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Risiere e foibe Gesù La teoria di Darwin è un dogma? Benvenuti |
Benvenuti,
fratelli dell’Estonia (TERE), della Lettonia (SVEIKI), della
Lituania (LABAS), della Polonia (CZEŚĆ), della
Rep. Ceca (AHOI), della Slovaccchia (DOBRI
DEŇ), dell’Ungheria
(JÓ NAPOT), della Slovenia (ZDRAVO), di Cipro
(Teia
sax) e di
Malta (HELLOW).
Il 25 aprile 1945 avevo nove anni ed avevo vissuto in modo consapevole e con
tutte le conseguenze di paure, dolore, orrori, le vicende della guerra che aveva
insanguinato, come del resto era accaduto per tanti secoli, l’Europa.
Ho trascorso poi la mia giovinezza e gran parte della mia maturità
nell’atmosfera cupa della guerra fredda e nell’incubo di un possibile
conflitto nucleare.
Oggi per me è un grande giorno di festa e di speranza. L’idea europea si
consolida ulteriormente e con maggiore convinzione possiamo dire che in Europa,
grazie agli ideali e all’opera di De Gasperi, Spinelli, Schuman, Monnet,
Adenauer, Spaak, mai più
ci saranno guerre, mai più
l’orrore e terrore di bambini, mai più l’incubo della bomba atomica.
La teoria di Darwin un
dogma?
A proposito della battaglia ingaggiata recentemente dai laici in difesa di
Darwin e contro l’esclusione dai programmi scolastici della
sua teoria, di vorrei fare le seguenti osservazioni.
Non tutta la scienza è scienza allo stesso modo. Non si può non ammettere che
ci sono tre diversi gradi di
scientificità.
Sicuramente la teoria di Darwin appartiene all’ultimo
grado di scientificità, non
essendo osservabile né oggi né negli ultimi 10.000 anni alcun mutamento della
specie Si tratta quindi di un
teoria e non di una legge
scientifica di stampo galileiano.
Va bene
Darwin a scuola, per carità! Ma si dica ai ragazzini, per onestà
intellettuale, che si tratta, appunto, di una
teoria e per lo più molto discussa e, a detta di un buon gruppo di scienziati,
con molti punti deboli. Debolissima
poi è l’affermazioni che l’uomo abbia come antenata la scimmia, come mi
accaduto di sentire affermare, alla televisione recentemente e senza l’ombra
di un minimo dubbio, da parte di un noto ed eminente scienziato. Insomma, in
questi giorni di polemiche, mi è parso di vedere, di leggere
e di ascoltare che anche i
cosiddetti laici considerino la
teoria di Darwin una sorta di dogma da difendere, alla stregua di quello che
fanno quei creduloni dei … credenti creazionisti, con le unghie e coi denti,
ad ogni costo e senza i necessari “distinguo"
GESÙ
Gesù Cristo è t'unica personalità che ha rivoluzionato per sempre
il mondo. Egli stesso è diventato un punto di divisione temporale, culturale e
ovviamente religioso. A prescindere dal fatto che lo si consideri o meno il
Messia, egli aveva ragione nel dire che il suo arrivo coincide con la fase
finale e compiuta dell'esistenza: i valori che esistevano allora sono cambiati
per sempre e sono divenuti quelli con cui ci confrontiamo oggi. Ancora oggi la
sua figura dà scandalo perché il suo è un messaggio rivoluzionario, e perché
la sua è l'unica rivoluzione che abbia realmente trionfato. Cristo dice sempre,
e con assoluta chiarezza, che non è pronto ad ascoltare chi non è pronto a
sopportare il "giogo leggero" del suo messaggio. Nel discorso della
montagna pronuncia frasi come "beati i poveri di spirito" o
"beati voi quando vi insulteranno, e vi perseguiteranno...". Parole
sconvolgenti e scandalose ancora oggi, per non parlare di "beati i
miti" in un mondo segnato dal sopruso e da violenza. O di "ama il tuo
nemico". Thomas Cahill
Lettere
a la Repubblica
Le povere vittime innocenti della
Risiera e delle Foibe
SCRIVO
per raccontare fatti di cui sono a diretta conoscenza, in quanto la mia famiglia
viveva a Spalato durante l’anno scolasti-co 1942-1943: mio padre era il
Preside del liceo classico. Non è tacendo i fatti che si rende giusti-zia alle
povere vittime innocenti della Risiera e delle Foibe. Ben venga il giorno del
loro ricordo, ma nella chiarezza; gli dobbiamo rispetto.
Nel 1939 la propaganda fasci-sta aveva eccitato un deviante amor di patria.
Moltissimi citta-dini, onesti patrioti, ci hanno cre-duto. Sicché anche mio
padre è partito per portare la cultura ita-liana a gente che 1'aspettava con
ansia. Credevamo l'Istria e la Dalmazia suolo patrio, dove la gente era schiava
del Regno di Jugoslavia. Ebbene quando siamo giun-ti a Spalato ci siamo resi
conto che la popolazione di origine ita-liana era minoranza e gli altri ci
consideravano invasori, come in realtà eravamo. Anche tra i vec-chi dalmati di
origine italiana era diffuso il rimpianto per la ocula-ta amministrazione
austriaca, ben diversa da quella fascista italiana.
Ho dei precisi ricordi delle so-praffazioni e delle violenze com-piute dagli
squadristi fascisti, spesso in contrasto con l’eserci-to, contro la
popolazione serbo croata: fucilazioni, deportazioni in campo di concentramento e
di sterminio. In tale situazione ci fu-rono i soliti fu-rbi: chi cercò di
ap-propriarsi di beni altrui, chi de-nunciò il vicino di casa, coperti da un
falso nazionalismo filo - italiano; erano pochi ma, in seguito, danneggiarono
tutti gli onesti.
Chi semina odio raccoglie tempesta e tragicamente dopo l’otto settembre
l’antico adagio popolare si e materializzato nel peggiore dei modi. Ciò non
è una giustificazione del genocidio perpetrato contro innocenti cit-tadini
nelle Foibe, ma è dare le colpe a tutti coloro che le hanno: i criminali
dirigenti jugoslavi re-sponsabili diretti dell’eccidio e i dirigenti fascisti
italiani. Costo-ro, con i loro crimini, hanno esposto alla rappresaglia l'intera
comunità italiana. Invece di fumosa retorica si dovrebbe rispetto a quei morti
innocenti riba-dendo con forza che con l’odio, la violenza e la guerra non si
posso-no comporre i rapporti tra etnie diverse.
Torniamo ai fatti da me vissuti. 1943, grazie alla correttezza di mio padre, che
aveva sempre di-feso i suoi studenti dalle violenze degli squadristi fascisti,
in questo sostenuto dal comandante militare della piazza di Spalato, alla mia
famiglia era stato consigliato di rientrare in Italia perché le cose si
mettevano male; tali notizie invece erano volutamente occul-tate dai fascisti.
Mio padre rifiutò la tessera del Partito Fascista e abbracciò la causa della
Resi-stenza. II suo coraggioso atto (gli fu conferita la medaglia d'oro del
Presidente della Repubblica per meriti culturali) gli e costato nel 1944 la
privazione del posto di lavoro e per un certo periodo gli ar-resti domiciliari:
questa era laRe-pubblica Sociale che qualcuno vorrebbe sdoganare.
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