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La gabbianella e il gatto

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Una dolcissima favola che riesce a coinvolgere ed emozionare grandi e piccini.

Sceneggiato e diretto da Enzo d’Alò, autore precedentemente anche de “La freccia azzurra” e quest’anno di “Momo”, La gabbianella e il gatto è un lungometraggio d’animazione, uscito nelle sale nel 1998  tratto dal celebre romanzo di Luis Sepulveda “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”.

Un cartone animato interamente italiano che si proponeva di sfidare le grandi produzioni disneyane sulla scia di quelle produzioni europee (oltre al gruppo italiano de La gabbianella, ricordiamo i produttori francesi di Kirikù e la strega Karabà) che da qualche anno tentano, se non di scalzare i grandi colossi americani, per lo meno di ritagliarsi una quota di mercato e spettatori con prodotti di qualità anche se non tecnologicamente all’avanguardia.

E a giudicare dal successo di pubblico e di critica, la sfida ha avuto esito positivo.

La storia prende avvio da Kengah, una giovane gabbiana che mentre viaggia verso sud viene intrappolata in una macchia di petrolio lasciata da una nave. Destinata a morire Kengah riesce con le ultime forze a deporre un uovo e ad affidarlo a Zorba il gatto dopo avergli strappato tre promesse: di non mangiare l’uovo, di farlo schiudere e di insegnare a volare al gabbiano che nascerà. Zorba si prende questi impegni e con tutte le difficoltà del caso riuscirà a far cresce la piccola Fortunata (questo è il nome che verrà dato alla gabbiana) al meglio delle proprie possibilità.

Tutta la storia induce tenerezza nei confronti dei personaggi e di Fortunata in particolare che, vivendo in una comunità di gatti, finisce per credersi un gatto lei stessa con situazioni comiche e simpatiche.

I cattivi di turno sono rappresentati dai topi che, guidati dal Grande Topo, vogliono prendere il controllo di tutta la città.

Il lieto fine è lì che ci aspetta con la sconfitta dei topi e Fortunata che, diventata ormai una giovane gabbiana, riesce a vincere le sue paure, a volare e a riunirsi allo stormo di gabbiani suoi simili lasciando gli amici gatti.

Una realizzazione magistrale con un bel disegno e una buona caratterizzazione dei vari personaggi anche attraverso il doppiaggio azzeccato con Carlo Verdone che presta la propria voce a Zorba, Antonio Albanese in uno spettacolare Grande Topo, Melba Ruffo e lo stesso Luis Sepulveda nella parte del poeta. Notevole anche la cura profusa nell’accompagnamento musicale con le composizioni di David Rhodes, chitarrista di Peter Gabriel, interpretate in italiano da Ivana Spagna, Samuele Bersani, Gaetano Curreri degli Stadio.

Con un budget di 10 miliardi di lire, il più alto della storia per un film animato italiano, ma molto distante dalle cifre delle produzioni statunitensi, oscillanti tra gli 80 e i 120 milioni di dollari, il film di D'Alò dimostra tutta la verve del miglior cinema indipendente europeo, capace di ovviare con l'emozione agli eventuali limiti nel campo degli effetti visivi.

18/9/2002

La locandina del film

 

 

 

I malvagi topi