- home - IL DISTURBO  DELIRANTE - interpretazione psicodinamica -
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Definizione di delirio Ipotesi di interpretazione psicodinamica

Possiamo immaginare che la mente umana funzioni come se esistesse una istanza innata molto antica che chiameremo spirito vitale accanto alla quale nel corso dei secoli se ne sviluppata un'altra più raffinata, ma ancora molto meno forte della prima: sentimineto sociale.
Così ragiona lo psicologo adleriano di fronte all'uomo in generale e, di conseguenza, anche di fronte all'uomo "delirante".
L'uomo "delirante" si trova di fronte alla medesima sfida di ogni essere umano che viene al mondo: sopravvivere. Questo è il suo destino da quando è cacciato fuori dal paradiso terrestre (vita intrauterina) e si trova a dover fare i conti con la dura realtà della vita, della sofferenza e della morte.
Per questo ha sviluppato un istanza della sua psiche che dall'interno lo spinge a combattere per sopravvivere e per assicurarsi una vita il più possibile lunga e piacevole.
Per lo stesso motivo poi ne ha sviluppata un'altra che è ancora più efficace, ma che talvolta rimane talmente piccola da rappresentare un grave handicap e da rappresentare secondo l'ipotesi interpretativa psicodinamica adleriana, l'origine di ogni patologia psichica: l'incapacità a cooperare.
Se l'uomo non impara a dare e a ricevere aiuto ai suoi simili sentirà l'ansia di dovere affrontare da solo ogni problema della vita.
Finché la vita non gli chiedera di assumersi delle responsabilità potrà, usufruendo dell'aiuto e della protezione degli altri (responsabili per lui), credere di essere capace e cullarsi in sogni di grandiosità. Ma quando non potrà più contare su qualcuno che sceglie per lui e che risponde al posto suo, sarà costretto a vedere il proprio limite e ne proverà terrore, non potendo contare sulla capacità cooperativa.
L'angoscia di cui è preda un uomo privo di capacità cooperativa è legata all'arcaica paura di morire, di non farcela a cavarsela da solo, di sentirsi troppo piccolo di fronte alle richieste della vita.
Il delirio è una possibilità che la mente ha di tutelarsi da questa angoscia, raccontandosi che la realtà non è come appare ai più e che gli permette di astenersi dalla necessità di mettersi in gioco perché sono gli altri che glielo impediscono.
Capiamo così che il delirio di Fabio giustifica il suo ritiro sociale e lavorativo, così come quello sportivo e hobbistico. Non deve più confrontarsi con il suo limite perché gli altri sono d'accordo per umiliarlo ingiustamente e lui non ritiene corretto dar loro questa soddisfazione.
Ma comprendiamo meglio anche il delirio di Massimo che nella convinzione che la moglie lo stia tradendo con un altra persona si protegge dalla paura di perdere colei che sta provvedendo in tutto alla sua sopravvivenza, colei senza la quale rimmarebbe solo come un bambino abbandonato.
Ci sono anche molti deliranti che non appaiono "matti" perché non rivelano a nessuno i propri deliri e non ne sono neanche del tutto conapevoli. Una certa dose di delirio c'è in tutte le persone, ma non sempre si allarga a una patologia vera e propria soprattutto se il sentimento sociale è sufficientemente sviluppato da consentire una maggiore sicurezza di base.
Il Disturbo Delirante nel DSM IV - TR
Diagnosi differenziale
Il caso di Fabio
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