il Rimino n. 83, anno IV, ottobre 2002 a cura di Antonio Montanari Nozzoli
contatti dal 14.11.2000All'indice generale de il Rimino SOMMARIO DI QUESTO NUMERO Ettore Masina. Nella Roma dei Santi Molto Costosi e delle canonizzazioni velocissime. Lettera di ottobre
Giuseppe di Prospero Zinanni, accademico dei Lincei planchiani
La seconda guerra mondiale. Conferenza dell'11 ottobre 2002 alla Libera Università Igino Righetti di Rimini
Storia dell'Accademia dei Lincei riminesi 1. L'anello di Galileo. La prima storia a stampa dei Lincei romani 2. Rimini-Siena e ritorno. Alle origini dei Lincei di Iano Planco (1745) 3. Iano Planco, la missione del dotto. I nuovi Lincei nascono dalla sua scuola privata 4. Al caffè di Santarcangelo. La Scienza medica dei Lincei va tra la gente 5. Lincei, con l'Indice puntato. Iano Planco «proibito» per una difesa dei comici<
Primo piano Quando il dottore va a Marina Tra ricordi e nostalgie, sfatati certi riti per la salute Marabini, il «meraviglioso eclettico» De Carolis e le cere, carteggio di Iano Planco
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Tam Tama Il Tama fresco, ottobre 2002 Sommario 2002 ne "il Rimino"
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Rapporti culturali tra Venezia e Rimini nel XVIII secolo Cervia, 19 ottobre 2002. Società di Studi Ravennati, convegno sull'Adriatico
L'articolo si legge ne il Rimino. Il furore dei marinai. Studi Romagnoli, Imola 20 ottobre 2002 L'articolo si legge ne il Rimino. Marabini, il «meraviglioso eclettico» Convegno e mostra per ricordare un medico artista L'11 dicembre 1993 Bruno Marabini presentò a Rimini un suo libro, «Le varieganti», regalandone una copia con autografo a tutti gli intervenuti. Tra le tante cose che esso contiene, m'è rimasto impresso un breve racconto del 1945, intitolato «In visita». E soprattutto un passaggio verso la fine: «la camera delle tre vecchie, appena si entra un'aria irrespirabile ci chiude la gola, il professore rimane sempre poco; sono tre povere vecchie senza nessuno, sembrano fatte apposta per morire». Ci senti il tormento del giovane medico che si misura con i piccoli (grandi) drammi dell'esistenza.
Bruno Marabini (Faenza 1921 - Rimini 1996) è stato non soltanto un sanitario giustamente celebre ma anche scrittore ed artista. Per oltre trent'anni ha ricoperto il ruolo di primario ai nostri Infermi, proveniente dallo stesso incarico tenuto per tre anni al nosocomio di Riccione.
La sua figura è stata ricordata da una manifestazione («Una vita per l'uomo tra biologia e creatività»), svoltasi sabato 28 settembre mattina al Museo della Città, come preludio alla mostra di pitture e sculture che, inaugurata al pomeriggio con un'introduzione di Luca Cesari, resta aperta sino al 13 ottobre alla Sala delle Colonne del Teatro Galli.
I vari interventi alla manifestazione, organizzata dall'Ordine dei medici della nostra provincia presieduto dal dottor Massimo Montesi, hanno esaminato tanti aspetti di una personalità che resta indimenticabile per quanti, o come colleghi o come pazienti, hanno avuto un contatto con Marabini. Hanno parlato Stefano De Carolis, Tommaso Trini, Raffaello Baldini, Gerardo F. Dasi. Del prof. Ugo Gobbi e di Sergio Zavoli, impossibilitati ad essere presenti, sono stati letti i testi da loro inviati.
A Rosita Copioli, autrice della prefazione a «Le varieganti», è toccato il compito di un'analisi letteraria, che è partita da una felice definizione di Marabini come «meraviglioso eclettico»: per lui scrivere non era una malattia («mortale e dominante, che costringe a un lavoro forzato, monomaniacale»), ma un modo «per dare voce a quanto stava facendo».
Uomo della nostalgia, lo chiama ancora Rosita Copioli. Nostalgia che Marabini esprimeva nel ricordo del padre, diventato famoso perché in tre minuti scolpiva mirabili statue di ghiaccio. Ed anche uomo dalla natura «prevalentemente lignea, come la maggior parte delle sue sculture», fatte di questo materiale che «è duttile come le parole, ci è vicino perché assomiglia alla nostra carne, alle nostra ossa ancora umide, perché si fa felicemente modellare da noi, come dall'antico demiurgo artigiano di cui ci resta impressa la memoria genetica».
L'esame storico-critico di Rosita Copioli (che sta attualmente ottenendo un grande successo con il suo ultimo libro, «La previsione dei sogni»), è lo sfondo su cui collocare quell'intensa attività artistica che resta documentata anche da alcune lettere di Luciano Anceschi (docente di Estetica) al medico riminese, pubblicate da Luca Cesari quattro anni fa. Come questa, l'ultima della raccolta, del 1987: «Caro Marabini, continuiamo a vivere, a lavorare, a impegnarci in quello sbaglio continuo (ma fertile) che è il nostro lavoro».
[a. m.]
Al sommario di questo numero De Carolis e le cere: un carteggio di Iano Planco L'Eva del Lelli
Al XLII Congresso nazionale della Società Italiana di Storia della Medicina, che si terrà a Bologna dal 24 al 26 ottobre, parteciperà anche il dottor Stefano De Carolis, geriatra all'Ospedale Infermi di Rimini. Il suo intervento riguarderà il medico e scienziato settecentesco concittadino Giovanni Bianchi, ed il felsineo Museo delle Cere Anatomiche.
De Carolis parlerà del bolognese Ercole Lelli (1702-1766) che fu figura di primissimo piano nella storia dell'iconografia anatomica, e dei suoi due collaboratori Giovanni Manzolini (1700-1755) ed Anna Morandi (1716-1774), moglie di quest'ultimo. Lelli, spiega De Carolis, «dette grande impulso all'arte della ceroplastica, per la quale Bologna primeggiò nell'Europa settecentesca».
Nelle carte manoscritte di Bianchi in Gambalunghiana, si trovano quattro lettere del Lelli e due dei Manzolini.
Un'attenta ricerca nelle minute di Bianchi, prosegue lo studioso, «ha permesso di ricostruire questo interessante carteggio, da cui emergono particolari inediti» su Lelli e sull'attività anatomica dei coniugi bolognesi. I quali, accusati da Bianchi di «non essere chirurghi», gli oppongono in maniera fiera ed elegante la loro grande perizia anatomica.
Anche nei «Diari di viaggio» Bianchi ricorda spesso, quando passa per Bologna, il Lelli ed i Manzolini: «Da queste inedite annotazioni», conclude De Carolis, «è possibile ricavare il metodo seguito dal Lelli per la preparazione delle ossa umane (da lui utilizzate come supporto delle sue cere anatomiche), e risolvere l'ancora controversa paternità di alcune opere finora variamente attribuite indistintamente ai due Manzolini o alla sola Anna Morandi».
Lena Vanzi
Al sommario di questo numero Quando il dottore va a Marina Tra ricordi e nostalgie, sfatati certi riti per la salute Si parla di mare nel nuovo «Bollettino» dell'Ordine dei Medici della Provincia di Rimini (anno III, n. 1, a cura di Stefano De Carolis). Il titolo della monografia recita graziosamente un più letterario «E' mer», per sottolineare certi legami con la tradizione a cui si richiama lo scritto introduttivo di Alberto De Giovanni ripreso da «Rimini aperta» (1979): «La marina fa parte naturalmente dell'ambiente e del paesaggio cittadino. Anche se molti riminesi non la vedono quasi mai, essa è sempre presente in loro sia come struttura portante socioeconomica della città, sia come potenziale emotivo fruibile per acquietare i conflitti psicologici che l'attività umana continuamente propone».
Giovanni Morolli ricorda il viale Vespucci degli anni Cinquanta, la nostra via Veneto, tra il Sombrero di Marina centro ed il Mocambo di piazza Tripoli, con al centro l'Embassy, tremila lire d'ingresso nel 1959 per ascoltare Fred Buscaglione: «Guarda che luna, guarda che mare / da questa notte senza te dovrò restare».
Emilio Rastelli, a proposito di sabbiature, racconta che cercando questa parola su Internet, non si trova nulla che spieghi quanto in termine medico si chiama invece psammatoterapia: «i bagnini di una volta ricoprivano di sabbia riscaldata dal sole le membra di donne e uomini anziani, spesso obesi, che soffrivano di dolori reumatici». Tanta sofferenza, aggiunge, «era sopportata stoicamente nell'illusione che l'inverno a venire sarebbe stato migliore e i dolori reumatici alleviati». Era ed è sopportata, se è vero che ancor oggi avviene che qualche «donnone» si sottopone al rito, suscitando nel medico la curiosità di chiederle «come era stata convinta a soffrire così tanto per nulla».
Mare vuol dire pure cibo. Con Maurizio Della Marchina ci si rilassa un po', se non vi affliggono problemi di salute vari, nel particolareggiato elenco degli abbinamenti enogastronomici. Mario Marzaloni risponde alla domanda: «Esiste una connessione fra mare, alimentazione e prevenzione delle malattie cardiovascolari?», con questa conclusione: «un'alimentazione ricca di pesce azzurro, adottata costantemente» può far bene a evitare certi rischi atero-trombotici.
Maurizio Pallanti offre preziosi consigli di «igiene della tintarella», utili soprattutto a chi assume farmaci «fotosensibilizzanti» di uso comune, i quali possono aggravare l'effetto del sole. Per l'uomo, «il limite fra effetti positivi e negativi dovuti al sole è molto sottile», per cui occorre andarci piano con un'esposizione eccessiva del nostro corpo che, come minimo, l'invecchia precocemente, e che può provocare gravi danni.
Ancora Giovanni Morolli ricorda che nel 1869 sorgeva a Rimini, all'altezza dei magazzini Standa, l'Ospizio Marino Matteucci, «struttura permanente per la cura dei bambini debilitati o infermi». E che nel 1912 a Marebello inizia l'attività l'Ospizio Marino Bolognese Murri, divenuto poi Colonia Marina del Fascio Bolognese. L'Ospizio Matteucci era detto «degli scrofolosi» (da «scrofula», piccola scrofa, «per la particolare facies assunta in certi casi da chi ne era affetto»). Il professor Mantegazza sostenne la necessità di fare il bagno con dei costumi ridotti per favorire l'azione del sole, anticipando le mode di cent'anni dopo. Anche Morolli torna sui danni che una tintarella troppo pesante può provocare sul nostro corpo, in vari organi. (E se avesse avuto ragione Mina: «tintarella di luna, tintarella color latte»?)
Giancarlo Cerasoli tratta dell'abuso della talassoterapia in ambito pediatrico. Il suo articolo riferisce le critiche alla 'moda' del Ventennio di costringere i fanciulli a lunghe e rituali esposizioni in riva al mare, con le modalità militaresche in vigore nelle colonie: sono ben documentate dai cinegiornali Luce del regime. Nessuna efficacia nella cura di alcune patologie e nella prevenzione della tubercolosi si ricavava da quella pratica che già nel 1937 il presidente della Società Italiana di Pediatria definiva barbara ed inumana, con «masse di fanciulli arrostite senza pietà e buon senso sotto la sferza del sole ardente». Il medico odierno «deve continuare la battaglia iniziata quasi cento anni fa, contro l'abuso della talassoterapia», conclude Cerasoli.
Gli altri articoli sono l'itinerario letterario di Sergio Grassia, con piccola antologia di vari autori; un amarcord pugliese di Francesco Aulizio («La mia prima gita al mare»); una cronaca di Giovanni Cananzi sulla darsena appena inaugurata; ed una nota («Iano Planco: ancora lui!») con la quale Stefano De Carolis apre il «Bollettino»: prendendo spunto dal grosso pesce luna arenatosi il 18 aprile scorso a Riccione, riferisce di studi fatti da Giovanni Bianchi nel XVIII secolo sopra esemplari simili, la cui carne fu mangiata dai suoi cani e gatti senza sentirne «nocumento alcuno», e smentendo così la diffusa teoria che fosse velenosa. Per cui, se ne avesse avuta ancora occasione, Bianchi l'avrebbe provata con somma delizia del suo palato da buongustaio.
Antonio Montanari
Al sommario di questo numero Internet, Riministoria e la Wayback MachineBrewster Kahle ha realizzato, come scrive Anna Masera su «ttl/La Stampa» del 31 agosto 2002, «un enorme archivio storico» di Internet, la Wayback Machine», all'indirizzo www.archive.org. Qui abbiamo incontrato il primo settembre 2002 anche la recensione di «Riministoria» [a. m.]
L'articolo prosegue ne il Rimino. POSTADA: Carlo C. Colosimo <carlocell@libero.it> A: monari <monari@libero.it> Data: Giovedì, 24 ottobre 2002 10:46 Oggetto: Sul Montefeltro
Gentile Montanari, scrivo dal Montefeltro ed è da lungo tempo che conosco, leggo e apprezzo il suo sito. Veramente lodevoli ed invidiabili sono le sue conoscenze in campo storico-locale, e non solo. Oltre che per questi (per la verità insufficienti) complimenti, le scrivo anche per comunicarle che sono un collezionista di libri (e materiale cartaceo in genere) proprio sul Montefeltro. Se dunque è in possesso di qualcosa del genere, potremmo pensare a degli scambi, poiché mi trovo una gran quantità di materiale riminese e romagnolo in genere (dalla fine del Quattrocento ai primi decenni del secolo XX) che essendo "fuori zona" mi interessa scarsamente. Mi faccia sapere, ed in ogni caso, complimenti ancora per i suoi studi e per il bel sito internet. Cordiali saluti, e perdoni l'eventuale disturbo arrecato. Carlo Colosimo Al sommario di questo numero Indice Rimino | Ultime notizie |