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Shock Culturale

 

L'adattamento

"Non so cosa mi sia successo. Non stavo in questo posto da più di tre mesi, quando ebbi un desiderio irrefrenabile di tornare a casa. Non era soltanto nostalgia, che mi aspettavo di provare, ma era una vera e propria urgenza."

"Il mio stato ansioso nei confronti di quel paese non aveva veramente a che fare con il cibo. Avevo sviluppato una specie di fobia verso il posto e circa la mia interazione con gli altri. Avevo sempre paura di morire."

Queste frasi tipizzano alcuni dei sentimenti normali che provano individui che si calano in una realtà diversa o molto diversa da quella loro abituale.

Lo shock culturale è un fenomeno che colpisce chiunque si trovi a dover affrontare una nuova cultura e che quindi colpisce anche, se non soprattutto, gli immigrati di qualunque etnia o nazionalità; immigrati che non rappresentano solo l'estraneo "tout-court", l'altro assoluto, ma "l'ospite che resta", colui che può restare nella cultura in cui si è trasferito.


Periodo di transizione

Si parla di shock culturale soprattutto nel primo periodo do transizione, quello in cui le sensazioni prevalenti rispetto a se stessi e alla nuova cultura, sono di ansia e di stress o di sovraccarico emotivo, non esiste un modo giusto o sbagliato per sperimentare uno shock culturale, succede quasi a tutti in varie forme e a diversi livelli. 

Il fenomeno si manifesta accompagnato da veri e propri sintomi fisici, anche se spesso temporanei, come leggeri ma costanti mal di testa, stomaco indisposto e insonnia. Possono inoltre sopraggiungere altri sintomi:

  • eccessiva preoccupazione per la pulizia e la salute

  • sentimenti di abbandono e di non poter fare affidamento su nessuno

  • irritabilità

  • paura di essere ingannati, rapinati o feriti

  • sguardo vitreo

  • nostalgia di casa e degli amici

  • reazioni fisiologiche allo stress

  • ansia, senso di frustrazione, paranoia

  • solitudine e disorientamento

  • comunicazione difensiva

 

Le quattro fasi di shock culturale

Sono state individuate quattro tipiche fasi di shock culturale, attraverso le quali, in misura maggiore o minore gli individui passano per giungere al senso di adeguatezza e all'accettazione da loro nuovo stato (nei casi in cui l'adattamento si risolva favorevolmente). I casi in cui questo non avviene sono spesso ravvisabili in livelli intermedi di questa scala e possono durare anche per periodi molto lunghi di tempo, in base ai carattere e alla personalità di ciascuno e alle condizioni strutturali in cui l'individuo si viene a trovare.

  1. Lo stadio delle "grandi aspettative"

  2. Lo stadio "tutto è bello"

  3. Lo stadio "tutto è brutto"

  4. Lo stadio in cui tutto (o quasi) è OK

 

Approfondiamo le quattro fasi

1-Lo stadio delle "grandi aspettative"

In questo stadio l'individuo pianifica l'entrata nella nuova cultura. La progettazione e lo sviluppo dei viaggio e gli obiettivi che vuole raggiungere lo rendono eccitato e circospetto allo stesso tempo. Può darsi che non veda l'ora di provare nuovi gusti culinari e nuove esperienze, anche se è preoccupato circa il suo approccio a queste novità. Si domanda in che modo altre persone gli verranno incontro anche se ha paura di eventuali rifiuti. Comunque vede il futuro con ottimismo e la pianificazione continua.

2 - Lo stadio "tutto è bello"

Quando l'individuo giunge, seppure probabilmente tra molte difficoltà, nella nuova cultura, sente un senso di eccitamento, di piacere e di soddisfazione per aver preso la decisione di essere venuto in questo bel posto. Durante questa fase, quasi tutto sembra meraviglioso. Il cibo è buonissimo, la gente sembra amichevole. Nonostante possa provare alcuni dei sintomi sopra citati, il suo entusiasmo e la sua curiosità superano questi disagi minori.

3 - Lo stadio "tutto è brutto"

La luna di miele è finita!

Le situazioni si fanno più dure. Dopo un primo periodo comincia a sentirsi più ansioso, senza riposo, impaziente e contrariato. Gli sembra più difficile spiegarsi e farsi capire. E' difficile incontrare qualcuno che non sia della stessa nazionalità, che abbia voglia di comunicare e l'individuo, dopo i primi successi, stenta ad imparare la nuova lingua. Comincia a pensare che le "grandi aspettative" erano pura fantasia, colorata dallo stadio in cui tutto sembrava bello ed era euforico. La sensazione è di aver sbagliato tutto.

 Questo periodo di shock culturale è segnato dalla perdita di legami sociali con i nativi con un periodo di depressione forse mai sperimentato prima. La confusione aumenta con gli odori non familiari, i suoni, il cibo ed i costumi culturali. Non solo sintomi psicosomatici, anche sentimenti di solitudine e paura pervadono la sua esistenza. La reazione è prevedibile. Lo stadio in cui "tutto è brutto" può durare da poche settimane fino a diversi mesi. 

Alcune persone no sperimentano mai quanto descritto in questo stadio, mentre altre lo fanno in maniera molto sofferta.

 La maggior parte degli individui in questo stadio può incorrere nella frustrazione in una o in tutte le seguenti modalità:

A:conflitto/B:fuga/C:filtro/D:flessibilità

A: conflitto. Alcune persone dileggiano il paese ospitante. Possono anche rifiutare i cittadini di quella nazione e pensare che siano loro inferiori (hanno un atteggiamento etnocentrico). Altri in questa stessa situazione disprezzano e distruggono la proprietà altrui alimentando la colpa e peggiorando le loro condizioni. Una simile risposta conflittuale spesso sconfina nell'illegalità e crea problemi giudiziari, instaurando una catena di situazioni negative.

B: fuga. Ci sono individui che cercano di staccarsi in qualche modo dalla cultura ospitante. Gli esempi più ovvi sono rappresentati da quelli che cercano di tornare a casa non appena arrivati- Anche se non partono fisicamente lo fanno nel loro immaginario; ad esempio evitano qualsiasi contatto con la nuova cultura, non soltanto rifiutando di imparare la lingua, ma rimanendo in contatto solo con eventuali connazionali. In questa fase si possono sviluppare forti sensi di nervosismo, depressione, alcolismo, uso di stupefacenti incorrere in patologie mentali, o più semplicemente dei sentimenti nostalgici ossessivi

C: filtro. Ci sono tre tipi di comportamento:

  • Cl. Negazione della realtà.

Queste persone possono negare qualsiasi differenza tra loro e i membri della cultura ospite o tra le città di origine e quelle in cui risiedono.

  • C2. Esaltazione dei paese d'origine.

Il soggetto può rimuovere tutti gli aspetti negativi lasciati a casa e ricordare solo quelli positivi. E' come guardare le cose attraverso delle lenti rosa, create per un bisogno di sicurezza

 La percezione distorta si estende nei confronti dei membri della società ospitante; non solo questo individuo esalta il paese d'origine, ma esprime disappunto e disgusto per la cultura ospite.

  • C3 Assimilazione

Accade quando le persone rifiutano totalmente o quasi la "vecchia" cultura e adottano con entusiasmo quella nuova. Qual è dunque il problema? Questo comportamento non funziona poiché esse sono accettate nella cultura ospite esattamente per quello che sono e possono trovarsi in situazioni molto frustranti

D: flessibilità. E' il comportamento più positivo della fase in cui "tutto è brutto". I soggetti osservano, provano nuove cose, riflettono sugli eventi e operano delle scelte; cercano di capire quello che provano e perché. Questo processo porta allo stadio finale.

4 - Lo stadio in cui tutto (o quasi) è OK

Dopo un primo periodo di adattamento l'individuo riesce a valutare persone e situazioni in modo sia positivo che negativo in maniera bilanciata. 

Ha finalmente imparato molte cose sulla nuova cultura e nonostante non approvi o non gli piacciano molte componenti, si è abituato alla maggior parte di esse. Scopre che non tutti sono truffatori e che, come in qualsiasi altro posto, ci sono buoni e cattivi soggetti.

 I disturbi psicosomatici si fanno più radi, così come la confusione, l'incertezza e la solitudine. Aumentano i contatti normali con i membri della cultura ospitante e si affievolisce l'atteggiamento difensivo.

 Comincia un'accettazione di sé e degli altri. Lo stesso percorso può essere ipotizzato per coloro che, dopo un lungo periodo all'estero, fanno ritorno a casa e, anche se in misura minore, facilmente ricadono nelle stesse o in altre fasi appena citate.

 
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