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Secondo una leggenda un ragazzo era andato a caccia sulle montagne dell’Arberia (antico nome dell’Albania). Lì affrontò un’aquila. Il popolo impressionato dal suo coraggio lo scelse come re, chiamandolo figlio dell’aquila. Il suo regno venne chiamato “Shqiperia” che vuol dire il “Paese delle aquile”. 


DATI GEOGRAFICI


Nome ufficiale:
RepubliKa e Shqiperisé
Superficie: 28.250 kmq
Popolazione: 3.134.000
Tasso di mortalità infantile: 28,3%
Aspettativa di vita:71 anni
Capitale: Tirana
Moneta: Nuovo Lek
Lingua: albanese e forme di dialetto 
Religione: musulmana 70%, ortodossa 20%, cattolica 10%
Scolarizzazione Universitaria: 11,1% della popolazione
L’ Albania è una piccola nazione, la cui superficie è vasta circa un decimo di quella dell’Italia ed è situata nella parte meridionale della penisola balcanica. L’Albania è bagnata dal mar Adriatico e dal mar Ionio. Le sue coste fronteggiano la Puglia e il canale d’Otranto, largo solo 80 km, la separa dall’Italia. A nord confina con il Montenegro, a est con la Macedonia e a sua con la Grecia.
Il fiume Buna che si trova in territorio albanese è l’unico fiume navigabile dei Balcani. Circa il 70% della superficie albanese è coperto da montagne o da colline. Il territorio albanese è prevalentemente montuoso e questo fattore fisico ha ostacolato la comunicazione tra gli abitanti. Le cime più alte di quelle che si definiscono Alpi albanesi superano i 2500 metri.

Il clima sulla costa è mediterraneo, nell’interno, le estati sono asciutte e calde mentre gli inverni sono freddi e piovosi con punte di freddo intenso.

La popolazione attuale è di circa 3.134.000 abitanti. Quasi altri 3.000.000 di albanesi vivono fuori della Repubblica di Albania, nei Paesi limitrofi, come il Kosovo, il Montenegro e la Serbia.
Ci sono, inoltre, comunità albanesi disseminate in diverse parti del mondo: Grecia, Italia, Croazia, Romania, Francia, Germania, Stati Uniti. 
l fiume Buna che si trova in territorio albanese è l’unico fiume navigabile dei Balcani. Circa il 70% della superficie albanese è coperto da montagne o da colline. Il territorio albanese è prevalentemente montuoso e questo fattore fisico ha ostacolato la comunicazione tra gli abitanti. Le cime più alte di quelle che si definiscono Alpi albanesi superano i 2500 metri.

Il clima sulla costa è mediterraneo, nell’interno, le estati sono asciutte e calde mentre gli inverni sono freddi e piovosi con punte di freddo intenso.

La popolazione attuale è di circa 3.134.000 abitanti. Quasi altri 3.000.000 di albanesi vivono fuori della Repubblica di Albania, nei Paesi limitrofi, come il Kosovo, il Montenegro e la Serbia.
Ci sono, inoltre, comunità albanesi disseminate in diverse parti del mondo: Grecia, Italia, Croazia, Romania, Francia, Germania, Stati Uniti. 

 

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Notizie storiche

2000 a.C. Si ritiene che i progenitori degli albanesi siano stati degli Illiri, occupano tutta la penisola balcanica.

1000 a.C. Gli Illiri fondano un regno in Albania che raggiunge l’apice con re Agron. 

168 a. C. I Romani conquistano gli Illiri. 

Nel Medioevo i territori albanesi passano sotto il dominio dell’Impero Romano d’Oriente.

Sec. X-XII, lento distacco da Bisanzio e fondazione (1190) del primo Stato indipendente albanese.

Sec. XIV-XIX . Invasione turca . Tra il 1448 e il 1468 lotta antiturca capeggiata da Gjorgj Kastriot (Skenderbeu).

1912 Proclamazione Indipendenza.

1925 Ahmed Zogu viene eletto Presidente.

1928 Ahmed Zogu è proclamato Re.

1939 Invasione dell’Albania da parte dell’Italia.

1943 invasione Albania da parte della Germania.

1946 Nascita della Repubblica Popolare.

1985 Muore Hoxha. Transizione al pluripartitismo.

1992 Elezioni: vittoria del Partito Democratico.

1997 Vittoria dei Socialisti di Fatos Nano .

1999 governo di Illir Meta.

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INTERVISTE

  Prima intervista: Isa Maloku (classe 3°A)

Isa viene dall’Albania. I suoi genitori sono venuti in Italia per motivi di lavoro. Ha scelto l’Italia perché aveva parenti in varie città italiane ,infatti è vissuto prima in Calabria per cinque anni, e poi si è trasferito a Fontaneto d’Agogna. Ha visitato una buona parte dell’Italia, più di tanti ragazzi italiani: è stato infatti a Bari, Napoli, Firenze, Brescia e Treviso.
Isa è venuto in Italia nel 1999 quando aveva nove anni e quindi dice di non conoscere bene il suo paese d’origine. Dal suo punto di vista non ha notato nessuna differenza nel modo di vivere italiano rispetto a quello dell’Albania. Le uniche differenze riguardano il clima, più caldo in Albania e il paesaggio con il mare. Ha frequentato la scuola dalla terza elementare alla prima media in Calabria. La seconda e la terza media le ha frequentate qui a Fontaneto. Isa ha detto che al sud la scuola è meno impegnativa e meno faticosa : non lo interrogavano mai e facevano solo verifiche scritte , mentre la scuola a Fontaneto è più difficile. Ha raccontato che nella scuola italiana si è ambientato bene; ha trovato degli amici e non ha avuto difficoltà nel fare amicizia: infatti il tempo libero lo passa in compagnia degli amici, sia italiani che albanesi . Quando è venuto in Italia non conosceva assolutamente l’italiano ed ha avuto qualche difficoltà, anche perché in famiglia parlano l’albanese. Dopo le medie ha intenzione di frequentare l’ istituto professionale Enaip per diventare meccanico. 
Isa è di religione cattolica perché, appena arrivato in Calabria, ha ricevuto il battesimo e ha anche fatto la comunione , per cui festeggia tutte le festività italiane. Degli italiani ha notato che al sud sono molto più socievoli, mentre a nord è più difficile fare amicizia. Isa è stato in Albania di recente,per qualche giorno, e non ha intenzione di tornare stabilmente nel suo paese nativo. 

 

  Seconda intervista: Avjola Jakupi (classe 1 A)



Avjola si è stabilita in Italia con tutta la famiglia, tranne la nonna che è rimasta in Albania, perché aveva qui parenti ed amici.
E’ vissuta a Susa, vicino a Torino e a Merana, in montagna in provincia di Alessandria.
Quando si è trasferita in Italia aveva otto anni, perciò si ricorda poco del suo Paese d’origine.
Avjola ci ha parlato di alcuni dolci tradizionali albanesi: la “bakllava’, una torta a base di noci e la “sheqepare” una torta con il cioccolato preparata in occasioni speciali come il Capodanno. La cucina albanese usa di preferenza il burro piuttosto che l’olio d’oliva e Avjola ha notato che in Italia si consumano più pasta e pizza nell’alimentazione di tutti i giorni.
Avjola torna raramente in Albania, ma spesso viene a trovarla la nonna.
Ha frequentato la scuola materna e la prima elementare a Tirana, la seconda elementare a Durazzo, la terza e la quarta a Merana e la quinta a Susa . E’ arrivata alle medie di Fontaneto dopo quindici giorni dall’inizio delle lezioni.
In Italia si è trovata bene, anche perché in Albania la disciplina era più rigida: le maestre avevano un bastone per spaventare gli alunni e, se uno disturbava, lo mettevano faccia al muro con le mani dietro alla testa e una gamba alzata.
Vjola ha fatto fatica a socializzare perché è un po’ timida e tende a rimanere in disparte fino a quando non conosce bene le persone; qui a Fontaneto è riuscita a fare alcune amicizie con i compagni di classe.
Ha imparato facilmente la lingua italiana parlata, mentre ha avuto più difficoltà nello scrivere, soprattutto con le doppie e gli accenti. Nella sua famiglia si parla l’albanese, ma tutti conoscono l’italiano, anche se la mamma lo parla con qualche difficoltà.
Avjola passa il tempo libero a casa giocando e guardando la televisione e non ha molte occasioni di incontrare gli amici, perché vive un po’ fuori dal paese, in località Tuvina.
Dopo le medie vorrebbe continuare gli studi, ma non sa ancora cosa farà, anche se preferisce le materie letterarie.
Avjola è cristiana e ha ricevuto tutti i sacramenti; quindi festeggia tutte le ricorrenze religiose italiane.
Riguardo alla differenza tra i due popoli, le sembra di aver notato che gli Albanesi sono più socievoli e si affezionano più facilmente agli amici.
Lei non conosce le intenzioni della sua famiglia e non sa se ritornerà in Albania o rimarrà stabilmente in Italia.

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Fiabe e leggende albanesi 

 

Le ballate popolari e le leggende albanesi si possono far risalire, generalmente, a due grandi cicli: il ciclo delle montagne del Nord e quello degli Arbereshe. Entrambi questi cicli hanno come fonte il popolo albanese.
Alcune di queste fiabe sono molto antiche, forse di origine illirica. Hanno subito delle variazioni lungo i secoli, ma il nocciolo è rimasto invariato. Infatti, sia i canti leggendari come quelli che prendono spunto da avvenimenti storici, manifestano le grandi doti del popolo albanese, il suo valore e la sua indomabile resistenza di fronte al nemico, per la difesa del paese e dell’onore.
Un altro aspetto che si può ritrovare nelle fiabe è il paesaggio delle Alpi albanesi, che fa da sfondo a molti racconti, descritto sia d’inverno che d’estate, di notte e di giorno; anche la natura montuosa rappresenta il carattere tenace della gente. Nei racconti, spesso gli elementi naturali prendono vita e si personificano; allora il sole, le stelle, la luna, il faggio, la quercia, i monti assumono una luce nuova, soffusa di poesia. 
Nelle fiabe mitologiche albanesi compaiono spesso figure magiche, sono le zanat, personaggi fantastici che abitano nei boschi, spesso rappresentate come delle vecchie entità femminili un po’ dispettose. 
Altri personaggi di fiabe e racconti sono i folletti, bardhat e malit, che abitano sotto terra e sono dispettosi; le fatit, piccole fate che volano cavalcando farfalle; il kulcedra, drago sputafuoco che porta la siccità, egli rappresenta il nemico che invade le città e procura agli abitanti angosce e paure. 
Un’altra figura caratteristica delle storie è Nastradini, il personaggio raffigurante l’ignorante furbo del paese che viaggia con un asino e prende in giro i ricchi e i potenti; è un personaggio che assomiglia per molti aspetti al Giufà italiano ed al Guiha del mondo arabo.
Il protagonista leggendario di innumerevoli racconti epici, le cui gesta si tramandano e si arricchiscono di continuo è senza dubbio Skenderbeu, l’eroe nazionale, il simbolo stesso del coraggio e del valore. 

 

Fiaba 1: La figlia del sole e della luna

Fiaba 2La volpe e l'allodola

 

 

La prima fiaba, che presentiamo, ha come ambientazione le montagne albanesi. Il protagonista è un giovane prode, il quale chiede un estremo favore al drago, che vorrebbe divorarlo: poter tornare un’ultima volta a salutare la madre e la fanciulla amata. Il giovane dà la sua besa, la parola d’onore, al drago e promette di tornare a qualsiasi costo.
L’innamorata, allora, decide di accompagnarlo e, poiché ella è la figlia del sole e della luna, sconfiggerà il drago, così come la vita sconfigge la morte. La fiaba mette in luce la fierezza del popolo albanese e la grande lealtà nel rispettare la parola data, illustra la vita dei cacciatori delle montagne ed, infine, appare un percorso d’iniziazione dei due giovani che pur affrontando le difficoltà riescono a vincere. Il ragazzo è anche premiato per la profondità dei suoi sentimenti nei confronti della fanciulla, senza conoscere le sue doti magiche, che salveranno ad entrambi la vita. 

 


La figlia del sole e della luna


 


Clicca sulle immagini per ingrandire


 


... gli apparve davanti il drago con sette teste e sette corna

 

 


La madre si mise a piangere e a gridare: “Figlio, figlio mio! Che bisogno avevi di andare sulla montagna, perché non mi hai ascoltata? Non tornarci!”

 

 


La fanciulla salì su un cavallo bianco, il prode su un cavallo nero e si avviarono entrambi verso la montagna del drago...

 

 


La fanciulla e il prode si avvicinarono al drago. Questi cominciò a digrignare i denti e a mandare fuoco dalle fauci.

Cera una volta una madre che aveva un figlio, un figlio solo, e lo amava profondamente. Il giovane andava a caccia e la madre un giorno gli raccomandò:
“Figliolo mio! Vai pure a caccia per tutti i monti, ma non andare a caccia sui monti del drago. Perché il drago è molto cattivo: ti sbranerà, t’inghiottirà. Molti giovani sono andati lì e non sono più tornati…” 
Il prode giovane non ascoltò la madre. Ascoltò invece la fanciulla del suo cuore, che gli diceva; “O mio prode, se mi ami, non andare a caccia su nessun altro monte ma solo sulla montagna del drago.”
Il giovane amava molto quella bella fanciulla e faceva sempre quello che lei voleva. Perciò si alzò e andò a cacciare sulla montagna del drago… Appena arrivò lassù, la terra, con tutte le rocce e gli alberi, incominciò a tremare. Ed ecco gli apparve davanti il drago con sette teste e sette corna, con gli occhi di brace come torce accese, la bocca era una spelonca, sulla schiena delle fiamme che sembravano ali di pipistrello molto grandi. Dalle fauci uscivano fiamme e fumo. Era un fuoco che bruciava l’erba, i fiori e i cespugli dei campi. Sbatté tre volte la coda e la terra tremò. Il giovane non ebbe paura e mise una freccia all’arco. La freccia partì, fischiò nell’aria ma non scalfì il drago. Allora il giovane lo colpì con l’asta, ma neppure l’asta fece nulla al drago. Sguainò la spada, ma il drago emise un urlo tanto forte che al giovane l’arma cadde di mano. E così il prode venne a trovarsi solo davanti al drago, disarmato. Il drago rise con le sue sette fauci, si avvicinò, lo avvampò con le lingue di fuoco e disse: “Adesso ti mangerò, ragazzo, perché hai calpestato la mia montagna. Non hai sentito dire che chi calpesta questa montagna non resta vivo? Molti altri sono venuti prima di te e li ho mangiati tutti. Adesso mangerò anche te, preparati!”
"O drago, grande drago! Lo vedo che tu mi vuoi mangiare; sei molto forte. Solo di una cosa ti prego: lascia che vada a casa a chiedere a mia madre la benedizione prima della morte. Poi tornerò e tu mi mangerai: ”
“E tu che cosa mi dai perché io ti lasci andare?”
“Ti do la mia e va' pure!”
“Bene; dammi la tua besa e va' pure!”
Il giovane diede la sua besa al drago, scese dalla montagna andò dritto a casa e disse alla madre: “ Il drago della montagna dove andavo a caccia mi vuole mangiare. Io gli ho dato la mia besa che sarei ritornato e il drago mi ha lasciato venire da te. Ora dammi la tua benedizione prima che muoia, perché devo ritornare dal drago che mi mangerà.”
La madre si mise a piangere e a gridare: “Figlio, figlio mio! Che bisogno avevi di andare sulla montagna, perché non mi hai ascoltata? Non tornarci!”
“No, madre, devo andarci perché ho dato la mia besa
Il giovane sorrise amaro, si inginocchiò ed ebbe la benedizione della madre: le baciò la mano. Lei lo benedisse; poi si vestì a lutto e si chiuse in casa…
Il giovane andò dalla fanciulla del cuore e le disse:
“Addio, mia bella! Sono venuto a salutarti, perché io me ne vado e non ritornerò mai più. Mi mangerà il drago che mi ha sorpreso mentre andavo a caccia sulla sua montagna. Gli ho dato la mia besa che sarei tornato indietro a farmi mangiare da lui. Così, vivi felice, mia bella.”
La fanciulla sorrise:
“Ti dispiace farti mangiare dal drago?”
“No, mia bella. Tu mi hai dato tanta gioia, con la tua bellezza e il tuo sorriso, che vado incontro alla morte senza alcun rimpianto. Vivi felice. Io ora devo andare. Il drago mi aspetta.”
“Aspettami, ragazzo, voglio venire anch’io sulla montagna con te.” 
Il giovane si rabbuiò: “ Non venire, o mia bella, perché lì tremano le rocce e si scuotono gli alberi. Il drago è molto cattivo: ti brucia, ti mangia, ti inghiotte.”
“Allora io non vengo, ma tu resta con me, per sempre.”
“Non posso, mia bella. Ho dato la mia besa al drago e non posso venire meno alla mia parola…meglio morto che tradire la besa.
La bella sorrise: “ Verrò io con te.”
La fanciulla salì su un cavallo bianco, il prode su un cavallo nero e si avviarono entrambi verso la montagna del drago. La fanciulla sembrava rivestita di luce, mentre il giovane la guardava e si sentiva tremare il cuore. Diceva tra sé: “ Come può il drago mangiare questa fanciulla meravigliosa? Ah, se avessi tre vite… Le darei tutte e tre al drago, purché lasciasse tornare indietro la fanciulla.”
La bella si accorse che egli pensava qualcosa tra sé e sé e gli domandò: “Che cosa penso, o prode?”
Egli le disse quello che stava pensando: “O mia bella, se avessi tre vite le darei tutte al drago perché tu possa salvarti e vivere felice.” 
Lei lo guardò sorridente:
“Anche senza di te?”
“Anche senza di me.”
“Tanto mi ami?”
“Tanto…”
In quel momento rimbombò la montagna, si scossero le rocce e gli alberi. Venne fuori il drago che si mise a cantare: “Oh me fortunato, me fortunato! Ne avevo uno e adesso sono due. Sta arrivando una tenera fanciulla. Me la mangerò, me la ingoierò viva!” 
La bianca fanciulla si mise a ridere e rispose al drago: “Oh povero drago, povero drago! Ne avevi uno e adesso non ne hai nessuno. E tu stesso sprofonderai nelle viscere della terra, perché questa montagna è degli uomini e sarà degli uomini.”
La fanciulla e il prode si avvicinarono al drago. Questi cominciò a digrignare i denti e a mandare fuoco dalle fauci. Ma uno sguardo della fanciulla lo inchiodò immobile lì dove si trovava. Il drago tremò di paure e cercò di indietreggiare.
“Chi sei tu, bianca fanciulla, che fai tremare il mio corpo? Cos’è questa luce che ti splende in volto? Cos’è questo fuoco che mi brucia così?”
“Io sono la figlia della luna e del sole, sono la goccia del cielo che cade ovunque, sui monti e sui campi, sulla testa dei cattivi per la felicità dei buoni, per la salvezza degli uomini.”
“Cos’è questo giovane per te fanciulla?”
“E’ il compagno della mia vita.”
“O fanciulla tra tutte le fanciulle della terra! Torna pure indietro felice. Possa tu godere la giovinezza con il prode che ti sei scelto. Siete stati di parola e mi avete vinto. “
“Ma tu, o grande drago, che cosa farai ora?” domandò la fanciulla della luna e del sole, che teneva in mano una freccia di luce, la goccia del cielo.
“Dal momento che mi hai vinto per me non c’è più posto in questo mondo, sprofonderò nelle viscere della terra e non ne uscirò più.”
E il drago scomparve e non si vide più.
I due - la bianca fanciulla e il prode fedele alla besa – vissero felici e la loro famiglia prosperò di generazione in generazione.
Sulla montagna del drago i cacciatori incominciarono ad andare a caccia come su tutte le altre montagne. Si sentivano risuonare i campanacci dei greggi e le asce dei boscaioli. La vita aveva vinto la morte.

 

 

Illustrazioni di Lorenzo Duso (1B - Fontaneto)

 

 


La volpe e l'allodola


Fiaba animata
dalle classi prime
Sc. Secondaria 1° grado
di Suno


Presentazione in Powerpoint 

vedi »

(Clicca qui per installare 
PowerPoint Viewer
)

 

 

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NOTIZIE E CURIOSITA’ SULL’ALBANIA:

Il VALORE DELL’ OSPITALITA’ 
Per gli Albanesi la convivialità e l’ospitalità sono valori fondamentali che forse resisteranno nel tempo, nonostante i cambiamenti sociali, economici e politici del Paese.
In Albania il valore dell’ospitalità è una delle leggi del Kanun, ovvero il diritto consuetudinario, uno dei pochi che si è conservato in Europa. La base del Kanun, documento spirituale che appartiene più alla storia che all’attualità dell’Albania , è un complesso di leggi morali che “ ogni persona giusta” sente di possedere.

LA SCUOLA IN ALBANIA 
In Albania la scuola elementare dura quattro anni. Si va a scuola dal lunedì al venerdì. Le classi sono più numerose rispetto all’Italia, possono arrivare anche a 36 e più alunni. 
Durante la prima elementare si impara l’alfabeto albanese che possiede più lettere e più suoni di quello italiano; poi si impara a leggere e a scrivere.
La scuola media è molto simile quella italiana. Le materie comprendono: chimica, fisica, storia dell’Albania, lingua albanese, matematica, musica, lingua straniera (francese, inglese, italiano).
I ragazzi frequentano le lezioni per cinque ore al giorno. Per passare alle medie non c’è nessun esame: chi è promosso alle elementari può passare alle medie che durano quattro anni, alla fine dei quali c’è un esame per passare alle superiori. 
La scuola inizia il 15 settembre. L’anno scolastico albanese viene interrotto da alcune feste e vacanze più o meno lunghe. In occasione del Capodanno è vacanza dal 24 dicembre al 6 gennaio; ancora un periodo di riposo dall’1al 7 aprile e anche alla fine del trimestre. Ci sono anche feste di una singola giornata durante le quali alunni e insegnanti svolgono attività piacevoli, come la partecipazione ad escursioni nei parchi cittadini o fuori città. In occasione della festa di Primavera, ad esempio, gli alunni assistono a spettacoli o partecipano a giochi.
Ci sono poi due feste particolari. Il 7 marzo, la Festa dell’insegnante, dedicata a Petro Nini Luarasi, un insegnante ucciso dai greci ortodossi alla fine dell’800 perché voleva aprire una scuola in lingua albanese. In quel giorno tutti i bambini festeggiano gli insegnanti, regalando loro fiori. L’altra è la Festa dei Bambini. il 1 giugno, organizzata dalla scuola con giochi e vari spettacoli. A Tirana, in quell’occasione vengono fatti volare gli aquiloni. 


LE FESTE

Feste civili
1-2 gennaio: Capodanno
1 maggio: festa dei lavoratori
28 novembre: giorno della Bandiera – Indipendenza dai Turchi
29 novembre: giorno della Liberazione – dai nazisti

Feste religiose
Novruz: Festa di Primavera 22-23 marzo – festa musulmana
Pasqua: quella ortodossa è una settimana dopo quella cattolica. Ortodossi e cattolici festeggiano tingendo le uova di rosso.
Ramadam: festa musulmana, cade nel nono mese lunare.
Aid Al Fitr: si celebra la fini del Ramadam
Natale: 25 dicembre 

In Albania c’è la tradizione di mangiare il tacchino durante le feste di Capodanno. Esso generalmente andava comprato vivo, c’era poi il rito della pulitura dopo averlo ucciso: con i vari pezzi interni si preparavano zuppe e minestre, mentre il tacchino cuoceva in forno e diventava tutto dorato. Oltre al tacchino, alle insalate e alle minestre , si preparava anche un tipico dolce turco la baklava, fatto di sfoglie farcite con un trito di noci e zucchero, bagnate con il burro e cosparse di sciroppo. Veniva anche cucinato il byrek: una torta salata fatta con pasta a sfoglia e con un ripieno di formaggio sbriciolato, uova e latte.

 

La donna
Nella società albanese, il ruolo e la condizione della donna sono ancora sottovalutati. La cultura patriarcale, che domina in molte parti del paese, alle donne non riconosce spazi, potere, voce e, al contrario, riconosce a sé e agli uomini che lo detengono il potere di esercitare sulle donne violenza e dominio. Proprio l'assenza di spazi, potere, voce ha spinto un gruppo di giovani donne albanesi, supportate da donne italiane, impegnate da anni nella difesa dei diritti delle donne in luoghi difficili, e da donne albanesi, attive nel movimento femminile albanese, a mettersi insieme e creare nell'aprile 2001 un Centro Donna nella città di Scutari. 

 

 

PERSONAGGI FAMOSI

Un’albanese conosciuta in tutto il mondo




Gonxhe Bojaxhui, la futura Madre Teresa, è nata il 26 agosto 1910 a Skopje. A 19 anni si unisce alle suore di Loreto e viene mandata a Calcutta. A contatto con la sconvolgente miseria dei ghetti decide di dedicare la vita ai poveri. Nel 1948 indossa il sari bianco e blu e fonda le Missionarie della Carità. Nel 1979 riceve il premio Nobel per la pace. Muore nel 1997. 



Skenderbeu: l’eroe nazionale
Gjergj Kastriot Skenderbeu
(1405-1468) o Skenderbeg è per gli albanesi uno degli eroi nazionale più popolari, un po’ come Garibaldi per gli italiani. La sua statua domina la piazza principale di Tirana.
Figlio di Gjon kastriot, signore di kruja, all’età di sette anni fu preso in ostaggio dai Turchi quando questi invasero l’Albania; inviato alla corte del sultano fu addestrato per diventare un abile guerriero. Nel 1443, con un gruppo di soldati a lui fedeli, tornò a kruja e la liberò dai turchi, facendo sventolare la bandiera albanese. Successivamente, si mise a capo della “Lega del popolo albanese” per cacciare definitivamente i nemici dall’Albania.
La resistenza contro l’immensa armata turca durò 25 anni e quando Skenderbeu morì di malaria gli ottomani riuscirono ad invadere la regione. Molti albanesi allora abbandonarono il loro paese e si trasferirono nel Sud Italia, costituendo delle vere e proprie colonie. 

 

Gli Arbereshe: albanesi d’Italia 
Vengono chiamate Arbereshe le comunità stanziate in circa 50 comuni delle regioni del centro e del sud d’Italia, dal Molise fino alla Sicilia. Oggi si tratta di circa 100.000 abitanti parlanti lingua albanese.
L’origine del termine Arbereshe si intreccia con il nome Arberia: Albania. I primi flussi migratori verso l’Italia si ebbero nel XV secolo, in seguito all’arrivo dei soldati albanesi in aiuto agli Aragona. Il maggior flusso fu tra i1 1468 e il 1506. Le migrazioni del 1534 e 1647 portarono profughi che si stanziarono in Calabria e in Lucania.

 

L'abbigliamento nuziale 
Ancora oggi, dinanzi a una riproduzione o a un antico abito albanese, nuziale o di gala, ciò che maggiormente colpisce l'occhio dell'osservatore è la sontuosità e la regalità del tutto. Studiando in particolare la tipologia dell'antico costume nuziale arbëresh della Terra di Taranto e confrontandolo - su stampe e riproduzioni albanesi - con l'abbigliamento della donna dell'Albania del tempo di Scanderberg o di alcuni centri montani dell'area calabro-lucana, salta subito all'occhio una certa diversità nel modello d'insieme. L'abbigliamento della terra di Albania del XV-XVI secolo risente, nello stile, della moda tutta orientale, turca, mussulmana. Il figurino è ricco di veli e drappeggi oltremodo mossi, il sotto dell'abito è quasi sempre "a lattuga" e non aperto e ampio o plissettato, come quello adottato dalle donne levantine, poco dopo l'arrivo in Terra d'Otranto. 
Questi abiti avevano un costo esoso e venivano confezionati in casa o da maestre sarte, che erano anche provette ricamatrici. L'abito da sposa, il sogno di tutte le giovani arbëreshe e la sua lunga e costosa realizzazione era simile a un rito sacro. Era confezionato con tessuti pregiatissimi, dai colori più delicati (erano preferite le tinte pastello e quasi mai il bianco), con l'uso di accessori propri dell'occasione, come il velo lungo e la corona, i gioielli più belli; a volte aveva un mantello con strascico, che era d'effetto per lo stacco evidente della sposa dal corteo nuziale, quando percorreva tutte le strade del paese a matrimonio avvenuto, prima di fermarsi alla casa del marito.

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RICETTE ALBANESI

1. Pule me arra 

La cucina albanese è molto semplice ma saporita per gli aromi usati. Questo piatto ne è un esempio: pollo condito con una salsa a base di aglio e noci.

Ingredienti: 
500 g di pollo
3-4 cucchiai di burro
½ tazza da the di noci sbucciate
5-6 spicchi d’aglio schiacciati
1-2 cucchiai di farina
2 cucchiai di aceto
5-6 cucchiai di acqua 
sale e pepe.

Preparazione:
Fare sobbollire il pollo in acqua e sale fino a che diventa tenero, quindi per circa 1 ora. Rimuovere il pollo dall’acqua di cottura di cui va conservata 1 tazza. Lasciare raffreddare il pollo leggermente, quindi tagliarlo in 4 porzioni.
Sciogliere 2 cucchiai di burro in una ampia padella. Aggiungervi i pezzi di pollo e saltarli fino a che siano leggermente dorati. Rimuovere i pezzi di pollo dalla padella e tenerli in caldo.
Fare sciogliere il burro rimanente in una casseruola, aggiungervi la farina e lasciare cuocere, mescolando costantemente, fino a che il composto si è imbrunito.
Aggiungere il brodo e portare ad ebollizione continuando a mescolare per evitare che si formino dei grumi. Aggiungere l’aceto, l’aglio, le noci, il sale e il pepe a piacere. Mescolare e lasciare cuocere fino a che sia pronto. Disporre il pollo nei piatti e versare su ciascun piatto la salsa.
Buon appetito!

2. Peperoni ripieni
Prendere una pentola media, versare l'olio d'oliva, tagliare le cipolle in modo fine, farle friggere poi aggiungere carne macinata di manzo. Unire metà bicchiere di riso, sale, pepe e un po’ di brodo per far cuocere il riso. 
A parte prendere due peperoni grossi, lavarli, tagliarli a metà, metterli in una teglia e riempirli con la miscela di carne e riso, sistemare la rimanente parte intorno ai peperoni, aggiungere un po’ d'acqua e mettere i peperoni in forno a 180 gradi per mezz'ora.

3. Salsa di yogurt
Prendere due vasetti di yogurt naturale intero e metterli in una tazza grande. Tagliare a pezzettini piccoli i cetrioli e uno spicchio d'aglio e unirli allo yogurt. Aggiungere olio d'oliva, sale e mischiare.
Questa salsa viene usata come antipasto fresco.

4. Risotto chiamato RISO PILAF, mangiato col pollo.
Prendere una pentola, metterci acqua e dado e lasciare bollire. A parte fare friggere il riso perchè prenda colore. Aggiungere il brodo, mischiare e lasciare cuocere piano. Quando è quasi pronto, spegnere il fuoco e mettere un tovagliolino sulla padella fino a quando non s'asciuga il brodo. Mantecare con il burro.

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