Alimentazione

Le mascelleMascella di squalo pinna nera (Carcharhinus melanopterus)

La caratteristica che rende unica ed estremamente efficace la mascella degli squali è il particolare schema costruttivo, frutto di una lunga evoluzione. La modificazione più significativa è stata il distacco della parte superiore della mascella dal cranio: questo rende Clicca sull'immagine per vedere l'animazionela mascella maggiormente mobile dotando il pesce di un morso protrattile, che è particolarmente visibile quando gli squali mordono una preda molto grossa; il quel caso si può notare come sia la mascella inferiore, spesso dotata di denti forcuti atti a bloccare la preda, ad entrare in contatto con quest’ultima, grazie anche al rovesciamento all’indietro della testa dello squalo. In un secondo momento lo squalo chiude e riapre ripetutamente la parte superiore della mascella, alternando tali movimenti a strattoni laterali della testa che hanno l’effetto di una sega che trancia la preda. Non tutti gli squali sono dotati di mascella protrattile anche se questa caratteristica è comune a molte specie.

I denti

Il meccanismo di ricambio dei denti degli squali è un’altra delle caratteristiche, non comuni agli altri pesci, che hanno garantito il successo evolutivo.Denti di squalo mako (Isurus oxyrinchus) I denti vengono ricambiati durante tutta la vita del pesce che ne può perdere più di uno ad ogni morso: ciò è possibile perché i denti invece di essere inseriti direttamente nella cartilagine mascellare, sono inseriti in una membrana detta letto dentario, che costituisce un supporto meno robusto. I denti sono disposti su più file e vengono formati Dente di squalo delle Galapagosnella parte interna della cartilagine mascellare: nella progressione sul letto dentario si spostano in avanti fino a fuoriuscire dalla sottile mucosa che ricopre i denti di sostituzione, per andare ad occupare la rispettiva posizione nella fila funzionale, cioè quella effettivamente utilizzata dal pesce per mordere. Nello studio di alcuni carcarinidi nel primo anno di vita, quello cioè in cui le esigenze di ricambio dei denti sono dettate anche dalla crescita oltre che dal deterioramento dei denti stessi, si è rilevato che la sostituzione avviene ogni 8-15 giorni. Occorre precisare però che molti sono i tipi di denti in relazione alle abitudini alimentari delle varie specie: di conseguenza si possono osservare denti fini lisci ed affilati, triangolari seghettati, muniti di creste, altri piatti atti a triturare, fino alle specie munite di branchiospine (specie filtranti, come ad esempio lo squalo elefante - Cetorhinus maximus).

Dieta

Per molto tempo è stata radicata la credenza popolare secondo cui gli squali siano spazzini onnivori dei mari ma l’attività dei ricercatori ha dimostrato che la realtà è ben diversa. Generalmente si può dire che la selezione della preda è la norma nella maggior parte delle specie, anche se non si può negare che alcune di queste possano, adattarsi più facilmente di altre a modificare, anche occasionalmente, la propria dieta. Si possono poi verificare condizioni particolari che costringano talune specie o taluni esemplari ad abitudini alimentari anomale, ma l’osservazione scientifica ha verificato che le specie pelagiche dei carcarinidi si nutre di piccoli pesci e calamari, mentre altri come gli squali di Port Jackson (Heterodontus spp.) si cibano soprattutto di echinodermi (ricci di mare) e molluschi, i palombi mangiano principalmente crostacei; poi vi sono specie che si cibano quasi esclusivamente di cefalopodi (soprattutto polpi). Esistono comunque specie meno specializzate che possono facilmente cambiare dieta nel caso che le prede abituali scarseggino. Inoltre in molte specie si è notato un cambiamento di dieta in base all’età: infatti gli esemplari giovani di squalo bianco (Carcharodon carcharias) hanno denti appuntiti come i giovani mako, perché la loro dieta è costituita principalmente da pesci: gli esemplari adulti invece presentano denti di forma triangolare molto taglienti, più adatti per divorare prede come leoni marini, foche, otarie e delfini; mentre in età giovanile i mako (Isurus oxyrinnchus) prediligono piccoli pesci e cefalopodi, in età adulta si cibano di pesci spada, marlin, delfini e focene. Con ogni probabilità la specie di squalo più onnivora è lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier): l’alimento preferito dei giovani di questa specie sono i serpenti di mare, mentre gli esemplari adulti prediligono uccelli marini e tartarughe. Squalo elefante (Cetorhinus maximus)Nelle specie filtranti come lo squalo balena (Rhincodon typus) o lo squalo elefante (Cetorhinus maximus) le appendici branchiali, situate sul lato interno degli archi branchiali, sono modificate a formare un apparato filtrante e la bocca si è spostata anteriormente raggiungendo quasi una posizione terminale; gli squali elefante nuotano lentamente in prossimità della superficie, con la bocca spalancata (foto a destra) filtrando fino a più di mille tonnellate di acqua all'ora negli esemplari più grandi. Gli squali balena integrano la loro dieta planctonica con piccoli pesci che catturano in quantità con una particolare tecnica di caccia; risalgono verticalmente dentro un banco di pesci fino a quando la testa non è abbastanza fuori dall'acqua da svuotare la bocca, poi sprofondano buttandosi all'indietro con la bocca aperta, che si riempie così di acqua e di pesci.

Digestione

La digestione ha inizio nello stomaco dello squalo grazie ai succhi gastrici e segue nell’intestino, detto valvola spirale per la superficie interna che ha forma a chiocciola: tale forma fornisce allo squalo una grande superficie assorbente in poco spazio, lasciandone così ad organi come lo stomaco ed il fegato, e negli esemplari femmina per lo sviluppo dei piccoli. I lamniformi si distinguono per la forma della valvola intestinale che in questo caso ha forma anulare. Gli studi effettuati sul contenuto dello stomaco degli squali hanno rivelato che raramente hanno lo stomaco pieno e ciò indica che il più delle volte consumano pasti a distanza di uno o più giorni. Inoltre è stata osservata negli squali in cattività la capacità di smettere di nutrirsi per diversi mesi, durante i quali si alimentano grazie alle riserve contenute nel grosso fegato. La durata complessiva del processo di digestione (fino all’evacuazione totale del pasto) può arrivare a tre o quattro giorni, anche se la parte principale dell’intero processo si conclude nelle 24 ore successive al pasto; la durata del processo comunque tende a rallentare quando la temperatura dell’acqua è maggiormente fredda.

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