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XIX Edizione

Sognare con mille fantasie

25 dicembre 2005

 

Domanda: “Che cos’è un libro”?

Risposta: “Un libro è un insieme di fogli cuciti o incollati insieme sui quali è stampato qualcosa”.

 

Detto così non sa di nulla.

 

Secondo me un libro non è un semplice oggetto: è, prima di tutto, un amico, un amico da scoprire, da conoscere, da amare.

Il rapporto che stabilisci con un libro inizia nel momento in cui lo scegli, lo compri e te lo porti a casa. Poi lo apri, inizi a leggerlo, ci entri dentro e ti entra dentro.

 

Il rapporto si fa più intimo, solo tu e lui, quello che c’è dentro si dipana nella mente, lo assorbi come una spugna, rincorri le pagine, ti strappa un sorriso, ti mette l’ansia, ti induce alla riflessione.

Ma il rapporto è anche fisico: lo tocchi, senti il calore della carta, il fruscio della pagina girata, lo vivi a pieno, sottolinei, rileggi un passaggio che ti colpisce particolarmente e quando lo chiudi lo tieni vicino, a portata di mano, per riaprirlo nel momento in cui sei più ben disposto perché i libri non sono come le persone: non aspettano altro che di essere letti, hanno sempre qualcosa da dirti, con discrezione rivelano, chiariscono, esprimono, raccontano, analizzano e tu impari, impari sempre.

 

Una bella mattina di fine settembre Francesca, Enzo ed io siamo stati ospiti di Cesare Buccella nell’antico palazzo di famiglia a Ortona.

Il padre di Cesare, Giuseppe Buccella, è stato un uomo di lettere che tanto ha dato nel raccontare la Marsica e Ortona.

Poeta e scrittore, suo è il merito di aver fatto conoscere alla comunità ortonese il famoso manoscritto dell’avo Filippo Buccella in cui sono raccontati cinquant’anni di vita ortonese del XVIII secolo, sua è la raccolta di poesie “ Il veliero dei sogni”, oltre a “La provincia dell’Aquila nel Risorgimento Italiano”, “Mio Padre”, “Mazzarino”, “Ortona dei Marsi” e suo il proposito di ricostruire la casa museo Mazzarino a Pescina.

 

Quella mattina io ero particolarmente emozionata nell’entrare in casa Buccella, primo perché in un’ala del palazzo ci sono andata all’asilo, secondo perché ho sempre avuto il desiderio di vedere lo studio e la biblioteca di Giuseppe Buccella.

 

Nella mia immaginazione vedevo lo studio austero, severo nell’arredamento, un luogo dove tenere sempre la luce accesa con tendaggi pesanti… insomma, come posso dire, un ambiente rigoroso, invece siamo entrati in una stanza piena di luce, intatta nell’architettura originale, l’assito, la scrivania, i ricordi di famiglia.

 

Ho avuto come un timore riverenziale nell’entrare in quel luogo, quasi a violare un tabernacolo, un luogo di intimità, un luogo in cui un uomo ha lavorato in confidenza con se stesso, ha scritto versi, ha fatto ricerche, ha scoperto la sua essenza nelle cose.

 

Negli scaffali, di fattura quasi “francescana”, i libri, tanti: i filosofi greci, quelli contemporanei, la letteratura, autori del novecento, pubblicazioni sull’Abruzzo, sulla Marsica, la storia di Roma, libri del settecento, due locandine di rappresentazioni del teatro ortonese del 1935, il famoso manoscritto che ho toccato, quasi accarezzato e sfogliato con delicatezza.

 

Una ricchezza in termini di cultura e di conoscenza.

 

Alla fine dell’incontro, Cesare ci ha messo a disposizione la biblioteca nel caso in cui ci servisse e ci ha fatto dono di alcuni libri di cui uno del padre, dal titolo “Leggende Marsicane”, pubblicato nel 1935, che vogliamo farvi conoscere.

 

Il libro è una raccolta di favole e leggende, alcune ambientate proprio a Ortona, altre comuni in tutto l’Abruzzo.

 

La prefazione è molto bella, da leggere e da rileggere.

 

Dunque le favole.

Attraverso le favole entri in una realtà che osservi da un altro punto di vista, dove i personaggi si staccano dai vincoli e dalle imposizioni della logica e si espandono negli spazi infiniti della fantasia.

 

L’animo umano, la sua complessità si apre spontaneamente, senza pudori, senza obblighi e lacci, riscopre la sua ingenuità e la sua innocenza e vola nel mondo simbolico dove tutti hanno un posto.

 

Le figure dei Santi, così presenti nei racconti popolari, esempi di fede incrollabile, capaci di atti magico-miracolosi per una umanità incredula, distratta ed egoista.

 

Uomini ed animali sono posti nello stesso piano, interagiscono tra loro, si parlano e si comprendono, gli umani entrano nello spirito animale e viceversa.

 

Oggetti di uso quotidiano diventano possessori di chissà quali straordinari poteri, diventando ora alleati ora nemici degli uomini.

 

E poi streghe, maghi, folletti che popolano il mondo della fantasia dando vita, appunto, ad un universo parallelo dove, come in uno specchio si riflettono i vizi e le virtù e dove i desideri si avverano.

 

Ed in tutto questo c’è la voglia di ascoltare una fiaba, anche se non siamo più bambini; in fondo sognare fa bene a tutti e magari, alla fine di una giornata faticosa, o di un momento non particolarmente felice, o semplicemente per non pensare, ci troviamo a dire “…e gli occhi vedevano cose mai viste… e poi disse con voce sognante… mi piaccion le fiabe raccontane altre”. (F. Guccini – “Il vecchio e il bambino”)

 

                                                                                                                    M. Eramo

 

"Leggende marsicane" - Giuseppe Buccella (1935)

 

prefazione

 

l'origine di ortona

 

la fonte della roccia nera

 

le terre bianche

 

la madonna del campo

   

Prima Pagina ringrazia Cesare Buccella, per la bella accoglienza  e la grande disponibilità nell’aprirci le porte della sua casa.

 

Caro Cesarino,

il gruppo di Prima Pagina ti fa trovare sotto l’albero di Natale questo piccolo dono a ricordo di tuo padre. Ma il regalo più bello l’abbiamo ricevuto noi  e siamo grati a tuo padre per la grande eredità culturale che ha lasciato e che tu, generosamente, hai condiviso con noi.

 

 

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