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Breve intro by Stella: Akira14 e Koibito8 si sono conosciute a Lucca Comics... una cosa tira l’altra, a un certo punto hanno deciso di scrivere questa fic “a quattro mani”. Koibito8 si occupa della coppia Hanamichi-Rukawa, mentre Akira14 di quella Sendo-Koshino... e adesso, a loro la parola!^__^

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YOU GET WHAT YOU GIVE
by Akira14 & Koibito8

You get what you give
Parte: 1/?
By Koibito8
Pairing: Ru-Hana
Rating: PG13

Note: Bla … bla … bla … i personaggi non sono nostri (purtroppo) e non ci guadagniamo niente ad usarli (ma chi vuoi che ci paghi per scrivere queste cazzate).
Warning: linguaggio molto scurrile!

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Campus dell’Università di Tokio, ore 24.25 circa.

In un appartamento delle tante palazzine in cui vivono gli studenti.

Hanamichi e Kaede erano nella loro camera, il moretto giaceva placidamente addormentato tra le braccia del suo compagno, che ancora sveglio si dilettava nel coccolare la sua volpe.

Stava per sprofondare tra le braccia accoglienti di Morfeo quando degli strani rumori lo riportarono brutalmente nel mondo reale; tese le orecchie pensando a qualche furfante con brutte intenzioni quando invece capì che era dalla stanza di fronte alla sua che arrivava tutto quel “baccano”; e gli scricchiolii del letto, i sospiri ed i gemiti dei due ragazzi che la occupavano non lasciavano certo spazio all’immaginazione.

 Sesso! Ecco in cosa erano indubbiamente impegnati Sendoh e Koshino in quel momento.

Senza rendersene conto aveva iniziato ad accarezzare Kaede con più insistenza; tutto sommato non gli sarebbe dispiaciuto poi molto imitare gli altri due.

Kaede aprì un occhio, quelle carezze non potevano certo lasciarlo indifferente, ma due giorni dopo avrebbero giocato una partita amichevole contro l’Università di Yokohama e voleva essere in forma.

“Hana smettila, voglio dormire”, si interruppe sentendo le urla provenienti dall’altra camera, Sendoh e Koshino avevano raggiunto l’orgasmo.

“Hn, quel depravato di Sendoh non pensa ad altro che a fare sesso, povero Koshino mi fa proprio pena”

“Hei Kaede, guarda che tutto sommato non è poi così brutto, se si ha il tempo e le possibilità perché non si dovrebbe soddisfare i propri desideri, o necessità.” Gli rispose il rossino.

“Do’hao, lo abbiamo già fatto prima, e adesso voglio dormire, abbiamo una partita dopodomani. Davvero non ti capisco, fino a qualche anno fa, quando eravamo ancora al liceo, dovevo quasi obbligarti a fare sesso mentre ora.

Hn vivere con Sendoh ti ha fatto diventare come lui, un hentai.”

Il tono con cui Rukawa aveva pronunciato queste parole non era stato dei più gentili, come sempre del resto; ma non era certo una novità, Kaede non aveva proprio idea del significato delle parole <gentilezza> e <tatto>, e anche di molte altre a dire il vero, ogni volta che parlava lo faceva con tono quasi sprezzante, come se fosse sempre necessario umiliare la persona che gli stava di fronte.

Hanamichi non ci faceva più molto caso,  ormai aveva imparato a conoscere molto bene la sua volpe, ma non poteva comunque fare a meno di domandarsi il perché di tale atteggiamento, perché secondo lui non era nient’altro che questo: un atteggiamento.

Quando voleva, o quando le circostanze lo richiedevano, Kaede riusciva a trasformarsi in una persona squisita, ma negli ultimi tempi il comportamento del suo compagno era notevolmente peggiorato; al contrario di lui che invece era diventato più educato, più paziente e soprattutto molto meno egocentrico, abbandonò questi pensieri per rispondere.

“Kitsune io non vivo con Sendoh, vivo con te. Il compagno di Sendoh è Koshino nel caso non te ne fossi accorto in questi mesi, e l’unico motivo per cui tutti e quattro abitiamo nello stesso appartamento è dovuto dal fatto che così possiamo pagare di meno. Comunque vogliate perdonarmi -Vostra Maestà-  se ho osato disturbare il Vostro preziosissimo riposo”.

“Do’hao non è il caso di fare del sarcasmo, ad assistere alla partita di dopodomani ci sarà il nuovo allenatore della Nazionale, e se vuoi essere ammesso nella rosa dei cinque titolari dovrai fare del tuo meglio anche tu!”

Di nuovo quel tono.

Hanamichi cominciava a perdere la pazienza, possibile che ogni volta che parlavano di basket la volpe non riusciva a fare a meno di ricordargli che lui era solo una delle riserve della squadra?

Era ancora molto dura per lui riuscire a mandare giù quel rospo, due anni prima quando il vecchio allenatore lo aveva convocato per la Nazionale si era convinto di essere il migliore, imbecille, ma quando invece erano stati scelti come titolari Maki, Sendoh, Mitsui, Fujima e la sua volpe.

Si era sentito crollare il mondo addosso.

Il suo ego super evoluto non poteva tollerare una simile offesa ed aveva reagito come era solito fare il vecchio Sakuragi Hanamichi, “il genio”.

Erano state le parole del Signor Anzai a risollevargli un po’ il morale, e suo nonno aveva fatto il resto, portandolo in montagna per una settimana; solo loro due, in mezzo al verde ed alla natura.

Gli aveva spiegato che con il suo atteggiamento non avrebbe comunque ottenuto nulla, l’unica cosa che poteva fare era continuare ad impegnarsi, fare del suo meglio, umiliarsi anche a chiedere l’aiuto di chi era più bravo di lui; in fondo uno dei titolari della squadra era il suo ragazzo e di certo non glielo avrebbe negato.

Ma soprattutto suo nonno aveva insistito perché si impegnasse di più nello studio, <la cultura è una cosa importante Hana-kun, non dimenticarlo mai. A cosa serve essere solo un grande giocatore di basket? Devi anche  essere in grado di esprimere i tuoi pensieri correttamente, che figura ci faresti se durante un’intervista tutta la città, o peggio ancora, tutto il Paese si rendesse conto che sei un ignorante? Io ti auguro di tutto cuore di diventare bravo e famoso come desideri, ma quando smetterai di giocare, se non avrai guadagnato abbastanza soldi con il basket, che cosa farai? Tu non sei mai stato umile, probabilmente non lo sarai mai, e dover abbassare la testa a 35-40 anni sarà ancora più dura di adesso.

Devi cercare di crescere adesso, più il tempo passa e più ti sarà difficile farlo. E sono più che sicuro che ci riuscirai, i Sakuragi non si tirano mai indietro.>

E come sempre il nonno aveva avuto ragione, Kaede gli aveva dato una mano ad affinare la sua tecnica, (non molto in realtà, non era bravo ad insegnare perdeva subito la pazienza), e Yohei l’aveva aiutato a recuperare a scuola, era diventato uno allievo più diligente, quasi più bravo in classe che sul campo; si era così diplomato con quasi il massimo dei voti rendendo suo nonno “l’uomo più orgoglioso del mondo” come gli diceva sempre.

Tornò di nuovo con i piedi per terra per rispondere a Rukawa.

“Non stavo facendo del sarcasmo, dicevo semplicemente la verità. E’ sempre così con te, prima viene il basket, poi il tuo riposo, Shadow (il gatto, nero) persino la tua bicicletta è più importante di me!

E anche dello studio.

Forse non ti sarai dimenticato della partita di dopodomani pomeriggio, ma che mi dici del test di storia che faremo domani mattina? Scommetto che a quello non hai pensato.”

“E perché dovrei preoccuparmi del test,  ci sei già tu a pensarci!.”

“Certo! E scommetto che ti aspetti che faccia il compito anche per te non è  vero?” il rossino si stava alterando sempre di più.

“Hn, e perché no? Lo hai sempre fatto. Adesso spegni la luce e smettila di rompere, ho sonno”

Hanamichi fece quello che Kaede gli aveva chiesto, ma invece di risistemarsi tra le lenzuola ed abbracciare Rukawa si alzò dal letto.

“Dove vai?” la voce del corvaccio- gli era arrivata alle orecchie mentre stava per aprire la porta della loro camera, c’era per caso un tono ansioso nelle sue parole?

No, figuriamoci, doveva essersi sbagliato.

“In cucina, a scaldarmi un po’ di latte.” Fu la sua risposta.

“Hn”.

<Sei proprio uno stronzo kitsune!> non era riuscito a fare a meno di pensare Hanamichi.

Una volta in cucina, aspettò che il latte fosse pronto. Si diresse poi nel salotto ed accese il televisore mentre si sedeva sul divano, non voleva tornare subito a letto.

Non erano molti i punti fermi nella sua relazione con Rukawa, ma una cosa era certa: da quando avevano iniziato a dividere lo stesso letto, la volpe non riusciva ad addormentarsi subito se Hanamichi non lo teneva tra le sue braccia, il rossino era …. Come dire … ecco, il suo ciuccio.

<Bene volpastro> pensò diabolicamente <soffri un po’ anche tu, credo che sia arrivato il momento di darti una lezione>.

Il mattino seguente.

Aula di storia.

Hanamichi era piegato sul suo compito, intento a rispondere alle domande del suo test (era uno di quei compiti con le risposte guidate, lui li adorava).

Non era particolarmente difficile, almeno per lui, sentiva invece Rukawa agitarsi sul banco dietro il suo.

Il moretto era preoccupato ad essere onesti, di solito Hanamichi lo aiutava sempre, mentre adesso era passata più di un’ora da quando avevano iniziato ed ancora non lo aveva degnato della minima attenzione. Merda! Non poteva prendere un brutto voto, gli avrebbe abbassato la media.

Si fermò a riflettere un attimo, ma quale media? Se aveva dei voti più che soddisfacenti era solo grazie ad Hanamichi, era sempre lui a togliergli le castagne dal fuoco. Ma che pensiero stupido, in fondo il do’hao era contento di farlo.

Hanamichi si girò in quel momento per prendere il suo test, facendo attenzione che il professore non lo vedesse. Rispose ad alcune delle domande a cui Rukawa non era stato in grado, si rigirò e gli mise il foglio sul banco, dopo di che si alzò, consegnò il suo compito ed uscì dall’aula.

Rukawa diede un’occhiata al suo test.

Ma cosa.?

Hanamichi  aveva lasciato delle domande senza risposta, ma perché? Mancava ancora quasi un’ora al tempo stabilito dal professore.

Decise di consegnare anche lui il suo compito, inutile buttare delle risposte a casaccio, avrebbe solo rischiato di fare danni.

Uscito dall’aula andò alla ricerca del suo ragazzo, lo trovò in palestra intento ad allenarsi.

Andò a cambiarsi anche lui e lo raggiunse, non voleva chiedergli cosa lo avesse spinto a comportarsi in modo così strano, ma la curiosità era troppa.

“Che cosa ti prende do’hao?”

“Che cosa vuoi dire? Non capisco.” Gli rispose.

“C’era ancora tempo per finire il compito, perché te ne sei andato prima?”

“Me ne sono andato perché avevo finito, anzi, se non avessi risposto anche a venti delle tue domande avrei fatto molto prima.”

“Hn, ma il mio di compito non era finito e ….”

“Alt! Non aggiungere altro, prenderai comunque la sufficienza, non vedo quindi perché ti lamenti, negli ultimi tempi ho sempre fatto prima i tuoi compiti e poi i miei, ed il risultato è stato che i tuoi voti sono diventati migliori dei miei.”

“Allora sei solo invidioso che ..” Hanamichi lo interruppe di nuovo.

“INVIDIOSO! E di che cosa? Quei voti non li hai presi tu ma io; quindi di che cosa dovrei essere invidioso? Dovrei piuttosto darmi dell’imbecille per averti messo ancora una volta prima di me, ma tu neanche te ne rendi conto. Non è più un favore quello che ti faccio, è diventato un obbligo. E tu invece che cosa fai per me? Mi insulti, mi ignori, mi releghi come sempre al secondo posto!”

“Stai dicendo delle assurdità, non è vero” rispose Rukawa senza scomporsi.

“Ne sei proprio sicuro kitsune? Prova a pensarci, tu sei più bravo di me nel basket ma mi hai mai aiutato veramente come faccio io con te nello studio? NO. Non ci hai mai neanche pensato”

Rukawa era senza parole, la frase <tu sei più bravo di me nel basket> continuava a girargli nella testa.

Era davvero uscita dalla bocca del do’hao?

Certo Hanamichi gli aveva chiesto, tempo prima, di dargli una mano, ma per affinare la sua tecnica non certo perché lo ritenesse più bravo di lui.

Il suo do’hao si sarebbe fatto ammazzare piuttosto che ammettere una simile verità.

“Forse ha ragione mio nonno quando dice che un rapporto sentimentale è fatto di molte cose … io”

“Perché metti sempre di mezzo tuo nonno, non puoi pensare con la tua testa anziché con la sua?”

“Non ti azzardare a parlare male di mio nonno Rukawa, tu non lo conosci, sarai venuto con me a fargli visita quattro o cinque volte in due anni, io invece lo conosco da quando sono nato”.

<Rukawa?, hn brutto segno, se mi ha chiamato per cognome significa che si sta incazzando, meglio lasciar stare, non voglio perdere altro tempo, mi devo allenare.> fu il pensiero del moretto.

“Ok, d’accordo lasciamo stare” gli rispose.

“Si hai proprio ragione Rukawa, è meglio se lasciamo stare.” Detto questo si diresse verso gli spogliatoi.

“Do’hao dove stai andando?”

<Di nuovo. Ancora quel tono di sufficienza, ancora insulti.> Pensò  Hanamichi. Ma decise di non reagire, doveva imparare  ad ignorare tutto, proprio come faceva lui.

Doveva diventare come lui. Un impermeabile su cui scivola tutto addosso senza lasciare tracce.

“Vado a casa. Sono stanco.” Gli rispose.

“Sei stanco?, Ma se hai appena cominciato!” ribatte’ Rukawa.

“Non hai capito kitsune, sono  stanco -”. Non si voltò neanche nel rispondergli, e uscì direttamente dalla palestra senza passare a salutarlo dopo essersi cambiato.

Dopo circa mezz’ora, Rukawa si diresse verso gli spogliatoi chiedendosi cosa stesse combinando Hanamichi, trovò la stanza vuota.

<Ma che diavolo gli prende? Se non fosse un maschio penserei che sta per arrivargli il ciclo!> pensò con la sua proverbiale freddezza - Torniamo ad allenarci, che è meglio>.

Hanamichi nel frattempo era quasi arrivato a casa.

<Stronzo, egoista, insensibile, freddo, arrogante kitsune! Ma con tutte le persone che si sono in Giappone perché mi sono innamorato proprio di te?>

Gli vennero ancora in mente le parole di suo nonno: <devi cercare di migliorare il tuo carattere Hana-kun. Kaede sembra infastidito dal tuo modo di fare, e se davvero lo ami come dici dovresti fare uno sforzo per lui, per renderlo più felice. Quando si ama davvero i desideri della persona amata vengono sempre prima dei tuoi. Nel limite del lecito e del possibile ovviamente.>

E in quei due anni lui si era davvero impegnato perché fosse così. E Rukawa invece lo aveva fatto?

No. Era triste doverlo ammettere, ma la verità era proprio questa.

<Forse è il caso di andare a trovare il nonno, lui riuscirà sicuramente ad essermi di conforto>

Era tutto preso dai suoi pensieri che, proprio davanti alla palazzina dove stava l’appartamento in cui viveva, andò quasi a sbattere contro un’altra persona.

Alzò lo sguardo e si ritrovo a fissare il volto di Sendoh con il suo eterno sorriso stampato sulla faccia, ma i suoi occhi non erano quelli di sempre; sembravano …. Tristi?

“Ciao Hanamichi, già a casa? Tutto bene con il test di storia? Come mai non sei in palestra ad allenarti?” chiese il ragazzo più alto.

“Ciao Sendoh, si, si, mi è passata la voglia, e tu perché non ci sei?” gli rispose telegraficamente.

“Uh! Scusa, cosa hai detto?”

“Erano le risposte alle domande che mi hai fatto: si sono già a casa, si il test è andato bene, non avevo più voglia di stare in palestra con quel baka. E tu perché non sei in palestra?”

Sendoh lo fissò con più attenzione, aveva gli occhi umidi, doveva essere successo qualcosa con Rukawa.

“Forse ci andrò più tardi in palestra. Adesso anche io non ne ho voglia.”

“Di un po’ hai per caso litigato con Koshino?” gli chiese il rosso.

“Già! Si vede? Anche non mi sembri messo meglio però. Forza andiamo su e facciamoci quattro chiacchiere davanti ad una bella tazza di tè bollente”.

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Parte 02
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