di uscire.

Vedere quell’istrice dal cervello atrofizzato, se mai ne avesse avuto uno, che se la faceva con Hanamichi, era una cosa che non poteva sopportare.

Il suo do’hao.

< No. Non è tuo. Non più.>

Si chiese se fosse finita.

Come diceva sempre sua madre?

Una volta toccato il fondo non si può far altro che risalire.

Ma era anche vero che al peggio non c’è mai limite.

Che cosa doveva fare?

Come poteva risolvere questa situazione?

Era davvero arrivato al punto di grattare il fondo del barile!

Ma non avrebbe ceduto!

Non doveva far altro che aspettare, ed Hanamichi avrebbe capito il suo errore e sarebbe tornato da lui.

In fondo l’aveva detto anche Kogure, che quei due non erano fatti l’uno per l’altro, e che Sakuragi lo amava ancora; e proprio Hanamichi era sempre solito dire *bisogna essere uguali per capirsi, ma bisogna essere diversi per amarsi *.

E non c’è ragione per stare separati dalla persona a cui si vuole bene, no?

Il dolore si faceva più acuto ogni qual volta pensava alla sua scimmia rossa. Avrebbe sopportato quella sofferenza per quanto tempo ancora? Un giorno, una settimana, un mese, un anno? E se non ce l’avesse fatta?

Cominciò a pensare che fosse il caso di abbandonare il suo orgoglio, ed essere pronto a fare qualsiasi cosa per farsi perdonare dal suo koi. Poi scosse la testa, quasi volesse scacciare quella strana idea dalla sua testa. Non si sarebbe mai abbassato a tanto, avrebbe sopportato la sofferenza che gli si prospettava stoicamente, sarebbe stato Hanamichi a tornare da lui, e lui si sarebbe poi preso la sua rivincita.

Decise di tornare dagli altri, in panchina. Intanto la partita stava terminando senza ulteriori ribaltamenti di punti, grazie alla straordinaria abilità di Hanamichi nei rimbalzi, alla straordinaria rapidità con cui Sendoh riusciva a partire in contropiede e a segnare canestri non appena il rossino gli passava la palla, per non parlare della fantasia di Fujima che si confermava ancora una volta un ottimo playmaker.

Insomma, battere la squadra dell’Università di Tokyo, era praticamente impossibile.

Finì 130 a 84. Di cui 52 punti erano di Sendoh.

Nemmeno lui, Kaede Rukawa era riuscito a fare tanti punti in una sola volta.

E contando che non era nemmeno entrato dall’inizio del match.

A peggiorare il tutto, al fischio dell’arbitro Sakuragi si era letteralmente tuffato tra le braccia di Sendoh, abbracciandolo affettuosamente.

Rukawa, che arrivava in quel momento dal corridoio che portava agli spogliatoi, tirò un pugno alla porta, tornando indietro.

Erano odiosi, insopportabili.

"TI ODIO AKIRA SENDOH. Giuro che te la farò pagare. A qualunque costo."

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Alla periferia di Tokyo, nel più squallido locale che si potesse trovare da quelle parti, sedeva Koshino. Piangeva, ma non certo per Akira, questo era ovvio.

Da quando era uscito dalle superiori aveva rinunciato alla pallacanestro, capendo che non aveva il talento per diventare un giocatore preferito.

E così si era dato alla sua vera passione, la pittura. Sendoh era sempre stato la sua Musa ispiratrice. Ogni momento che avevano passato insieme, si rifletteva nelle sue tele. C’erano stati tempi in cui il colore preponderante era stato il verde, simbolo di speranza, poi era stata la volta  del periodo rosso, la passione.

Un importante magnate della Sony, conosciuto durante una delle cene di lavoro di suo padre, famoso per avere conoscenze sia al Museo Pompidou di Parigi sia alla Biennale di Venezia, e che si era detto interessato dalle sue opere non appena gli aveva detto di essere un pittore, sarebbe passato per vedere le sue opere tra pochi giorni.

Era l’occasione della sua vita.

E tutto quello che riusciva a disegnare erano schifezze.

La sua mente era vuota, un foglio di carta bianca, dal suo pennello non uscivano altro che ombre del talento che aveva avuto, pallide imitazioni di ciò che era stato.

Tutto per colpa di Akira. Come aveva potuto lasciarlo, pur sapendo quanto lui avesse bisogno del suo sorriso per vivere?

Non glielo aveva mai detto, ma poteva intuirlo. (che pretese! N.d.A14)

" Hi, Kosh!"

Hiroaki tirò su con il naso non proprio educatamente, e guardò chi si rivolgeva a lui così amichevolmente, visto che la voce gli era del tutto sconosciuta.

Un biondino dall’aria angelica strabuzzò gli occhi.

D’accordo, non si vedevano da almeno sette, otto anni ma questo non era un buon motivo per avere quella faccia sconvolta!

"Arashi! Tu, tu qui?"

" Non ci speravi più, eh Koshino? Sono tornato dall’Europa due mesi fa, e mio fratello non ne è stato per nulla felice. Pensava che ti avrei portato via da lui. Così sono rimasto a Kanagawa con la mia mammina.  Non avevo nessuna intenzione di litigare con Akira per una questione tanto stupida! E’ incredibile quanto possa essere geloso, vero?"

A dire la verità, Koshino non si era mai accorto della gelosia del suo ex -ragazzo. Si chiese quante cose non aveva capito di Aki, e ne trovò talmente tante, che per un attimo si vergogno di si stesso.

Solo per un attimo. Poi si riprese.

"Perchè Akira avrebbe dovuto essere geloso di te? Ti reputava capace di simile bassezze?"

Una risata leggera riempì il locale, facendo girare tutti i presenti. Arashi non se ne curò.

" Al massimo non si fidava di te, mio caro. Sapeva che fin da quando eravamo piccoli, io e te eravamo sempre andati d’accordo, a differenza di te e lui che non facevate altro che litigare. Eravamo culo e camicia, come si suol dire. E lui temeva che potessi sostituirmi a lui. Insomma, sono pur sempre il suo gemello. Siamo uguali in tutto e per tutto. A parte per la mia tinta bionda e per la sua acconciatura a spazzola, che sono le uniche cose che ci differenziano."

Kosh sentì una fitta al cuore.

I ricordi erano ancora vividi nella sua anima, stampati a fuoco nella sua mente. Dopotutto quattordici anni non si dimenticano nel giro di una notte.

" A parte questo, come va tra te e Aki-kun?"

"Non potrebbe andare meglio, non c’è di che." rispose un’ormai ubriaco marcio Koshino.

"Hey! Non ci siamo proprio! Non sai mentire, Hiro-chan! Allora è vero che Kiki-chan ti ha lasciato per quella rana dalla bocca larga! Non ci posso credere! A proposito, mio fratello mi ha dato questo, casomai vi foste lasciati. A quanto pare, lo progettava da tempo, ma non ne aveva il coraggio. Continuava a sperare che tu lo avresti amato. Come dice sempre la zia, chi vive sperando, disperato muore."

(Zia Koibito8!!!!!!!N.d.Arashi)

Era un foglio di quaderno, sgualcito. Hiroaki lo prese in mano come se fosse stato il più prezioso dei tesori. Arashi si alzò, e salutò Koshino.

" A proposito, mio fratello mi ha detto che oggi sarebbe andato dal nonno di Hanamichi. O almeno, era ciò che c’era scritto nel messaggio che mi ha mandato stamattina alle cinque. Ero un pò addormentato per capirci qualcosa. Potresti passarci e chiarirti con Akira."

Hiroaki si chiese che cavolo ci andassero a fare a casa di quel vecchio incartapecorito, e stava per domandarlo ad Arashi, ma preferì concentrarsi sul foglietto.

Che fosse un messaggio di pace?

Lo aprì.

 

"L’autunno negli occhi, l’estate nel cuore

la voglia di dare, l’istinto di avere

E tu, tu questo lo chiami amore e non sai che cos’è

E tu, tu lo chiami amore e non ti spieghi perché."

Non era propriamente una di quelle frasi che tiravano su il morale. Ora non c’era altro da fare che andare dal nonnetto. Se solo avesse saputo dove abitava.

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Avevano finito di fare la doccia e stavano per lasciare lo spogliatoio per andare dal nonno di Hanamichi  quando vennero richiamati dal loro capitano:

“Sendoh! Sakuragi! Possiamo sapere che intenzioni avete?”

“Di cosa stiamo parlando Maki?” chiese il ragazzo più grande

“Di Rukawa e Koshino mi sembra ovvio!”

“Scusa capitano, ma non penso che questi siano affari vostri” s’intromise il rossino.

“Come sarebbe a dire…”

“Hanno ragione loro Shi-kun” lo interruppe Fujima “La loro vita privata non è affare nostro, a meno che questa non influenzi il loro gioco.

L’unico che deve darci delle spiegazioni qui è Rukawa, il suo gioco è stato davvero scadente oggi. A proposito dov’è? Quando siamo rientrati negli spogliatoi non c’era, qualcuno di voi ne sa niente?”

“Sono venuto a parlargli durante l’incontro” disse Kogure “volevo cercare di sollevargli un po’ il morale, ma credo di aver peggiorato le cose: l’ho trovato qui che inveiva contro Akira ed Hanamichi e l’ho ripreso”

“Conoscendo il tuo caratteraccio Kogure, immagino che l’avrai sconvolto” ironizzò Uozumi.

“Kimi no, ma io si” disse Mitsui.

“Questo mi preoccupa decisamente di più, che gli hai detto?” chiese Maki

“Solo la verità, riguardo il suo atteggiamento sprezzante nei confronti di tutti noi ed anche che Hanamichi ha fatto bene a lasciarlo, lui non lo merita.”

“Hei grazie Mitchi! Non pensavo mi volessi così bene!” intervenne il rossino.

“Ma fatti furbo imbecille, l’unico a cui voglio bene qui dentro è Kogure!”

“Non credo sia il caso di tergiversare” intervenne ancora il capitano “la situazione è più grave di quel che crediamo. Piuttosto Sakuragi come è andato il test di storia di questa mattina?”

“Più che bene direi, ho risposto a tutte le domande.”

“Si ma in modo corretto?” chiese tediosamente Fukuda

“Hey scorfano io sono un genio l’hai forse dimenticato? Nel basket e ancora di più nello studio”

“D’accordo Sakuragi” intervenne ancora Maki “sinceramente non ho dubbi che il tuo test sia andato bene, ma sai dirmi qualcosa di quello di Rukawa?”

“Quando ho finito il mio compito mi sono girato ed ho preso il suo: non aveva ancora combinato nulla, allora ho risposto ad alcune domande per lui, giusto per fargli prendere la sufficienza, poi me ne sono andato, non so  se ha fatto altro, ma perché me lo chiedi?”

“Hanamichi, qui in squadra sappiamo tutti che i buoni risultati di Rukawa nello studio sono merito tuo” disse Fujima  “quello che probabilmente Maki vuole dire è ..”

“Quello che lo preoccupa è che io non faccia più i compiti al suo posto, ho capito” disse ancora il rissino “ed ha perfettamente ragione, perché la volpe da ora in avanti dovrà arrangiarsi da sola per i suoi studi. L’idiota qui, come mi ha sempre chiamato lui, ha finito di fare beneficenza!”.

“Siamo rovinati!” disse Uozumi.

“E perché mai? Deve solo dormire di meno e studiare di più” disse Sendoh “lo facciamo tutti, può farlo anche lui! Ora scusateci ma abbiamo un impegno.”

“Ancora una cosa”

“Che altro vuoi sapere Maki!”

“Voi due, state insieme davvero o è solo una messa in scena per Rukawa e Koshino?”

“E’ solo una messa in scena, per ora; ma chissà da cosa nasce cosa…., comunque evitate di farne parola con anima viva.”

Detto questo i due ragazzi lasciarono finalmente lo spogliatoio.

“Che facciamo?” chiese Kogure

“Ne restiamo fuori, come ci ha chiesto Sendoh” rispose Maki.

“Ne sei sicuro Shi-kun?” gli chiese Fukima

“Si, nessuno di noi ha il diritto di ficcare il naso nella loro vita privata.”

“E con Rukawa come la mettiamo?”

“Dovrà cavarsela da solo.”

“Ma..”

“Nessun ma! Non è più un bambino. E non possiamo neanche permetterci di prendere le parti di uno o degli altri, altrimenti rischiamo di minare l’equilibrio della squadra.”

“Maki ha ragione! Lasciamo che il principino se la sbrighi da solo”

“Mitsui! Ho appena detto che non dobbiamo prendere le parti di nessuno!”

“Ti ho sentito Maki, ma qualunque cosa tu dica io faccio comunque il tifo per Hanamichi.”

“Anche io” disse Fukuda lasciando tutti a bocca aperta.

“E comunque non pensare che noi non sappiamo che tu stai dalla parte di Sendoh capitano.”

E per almeno un’altra buon’ora la discussione continuò….

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“Tesoro, finalmente sei arrivato.”

“Ciao nonna, scusa per il ritardo” disse un sorridente Hanamichi ad un’anziana signora che gli andava incontro nel giardino.

“Zimici, zimici” una piccola furia con dei ricci capelli neri si tuffò addosso ad Hana.

“Zimici?” chiese Sendoh

“Sta per zio Hanamichi” spiegò il rossino

“Ciao Rika ti sono mancato?”

“Tanto tanto zimici” gli rispose la piccola, poi guardandosi intorno “dov’è ziede?”

“Oggi non è venuto, ma ho portato con me un altro amico, lui è Akira” le disse indicando Sendoh.

“È bello!” disse la piccola guardando il ragazzo più alto.

Sendoh le regalò uno dei suoi sorrisi più belli conquistando immediatamente la simpatia della bambina, che si sporse verso di lui ed una volta in braccio iniziò a giocare con i suoi capelli.

 

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