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L’acqua del rubinetto è buona,
ma non ci fidiamo
Massimo Labra e Maurizio Casiraghi
Che rapporto hanno gli italiani con l’acqua? Molti preferiscono quella in
bottiglia.
Cosa li guida nella scelta? Il gusto o la diffidenza verso l’acqua del
rubinetto? Nell’articolo gli autori conducono un’analisi critica delle diverse
tipologie di acqua, evidenziando quali sono i principali timori e le preferenze
degli italiani.
Italiani: un popolo di bevitori
Gli italiani sono un popolo di bevitori di acqua minerale o meglio: di acqua in
bottiglia. L’interesse del mercato è dimostrato soprattutto dalla continua
immissione di nuovi marchi (in totale circa 270 nel 2010), che si somma alla
diversificazione dei prodotti proposti dalle aziende del settore. Si spazia
dalle acque con proprietà curative (digestive, diuretiche ecc.), a quelle
leggere o povere di alcuni elementi, sino a quelle microfiltrate. Il consumatore
è sempre più attento alle proprietà salutistiche dell’acqua e al benessere:
basti pensare ai messaggi pubblicitari che vengono usati per veicolare le
differenti tipologie.
Nel corso dell’ultimo decennio la produzione nazionale di acque minerali è
passata da circa 6 miliardi di litri a oltre 13 miliardi di litri, con un
consumo pro capite di circa 200 litri annui. Le aziende che prelevano acqua
dalle 189 fonti del territorio nazionale sono 321 e il giro di affari del
settore è stato stimato in 2,5 miliardi di euro annui.
Si calcola che il costo medio per famiglia per l’acquisto di acque minerali sia
i circa 300 euro all’anno. La scelta della tipologia di acqua acquistata dipende
certamente dall’effetto delle pubblicità e della comunicazione, anche se in
media le acque più vendute risultano essere quelle con i prezzi più abbordabili.
Gli italiani preferiscono, quindi, l’acqua in bottiglia, ma non vogliono
spendere molto per acquistarla. Sebbene molti marchi abbiano provato a
sviluppare un rapporto di fedeltà con il cliente, legandolo a un certo gusto di
acqua e di packaging, spesso è il prezzo a determinare la scelta dell’acquisto
dell’italiano medio.
Una ricerca condotta dallo ZooPlantLab dell’Università di Milano-Bicocca
nell’ambito del progetto “Milano da Bere”, sviluppato in collaborazione con
Legambiente Lombardia, Altroconsumo, Altraeconomia e con il supporto della
Direzione Generale Commercio, Fiere e Mercati della Regione Lombardia, ha
Massimo Labra Consumatori, Diritti eMercato Maurizio Casiraghi numero 2/2010
90 Università degli Studi di Milano-Bicocca Argomenti
ha evidenziato che circa la metà della popolazione lombarda preferisce acqua in
bottiglia a quella del rubinetto e ne consuma almeno mezzo litro al giorno.
In base a queste stime si potrebbe dedurre che l’acqua potabile in Italia sia di
pessima qualità e che per questa ragione gli italiani si orientano verso il
consumo delle acque minerali. Questo non è vero e qui di seguito procederemo con
il confronto tra le differenti tipologie di acqua, per dare al consumatore
conoscenze e strumenti oggettivi e scientifici per effettuare scelte più
consapevoli sulla tipologia migliore da consumare.
http://digilander.libero.it/anna945/Immagini/alluminioacquacerv.pdf
Ciao, un dottore e precisamente il Dr. F. Batmanghelidj
ha scritto:
Come l’acqua cura malattie incurabili
Un rivoluzionario metodo naturale
per ristabilire la salute e prevenire la malattia
Giuseppe Luigi Mastromattei
5 febbraio 2013
Oggi ho assistito ad un fatto incredibile. Ero a casa mia, mi stavano
presentando le caratteristiche e il funzionamento di un impianto per la
potabilizzazione delle acque ad osmosi inversa. Ad un certo punto hanno inserito
un apparecchio per l'elettrolisi in due bicchieri uno con l'acqua del rubinetto
e l'altro con l'acqua depurata col sistema dell'osmosi inversa. Risultato, il
bicchiere contenente l'acqua del rubinetto si è coperto di uno strato melmoso e
rugginoso, quello con l'acqua depurata è risultato solo leggermente giallino. Ad
un certo punto ho preso un'altro bicchiere d'acqua di rubinetto nel quale ho
versato una dose da 3 grammi di vitamina C e al quale abbiamo applicato gli
elettrodi, risultato: l'acqua è rimasta bianchissima, la persona che mi
presentava l'impianto è rimasta senza parole, quasi attonita, mentre io me la
ridevo di gusto, GRANDE acido ascorbico!!! clicca
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Il corpo umano
Ma quanta acqua c’è nel nostro corpo?
L’acqua presente nell’essere umano mostra differenze notevoli secondo l’età, la
costituzione, il tipo di alimentazione. Inoltre gli organi e i tessuti sono
idratati in modo diverso uno dall’altro. Da giovani siamo decisamente più ricchi
d’acqua, soprattutto nei tessuti molli, nella pelle e nei tessuti connettivi e
sottocutanei. Crescendo il tenore d’acqua si riduce progressivamente da una
media del 75% del bambino piccolo a circa il 50% nella terza età.
Del resto lo si vede bene: negli adulti e negli anziani la pelle si presenta più
secca e meno elastica, i tessuti sono meno lisci e tesi, il segno di una
pressione esercitata dal pollice sulla pelle rimane più visibile a lungo. L’età
biologica della pelle di tutto l’organismo si determina facilmente dal suo stato
di idratazione. Anche le ossa contengono acqua anche se in misura molto minore
rispetto ai tessuti molli. Dal 40% al 50% della nostra acqua corporea è
contenuta all’interno delle cellule e costituisce il cosidetto liquido
intracellulare. Il 20% restante si trova negli interstizi tra le cellule: è il
liquido extracellulare.
-
Acqua, la principale componente del corpo umano
Già in precedenza dicevamo che il corpo umano è come “immerso” nell’acqua, dalla
più piccola cellula all’organismo nella sua interezza.
Il corpo di una persona adulta la cui presenza in acqua si attesti attorno al
65% vorrà dire che ne conterrà 40-50 litri. La pecentuale più alta di acqua si
ha nella blastocisti presente subito dopo la fecondazione (90% in acqua) poi
nell’embrione (85%) e a seguire nel neonato (dal 75 all’85%). In un quarantenne
la percentuale d’acqua si attesta tra il 60 e il 70%.
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Tu non sei malato, sei assetato.
Pagina 4/13 che dell'originale è 8/262
L’incubo della vita e della morte in quel buco infernale perseguitava tutti e
mise alla prova il coraggio e la resistenza sia dei forti che dei deboli. Fu
allora che il corpo umano mi rivelò alcuni dei suoi maggiori segreti, segreti
mai compresi dalla scienza medica.
Per la maggior parte dei prigionieri, di età dai 14 agli 80 anni, la pressione
di questa vita eccezionalmente dura causò molto stress e malattie. Il destino
deve avermi scelto per essere lì ad aiutare parte di questa gente disperata. Una
notte, dopo circa due mesi dalla mia reclusione (avevo cominciato con 6
settimane di isolamento), quel destino si rivelò.
Erano circa le ore 23. Mi svegliai e mi resi conto che un mio compagno di cella
soffriva di terribili dolori allo stomaco. Non riusciva nemmeno a camminare da
solo. Gli altri lo stavano aiutando a stare in piedi. Egli soffriva di un’ulcera
peptica ed aveva bisogno di un medicinale. Rimase malissimo quando gli dissi che
non mi era stato permesso di portare con me in prigione scorte di medicinali.
Allora l’evento sorprendente si verificò !
Gli detti due bicchieri d’acqua.
Il dolore scomparve in pochi minuti ed egli poté stare in piedi da solo. Il suo
sorriso andava da un orecchio all’altro. Non potete immaginare la gioia che provò per il sollievo, perfino in una
situazione del genere.
“Che accade se il dolore ritorna?” mi chiese.
“ Bevi due bicchieri d’acqua ogni 3 ore”, risposi.
Fu libero dal dolore e dalla malattia per il resto della sua detenzione. La sua
“cura dell’acqua” in quell’ambiente così inospitale mi stupì come medico.
Sapevo di essere stato testimone di un potere curativo dell’acqua che non mi era
stato insegnato alla Scuola di Medicina. Mi sentii sicuro che una simile
osservazione non era mai stata fatta nell’ambito della ricerca medica.
Se l’acqua poteva curare l’attacco di una malattia dolorosa in un ambiente così
stressante, certamente ciò richiedeva ulteriore ricerca. Mi resi conto che il
mio destino di terapeuta mi aveva condotto in quel “laboratorio di stress umano”
per insegnarmi un nuovo approccio alla medicina e per rivelare molti altri
segreti nascosti riguardanti il corpo umano. Aprii gli occhi.
Istintivamente mi resi conto del motivo per cui ero finito in prigione.
Smisi di pensare a me stesso ed incominciai a concentrarmi sulla ricerca medica.
Iniziai a identificare i numerosi problemi di salute causati dallo stress della
prigionia. Nella maggior parte dei casi essi implicavano dolori di natura
ulcerosa. Io trattai quelli che venivano da me con ciò che aveva dimostrato
essere il miglior “elisir naturale”: l’acqua. Scoprii che l’acqua poteva
trattare e sanare più malattie di qualunque altra medicina che conoscevo.
Riusciva a curare persino qualcuno che stava letteralmente morendo di dolore !
Erano di nuovo le ore 23 circa.
Stavo andando da un compagno malato quando udii un lamento proveniente da una
cella in fondo al corridoio. Seguii il suono e trovai un giovane arrotolato sul
pavimento della sua cella. Sembrava totalmente incosciente ed emetteva
profondi, laceranti lamenti.
Gli chiesi cosa avesse. Non reagì.
Dovetti scuoterlo, prima che fosse in grado di rispondere che la sua ulcera lo
stava uccidendo.
“Che cosa hai fatto per placare il dolore?”, gli chiesi.
Mi spiegò esitando.
“Sin dall’una...quando è iniziato, ho preso tre Tagamesh... un’intera bottiglia
di antiacido... ma il dolore non ha fatto che peggiorare”. ( In quel periodo i
prigionieri potevano ottenere medicinali dall’ospedale del carcere).
A quel punto avevo idee molto più chiare sul dolore da ulcera peptica. Ciò di
cui non mi ero reso conto fino ad allora era la gravità che poteva raggiungere
quando neppure forti calmanti riuscivano a fermarlo. Dopo aver esaminato il suo
addome per verificare possibili complicazioni, gli detti due bicchieri di acqua
del rubinetto – all’incirca mezzo litro. Lo lasciai per visitare
un altro compagno malato e tornai dopo dieci minuti. Le grida di dolore non
risuonavano più nel corridoio.
“Come ti senti?” gli chiesi
“Molto meglio”, rispose, “ma provo ancora un po’ di dolore”.
Gli diedi un terzo bicchiere d’acqua ed il dolore cessò completamente entro
quattro minuti.
Quest’uomo era stato semi-incosciente in punto di morte; aveva assunto un’enorme
quantità di medicine per l’ulcera senza alcun risultato ed ora, dopo aver bevuto
tre soli bicchieri di acqua del rubinetto, era senza dolori, in grado di stare
seduto e di socializzare con gli amici.
Che scoperta umiliante! Ed io che credevo di aver ricevuto la migliore
preparazione medica del mondo, a Londra!
http://digilander.libero.it/genfranco/Immagini/corpoeacquabr.pdf
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