Gennaio 2003

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Ultima revisione: 10/02/03

       
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Sommario

Verità, Giustizia, Amore, Libertà
Ritorno alla politica
Clonazione: l’umanità esce perdente da questa operazione
I guerrieri da televisione
Altro che devolution!
In ore infantium ...
L'ombra del successo
La clonazione e la catena di montaggio
Vademecum per i politici cattolici
Il divenire del mondo
Gli empi dicono fra loro sragionando
La pax berlusconiana
Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Il pane quotidiano, che secondo Gesù, dobbiamo richiedere a Dio, è in primo luogo quello necessario alla nostra esi­stenza: il pane del bisogno e del sosten­tamento. Dobbiamo richiedere soltan­to il pane che ci è indispensabile: nient'altro.
I Vangeli ricordano di continuo l'uomo è una creatura effimera, fragile che dipende dalle cose che lo circondano e dal paesaggio che Dio gli crea intorno. L'uomo manca di tutto. Il Padre nostro ci ricorda che egli manca di pane. Se prega, Dio scen­de e gli da il pane: la prima grazia della sua esistenza. Dio gli da oggi questo pane: giorno per giorno; non domani, non ogni giorno, non sino alla fine della vita. Domani invocheremo un altro pane con un'altra preghiera. Più tardi,  il Vangelo ammoni­sce: «Non affannatevi per il domani», perché il domani avrà cura e si preoc­cuperà di sé stesso: «a ciascun giorno basta la sua pena».
La nostra vita è fatta di assoluto pre­sente: attimo effi­mero dopo attimo effimero, mo­mento dopo mo­mento, istante do­po istante, ora do­po ora, punto do­po punto, ognuno sufficiente a sé stesso e benedetto da Dio. Viviamo nell'ispirazione della grazia che Dio infonde, goc­cia dopo goccia, nel cuore di ognuno di noi.
A prima vista, non avvertiamo nel mondo cristiano nessuna durata, ne intrave­diamo un domani o un futuro. Non c'è un progetto, non c'è un piano né un programma, e nessuna linea che ci conduca in qualche luogo che anticipiamo e prevediamo con il pensiero.
Il pane quotidiano
 è quel­lo indispensabi­le per il viaggio: il pane (o il viati­co) necessario. I cristiani sono dunque ospiti e stranieri sulla terra: an­che quando sembrano immobili, com­piono un viaggio, fatto di piccole tappe, che riprende ogni giorno, da un luogo a un altro luogo, sempre eguale e sempre diverso. Almeno nella preghiera, ogni tappa del viaggio è accompagnata dal dono celeste del pane.
Ma il nostro oggi non è mai pieno. Se Dio ci da, oggi, il pane del bisogno e del sostentamento, esso è soltanto un an­ticipo. Il pane assoluto lo avremo sol­tanto nel Regno dei Cieli; e perciò, quando mangiamo ciò che ci è neces­sario, dobbiamo ricordare la rivelazione piena e definitiva alla fine dei tempi.
Il pane di domani ha molti nomi, che i Padri della Chiesa amano declinare con un piacere incontenibile. È la paro­la pronunciata da Gesù in Palestina: la parola che viene recitata e commenta­ta dagli interpreti: il pane spirituale che sta sopra tutte le sostanze terrene, nu­trendo l'anima e l'intelligenza degli uo­mini: il pane della vita che non si consu­ma mai; il Cri­sto, che dice di sé: «Io sono il pane di vita di­sceso dal cielo. Se uno mangia questo pane, vivrà in eterno».
Ciò che era pas­seggero e instabile diventa  perpetuo: il viaggio inquieto diventa  una quiete tranquilla; ciò che era pove­ro e appena sufficiente al bisogno è una grazia sovrabbondante che eccede i de­sideri e i bisogni. Così ora il viandante, che percorreva di tappa in tappa le stra­de, attendendo il viatico di ogni istante, abita una casa dalle mura traslucide, dove «una sorgente d'acqua zampilla per la vita eterna».
[Riduzione da: la Repubblica del 30-01-03]

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La pax berlusconiana

[Da: il Corriere della sera del 31-01-03]

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Gli empi dicono fra loro sragionando
Gli empi dicono fra loro sragionando: «La nostra vita è breve e triste; non c’è rimedio, quando l’uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi. Siamo nati per caso e dopo saremo come non fossimo nati.
È un fumo il soffio delle nostre narici , pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore.
Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera.
Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo e nessuno di ricorderà delle nostre opere.
La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia scacciata dai raggi del sole e disciolta dal calore.
La nostra esigenza è il passare di un’ombra  e non c’è ritorno alla nostra morte,perché il sigillo è posto e nessuno torna indietro. Su godiamoci i beni presenti. Inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera.».
La pensano così, ma sbagliano; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i segreti di Dio; non sperano salario per la sanità né credono alla ricompensa delle anime pure. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece a immagine della propria natura.
[Bibbia: dal libro della Sapienza]

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Il divenire del mondo
Bisogna dare ragione non solamente dell'universo, dal punto di vista dell'esistenza, ma dell'universo dal punto di vista del movimento, dello sviluppo, del divenire orientato verso for­me sempre più complesse ed evolute. Questa evoluzione si defi­nisce attraverso la sintesi progressiva. La materia si orienta ver­so stadi sempre più complessi nel corso dei tempi; questo si­gnifica che sintesi sempre più astronomicamente complicate si costituiscono nel corso dei tempi. Di questa sintesi continua bi­sogna rendere ragione. Il molteplice non basta a rendere conto delle sintesi nelle quali esso è integrato. Prendiamo in consi­derazione le particelle elementari più semplici. Ancora bisogna spiegarne l'esistenza. Ma supponiamole date. Bisogna ora ren­dere ragione dal punto di vista metafisico, della sintesi nella quale questi corpuscoli elementari saranno associati, integrati. Le particelle stesse non sono sufficienti a rendere ragione di questa sintesi in cui sono integrate per costituire una unità strutturale nuova. I corpuscoli non sono sufficienti a rendere ragione della struttura atomica nella quale sono integrate, in maniera altamente diversificata e complessa. Gli atomi non bastano a rendere conto della sintesi molecolare in cui sono integrati, per costituire una associazione organica di una com­plessità più alta ancora. Le molecole non bastano a rendere conto dell'edificio non più molecolare, ma cellulare, nel quale sono associate e integrate. Infine le cellule non bastano a ren­dere conto da sole della struttura organica unificata, che costi­tuisce un organismo pluricellulare. Il molteplice non basta a rendere conto della sintesi nella quale esso è integrato. Se si chiama «materia», nel senso non più fisico ma metafisico, que­sto molteplice, bisogna dire che la materia non basta a rendere conto delle sintesi nelle quali essa è integrata, diversificata e portata ai gradi elevati della complessità, al livello della materia vivente. La sintesi trascende gli elementi che essa integra. Dire che la materia « produce » o « crea » la vita e la coscienza è dunque ancor meno che un paralogismo, è un puro flatus vocis. Dal livello più semplice, più elementare che si è conosciuto, dal livello atomico fino al livello cellulare organico appare che la materia molteplice, da sé sola, è incapace di rendere conto delle sintesi nelle quali è coinvolta, attraverso un movimento costante che la porta verso le strutture altamente complessificate. Bisogna rendere ragione della sintesi, della sintesi più semplice che noi conosciamo in microfisica, come della sintesi più complessa delle costruzioni molecolari più evolute.
Se dal punto di vista dell'universo, l'universo non basta a rendere conto di se stesso, dal punto di vista del suo sviluppo è la stessa cosa. Infatti per l'universo reale, esistenza e svi­luppo non sono che una cosa sola. Noi li distinguiamo qui in maniera scolastica solo per analizzarli. Ma l'esistenza empi­rica dell'universo è una costante evoluzione, una costante ed incessante sintesi evolutiva. Bisogna dunque rendere ragione innanzitutto dell'esistenza di questo molteplice, che è preso in una sintesi progressiva. Il dato no basta a rendere conto della propria evoluzione. Ma c’è di più. Questo sviluppo, questa evoluzione, non hanno luogo in un senso qualunque. Avvengono in una direzione ben determinata, quella delle strutture sempre più complesse.. Il modo non evolve in un senso qualunque, esso evolve verso una materia complessa, verso la vita, verso la coscienza.
La materia è assoluto increato?
La materia produce, in virtù delle proprie risorse naturali, la vita e la coscienza — dicono — perché la materia ne ha il potere. Essa ha non solamente il potere di generarsi da sé, è provvista non solamente dei predicati classici dell'assoluto: la aseità, l'eternità, l'infinità, la sufficienza ontologica. Ma dall'assoluto essa ha anche il predicato del potere creatore. Essa può creare la vita e la coscienza. In altri termini la materia è l'Assoluto, l'Assoluto increato, eterno, sufficiente e creatore. Questo materialismo è un panteismo. Giunge a divinizzare la materia. Abbiamo dunque la scelta fra una filosofia che si appoggia su una riflessione obiettiva, positiva, su una analisi empirica del reale materiale, e una filosofia che aggiunge a questa analisi obiettiva, scientifica una asserzione che è mitica, cioè l'assolutizzazione, la divinazione della materia. Come fanno osservare alcuni teorici del marxismo, si ha la scelta tra due metafisiche e bisogna optare per l'una o l'altra. Nulla ci obbliga, assolutamente parlando, nulla ci costringe, da un punto di vista strettamente razionale, ad affermare la sufficienza ontologica, la eternità e la aseità della materia e del movimento.
[Da: C. Tresmontant, L’intelligenza di fronte a Dio, JACA BOOK, 1966]

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Vademecum per i politi cattolici. D’accordo. Ma …
La nota del Vaticano rivolta ai politici cattolici ricorda agli stessi “l’obbligo di opporsi” a leggi contrarie alla “norma  morale radicata nella natura stessa dell’essere umano”, cioè alle leggi che riguardano l’aborto, l’eutanasia, la manipolazione dell’embrione umano,la famiglia, il matrimonio monogamico tra le persone di sesso opposto, il diritto all’educazione dei figli, la tutela dei minori, le moderne forme di schiavitù, la libertà religiosa, la giustizia sociale, la pace.
D’accordo. Mi sarei però aspettato anche qualche accenno al modo di essere cristiani in politica e cioè all’obbligo per i cattolici di interpretare la politica “come servizio” e al conseguente divieto di fare “comunella” con chi sta in politica per favorire i propri interessi economici e giuridici.  D’accordo, Casini, Follini, Buttiglione & company, che non avete esitato a dar manforte al Berlusconi che non risolve il conflitto di interessi, al Berlusconi della eliminazione della tassa sulle eredità, della declassificazione del falso in bilancio, della ricusazione dei giudici, delle rogatorie e via dicendo? O no?!

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Clonazione e la catena di montaggio
Immaginiamo di smontare un televisore per poi rimontarlo al solo scopo di capire la logica seguita dal proget­tista. Dopo una lunga serie di studi det­tagliati è possibile concludere che per produrre tanti televisori identici basta avere a disposizione i singoli elementi e montarli. Se volessimo costruirne tan­ti sarebbe più efficiente progettare una catena di montaggio in grado di fare il lavoro ripetitivo che permette di assem­blare i vari elementi insieme. Ciascun elemento è fatto di materia inerte. Un circuito elettronico, e anche il più com­plesso dei pezzi che compongono il te­levisore, ha una sua struttura totalmen­te diversa da un pezzo di materia viven­te. Nessuno sa costruire un microbo, ma un circuito elettronico avente le stesse dimensioni, sì.
L'ingegneria genetica lavora con ele­menti piccolissimi di materia vivente le cui dimensioni possono essere di qual­che nanometro (miliardesimi di metro). Contrariamente al caso del televisore, volendo costruire un essere vivente, gli elementi di cui c'è bisogno sono sempre pezzi di materia vivente. Questi pez­zi nessuno li sa costruire. È necessario prelevarli da altre strutture viventi.
Sta qui la prima differenza essenza tra esseri viventi e apparecchi complessi costruiti usando materia inerte. Ma c'è di più. Nell'esempio del televisore abbiamo parlato della catena di montaggio. Il discorso si può estendere a mille altri strumenti. Il caso più noto è quello delle automobili che vengono in  massima parte costruite nelle catene montaggio. Gli elementi che fanno parte di ciascuna automobile sono costruiti in altre parti della fabbrica d'auto. La catena di montaggio è - come detto -progettata interamente da noi e fabbricata in tutti i suoi dettagli con pezzi  da noi costruiti. I pezzi possono essere po­chi o molti: tutti progettati e costuiti da noi. Se al posto del televisore mettia­mo un bimbo, gli elementi che lo compongono nessuno li sa progettare o co­struire. È necessario procurarseli usandodo altre strutture di materia vivente.
Ma l'altra differenza fondamentale sta nella "catena di montaggio" di queste strutture. Questa nessuno la sa pro­gettare. Accade che, mettendo insieme un certo numero di "pezzi", a partire da un certo punto la "struttura" vivente cresce da sola. È come se, nella catena di montaggio che produce macchine identiche, la struttura continuasse da sola ad autocostruirsi senza bisogno del resto della catena.
[Da: Famiglia Cristiana n. 3/2003]

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L'ombra del successo
“L’ombra dell'uomo, per diventare più grande, mostrava desiderio del tramonto. Non appena avverti di dover scomparire assieme al sole, anelò di vedere il sole altissimo in mezzo al cielo.” Leon Battista Alberti, Apologhi (1437) Il tema che il celebre architetto e letterato fiorentino (ma nato a Genova nel 1404 e vissuto a lungo alla corte papale) ha raffigurato con l'immagine suggestiva delle ombre lunghe che si stampano al crepuscolo sulla terra è quello dell'illusione dell'uomo che tende a un successo, a un'esaltazione personale, dimenticando che, sovente, questa preannuncia un conseguente decadimento. È solo in quel momento che si comprendono due verità. Certo, si scopre la grandiosità del successo: è "lungo ", disteso ed esteso, impressiona e supera la realtà stessa di chi lo possiede. Ma d'altro lato, si intuisce che la luce sta già per venir meno e il successo e il potere rivelano la loro qualità di ombra destinata ad essere assorbita dalla tenebra. E allora si ha nostalgia di quel mezzogiorno in cui l'ombra era quasi inesistente ma la luce e la vita erano sfolgoranti. Fuor di metafora, è la nostalgia della semplicità che non conosce "lunghezza" e grandezza ma è avvolta nella vita, nella luce, nella solarità dei colori. Una meditazione, questa, che vale per tutti, anche per chi ha poco successo o potere perché l'illusione e l'orgoglio sono sempre in agguato. [Da Avvenire, 18-01-03]

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In ore infantium veritas
Le aule degli asili ambrosiani sono le prime a provare emozioni per i profondi cambiamenti nella nostra società. Milano, città e provincia, ospita 19.166 alunni stranieri. Un bambino su quattro è extracomunitario. Quelle aule parlano almeno 14 lingue. Filippini, egiziani, cinesi, peruviani, albanesi, marocchini sorridono scambiandosi quotidianamente il buongiorno. Potrà questo "ciao" abbattere la nuova babele delle nazioni?
Mentre alcuni politici e alcuni cittadini falsamente integralisti, e dal respiro corto, vogliono fermare il mondo scrivendo sui cartelli il nome dei nostri paesi in vernacolo, i nostri figli hanno fatto un'amicizia innocentissima con i bambini di mezzo mondo.
[Da:Famiglia cristiana - n. 3/2003 ]

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Altro che devolution! 
Le devolution sta solo nella crapa di Bossi. Agli Italiani gliene frega poco. Ce l'hanno in testa solo quei quattro buzzurri che si scaldano con le cazzate dell'uomo di Gemonio.


Da: Famiglia Cristiana n. 3/2003

A = Lotta alla disoccupazione  - 68,3
B = Impegno per la pace  -  65
C = Lotta alla criminalità 40,1
D = Lotta all'inflazione -  27,8
E = Salvaguardia dell'ambiente e del territorio - 27,6
F = Riforma delle pensioni  -  24,9
G = Riforma della giustizia  21,9
H = Rafforzamento dell'Unione Europea - 10,8
I = Introduzione della devolution  - 6,6
L = Introduzione del presidenzialismo - 3,6

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I guerrieri da televisione
Su un totale di 1.300.000 uomini e donne, sono 334.00  gli afro-americani in servizio militare. I “neri” in uniforme sono il 25,7% del totale: il doppio della percentuale  fra i civili (12,9% è la percentuale dei"neri" tra la popolazione USA). Questo squilibrio si spiega con  il fatto che le forze armate professionali sono un’accessibile occasione di lavoro per chi non ne ha altre, soprattutto in tempi grami come questi. Ed è quello che ha spintou n deputato dei distretti “neri” di New York a lanciare l’idea sacrilega di resuscitare la leva generale obbligatoria, abbandonata nel 1973, per distribuire i costi umani delle guerre su tutte le classi e le razze e costringere i “guerrieri da televisione” a riflettere bene prima di spedire con disinvoltura i guerrieri autentici a rischiare la pelle in giro per il mondo.
La proposta non passerà, perché le leggi sono scritte da padri e madri che sono patriotticamente sempre pronti ad andare in guerra, sapendo che ad armarsi e a partire sono i figli degli altri.
Da: la Repubblica del 12-01-03

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Clonazione: l’umanità esce perdente da questa operazione.
Non è una conquista della scienza, ma è una sconfitta dell'umanità intera.
Esce perdente il donatore il quale si inserisce nei meccanismi della natura, e vuole riprogrammarla tra centinaia di fallimenti e gravi rischi per la salute del nascituro. Per donare la pecora Dolly sono stati necessari 276 tentativi: quanti ne sono necessari per donare l'uomo? E quale uomo verrà alla luce, se lo stesso clonatore della pecora Dolly sconsiglia questa operazione, dopo aver visto i risultati negativi?
Esce perdente chi vuole (o accetta) essere donato, per avere una fotocopia di sé stesso, perché il clonato non sarà mai la fotocopia di un’altra persona. L'Identità della persona viene data dall'anima, che non può essere clonata, e dalla storia dei vissuti personali, che sono sempre diversi per ogni persona umana.
Esce perdente il donato, che deve vivere con un vestito impostogli da altri e non dalla sapiente e irripetibile combinazione naturale dei geni. Gli uomini e non la natura lo hanno programmato come "copia", e non potrà r pensarsi e costruirsi come persona unica e irripetibile.
Si dirà: questo vale per la donazione riproduttiva, ma non per la clonazione terapeutica, cioè finalizzata alla cura di malattie. Come è possibile avviare una vita che sarà distrutta a vantaggio di altri? La persona umana è indisponibile ad essere posseduta da chiunque: è di sé e di Dio. È sempre un delitto strumentalizzarla per qualunque altro fine.

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Ritorno alla politica.
Le ultime non sono buone, anche se, prendendoci  per dei barbagianni, qualcuno ci dice il contrario. Ecco la panoramica di fine anno.
Ø      La diretta  televisiva negata alle manifestazioni dell'Ulivo contro la finanziaria - diretta, accordata qualche anno fa ad analoga iniziativa del Polo - dimostra il livello del controllo mediatico del governo sulla società..., così come sta avvenendo per chi sciopera per il lavoro, o chi vorrebbe discutere nella scuola sulla riforma Moratti.
Ø      Ti guardi in giro e senti che qualche problema economico c'è, fai la spesa e vedi che gli aumenti forse non dipendono solo dal fatto che l'euro sia moneta e non banconota. Ma se guardi la televisione vedi il Ministro Tremonti che dice che va tutto bene. Riescono a farti chiedere se marziano sei tu o sono loro.
Ø Ciampi ci dice che l'Italia ha minore competitività: Fazio parla di un rischio di declino per l'Italia. Il Censis disegna un'Italia con le pile scariche. Sono di fronte a noi la crisi della Fiat, della Piaggio, dell'industria chimica.
Ø      Questo governo con una mano dà (sconto IRPEF ai redditi bassi) ma con due toglie: si pagano farmaci, prestazioni e servizi; si inseriscono nuovi ticket; diminuiscono gli insegnanti e il sostegno per i disabili; vengono tagliate risorse ai Comuni che non riescono a far fronte alle necessità..
Ø      Ti va bene una polizia locale mentre il crimine diventa internazionale? Una scuola padana dove si valorizza il dialetto invece della lingua straniera? Una sanità disuguale nel Paese per cui si accentueranno i viaggi della speranza verso il Nord? Preparati, Bossi vuole la devolution.
L'emergenza immigrati e quella della sicurezza, nonostante i proclami è tutt'altro che risolta con la legge Bossi-Fini, legge tanto disumana, quanto stupida (o per gli stupidi che ci credono).

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Verità, Giustizia, Amore, Libertà
Dal messaggio di Sua Santità Giovanni Paolo II per la celebrazione della giornata mondiale della pace - 1° gennaio 2003
Sono trascorsi quasi quarant'anni da quell'11 aprile 1963, in cui Papa Giovanni XXIII pubblicò la storica Lettera enciclica Pacem in terris. Rivolgendosi «a tutti gli uomini di buona volontà», compendiava il suo messaggio di pace al mondo nella prima affermazione dell'Enciclica: «La pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell'ordine stabilito da Dio»
In realtà, il mondo a cui Giovanni XXIII si rivolgeva era in un profondo stato di disordine. L'umanità aveva invece dovuto registrare, in sessant'anni di storia, lo scoppio di due guerre mondiali, l'affermarsi di sistemi totalitari devastanti, l'accumularsi di immense sofferenze umane e lo scatenarsi, nei confronti della Chiesa, della più grande persecuzione che la storia abbia mai conosciuto.  Solo due anni prima della Pacem in terris, nel 1961, il « muro di Berlino » veniva eretto per dividere e mettere l'una contro l'altra non soltanto due parti di quella Città, ma anche due modi di comprendere e di costruire la città terrena. Inoltre, proprio sei mesi prima della pubblicazione dell'Enciclica il mondo, a causa della crisi dei missili a Cuba, si trovò sull'orlo di una guerra nucleare.
Papa Giovanni XXIII non era d'accordo con coloro che ritenevano impossibile la pace. Con l'Enciclica parlò della comune appartenenza alla famiglia umana e accese per tutti una luce sull'aspirazione della gente di ogni parte della terra a vivere in sicurezza, giustizia e speranza per il futuro.
Giovanni XXIII identificò le condizioni essenziali per la pace in quattro precise esigenze dell'animo umano: la verità, la giustizia, l'amore e la libertà. La verità – egli disse – sarà fondamento della pace, se ogni individuo con onestà prenderà coscienza, oltre che dei propri diritti, anche dei propri doveri verso gli altri. La giustizia edificherà la pace, se ciascuno concretamente rispetterà i diritti altrui e si sforzerà di adempiere pienamente i propri doveri verso gli altri. L'amore sarà fermento di pace, se la gente sentirà i bisogni degli altri come propri e condividerà con gli altri ciò che possiede, a cominciare dai valori dello spirito. La libertà infine alimenterà la pace e la farà fruttificare se, nella scelta dei mezzi per raggiungerla, gli individui seguiranno la ragione e si assumeranno con coraggio la responsabilità delle proprie azioni.
Guardando al presente e al futuro con gli occhi della fede e della ragione, il beato Giovanni XXIII intravide ed interpretò le spinte profonde che già erano all'opera nella storia. Egli sapeva che le cose non sempre sono come appaiono in superficie. Malgrado le guerre e le minacce di guerre, c'era qualcos'altro all'opera nelle vicende umane, qualcosa che il Papa colse come il promettente inizio di una rivoluzione spirituale.
L'umanità, egli scrisse, ha intrapreso una nuova tappa del suo cammino. La fine del colonialismo, la nascita di nuovi Stati indipendenti, la difesa più efficace dei diritti dei lavoratori, la nuova e gradita presenza delle donne nella vita pubblica, gli apparivano come altrettanti segni di un'umanità che stava entrando in una nuova fase della sua storia, una fase caratterizzata dalla « convinzione che tutti gli uomini sono uguali per dignità naturale ». Certo, tale dignità era ancora calpestata in molte parti del mondo. Il Papa non lo ignorava. Egli era tuttavia convinto che, malgrado la situazione fosse sotto alcuni aspetti drammatica, il mondo stava diventando sempre più consapevole di certi valori spirituali e sempre più aperto alla ricchezza di contenuto di quei «pilastri della pace» che erano la verità, la giustizia, l'amore e la libertà. Attraverso l'impegno di portare questi valori nella vita sociale, sia nazionale che internazionale, uomini e donne sarebbero diventati sempre più consapevoli dell'importanza del loro rapporto con Dio, fonte di ogni bene.
Quel che avvenne pochi anni dopo soprattutto nell'Europa centrale ed orientale ne offrì la singolare conferma. La strada verso la pace, insegnava il Papa nell'Enciclica, doveva passare attraverso la difesa e la promozione dei diritti umani fondamentali. Di essi infatti ogni persona umana gode, non come di beneficio elargito da una certa classe sociale o dallo Stato, ma come di una prerogativa che le è propria in quanto persona: «In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili».
Dal Vaticano, 8 Dicembre 2002. [GIOVANNI PAOLO II ]

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