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Mediazione culturale
 

Il mediatore culturale è una figura professionale ambigua e complessa che rappresenta una delle più recenti risposte istituzionali ad alcune delle esigenze poste dalla società multietnica.

E' una figura importantissima ma che finora non ha ancora un profilo ben distinto, un ruolo prefissato con paletti ben piantati nel terreno.

Si sa che, pedagogicamente, è una figura insostituibile soprattutto a scuola.

La legge n.40 del 6/13/1998 "Disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero" ha fatto esplicito riferimento a questa figura, facendola diventare uno strumento importante per l'integrazione sociale delle minoranze.

Il mediatore culturale dovrebbe essere quella figura professionale che consente di entrare in relazione con la cultura d'origine e talvolta di consentire una intermediazione quando venga richiesto un investimento di tipo relazionale più definito.

Quando il mediatore culturale entra a scuola. sarebbe opportuno poterlo chiamare operatore pedagogico, perché incontra bambini e ragazzi, dovrebbe avere cognizioni tali che gli/le consentano di parlare a varie fasce di età, dovrebbe essere in grado di preparare una programmazione didattica inserita in un contesto scolastico strutturato su di elementi pedagogici ben definiti.

Skills per l'operatore pedagogico
  • Consapevolezza dell'infinità del suo compito, cioè consapevolezza dei propri limiti che dovrebbe rendere responsabile ogni azione, ogni parola, ogni decisione.
  • Competenza pedagogica, cioè capacità di mettere in atto tecniche specifiche quali la comunicazione, l'animazione, la conduzione di gruppo, l'identificazione personale, ecc.
  • Buona conoscenza della lingua italiana e della lingua veicolo per cui si fa la mediazione, affiancata da buone capacità di tipo comunicativo
  • Appartenenza alla medesima etnia degli utenti a cui si rivolge (nel caso in cui venga chiesta mediazione con bambini stranieri) per favorire l'autostima dei bambini
  • Utilizzo intelligente delle proprie abilità individuali, partire da un'analisi della propria persona e saper centrare il percorso dalle competenze e capacità individuali (manualità, abilità narrativa, profilo politico, ecc.)
  • Attenzione ai processi di interculturalità, pertanto capacità di gestire i conflitti in un'ottica di educazione alla pace

Partire da un  proprio punto de vista

E' molto importante, quando si va a fare il mediatore culturale, partire da un proprio punto di vista, dalla personale considerazione dei mondo, senza la presunzione di saper raccontare tutta la storia del paese da cui si proviene

Un consiglio metodologico deriva dall'utilizzo della propria storia personale per iniziare un lavoro con i bambini e i ragazzi.

Come dire: da me, dalla mia storia, posso narrare il mondo intero. E' importante allora riflettere sul metodo autobiografico

Il metodo autobiografico è uno degli strumenti più adatti per chi voglia inoltrarsi nella narrazione culturale. Spesso, quando si va a fare mediazione, si è talmente presi dalle nozioni, dalle cose da dire, che può scomparire il soggetto. Il metodo biografico si concentra in profondità sul soggetto, sulla sua storia e sul suo vissuto, tentando in questo modo di riportare in primo piano il livello dell'esperienza vissuta. Dall'esperienza vissuta si può prendere lo spunto per raccontare tutto il resto. E' importante ovviamente saper riflettere adeguatamente sulla propria esperienza, sapendo filtrare opportunamente sentimenti ed emozioni.

Ogni narrazione autobiografica deve prescindere dal privato per incentrarsi sul privato condiviso, cioè trasformarsi in realtà specchio di eventi condivisi da altri.

Il Sé ha sempre una dimensione plurale ed è questa che deve essere tenuta in considerazione quando andiamo a proporre una simulazione dei nostro paese.

Con i bambini piccoli in particolare, è importante partire dall’io narrante per poter poi agganciarsi a tutto ciò che questo io ha incontrato nella sua storia.

 
Il mediatore culturale

Seguendo la prassi dell'intercultura convenzionale, il mediatore culturale rischia di diventare un "animatore turistico, che allieta con pietanze, costumi, danze.  Spesso si dimentica che molte di queste persone non hanno neppure una forma scritta detta propria lingua madre, perché questa è stata rimpiazzata da altre lingue (francese, inglese, spagnolo...). 

I modelli culturali interiorizzati hanno in questi casi ben poco di originale, sono frutto del colonialismo di ieri e del globalismo dì oggi, sono già di gran lunga "contaminati", per non dire snaturati, da elementi esterni. E paradossale parlare, come spesso si fa, di culture incontaminate, dalle quali attingere, romanticamente, genuinità e spontaneità.

Accade sovente che, conclusa la progettazione di interventi interculturali, si dia spazio al mediatore come aggiunta folcloristica, o semplice interprete esecutivo. Fin dall' inizio della progettazione si dovrebbe invece coinvolgere la figura del mediatore culturale, nella fase della definizione dei contenuti, delle forme e dei mezzi degli interventi.  Non può essere di fatto una reale mediazione se non su presupposti di parità, e di pari opportunità di azione nell'ambito propositivo - progettuale, ambito in cui devono trovare spazio anche le variabili relative alle condizioni e socioeconomiche e giuridiche, non solo culturali, che intervengono nel rapporto fra i soggetti della mediazione.  Per questo è preferibile parlare di mediazione socio-culturale.    

 

Il mediatore linguistico

Il ruolo dei mediatore linguistico emerge, nel processo di avvicinamento graduale, tra insegnanti e alunni stranieri.Non basta conoscere la lingua madre e la lingua dei paese accogliente per essere mediatori linguistici.

Quando si parla di mediazione, si intende un lavoro sul ragazzo straniero, inserito però in una struttura precisa, composta da tante persone, studenti e docenti.

Si può quindi tentare di ridurre alcune forme di pregiudizi e stereotipi attraverso la conoscenza di situazioni reali. Spesso il mondo dei media ci fornisce un lato solo della storia dei popoli e delle genti, generando stereotipi che sono difficili da smantellare.

 la finalità che si propone un mediatore linguistico è quella di far vivere con meno traumi possibile l’accoglienza nella nuova scuola ai bambini e ragazzi stranieri, attivando percorsi condivisi con insegnanti riguardo la nuova lingua, la nuova cultura e i nuovi modi di fare.

skills per il mediatore linguistico:

  • Fornire un adeguato supporto agli insegnanti per quanto riguarda l’accoglienza e l’inserimento di studenti provenienti da culture altre
  • Conoscere, comprendere e analizzare i problemi. I comportamenti e le abitudine degli studenti immigrati, favorendone l’apprendimento
  • Fornire un supporto linguistico rispetto alla comprensione della lingua parlata in classe, attivando l’interesse della classe per la lingua stessa
  • Facilitare il dialogo e i rapporti, dove possibile, tra scuola e famiglie, qualora venisse richiesto
  • Individuare la possibilità di attivare progetti mirati a scuola che prevedano la consulenza di esperti stranieri, magari della area geografica dell’allievo che ha necessità di supporto linguistico

 

 

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