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Definizione di delirio Il caso di Fabio
Fabio è un ragazzo di 22 anni che si è distaccato dal gruppo dei pari e si isolato completamente a causa dell'insorgenza di una convinzione delirante di tipo persecutorio.
I genitori, che hanno assistito al progressivo ritiro sociale del figlio, decidono di accompagnarlo ad una prima visita psichiatrica quando il comportamento del figlio tra le mura domestiche cominciava a mostrare evidenti segni si scompenso psicologico: riferiscono frequenti abbuffate e scatti di rabbia con espressioni verbali e fisiche.
Fabio viene inviato allo psicologo per un approfondimento diagnostico in vista di un progetto terapeutico.
Durante i colloqui anamnestici Fabio è molto collaborante e fornisce informazioni molto dettagliate sulla sua storia di vita, ricordando diversi episodi di quando era bambino. Anche ne raccontare la sua attuale situazione mostra una buona capacità di espressione e una coerenza nei contenuti.
Nel test di Rorschach all'interno di un quadro di buona intelligenza (R=16; G%=37,5; G+%=83,3; F%=58,8; F+%=80; M=2;) e di un grado di adattamento alla realtà adeguato (Ban%=31,25), appaiono evidenti problematiche legate agli aspetti emotivi - affettivi (F+%tav col=40; FC<CF). All'interno di questo contesto assumono particolare significato la successione rigida, i lunghi tempi di reazione e interpretazione e alcuni particoari contenuti (maschera alla tav 1).
Nel test MCMI si delineano chiaramente i tratti di una personalità schizotipica con elvazione significativa sulle scale Disturbi del Pensiero (br=84) e Disturbi da delirio (br=88) oltre che sulla scala dei disturbi d'ansia (br=97).
La comparsa del delirio sembra una graduale trasformazione di alcune idee persecutorie in una vera e propria convinzione basata su prove che gradualmente si sono organizzate in vero e proprio delirio.
Fabio accetta di venire a colloquio settimanalmente per valutare insieme come possiamo far cambiare la situazione attuale che lo costringe all'isolamento sociale e che gli impedisce di raggiungere un autonomia dalla famiglia di origine.
Fabio pare motivato a questo percorso perché comincia a essere puntuale (nella fase psicodiagnostica accunulava fino a 45 minuti di ritardo) e non salta neanche un appuntamento.
Inoltre accetta di assumere farmaci allo scopo di placare l'agitazione che lo portava ad abbuffate alimentari le quali a suo modo di vedere provocavano un aumento di peso.
Dopo alcuni colloquio Fabio comincia a riferire di aver capito il motivo di alcuni fatti successi negli ultimi mesi a cui non aveva dato il giusto peso.
Racconta per esempio di aver compreso finalmente che alcuni mesi prima era stato tamponato allo scopo di allontanarlo dall'attività lavorativa. In effetti Fabio era stato tamponato quand'era sul suo scuter da un automobilista, che, sceso dalla sua autovettura, si era precipitato su di lui per accertarsi di non avergli procurato gravi danni e sottolineava il fatto che non si era fatto niente.
Fabio allora collega, dopo aver fatto le dovute indagini, che la persona da cui era stato investito era un conoscente di un suo collega di lavoro il quale lo aveva convinto (forse pagandolo) di inseguirlo e di investirlo perché non sapeva come farsi a liberare di lui.
A conferma ulteriore di questa interpretazione Fabio ricorda che il collega in questione era solito abbracciarlo amichevolmente e che sicuramente lo faceva perché non voleva che si sospettasse di lui come mandante dell'incidente.
Lo stesso tipo di convinzione persecutoria è presente nei riguardi del gruppo d'amici delpaese nel quale è cresciuto. Riferisce che i ragazzi del gruppo ridevano di lui e agivano nei suoi confronti per divertirsi. Ai messaggi sms dei suoi amici che lo invitavano ad uscire, non rispondeva quasi mai e, quando rispondeva, lo faceva partendo dal presupposto che lo volessero far uscire per deriderlo e, quindi, mandandoli a quel paese..
Un altro comportamento legato alle ideazioni deliranti è quello di girare per la città in macchina per lunghi periodi della giornata. Girando per la città si era accorto che incontrava molte pattuglie della polizzia anche in vicoli di poca importanza. Viveva un forte conflitto tra il desiderio di denunciare loro i veri responsabili dell'illegalità e la paura che questi potessero vendicarsi e trovare il modo di incolpare lui. In certi momenti pensava che i veri criminali avessero già segnalato il suo nome alla polizzia perché lo temevano. Per qeusto la polizzia cominciava a controllare anche lui per poterlo cogliere in flagranza di realto.
Attualmente la relazione terapeutica pare resistere, anche se in certi momenti il paziente ha dubitato del terapeuta perché diceva "parla nello stesso modo dei miei genitori" e con un sorrisino sarcastico comunicava di aver capito che anche il terapeuta ... forse centrava qualcosa.
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