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Intercultura

Educazione interculturale

L'espressione educazione interculturale è entrata nell' uso di coloro che lavorano in ambito educativo. Si riesce a comprenderla meglio se la si inquadra in un processo storico e sociale lungo e in devenire legato all'emigrazione e all'immigrazione, all interno del quale essa trova una sua giustificazione e le sue radici. Un'educazione interculturale non può essere individuale ed individualizzata, nasce da premesse socialmente orientate e cerca verifiche dello stesso segno: lavora per la socializzazione dei saperi e per la creazione di incontri capaci di istituire situazioni di incontro e condivisione .
  • Si fonda sullo scambio sociale e sulla creazione di relazioni tra individui appartenenti a comunità diverse e comunità dissimili;
  • Mira ad alleviare situazioni di disaggio dovute ad esclusione,separazione, segregazione, e a superarle ponendo al centro occasioni di integrazione ed  interazione;
  • Accompagna socialmente una cultura alla scoperta dell'altra e viceversa.
Educazione interculturale è educare ad educarsi, ad ascoltare, a contaminare ed essere contaminati.

Educazione interculturale è educarsi,ad ascoltare,a contaminare ed essere contaminati.

Partendo da questo presupposto è importante che il ruolo dei mediatore culturale incarni in qualche modo questa filosofia.

Il mediatore culturale entra nelle scuole con l'obiettivo di far conoscere la sua cultura, il suo paese d'origine, gli usi e i costumi che vi si trovano.

Ovviamente non potrà far conoscere la cultura del paese d'origine, ma solamente una parte, solamente ciò che la sua esperienza, la sua storia gli consente di portare.

E' importante perciò che il mediatore culturale abbia un buon senso critico rispetto alle cose che ha lasciato nella sua terra, affinché l'informazione che viene data sia il più possibile corretta dal punto di vista della conoscenza, ma altrettanto sia frutto di una storia e di una vita.

Non si può portare il messaggio universale, la Verità rispetto alla propria terra, ma il punto di vista di un individuo che è risposta di una particolare condizione.

Esempio: Una persona di ceto sociale medio, che ha potuto svolgere la sua attività scolastica fino ad un livello medio alto, che non ha conosciuto particolari privazioni ed ha scelto di lasciare la sua terra, avrà un modo di vedere e pensare la sua terra decisamente diverso rispetto ad una persona che è stata cacciata dal suo paese per motivi politici o che proviene da uno strato sociale ricchissimo o poverissimo. 

La storia personale, la cultura, il grado di scolarità, l'esperienza politica, l'esperienza affettiva, sono tutti elementi che in qualche modo condizionano il punto di vista dell'individuo. Pertanto si chiede al mediatore culturale di averne consapevolezza, la consapevolezza porta poi ad informarsi in termini il più possibili obbiettivi e corretti, in modo da consegnare a persone di altre culture un quadro sufficientemente equilibrato. Naturalmente è importante riconoscersi in quello che si racconta, perché la falsità, la posa è un atteggiamento che non trova riscontro positivo, soprattutto se gli interlocutori sono bambini o ragazzi. Talvolta è preferibile la freschezza e la spontaneità all'intellettualismo forzato.

 
Il fondamento dell'interculturale: il diritto di essere uomo ed i diritti dell'uomo

L'educazione interculturale non può limitarsi a far scoprire l'alterità e la diversità, concepite come rapporto con l'altro; deve anche produrre nel bambino e nel giovane una capacità di agire in materia di diritti dell'uomo, ed integrare nella formazione della personalità del ragazzo, nelle diverse tappe della sua crescita, il senso della lotta contro ogni forma di discriminazione. Se l'altro o il diverso si identifica spesso con l'ineguale, per il suo status giuridico, socioeconomico o politico, come è possibile concepire un'educazione interculturale senza riferimenti giuridici, etici e morali? Infatti, non si tratta soltanto di integrare l'alterità come diversità culturale o elemento positivo da riconoscere, ma anche, quando questa alterità si identifica e, come espressione di una carenza da colmare, di una realtà negativa da trasformare.

Un'educazione che rinvia le identità particolari all'universale non può realizzarsi senza definire quest'ultimo in rapporto alla dimensione giuridica fondata sui diritti dell'uomo. La formazione del cittadino in una società pluriculturale deve organizzarsi infatti intorno a questo asse di valori. Di conseguenza, fra le attività educative da privilegiare se si vuole tenere effettivamente conto dell'interculturalità, figura l'apprendimento dei diritti dell'uomo e dei valori democratici.

Il riferimento ai diritti dell'uomo costituisce, di fatto, il solo riferimento carico di universalità verso il quale orientare la nostra ricerca sull'uomo al di là delle divergenze ideologiche; il solo riferimento che ci permetta di incontrare l'altro nella sua universalità. «Il solo riferimento che ci ricorda, con forza e precisione, l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Senza alcuna distinzione di sesso, razza, colore, lingua, religione, opinioni politiche o altre opinioni; di origine nazionale o sociale, di appartenenza ad una minoranza nazionale, di fortuna, di nascita o di qualsiasi altra condizione» (art. 14 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948)

Fin dalla sua fondazione, il Consiglio d'Europa ha esercitato un ruolo di primo piano in questo campo. La salvaguardia e lo sviluppo dei diritti del l'uomo costituiscono uno dei suoi obiettivi ed una norma di condotta per gli Stati membri: una clausola dei suoi statuti prevede l'esclusione del paese che l'infrangesse in modo grave. Il CDCC si è particolarmente interessato al ruolo del sistema educativo, in particolare della scuola, perché i diritti dell'uomo non restino un sapere relativo ad una storia o a dei principi, ma diventino una dimensione della personalità in divenire del bambino, del giovane ed anche dell'adulto. Così, l'educazione ai diritti dell'uomo fa parte dell'educazione interculturale, essa stessa fonte dell'educazione contro l'intolleranza, la xenofobia ed il razzismo.

Come ogni educazione, essa rimanda al contenuto degli insegnarnenti (da cui la necessità di definire un corpo di conoscenze e le condizioni della sua trasmissione), alla trasmissione dei valori ed all'acquisizione di pratiche. L'educazione ai diritti dell'uomo è, in effetti, inseparabile dallo sviluppo delle attitudini intellettuali, ed implica l'identificazione dei pregiudizi, dei partiti presi, degli stereotipi, delle ineguaglianze e delle discriminazioni. Essa passa attraverso un apprendimento collettivo e la sensibilizzazione di ciascuno verso il suo ambiente; attraverso l'accettazione delle differenze, ma anche attraverso il riconoscimento delle analogie fondamentali tra le persone; attraverso lo sviluppo dell'attitudine a comunicare, a prevenire ed a risolvere i conflitti, ad approfondire il senso di responsabilità relativo alle scelte d'azione.

 
 
Pedagogia e movimenti migratori

Dobbiamo interpretare la pedagogia, l'educazione, la didattica interculturale non come staccate dalla loro storia e dalla loro evoluzione e per questo "forzatamente" innovative, quasi che rientrassero in esse fattori legati alla "moda" del momento. Occorre prospettare non tanto modelli predefiniti e interventi educativi standardizzati ma piuttosto rammentare fattori di ordine sociale e antropologico così come si sono un pò per volta delineati fino ad arrivare a toccare e a interessare la scuola italiana nei suoi gangli più minuti e vitali. E' opportuno per questo ricostruire in prospettiva storico/sociologica alcuni fenomeni migratori che hanno interessato( e interessano) la società italiana sia negli aspetti quantitativi dei progetti migratori sia nei loro aspetti eziologici.

Questa maniera di procedere é essa stessa un metodo, indica una strada da seguire, da riproporre in situazioni educative o della formazione. La"pedagogia interculturale si fa promotrice di strategie di comunicazione e di occasioni per stimolare attenzioni"(Demetrio, 1992):per questo proporre un procedimento di ricostruzione storica e biografica diventa essenziale per "interpellare i nuovi venuti, per raccogliere testimonianze sulla cultura che portano con sè", a partire dagli stessi imponenti fenomeni migratori italiani.

 

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