Le terre bianche

 

Nel cuore della Marsica s’offre all’improvviso, una visione strana ed inaspettata: tutto un succedersi  di bianche zolle arse, che potrebbero confarsi alla configurazione ed alla natura di un deserto che non a quella delle nostre contrade che non è certo brulla o refrattaria all’attecchimento di ogni forma di vita vegetativa.

Il terreno intorno, oltre quella specie di oasi nuda, desolata, quasi paurosa, offre, per un contrasto quanto mai evidente, una ricchezza di vegetazione lussureggiante ed amena.

E’ leggenda che colà esistesse un tempo un paese i cui abitanti erano dediti alla vita dei campi ed alla pastorizia, avevano attivi commerci con tutta la Marsica e godevano di un benessere non comune. Avevano però solo della vita un senso edonistico e tenevano in secondariissima importanza la vita dello spirito. Tutta la Marsica aveva rinnegato gli Dei pagani: solo gli abitanti di quel paese erano restati refrattari al rinnovamento operato dal diffondersi del verbo cristiano.

Tra i più tenaci Apostoli vi era S. Generoso.

E fu lui che si propose di evangelizzare quei reprobi.

Quanti altri si erano avventurati alla predicazione erano stati derisi e perfino inseguiti da alcuni più malvagi e colpiti anche da ciottoli.

San Generoso partì animato da un’incrollabile fede nel successo della sua missione.

Ma la malvagità di quei maniaci questa volta non s’arrestò al dileggio, alle grida, al lancio dei sassi.

Andò oltre perché uno degli anziani del paese propose di legare l’apostolo e sottoporlo a tortura.

Avrebbe servito così da esempio agli altri, assicurava quello zelante miscredente e avrebbe consigliato i suoi compagni di fede dal desistere da un inutile impresa.

Ed infatti l’Apostolo appena ebbe incominciato la sua predicazione fu circondato da un gruppo di scalmanati e legato solidamente ad un palo della piazza.

La gentaglia intorno subsannava:

- Ah, ah, fa dunque il miracolo di far venir giù l’angelo del cielo e che ti sciolga!

Ed ecco era stato appena detto questo dileggio che un Angelo scese dal cielo e liberò dai legami l’Apostolo.

Questi si augurava che dinanzi al miracolo quella gente si ricredesse. Ma la canea imperversò più selvaggia.

- Ah, ah figlio sei dunque di Satana: al fuoco al fuoco.

E fu riafferrato, legato più solidamente ancora e posto su un rogo di fascina.

In mezzo alle fiamme L’Apostolo stava senza che un muscolo si contraesse, senza che una sola scintilla lo scottasse.

Ed ecco che mentre le fiamme si levavano più alte, dal cielo sereno e terso, su cui splendeva il sole, cadde uno scroscio d’acqua, che tutto il fuoco estinse.

La folla invece di restare attonita pel nuovo miracolo, del nuovo segno di favore che il cielo dava all’Apostolo, inveì maggiormente e propose la crocifissione.

Ma dinanzi a tanta aridità di cuore, a tale refrattarietà ad accogliere ogni segno celeste l’ira di Dio si abbattè sui reprobi.

E mentre la folla saliva urlando dietro l’Apostolo che veniva condotto verso un colle per rinnovare il martirio di Gesù ognuno si fermò senza poter proseguire, e sentì mutar la sua natura umana e perder via via l’uso dei sensi, la forma del corpo e divenire una zolla rossiccia, aspra, nuda, desolata.

A chi guarda dall’alto la zona delle terre rosse fa effetto vedere come una processione di zolle che si seguono l’una accanto all’altro e che dal basso si perdono verso l’alto.

 

 

In questa raccolta di leggende non poteva mancare San Generoso, patrono di Ortona, Santo molto amato e festeggiato l’otto maggio.

Ancora una volta un Santo non compreso e non ascoltato da un’umanità violenta e brutale, legata alle cose materiali e lontana dagli ideali cristiani.

Quale castigo peggiore a non aver ascoltato San Generoso: trasformati in pietre bianche nell’interezza del corpo mentre il loro cuore lo era già.

A proposito di San Generoso, ricordiamo che nella cronaca del XVIII di F. Buccella, nel capitolo relativo all’anno 1756 si racconta l’arrivo a Ortona di San Generoso e di come furono accolte le spoglie del Santo provenienti da Roma… “… fu processionalmente portata in questa terra di Ortona verso la fine di maggio con somma pompa e venerazione: a qual pompa si unì il giubilo e l’allegrezza di tutti li cittadini nell’arrivo di detto Glorioso Santo… avevano eretti molti alberi di lauro, con buon ordine per tutta l’aia di questa Terra, sopra dei quali delle fiaccole accese…nel sopraddetto anno cinquantasei dopo la venuta di detto Santo fu fertilissima raccolta tanto di frumento quanto di tutti gli altri generi di vettovaglie…”