Antonio Montanari

La seconda guerra mondiale
«LIBERA UNIVERSITĄ RIGHETTI», Rimini, 11 ottobre 2002

1. L'Europa di Versailles [1]

Tutto comincia nell'estate del 1939, l'ultima di pace per l'Europa. Una parola serve a spiegare la crisi europea: Versaglia, il nome italianizzato (quelli stranieri sono al bando nel nostro Paese) della città francese di Versailles dove il 28 giugno 1919 è stato firmato il trattato di pace con la Germania, dopo la fine della prima guerra mondiale.
Le potenze vincitrici, tra cui l'Italia, avevano voluto mettere in ginocchio lo Stato tedesco, considerato responsabile di quel conflitto che aveva insanguinato l'Europa dall'estate 1914 all'autunno 1918, con circa dieci milioni di morti.
La Germania ha dovuto concedere alla Polonia uno sbocco sul mare, il «corridoio» che termina con la città libera di Danzica.
Al convegno di Stresa dell'aprile 1935 (Hitler è al potere da due anni, Mussolini da tredici), Italia, Francia e Gran Bretagna condannano il riarmo tedesco: è l'ultima manifestazione di solidarietà tra le potenze vincitrici del 1918.
Il 3 ottobre 1935 l'Italia aggredisce l'Etiopia senza neanche uno straccio di dichiarazione di guerra [2]. Le potenze occidentali non si oppongono, anzi dalla Francia sono giunti segreti appoggi diplomatici.
La Società delle Nazioni [3] adotta allora le «sanzioni» verso l'Italia, vietando di venderle merci necessarie all'industria bellica.
Il fascismo a questo punto si allontana dai vecchi alleati, ai quali avrebbe dovuto essere riconoscente per aver avuto mano libera in Etiopia. Ringrazieremo la Francia aggredendola nel 1940. L'impresa africana, nata anche per contrastare la politica commerciale del Reich, avvicina definitivamente l'Italia alla Germania nazista.
Nello stesso 1936 Italia e Germania si pongono a fianco di Francisco Franco, vincitore tre anni dopo della guerra civile spagnola.
Ancora nel 1936, il 24 ottobre, Italia e Germania si uniscono nell'asse Roma-Berlino, con Mussolini ormai succubo di Hitler.
Dopo la conquista di Addis Abeba, il 9 maggio 1936, Mussolini proclama la fondazione dell'impero d'Etiopia [4]. Badoglio è nominato viceré.
Il duce vive la sua stagione d'oro: sono quelli che gli storici chiamano i momenti del «consenso» del popolo italiano verso il regime fascista.
Il 6 novembre 1937 nasce l'asse Roma-Berlino-Tokio.
Hitler alla fine del 1937 comincia a parlare della conquista di uno «spazio vitale» per la Grande Germania, creando in tal modo le premesse del secondo conflitto mondiale. Il führer vuole riunire tutti i tedeschi europei del terzo Reich. Il 12 marzo 1938 invade l'Austria [5].
La campagna antiebraica di Hitler, iniziatasi nel settembre 1935 con le «leggi di Norimberga», si intensifica. Dopo la «notte dei cristalli» [6] (8-9 novembre 1938), il capo dello Stato tedesco parla di una soluzione finale del problema ebraico.
Mussolini il 17 novembre 1938 emana un decreto-legge per difendere la razza pura: nell'agosto precedente sono state prese le prime misure che discriminano gli ebrei anche in Italia.
Settembre 1938: Mussolini, dietro invito inglese [7], propone un incontro a Monaco [8] per discutere le pretese tedesche sul territorio dei Sudeti in Cecoslovacchia.
A Monaco avviene la capitolazione delle democrazie occidentali. E si accelera «la marcia dell'Europa verso la guerra» [9]. Hitler può annettersi i territori cecoslovacchi abitati dai tedeschi [10], il 1° ottobre 1938.
Dal 15 marzo 1939 la Germania occupa interamente la Cecoslovacchia. L'Italia si accontenta di sbarcare in Albania, il 7 aprile.
L'attenzione di Hitler si sposta, a questo punto, sulla Polonia a cui chiede la città di Danzica, abitata da popolazione in maggioranza tedesca.
Il 22 maggio 1939 Italia e Germania firmano a Berlino il «patto d'acciaio» (Ribbentrop-Ciano): l'alleanza doveva scattare automaticamente se uno dei due Paesi entrava in conflitto. Il 23 maggio il führer invita i suoi capi militari a prepararsi ad una guerra generale.
L'Unione Sovietica il 23 agosto, dopo aver interrotto il 21 i negoziati con Francia e Gran Bretagna, firma a Mosca con la Germania un patto di non aggressione (è il cosiddetto patto Molotov-Ribbentrop). I due nemici mortali, nazismo e comunismo, si accordano pure con un protocollo segreto ai danni soprattutto della Polonia [11].

2. L'Europa di Danzica
Il 1° settembre 1939, alle 4,45 del mattino, le truppe tedesche attaccano la Polonia, senza dichiarazioni di guerra. «L'Italia non prenderà alcuna iniziativa di operazioni militari», dice un bollettino del Consiglio dei Ministri. Il duce parla di non belligeranza. E' un'«espressione più maschia» della semplice neutralità [12]. Roma sta a guardare. Mussolini è consapevole del «desiderio di pace che si levava dal paese» e della «impreparazione» delle forze armate [13]. Nell'impresa etiopica, nella guerra di Spagna e nell'aggressione all'Albania, erano emerse «gravi deficienze militari» [14].
L'attacco tedesco doveva partire il 26 agosto. Hitler lo posticipò per colpa di un messaggio di Mussolini. «Il duce gli diceva: noi non siamo pronti a marciare, e potremo farlo soltanto quando la Germania ci avrà fornito tutto il materiale bellico e le materie prime di cui abbiamo bisogno. Il Führer, sbraitando contro l'infedeltà dell'alleato, fu costretto a revocare l'ordine di attacco» [15].
La stessa mattina del 1° settembre Hitler annuncia l'inizio del Blitzkrieg, della guerra lampo, in un discorso al Reichstag: «Danzica era ed è una città tedesca» [16].
Chamberlain da Londra manda ad Hitler una semplice nota diplomatica per chiedere «l'assicurazione esauriente» che avrebbe «sospeso ogni azione aggressiva contro la Polonia» e che era disposto a ritirarsi subito [17]. Due giorni dopo, Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania. Il 5 settembre Stati Uniti e Giappone proclamano la loro neutralità.
Mosca pensa ai codicilli segreti aggiunti al patto Molotov-Ribbentrop: «La Polonia sarebbe stata spartita tra Germania e Russia al termine della campagna militare tedesca: le terre ucraine e bielorusse che facevano parte di quello Stato sarebbero tornate alla Russia, come ai tempi dello zar, spostando verso occidente le frontiere, con innegabile vantaggio militare». I tedeschi inoltre avrebbero concesso di riconoscere all'Urss analoghi «interessi» verso altri territori (Lettonia, Estonia, Finlandia) [18].
«Il 6 settembre Varsavia rivolge un appello disperato a Mosca per ottenere rifornimenti bellici, ignorando gli accordi segreti fra Hitler e Stalin. Molotov ovviamente li rifiuta».
Stalin teme che, travolta la Polonia, tocchi ai confini russi: ordina una mobilitazione parziale dell'Armata Rossa. Ritarda l'ingresso in Polonia, che inizia il 17 settembre. Nello stesso giorno a Cracovia comincia il genocidio del popolo ebraico. Il 27 Varsavia capitola, mentre Ribbentrop arriva nuovamente a Mosca per decidere lo smembramento della Polonia. Si firma un nuovo trattato, questa volta detto «di amicizia», che prevede l'intensificarsi di scambi commerciali. Stalin, in appendici segrete, promette a Hitler di «restituirgli» quei comunisti tedeschi sfuggiti al nazismo riparando in Russia. «Promessa che spietatamente manterrà» [19].
Molotov esulta per la scomparsa della Polonia, «questo mostruoso parto del trattato di Versailles» [20]. E per l'atteggiamento di Hitler che considerava chiusa il conflitto con la conquista della Polonia, mentre Inghilterra e Francia erano favorevoli a continuare la guerra [21].
Il dramma della Polonia è antico: risale al 1772, 1793 e 1795 quando il suo nome scompare dalle carte geografiche. Tra 1807 e 1814 Napoleone forma il Granducato di Varsavia. Al Congresso di Vienna nel 1815 è restaurato il regno di Polonia. Dopo le nuove occupazioni russe dell'Ottocento, nel 1918 nasce uno stato indipendente polacco.
I polacchi avevano già fatto le spese del disimpegno francese ed inglese davanti alla loro rivolta antizarista iniziata il 29 novembre 1830. Quando l'anno dopo essa fu domata, il ministro degli esteri francese Sebastiani pronunciò una frase rimasta celebre: «L'ordine regna a Varsavia». Era il 16 settembre 1831. La Russia aveva vinto.

3. L'Italia di Mussolini
L'Urss il 30 novembre attacca la Finlandia. La campagna durerà fino al marzo del 1940. La Finlandia ha rifiutato di concedere basi per la protezione di Leningrado.
Il 18 marzo 1940 Hitler e Mussolini s'incontrano al Brennero. Il duce promette l'intervento in guerra, senza precisarne però la data.
Il 9 aprile Hitler fa occupare Danimarca e Norvegia. In Norvegia i tedeschi insediano il governo fantoccio del nazista Vidkun Quisling. Il 10 maggio inizia l'offensiva tedesca contro la Francia e le truppe britanniche giunte in suo aiuto, con l'invasione di Olanda, Belgio e Lussemburgo, senza dichiarazione di guerra ed in violazione della loro neutralità. Lo stesso 10 maggio a Londra Wiston Churchill diventa primo ministro, promettendo «lacrime e sangue». L'Inghilterra è duramente colpita: Coventry è rasa al suolo, ma reagisce abilmente con la propria aviazione.
Il 14 giugno i tedeschi prendono Parigi. Contro i cugini d'Oltralpe, ormai in ginocchio, si è buttata anche l'Italia. Il 10 giugno sera c'è stato il «Folgorante annunzio del Duce», come intitola il Corriere della Sera: «Popolo italiano corri alle armi». E' l'entrata in guerra contro Francia e Gran Bretagna, con la speranza di spartire il bottino della vittoria. Mussolini ha agito «di sua iniziativa, senza consultarsi» [22] con il governo. Il ministro della cultura popolare Alessandro Pavolini impartisce le direttive ai quotidiani: scrivere che si tratta di una guerra «proletaria».
«Già nel 1938 Mussolini aveva annunziato che, in caso di guerra, si sarebbe assunto il comando militare supremo. [...] L'annunzio del duce era incostituzionale e nella primavera del 1940 il re dimostrò un'inattesa energia nel difendere le sue prerogative, fra cui era quella di guidare la nazione in tempo di guerra, ma alla fine capitolò e accettò di delegare il comando al suo primo ministro» [23].
Al re Mussolini aveva presentato, al ritorno dal Brennero, un memoriale sostenendo la necessità di affiancare la Germania per non perdere la faccia: si era dichiarato certo che l'Italia «non poteva fare una guerra lunga; non poteva cioè spendere centinaia di miliardi» in un conflitto; e aveva sostenuto che bisognava ritardare l'intervento il più possibile perché la guerra sarebbe costata al nostro governo un miliardo al giorno [24].
Pio XII aveva inviato molto messaggi a Mussolini per scongiurare l'intervento italiano. Con l'enciclica Summi Pontificatus del 20 ottobre 1939 Pio XII, aveva già condannato la guerra pubblicamente [25]. Mussolini accusa papa Pacelli di aver «rammollito, disarmato, svirilizzato» gli italiani [26].
Il 10 giugno comincia anche per l'Italia il dramma della guerra. Gli studenti universitari sono chiamati obbligatoriamente a far domanda di partire volontari. Scrisse Guglielmo Zucconi: «Non mi passò per il capo che essere obbligato a fare il volontario era un nonsenso [27]».
Non fu l'unico nonsenso dell'Italia del 10 giugno. Non avevamo gli otto milioni di baionette reclamizzate dal regime, ma soltanto due o tre: «gli uomini sotto le armi erano male equipaggiati; gli indumenti erano inadeguati e dopo la mobilitazione non c'erano abbastanza divise» [28]. L'artiglieria pesante era quella del 1915, mancavano le materie prime per sostituirla con una produzione adeguata alle necessità ed avviata soltanto nel 1939, ma subito diretta al mercato estero (Francia ed Inghilterra) per bisogno di valuta straniera. «La scarsità di apparecchi da ricognizione impediva un'efficace protezione dei porti e della flotta. La marina [...] era in migliori condizioni, ma la sua provvista di combustibile era scarsa»: molte navi rimasero per questo inoperose nei porti, così come molti mezzi di trasporto furono abbandonati nel deserto africano [29].
Il 25 maggio entra in vigore l'armistizio fra Germania e Francia. Nasce il governo collaborazionista di Vichy. Il generale De Gaulle il 18 giugno lancia da Radio Londra un appello alla guerra per la «Francia Libera», come si chiama il suo movimento.
Il 27 settembre Germania Italia e Giappone stipulano il «patto tripartito» [30], in base al quale il Giappone entrerà in guerra il 7 dicembre 1941. L'Italia attacca senza successo in Africa settentrionale ed in Grecia. Perde l'Etiopia (occupata dagli inglesi).
Il 28 ottobre Mussolini decide di attaccare la Grecia, sperando anch'egli invano in una guerra lampo.
A novembre a Berlino s'incontrano Molotov e Ribbentrop. L'alleanza fra Germania ed Urss s'incrina. Sotto accusa l'attacco italo-tedesco nei Balcani ed il controllo germanico in Romania, per controllare le fonti petrolifere.

4. Il 1941
Nel 1941 truppe tedesche ed italiane invadono l'Jugoslavia. La Germania occupa la Grecia che capitola in aprile. Le truppe naziste registrano vittorie in Africa settentrionale. Gli Usa aiutano la Gran Bretagna con rifornimenti via mare. I sottomarini tedeschi infliggono gravi perdite alle navi americane, senza però impedire il flusso continuo degli aiuti statunitensi.
Il 22 giugno Hitler attacca la Russia con tre milioni di uomini, diecimila carri armati e tremila aerei su di un fronte di 1.400 chilometri. In agosto nasce il corpo di spedizione italiano in Russia. Sarà travolto dalla reazione sovietica: i nostri militari erano con equipaggiamento inadeguato e senza i mezzi meccanici adeguati a quelli del nemico.
Nell'agosto, Usa e Bretagna firmano la Carta Atlantica, in cui si annunciano le linee del dopoguerra: autogoverno dei popoli, rinuncia all'impiego della forza.
7 dicembre 1941, il Giappone attacca a Pearl Harbour nelle Havaii la flotta americana alla fonda in quel porto. L'8 dicembre gli Usa dichiarano guerra al Giappone. Per il patto tripartito, l'11 dicembre Germania ed Italia dichiarano a loro volta guerra agli Usa.
Tutta l'Europa, tranne Svezia, penisola iberica e Svizzera, è sotto il dominio hitleriano. Nascono i campi di concentramento per i prigionieri di guerra ed i dissidenti politici. Ed i campi di sterminio per la «soluzione finale» del cosiddetto problema ebraico che farà sei milioni di vittime.
Nell'inverno 1941-42 l'Europa vive il momento più tragico della sua storia, con i massicci bombardamenti aerei delle forze inglesi ed americane.
Il 4 settembre 1941 comincia l'assedio di Leningrado. Costerà circa ottocentomila vittime per fame [31].

5. Il 1942
Dopo alcuni successi italo-tedeschi in Africa ed in Russia, c'è un'inversione di tendenza: i tedeschi sono bloccati a Stalingrado e gli inglesi raggiungono Tripoli.
A giugno, alle isole Midway i giapponesi sono battuti dagli Usa. Ai primi di novembre, in Algeria e Marocco sbarcano truppe anglo-americane. Tra dicembre 1942 e maggio 1943, vittoria alleata in Tunisia.
La battaglia di Stalingrado fra novembre 1942 e 2 febbraio 1943 distrugge l'armata tedesca di von Paulus. In centomila, tra cui venti generali, i tedeschi si arrendono ai russi. E' l'inizio della controffensiva russa sul fronte meridionale. Ed è anche l'ingresso di Stalin, comandante dell'Armata Rossa, fra i quattro grandi ai quali toccherà governare il mondo [32].

6. Il 1943, caduta del fascismo
L'occupazione dell'Africa settentrionale (novembre 1942) è la premessa dello sbarco alleato in Sicilia del 10 luglio 1943, del bombardamento di Roma (19 luglio) e dell'arresto di Mussolini, cioè del nuovo colpo di Stato della monarchia, come per la nascita del governo fascista nel 1922.
Nella notte sul 25 luglio, un odg del Gran Consiglio del Fascismo mette in minoranza Mussolini che il pomeriggio dello stesso giorno è fatto arrestare dal re dopo un colloquio. Il Fascismo è finito, ma «la guerra continua» come dice Pietro Badoglio, nuovo capo del governo. La notizia dell'arresto di Mussolini è data dalla radio italiana alle 22.45.
Segretamente il governo negozia con gli alleati l'armistizio, firmato a Cassibile in Sicilia il 3 settembre, e reso noto dagli stessi Alleati l'8 settembre. La guerra continua ancora, questa volta contro l'ex alleato tedesco, di cui però Badoglio parlando dai microfoni dell'Eiar alle 19.42, con buona dose di ipocrisia non fa il nome: «Ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza» [33]. La gente non capisce, e crede che sia arrivata l'ora della pace. Invece il periodo più tragico deve ancora venire.
Re e governo lasciano Roma e corrono in auto a Pescara, dove s'imbarcano per Brindisi. Mentre da Salerno gli alleati salgono verso Nord, al conflitto internazionale si accompagna la guerra civile. Il 14 novembre nasce la repubblica di Salò. Comincia la resistenza armata. A renitenti e disertori il 18 febbraio 1944 sarà minacciata la pena di morte.
A Roma il 16 ottobre 1943 avviene la «grande razzia degli Ebrei», come dice il titolo del libro di Fausto Coen (Firenze 1993), su ordine del ministro dell'Interno tedesco, Heinrich Himmler. Se «le vittime di quella infame giornata furono meno di quel che i tedeschi avrebbero voluto», il merito va alla «solidarietà di molti cittadini romani e di non pochi religiosi di vari Conventi e Istituti».
Nel novembre 1943, alla conferenza di Teheran, Inghilterra, Urss ed Usa preparano lo sbarco in Normandia, che avviene nel giugno 1944. E si discute il futuro assetto del mondo.

7. L'Italia liberata
L'offensiva alleata in Italia inizia con lo sbarco in Sicilia. Segue un lungo e difficile cammino. Agli inizi di settembre sono liberate Taranto, Brindisi e Bari. Il 16 Kesselring, comandante tedesco nel Sud, inizia la ritirata. Il 19 i nazisti incendiano in Piemonte il paese di Boves e trucidano per rappresaglia 32 civili. La Quinta armata americana il 23 settembre comincia l'avanzata verso settentrione. Dal 27 la popolazione di Napoli per quattro giorni insorge contro i tedeschi, riuscendo a cacciarli. Napoli è conquistata dagli Alleati il 1° ottobre.
Il 13 novembre all'Italia è riconosciuto lo status di «nazione cobelligerante».
1944. Il 12 gennaio inizia l'offensiva aerea alleata in vista dello sbarco di Anzio che avviene il 22, con 50 mila uomini. Il 26 gennaio reparti americani stabiliscono una piccola testa di ponte poco a nord di Cassino. Il 29 i 70 mila soldati americani passati all'offensiva incontrano forte resistenza. Il 4 febbraio gli americani arrivano a 900 metri dall'abbazia di Montecassino: il 15 febbraio la bombardano con 400 tonnellate di bombe, sganciate da 229 fortezze volanti in due ondate successive, nella convinzione (dimostratasi poi errata) che l'antico monastero benedettino fosse stato trasformato in una roccaforte tedesca. Il 17 febbraio gli indiani danno l'assalto a quota 593 a nord di Montecassino. Un mese dopo, il 17 marzo i neozelandesi conquistano la stazione ferroviaria di Cassino. Nei giorni successivi proseguono scontri di grande violenza. Gli alleati decidono di sospendere le operazioni in attesa della buona stagione.
Alle Fosse Ardeatine il 24 marzo i tedeschi trucidano 335 persone, tra cui molti ebrei, per rappresaglia contro l'attentato partigiano di via Rasella, costato la vita a 33 militari tedeschi.
Sul fronte di Cassino l'offensiva riprende l'11 maggio, con duemila cannoni che aprono il fuoco contemporaneamente. Due giorni dopo, francesi e marocchini aprono la strada per Roma. Il 17 inizia il ritiro tedesco da Montecassino. La mattina dopo truppe polacche raggiungono i resti dell'abbazia. Il 23 scatta un'offensiva generale alleate nel settore di Anzio. Alle 19.45 del 4 giugno i primi americani del generale Clark, comandante della Quinta armata Usa, sono a piazza Venezia. La conquista di Roma è costata, tra morti feriti e dispersi, 30 mila uomini agli americani, 12 mila agli inglesi, e 25 mila ai tedeschi.
Con la cosiddetta «svolta di Salerno» del marzo 1944, Togliatti dichiara la disponibilità dei comunisti a collaborare con il re, a patto che si costituisca un governo di unità nazionale che lotti contro i tedeschi, e che, a guerra finita, un'Assemblea Costituente, eletta a suffragio universale, decida sulla questione istituzionale (monarchia o repubblica).
Il re s'impegna a cedere i poteri al figlio come luogotenente, il che avviene il 5 giugno. Si forma il governo Bonomi che esprime le forze resistenziali riunite nei Comitati di Liberazione Nazionale.

8. Il 1944-45, verso la pace
A giugno, nella notte tra 5 e 6, lo sbarco alleato in Normandia avvia la svolta militare con l'apertura del secondo fronte.
Fra primavera ed estate gli alleati raggiungono la linea Gotica che va da Forte dei Marmi a Rimini.
A luglio avviene in Germania un complotto di generali tedeschi contro Hitler, che si salva. Il 24 agosto inizia la liberazione della Francia, con l'arrivo degli alleati a Parigi.
21 settembre 1944, avviene la liberazione di Rimini.
Alla conferenza di Yalta del febbraio 1945 si stabiliscono questi punti: prosecuzione della guerra sino alla resa incondizionata della Germania; costituzione di governi eletti attraverso libere elezioni nel Paesi liberati. In sostanza a Yalta si pongono le basi dello sviluppo democratico post-bellico, e della divisione del mondo in due sfere d'influenza: da una parte l'Urss (con il Patto di Varsavia, 1955-91) e dall'altra gli Usa con i suoi alleati europei (riuniti dal Patto Atlantico nella Nato, 1949).
Prima che Berlino cada il 1° maggio, il 30 aprile Hitler si uccide. La resa incondizionata dei tedeschi è firmata il 7 maggio, ed entra in vigore due giorni dopo.
Nel Nord Italia c'è stata l'insurrezione generale del 25 aprile. Mussolini catturato in fuga tra i tedeschi, è stato giustiziato il 28.
Resta il problema giapponese. A luglio a Postdam si pone al Giappone l'alternativa fra la resa senza condizioni o la distruzione totale. Il 6 agosto a Hiroshima è sganciata la prima bomba atomica, segue il 9 il lancio di un secondo ordigno a Nagasaki. L'8 agosto intanto l'Urss ha dichiarato guerra al Giappone che si arrende sei giorni dopo.
Da questo momento il terrore atomico regge il confronto fra gli Stati sino al 1989, quando con caduta del muro dei Berlino comincia una nuova fase della Storia mondiale, non solamente in quella europea.


NOTE
[1] Questo capitolo è la trascrizione di parte del mio saggio Dal fascismo alla democrazia (1939-1945), Introduzione storica al volume di B. Ghigi La tragedia della guerra nel Lazio, Ghigi, Rimini 1995.
[2] Dispaccio del duce a De Bono: «Nessuna dichiarazione di guerra. Ti ordino di iniziare l'avanzata nelle prime ore del 3, dice 3 ottobre». Cfr. Spinosa, Mussolini, p. 249.
[3] La Società delle Nazioni, proposta nei «14 punti di Wilson» (8.1.1918), è creata nel 1920.
[4] Commenta Leo Longanesi: «Sbagliando s'impera», Spinosa, Mussolini, p. 274.
[5] «Si cancellava d'un sol colpo dalla carta d'Europa una nazione, e il Führer portava i confini della più grande Germania al Brennero, mostrando un supremo disprezzo per ogni trattato internazionale», Spinosa, Mussolini, p. 275.
[6] Sono distrutte 200 sinagoghe, devastati 7.500 negozi di ebrei, uccisi 91 ebrei, circa 26 mila sono arrestati e deportati nei campi di concentramento.
[7] «Chamberlain fece ancora un tentativo e si rivolse a Mussolini perché inducesse Hitler a non scatenare la guerra». Il duce «era già convinto della inevitabilità dello scontro armato». Cfr. Spinosa, Hitler, p. 275.
[8] L'incontro avviene il 29 settembre fra Chamberlain, Deladier, Hitler e Mussolini.
[9] Candeloro, IX, p. 284.
[10] «La penetrazione nazista ebbe inizio il 1° ottobre, come il Führer aveva deciso fin dal maggio col “piano verde”, e fu definita una passeggiata militare poiché nessuno opponeva resistenza alle truppe germaniche». Cfr. Spinosa, Hitler, p. 276.
[11] Anche agli occhi del fascismo la Polonia ha la grande colpa di esistere. Lo stesso 23 agosto scrive il Popolo di Romagna: «Varsavia strepita ma intimamente non può ignorare che essa non ha altra via d'uscita all'infuori di un diretto accordo con il Reich». Cfr. in Montanari, Dal fascismo alla democrazia (1939-1945).
[12] Cfr. Spinosa, Hitler, p. 296.
[13] Cfr. Spinosa, Mussolini, p. 288.
[14] Cfr. Spinosa, Hitler, p. 293
[15] Cfr. Spinosa, Hitler, p. 293.
[16] Cfr. Spinosa, Hitler, p. 295.
[17] Cfr. Gilbert, Churchill, p. 249.
[18] Cfr. Rocca, Stalin, p. 292.
[19] Cfr. Rocca, Stalin, p. 294.
[20] Cfr. Rocca, Stalin, p. 295.
[21] Cfr. Rocca, Stalin, pp. 294-295.
[22] Cfr. Fermi, Mussolini, p. 422.
[23] Cfr. Fermi, Mussolini, p. 422.
[24] Cfr. Spinosa, Mussolini, p. 292.
[25] Cfr. Tornielli, Pio XII, p. 125.
[26] Cfr. Spinosa, Mussolini, p. 292.
[27] Cfr. Spinosa, Mussolini, p. 300.
[28] Cfr. Fermi, Mussolini, p. 424.
[29] Cfr. Fermi, Mussolini, pp. 424-425.
[30] Vedi «asse Roma-Berlino-Tokio» del 6 novembre 1937, ed il «patto d'Acciaio» fra Italia e Germania del 22 maggio 1739.
[31] Cfr. Rocca, Stalin, p. 321.
[32] Cfr. Rocca, Stalin, p. 323.
[33] Cfr. Innocenti, L'Italia del 1943, p. 149.

Antonio Montanari
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