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Dacci oggi il nostro pane
quotidiano
Il pane quotidiano, che secondo Gesù, dobbiamo richiedere a Dio, è
in primo luogo quello necessario alla nostra esistenza: il pane del bisogno e
del sostentamento. Dobbiamo richiedere soltanto il pane che ci è
indispensabile:
La pax berlusconiana[Da: il Corriere della sera del 31-01-03] |
Gli empi dicono fra loro
sragionando
Gli empi dicono fra loro sragionando: «La nostra vita è breve e triste;
non c’è rimedio, quando l’uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi
dagli inferi. Siamo nati per caso e dopo saremo come non fossimo nati.
È un fumo il soffio delle nostre narici , pensiero è una scintilla nel palpito
del nostro cuore.
Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà
come aria leggera.
Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo e nessuno di ricorderà delle
nostre opere.
La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia
scacciata dai raggi del sole e disciolta dal calore.
La nostra esigenza è il passare di un’ombra
e non c’è ritorno alla nostra morte,perché il sigillo è posto e
nessuno torna indietro. Su godiamoci i beni presenti. Inebriamoci di vino
squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera.».
La pensano così, ma sbagliano; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i
segreti di Dio; non sperano salario per la sanità né credono alla ricompensa
delle anime pure. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece a
immagine della propria natura.
[Bibbia: dal libro della Sapienza]
Il divenire del mondo
Bisogna dare ragione non solamente dell'universo, dal punto di vista
dell'esistenza, ma dell'universo dal punto di vista del movimento, dello
sviluppo, del divenire orientato verso forme sempre più complesse ed evolute.
Questa evoluzione si definisce attraverso la sintesi progressiva. La materia
si orienta verso stadi sempre più complessi nel corso dei tempi; questo significa
che sintesi sempre più astronomicamente complicate si costituiscono nel corso
dei tempi. Di questa sintesi continua bisogna rendere ragione. Il molteplice
non basta a rendere conto delle sintesi nelle quali esso è integrato. Prendiamo
in considerazione le particelle elementari più semplici. Ancora bisogna
spiegarne l'esistenza. Ma supponiamole date. Bisogna ora rendere ragione dal
punto di vista metafisico, della sintesi nella quale questi corpuscoli
elementari saranno associati, integrati. Le particelle stesse non sono
sufficienti a rendere ragione di questa sintesi in cui sono integrate per
costituire una unità strutturale nuova. I corpuscoli non sono sufficienti a
rendere ragione della struttura atomica nella quale sono integrate, in maniera
altamente diversificata e complessa. Gli atomi non bastano a rendere conto della
sintesi molecolare in cui sono integrati, per costituire una associazione
organica di una complessità più alta ancora. Le molecole non bastano a
rendere conto dell'edificio non più molecolare, ma cellulare, nel quale sono
associate e integrate. Infine le cellule non bastano a rendere conto da sole
della struttura organica unificata, che costituisce un organismo
pluricellulare. Il molteplice non basta a rendere conto della sintesi nella
quale esso è integrato. Se si chiama «materia», nel senso non più fisico ma
metafisico, questo molteplice, bisogna dire che la materia non basta a rendere
conto delle sintesi nelle quali essa è integrata, diversificata e portata ai
gradi elevati della complessità, al livello della materia vivente. La sintesi
trascende gli elementi che essa integra. Dire che la materia « produce » o «
crea » la vita e la coscienza è dunque ancor meno che un paralogismo, è un
puro flatus vocis. Dal livello più semplice, più elementare che si è
conosciuto, dal livello atomico fino al livello cellulare organico appare che la
materia molteplice, da sé sola, è incapace di rendere conto delle sintesi
nelle quali è coinvolta, attraverso un movimento costante che la porta verso le
strutture altamente complessificate. Bisogna rendere ragione della sintesi,
della sintesi più semplice che noi conosciamo in microfisica, come della
sintesi più complessa delle costruzioni molecolari più evolute.
Se dal punto
di vista dell'universo, l'universo non basta a rendere conto di se stesso, dal
punto di vista del suo sviluppo è la stessa cosa. Infatti per l'universo reale,
esistenza e sviluppo non sono che una cosa sola. Noi li distinguiamo qui in
maniera scolastica solo per analizzarli. Ma l'esistenza empirica dell'universo
è una costante evoluzione, una costante ed incessante sintesi evolutiva.
Bisogna dunque rendere ragione innanzitutto dell'esistenza di questo molteplice,
che è preso in una sintesi progressiva. Il dato no basta a rendere conto della
propria evoluzione. Ma c’è di più. Questo sviluppo, questa evoluzione, non
hanno luogo in un senso qualunque. Avvengono in una direzione ben determinata,
quella delle strutture sempre più complesse.. Il modo non evolve in un senso
qualunque, esso evolve verso una materia complessa, verso la vita, verso la
coscienza.
La materia è assoluto increato?
La materia
produce, in virtù delle proprie risorse naturali, la vita e la coscienza —
dicono — perché la materia ne ha il potere. Essa ha non solamente il potere
di generarsi da sé, è provvista non solamente dei predicati classici
dell'assoluto: la aseità, l'eternità, l'infinità, la sufficienza ontologica.
Ma dall'assoluto essa ha anche il predicato del potere creatore. Essa può
creare la vita e la coscienza. In altri termini la materia è l'Assoluto,
l'Assoluto increato, eterno, sufficiente e creatore. Questo materialismo è un
panteismo. Giunge a divinizzare la materia. Abbiamo dunque
la scelta fra
una filosofia che si appoggia su una riflessione obiettiva, positiva, su una
analisi empirica del reale materiale, e una filosofia che aggiunge a questa
analisi obiettiva, scientifica una asserzione che è mitica, cioè
l'assolutizzazione, la divinazione della materia. Come fanno osservare alcuni
teorici del marxismo, si ha la scelta tra due metafisiche e bisogna optare per
l'una o l'altra. Nulla ci obbliga, assolutamente parlando, nulla ci costringe,
da un punto di vista strettamente razionale, ad affermare la sufficienza
ontologica, la eternità e la aseità della materia e del movimento.
[Da: C. Tresmontant, L’intelligenza di fronte a Dio,
JACA BOOK, 1966]
Vademecum per i politi
cattolici. D’accordo. Ma …
La nota del Vaticano rivolta ai politici cattolici ricorda agli
stessi “l’obbligo di opporsi” a leggi contrarie alla “norma
morale radicata nella natura stessa dell’essere umano”, cioè alle
leggi che riguardano l’aborto, l’eutanasia, la manipolazione dell’embrione
umano,la famiglia, il matrimonio monogamico tra le persone di sesso opposto, il
diritto all’educazione dei figli, la tutela dei minori, le moderne forme di
schiavitù, la libertà religiosa, la giustizia sociale, la pace.
D’accordo. Mi sarei però aspettato anche qualche accenno al modo di essere
cristiani in politica e cioè all’obbligo per i cattolici di interpretare la
politica “come servizio” e al conseguente divieto di fare “comunella”
con chi sta in politica per favorire i propri interessi economici e giuridici.
D’accordo, Casini, Follini, Buttiglione & company, che non avete
esitato a dar manforte al Berlusconi che non risolve il conflitto di interessi,
al Berlusconi della eliminazione della tassa sulle eredità, della
declassificazione del falso in bilancio, della ricusazione dei giudici, delle
rogatorie e via dicendo? O no?!
L'ombra del successo
“L’ombra
dell'uomo, per diventare più grande, mostrava desiderio del tramonto. Non
appena avverti di dover scomparire assieme al sole, anelò di vedere il sole
altissimo in mezzo al cielo.” Leon Battista Alberti, Apologhi
(1437) Il tema che il celebre architetto e letterato fiorentino (ma nato a
Genova nel 1404 e vissuto a lungo alla corte papale) ha raffigurato con
l'immagine suggestiva delle ombre lunghe che si stampano al crepuscolo sulla
terra è quello dell'illusione dell'uomo che tende a un successo, a
un'esaltazione personale, dimenticando che, sovente, questa preannuncia un
conseguente decadimento. È solo in quel momento che si comprendono due verità.
Certo, si scopre la grandiosità del successo: è "lungo ", disteso ed
esteso, impressiona e supera la realtà stessa di chi lo possiede. Ma d'altro
lato, si intuisce che la luce sta già per venir meno e il successo e il potere
rivelano la loro qualità di ombra destinata ad essere assorbita dalla tenebra.
E allora si ha nostalgia di quel mezzogiorno in cui l'ombra era quasi
inesistente ma la luce e la vita erano sfolgoranti. Fuor di metafora, è la
nostalgia della semplicità che non conosce "lunghezza" e grandezza ma
è avvolta nella vita, nella luce, nella solarità dei colori. Una meditazione,
questa, che vale per tutti, anche per chi ha poco successo o potere perché
l'illusione e l'orgoglio sono sempre in agguato. [Da Avvenire, 18-01-03]
In
ore infantium veritas
Le aule degli
asili ambrosiani sono le prime a provare emozioni per i profondi cambiamenti
nella nostra società. Milano, città e provincia, ospita 19.166 alunni
stranieri. Un bambino su quattro è extracomunitario. Quelle aule parlano almeno
14 lingue. Filippini, egiziani, cinesi, peruviani, albanesi, marocchini
sorridono scambiandosi quotidianamente il buongiorno. Potrà questo
"ciao" abbattere la nuova babele delle nazioni?
Mentre alcuni politici e alcuni cittadini falsamente integralisti, e dal respiro
corto, vogliono fermare il mondo scrivendo sui cartelli il nome dei nostri paesi
in vernacolo, i nostri figli hanno fatto un'amicizia innocentissima con i
bambini di mezzo mondo.
[Da:Famiglia cristiana - n. 3/2003 ]
Altro che devolution!
Le devolution sta solo nella crapa di Bossi. Agli Italiani gliene
frega poco. Ce l'hanno in testa solo quei quattro buzzurri che si scaldano con
le cazzate dell'uomo di Gemonio.
|
A = Lotta alla disoccupazione
- 68,3 B = Impegno per la pace - 65 C = Lotta alla criminalità - 40,1 D = Lotta all'inflazione - 27,8 E = Salvaguardia dell'ambiente e del territorio - 27,6 F = Riforma delle pensioni - 24,9 G = Riforma della giustizia - 21,9 H = Rafforzamento dell'Unione Europea - 10,8 I = Introduzione della devolution - 6,6 L = Introduzione del presidenzialismo - 3,6 |
I guerrieri da
televisione
Su un totale di 1.300.000 uomini e donne, sono 334.00
gli afro-americani in servizio militare. I “neri” in uniforme sono il
25,7% del totale: il doppio della percentuale fra i civili (12,9% è la percentuale
dei"neri" tra la popolazione USA). Questo squilibrio si spiega con il fatto che le forze armate professionali sono
un’accessibile occasione di lavoro per chi non ne ha altre, soprattutto in
tempi grami come questi. Ed è quello che ha spintou n deputato dei distretti
“neri” di New York a lanciare l’idea sacrilega di resuscitare la leva
generale obbligatoria, abbandonata nel 1973, per distribuire i costi umani delle
guerre su tutte le classi e le razze e costringere i “guerrieri da
televisione” a riflettere bene prima di spedire con disinvoltura i guerrieri
autentici a rischiare la pelle in giro per il mondo.
La proposta non passerà, perché le leggi sono
scritte da padri e madri che sono patriotticamente sempre pronti ad andare in
guerra, sapendo che ad armarsi e a partire sono i figli degli altri.
Da: la Repubblica del 12-01-03
Clonazione:
l’umanità esce perdente da questa operazione.
Non è una conquista della scienza, ma è una sconfitta
dell'umanità intera.
Esce perdente
il donatore il quale si inserisce nei meccanismi della natura, e vuole
riprogrammarla tra centinaia di fallimenti e gravi rischi per la salute del
nascituro. Per donare la pecora Dolly sono stati necessari 276 tentativi: quanti
ne sono necessari per donare l'uomo? E quale uomo verrà alla luce, se lo stesso
clonatore della pecora Dolly sconsiglia questa operazione, dopo aver visto i
risultati negativi?
Esce perdente chi vuole (o accetta) essere donato, per avere una fotocopia di sé
stesso, perché il clonato non sarà mai la fotocopia di un’altra persona.
L'Identità della persona viene data dall'anima, che non può essere clonata, e
dalla storia dei vissuti personali, che sono sempre diversi per ogni persona
umana.
Esce perdente il donato, che deve vivere con un vestito impostogli da altri e
non dalla sapiente e irripetibile combinazione naturale dei geni. Gli uomini e
non la natura lo hanno programmato come "copia", e non potrà r
pensarsi e costruirsi come persona unica e irripetibile.
Si dirà: questo vale per la donazione riproduttiva, ma non per la clonazione
terapeutica, cioè finalizzata alla cura di malattie. Come è possibile avviare
una vita che sarà distrutta a vantaggio di altri? La persona umana è
indisponibile ad essere posseduta da chiunque: è di sé e di Dio. È sempre un
delitto strumentalizzarla per qualunque altro fine.
Ritorno alla politica.
Le ultime non sono buone, anche se, prendendoci per dei
barbagianni, qualcuno ci dice il contrario. Ecco la panoramica di fine anno.
Ø
La diretta televisiva
negata alle manifestazioni dell'Ulivo contro la finanziaria - diretta, accordata
qualche anno fa ad analoga iniziativa del Polo - dimostra il livello del
controllo mediatico del governo sulla società..., così come sta avvenendo per
chi sciopera per il lavoro, o chi vorrebbe discutere nella scuola sulla riforma
Moratti.
Ø
Ti guardi in giro e senti che qualche
problema economico c'è, fai la spesa e vedi che gli aumenti forse non dipendono
solo dal fatto che l'euro sia moneta e non banconota. Ma se guardi la
televisione vedi il Ministro Tremonti che dice che va tutto bene. Riescono a
farti chiedere se marziano sei tu o sono loro.
Ø
Ciampi
ci dice che l'Italia ha minore competitività: Fazio parla di un rischio di
declino per l'Italia. Il Censis disegna un'Italia con le pile scariche. Sono di
fronte a noi la crisi della Fiat, della Piaggio, dell'industria chimica.
Ø
Questo governo con una mano dà
(sconto IRPEF ai redditi bassi) ma con
due toglie: si pagano farmaci, prestazioni e servizi; si inseriscono nuovi
ticket; diminuiscono gli insegnanti e il sostegno per i disabili; vengono
tagliate risorse ai Comuni che non riescono a far fronte alle necessità..
Ø
Ti va bene una polizia locale mentre il
crimine diventa internazionale? Una scuola padana dove si valorizza il dialetto
invece della lingua straniera? Una sanità disuguale nel Paese per cui si
accentueranno i viaggi della speranza verso il Nord? Preparati, Bossi vuole la
devolution.
L'emergenza
immigrati e quella della sicurezza, nonostante i proclami è tutt'altro che
risolta con la legge Bossi-Fini, legge tanto disumana, quanto stupida (o per gli
stupidi che ci credono).
Verità,
Giustizia, Amore, Libertà
Dal messaggio di Sua Santità Giovanni Paolo II
per la celebrazione della giornata mondiale della pace - 1° gennaio 2003
Sono trascorsi quasi quarant'anni da quell'11 aprile 1963, in cui Papa
Giovanni XXIII pubblicò la storica Lettera enciclica Pacem in terris.
Rivolgendosi «a tutti gli uomini di buona volontà», compendiava il suo
messaggio di pace al mondo nella prima affermazione dell'Enciclica: «La pace in
terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire
instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell'ordine stabilito da Dio»
In realtà, il mondo a cui Giovanni XXIII si rivolgeva era in un profondo stato
di disordine. L'umanità aveva invece dovuto registrare, in sessant'anni di
storia, lo scoppio di due guerre mondiali, l'affermarsi di sistemi totalitari
devastanti, l'accumularsi di immense sofferenze umane e lo scatenarsi, nei
confronti della Chiesa, della più grande persecuzione che la storia abbia mai
conosciuto. Solo due anni prima
della Pacem in terris, nel 1961, il « muro di Berlino » veniva eretto per
dividere e mettere l'una contro l'altra non soltanto due parti di quella Città,
ma anche due modi di comprendere e di costruire la città terrena. Inoltre,
proprio sei mesi prima della pubblicazione dell'Enciclica il mondo, a causa
della crisi dei missili a Cuba, si trovò sull'orlo di una guerra nucleare.
Papa Giovanni XXIII non era d'accordo con coloro che ritenevano impossibile la
pace. Con l'Enciclica parlò della comune appartenenza alla famiglia umana e
accese per tutti una luce sull'aspirazione della gente di ogni parte della terra
a vivere in sicurezza, giustizia e speranza per il futuro.
Giovanni XXIII identificò le condizioni essenziali per la pace in quattro
precise esigenze dell'animo umano: la verità, la giustizia, l'amore e la libertà.
La verità – egli disse – sarà fondamento della pace, se ogni
individuo con onestà prenderà coscienza, oltre che dei propri diritti, anche
dei propri doveri verso gli altri. La giustizia edificherà la pace, se
ciascuno concretamente rispetterà i diritti altrui e si sforzerà di adempiere
pienamente i propri doveri verso gli altri. L'amore sarà fermento di
pace, se la gente sentirà i bisogni degli altri come propri e condividerà con
gli altri ciò che possiede, a cominciare dai valori dello spirito. La libertà
infine alimenterà la pace e la farà fruttificare se, nella scelta dei
mezzi per raggiungerla, gli individui seguiranno la ragione e si assumeranno con
coraggio la responsabilità delle proprie azioni.
Guardando al presente e al futuro con gli occhi della fede e della ragione, il
beato Giovanni XXIII intravide ed interpretò le spinte profonde che già erano
all'opera nella storia. Egli sapeva che le cose non sempre sono come appaiono in
superficie. Malgrado le guerre e le minacce di guerre, c'era qualcos'altro
all'opera nelle vicende umane, qualcosa che il Papa colse come il promettente
inizio di una rivoluzione spirituale.
L'umanità, egli scrisse, ha intrapreso una nuova tappa del suo cammino. La fine
del colonialismo, la nascita di nuovi Stati indipendenti, la difesa più
efficace dei diritti dei lavoratori, la nuova e gradita presenza delle donne
nella vita pubblica, gli apparivano come altrettanti segni di un'umanità che
stava entrando in una nuova fase della sua storia, una fase caratterizzata dalla
« convinzione che tutti gli uomini sono uguali per dignità naturale ». Certo,
tale dignità era ancora calpestata in molte parti del mondo. Il Papa non lo
ignorava. Egli era tuttavia convinto che, malgrado la situazione fosse sotto
alcuni aspetti drammatica, il mondo stava diventando sempre più consapevole di
certi valori spirituali e sempre più aperto alla ricchezza di contenuto di quei
«pilastri della pace» che erano la verità, la giustizia, l'amore e la libertà.
Attraverso l'impegno di portare questi valori nella vita sociale, sia nazionale
che internazionale, uomini e donne sarebbero diventati sempre più consapevoli
dell'importanza del loro rapporto con Dio, fonte di ogni bene.
Quel che avvenne pochi anni dopo soprattutto nell'Europa centrale ed orientale
ne offrì la singolare conferma. La strada verso la pace, insegnava il Papa
nell'Enciclica, doveva passare attraverso la difesa e la promozione dei diritti
umani fondamentali. Di essi infatti ogni persona umana gode, non come di
beneficio elargito da una certa classe sociale o dallo Stato, ma come di una
prerogativa che le è propria in quanto persona: «In una convivenza ordinata e
feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona,
cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è
soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e
simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò
universali, inviolabili, inalienabili».
Dal Vaticano, 8 Dicembre 2002.
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