©(1986)
Prose poetiche - Remil
LA VIOLENZA
LA VIOLENZA
Quando
la citta’ ci comprime
non
esiste piu’ niente.
Tutto
si frantuma
tra
le dita della rabbia
e
la nostra risposta
e’
un urlo di dolore e di vendetta
e
sovente si scrivono pagine
dove
anche l’amore
si
trasforma in violenza.
AMORE
PERDUTO
Senza
amore
in
una scatola di latta
due
amanti
soli,
piu' soli che mai
godono
piu' volte
come
cani bastardi.
Storditi
e assenti
si
lasciano
portandosi
dietro
quello
che resta
d'un
uomo e d'una donna
la
cui vita e' un continuo
appuntamento
con l'addio.
METROPOLI
Tanta
polvere
tante
stelle
rimasugli
d'amore
e
resti di coraggio a brandelli,
poche
parole,
dipinta
come la morte
mi
appare questa citta'.
Questa
citta'
tua
mia
questa
citta' di sogni
fumo
gloria vizio luci
che
vive di potere e vergogna
questa
citta' di tutta la terra!
C'e'
il volto ipocrita e stanco
d'una
sognatrice di successi
e
la sua immagine di gioventu'
appassita
nell'attesa.
C'e'
l'odio della gente
che
canta disperata la propria vita.
C'e'
il profilo d'un venditore d'amore
rimasto
assiso nella posizione d'un delfino
il
cui trono e' la speranza.
C'e'
l'ombra d'un amore che hai amato,
c'e'
tanta comprensione e tanto dispetto.
Citta'
mia
tua
angolo
infame e derelitto.
Quanto
soffre Iddio
che
se ne e' andato via,
che
non e' piu' tornato
che
e' fuggito
senza
dire niente a nessuno
perche'
non riconosceva piu' nulla.
Quanto
soffre il tuo Dio
che
se ne e' andato proprio nel momento
in
cui doveva restare
per
purificare l'aria assassina.
E
quanto soffre il tuo uomo
che
e' vissuto in te
per
tutto il periodo
che
non avrebbe mai dovuto vivere.
Ha
creduto alle tue promesse
ed
e' marcito in esse.
Ora
con il capo tra le mani
sorride
alla morte
e
questa citta'
si
confonde di notte e nebbia!
CONFERENZA
Un
grand'uomo
prima
di una conferenza,
una
conferenza importante,
sorseggia
una goccia d'acqua
s'aggiusta
la cravatta
si
asciuga le mani sudate
e
siede.
Tutti
aspettano le sue parole.
Lui
impallidisce e trema
ma
e' un grand'uomo
e
non puo' ne' impallidire ne' tremare.
Non
comincia ancora.
S'alza,
si
schiarisce la voce
sorseggia
ancora un po' d'acqua
e
i presenti applaudono.
Il
grand'uomo sorride
si
sente acclamato,
gli
occhi gli brillano
ma
si sente male
e
la fronte gli suda.
Ma
lui e'un grand'uomo
e
non puo'
ne'
sentirsi male,
ne'
sudare.
Poi
come un coglione
s'accascia
al suolo
colpito
da un semplice
incredibile
piccolo
strano
dolore
al
centro del petto!
AUTOSTRADA
Vedo
il tempo venir contro di me
sull'orribile
scenario
d'una
autostrada diritta e disumana.
E
corro fendendo il tempo
che
porta via il diritto alla vita
e
corro con questo muso di macchina
lungo
come un fallo vincitore
mentre
tutto si consuma sotto l'asfalto
e
i miei occhi seguono fantasmi.
E
corro piu' forte
su
questa autostrada
come
se dovessi raggiungerti
mentre
una curva impressionante
delinea
il tuo volto
e
per un attimo
perdo
il controllo del volante
sotto
il tempo del tuo profilo
con
un sapore di amore e morte.
E
corro corro piu' forte
verso
la luce che avvolge la tua persona
con
tutta la vita che mi resta,
con
tutta la forza che ho nel corpo,
nelle
vene,
nei
coglioni
e
m'arrampico su falsipiani
senza
cambiare marcia ne'direzione
poiche'
nulla puoi
contro
il tempo che ti viene contro,
che
ti domina
e
t'abbatte.
VENDETTA
Il
lampo negli occhi
Il
colpo.
Il
grido.
Il
sangue che schizza via.
Il
piacere.
Il
gusto.
La
vendetta si compie
mentre
le labbra carnose della violenza
si
vestono d'uno strano sorriso.
LA
CASA DEI GIORNI PERDUTI
Non
un calendario
ne'
una clessidra.
Solo
frammenti di tempo
perduti
e distrutti.
Anche
il folle suono
delle
campane di chiesa
qui
non giunge.
Solo
una frase di sangue sul muro:
"...qui
e'passata la guerra!
GRAFFITI
METROPOLITANI
Scendeva
un uomo da un treno.
Gli
rubarono una valigia,
un
paio di figli,
la
moglie
e
qualcos'altro.
Partivano
due giovani verso il mare.
Alcuni
distrussero la macchina,
violentarono
la donna.
Altri
spogliarono il ragazzo,
gli
legarono mani e piedi
e
qualcos'altro.
Un
poeta fu riconosciuto dal suo sguardo
mentre
guardava il cielo.
Lo
derisero,
lo
calpestarono,
gli
bruciarono i capelli.
Poi
a turno
gli
presero un portafogli con due poesie
le
scarpe
gli
occhiali
il
culo
una
penna
un
dente d'oro
un
paio di monete
e
forse qualcos'altro.
BISOGNO
D'IDENTITA'
A
Piazza Delle Cinque Lune
un
giocoliere ambulante
gioca
con biglie bianche
come
fosse un giocoliere.
Un
poliziotto in divisa
interviene
in una rissa
per
difendere la sua divisa
come
fosse un poliziotto.
Nel
centro di una citta'
alcuni
rivoluzionari
lanciano
ordigni incendiari
come
fossero dei rivoluzionari.
MA
CHI GIOCA ALLE NOSTRE SPALLE?
Un
amante dice alla sua amante
che
l'ama
e
lei aggiunge che lo amera' per sempre
come
se si amassero veramente.
Un
prete spezza pane e vino
e
predica, benedice, purifica
come
se ci credesse veramante.
Un
uomo politico
parla
per ore
come
se parlasse seriamente
a
gente che lo ascolta
per
ore
come
se ascoltasse veramente.
MA
CHI SI DIVERTE ALLE NOSTRE SPALLE?
Un
folle
seduto
su di un monticello
guarda
tutto questo e ride,
ride
a crepapelle.
Non
sa perche'ride
ma
ride
e
non smette di ridere.
Gli
piangono gli occhi
il
ventre gli si gonfia
crepera'
dal ridere
ma
ride
e
se ne frega
perche'
lui e' folle.
e
non gli importa niente di niente
e
si masturba ferocemente
eiaculando
su tutto,
su
biglie e divise,
su
di un paio di rivoluzionari
corsi
poi a casa a mangiare
il
pane del padre e della madre,
su
preti e politici
e
su due amanti eterni
che
poi si sono lasciati.
E
lui ride, ride, ride
si
masturba e ride
come
se fosse un folle.
DENARO
Denaro
per una pistola carica.
Denaro
per una pistola
puntata
su di un verme
che
difende il denaro
con
la sua vita.
Alle
undici
in
una grande citta'
2
uomini o 3
uccidono
4 o forse 5 uomini
per
denaro.
In
una provincia terrestre
una
puttana
ha
conquistato denaro
con
il suo corpo
che
ora muore
sotto
i colpi feroci d'un uomo
che
le toglie la vita
e
il denaro.
Perche'gli
uomini non sanno
che
il denaro e' solo un' illusione.
Un
aspetto della nostra eterna poverta!
PIAZZA
VENEZIA
Questo
viso d'uomo
guarda
impaurito questa vita
e
corre come un pazzo
in
queste vie gonfie di gas.
E'
tutto fuori posto:
l'amore,
l'odio,
l'indifferenza
persino
e
quest'uomo
si
lascia crocifiggere
come
un cristo
da
una macchina
a
Piazza Venezia
in
Roma
che
e' una citta' di questa terra!
L'ULTIMO
GIORNO
Oggi
e'l'ultimo giorno.
E'
l'ultimo grido
che
si ripetera' immancabile
all'appuntamento
mortale.
Dov'e'
la tua forza?
Tu
sei un prodotto!
Tu
sei.. cioe' tu non sei.
Specchia
in quest'ultimo giorno
la
tua immagine ipocrita.
Hai
accettato nel tuo corpo
tanta
miseria e tanta mediocrita.
Ecco
gia' poni le mani
sui
soldi della terra
e
in quest'ultimo giorno
hai
ricevuto la frustata
che
da tempo aspettavi.
Tempo
stanco!
Tempo
idiota!
Hai
ascoltato la frustata
e
lo schiocco delle dita
che
l'hanno comandata.
Ora
resta una smorfia sul viso
ed
una ferita sulla carne
e
le tue mani,
le
tue mani
orribilmente
aggrappate
ad
un muro d'ombra!
COLLAGE
Il
soldato s'accosta,
si
piega,
s'addormenta
piangendo
accanto
al cadavere d'un giovane, il soldato.
Un
maestro del fuoco e' morto.
insegnava
come bruciare vivi i traditori.
Chi
ha imparato ha tradito
ed
ha ucciso un maestro del fuoco.
I
saggi dai capelli bianchi
s'uniscono
a selvagge puledre
scalpitanti
e ribelli
e
loro sono frustati come cani, i saggi dai capelli bianchi.
Roma
e' una della tante citta'.
Bella,
pigra, dormente nel Tevere
e
s'ingrassa ogni giorno di gente
che
viene a comandare, a uccidere, a morire qui, Roma.
GRANDI
Le
grandi strade,
le
macchine grandi,
gli
uomini e le donne grandi
come
il nostro grande io
che
precede tutto e niente.
Grandi
gli uffici ed i palazzi,
grandi
i sogni
e
le speranze della gente
che
ha il cuore grande
come
un grande amore
che
non e' mai finito.
I
grandi soldi
e
i viaggi grandi
con
le grandi troie
sposate
a grandi uomini
che
hanno il culo grande
come
la bocca dei politici grandi
che
promettono sempre
grandi
cose
e
grandi case per tutti.
Ma
per nessuno
il
gran giorno e' venuto
e
noi giochiamo a fare i grandi
e
ci smarriamo ogni giorno di piu'
in
questa nostra grande citta' violenta.
IL
VENDITORE DI STORIE
Se
ne stava tranquillo
come
un giorno di Natale.
Seduto
per terra fumava
fumava
e
faceva grandi anelli di fumo.
"Ecco
i cerchi,
i
grandi cerchi della vita.
Qui
dentro vivono le mie storie.
Io
le vendo, signori,
anche
per un sorriso"
Era
un venditore di storie
come
ce ne sono tanti.
Aveva
i capelli lunghi,
molto
lunghi,
ed
anche la barba era lunga.
Non
piangeva
ma
soprattutto non rideva.
Non
aveva voglia di ridere,
guardava
solo il volto
e
poi gli occhi dei passanti.
"Sono
un venditore di storie, diceva,
chi
le vuole?
Non
abbiate paura di me,
non
faccio del male a nessuno io.
Sono
un uomo,
non
sono la vostra coscienza
e
nemmeno vostro padre.
Io
vendo storie,
storie
vere s'intende,
ma
anche possibili.
Ne
ho per tutti i gusti
e
le faccio anche su misura
perche'
conosco il segreto
dei
vostri desideri nascosti.
So
come siete fatti
e
quello che pensate.
Conosco
le vostre donne
quando
sono femmine.
Conosco
le vostre paure
quando
perdete una battaglia
e
quando avete perduto una guerra.
Io
vendo vita, signori,
non
fumo
come
i quotidiani che leggete"
Il
venditore di storie
s'era
chinato come se soffrisse,
prese
a tossire e a ridacchiare
e
si accendeva una sigaretta dopo l'altra.
Sputava
ora a destra ora a sinistra
ed
anche al centro della strada
nonostante
la gente
avesse
cominciato a pressarlo.
Si
leccava
due
grosse piaghe sui polsi,
le
vene del collo sembravano corde
e
gli occhi due ferite.
"Guardatemi,
queste
sono ferite che non fanno male.
Sono
ferite d'amore
che
voi non potete conoscere
poiche'
non potreste sopportarle
e
morireste.
Ma
non raccontero' questa storia
perche'
e' la mia
e
il prezzo che chiederei
non
potreste pagarlo.
Vorrei
raccontare invece
di
chi seduce le vostre mogli,
di
chi modifica il cervello
degli
uomini sulla terra,
di
chi distrugge i vostri figli
penetrando
le loro menti
per
renderle qualunquiste
e
mai appagate.
Le
mie storie, signori
vivono
l'aria
di
queste vostre citta' malate,
l'aria
d' impossibili felicita'
che
vi giocate al gioco della fortuna
ogni
giorno
perche'
sempre
volete
qualcosa di piu'.
Quanto
tempo sprecato
con
manifestazioni in piazza
in
100 in 1000 in 10.000
perche'
soffrite l'aria
dei
vostri vuoti
dei
silenzi rappresi
del
vostro essere niente
in
queste citta'
che
avete reso insane
dove
muoio ogni giorno
come
uomo ridotto
ad
unita' produttiva
senza
piu' anima
e
senza piu' significato.
E'
troppo alto
il
prezzo del coraggio
per
fare come me
che
ho abbandonato tutto
per
venire a morire qui
tra
voi
per
raccontarvi le storie
che
dovrebbero farvi tremare
la
mente e il cuore"
Le
sue parole erano divenute gelide
come
l'inverno
e
sembrava aspettare un cenno.
D'improvviso
caccio' un urlo
e
s'accascio' al suolo.
Aveva
sulla bocca
una
piega amara
e
sul volto una maschera
di
sangue e fango.
Tutti
fuggirono,
solo
un bimbo
con
una pietosa mano
piena
di speranza
accarezzo'
i suoi lunghi capelli
e
resto' accanto
al
venditore di storie
steso
agonizzante
insanguinato
come un vitello
colpito
quasi certamente ad una tempia
da
un sasso
al
centro d'una piazza
di
una grande citta'
in
un giorno d'inverno
dell'anno
che piu' vi piace.
L'ANGOSCIA
D' ESISTERE
(
L'ANIMA DI TOMMASO)
1
Io
sono Tommaso
e
non potrei essere altro che Tommaso.
anzi,
per la verita'
voglio
essere Tommaso
e
non c'e'
nulla
che possa farmi essere un altro.
Molte
volte, al mattino,
mi
guardo allo specchio e mi dico:
-
Tu sei Tommaso.
lo
sei da quando sei nato,
non
scordarlo! -
E'
che quando esco da casa
dimentico
questo
e
sbaglio nome,
indirizzo,
talvolta
autobus
e
mi trovo in un quartiere diverso,
lontano,
molto lontano dal mio
e
non ricordo piu' chi sono.
Allora
mi guardo le mani,
le
mie mani,
sempre
le stesse da sempre.
Sono
mani che hanno costruito e distrutto
e
le vedo tremare
e
le sento mie.
Le
mie mani vive
che
hanno toccato la terra del ghiaccio.
Le
mie mani ferite
che
sono andate a conoscere
il
fuoco del dolore.
Le
mie mani amare, vere,
con
le vene pulsanti
e
le dita che si agitano
serrando
d'improvviso
i
segni del coraggio
quando
questo manca.
Le
mie mani mi ricordano
che
sono Tommaso e nessuno,
nessuno
potra' farmi cambiare.
2
Mi
sono presentato a tutti con il mio nome.
Ho
gridato forte:
-
Sono Tommaso. -
e
nessuno ha fiatato.
Poi
mi sono addormentato
e
tutti hanno pisciato sul mio volto.
Solo
tu mia anima non l'hai fatto.
Perche'cosi'
testarda ti ha creato la vita?
Non
sai tu che l'amore
ha
goduto con me mille volte
nell'
indifferenza di questa vita terrena?
Non
sai tu che mille volte
l'ho
cacciato via
perche'
non valgo
nemmeno
un istante della sua essenza?
Mia
anima che ci fai tu in questa terra?
Perche'
esisti?
Mentre
io rido di tutto tu piangi
e
talvolta sei l'unica
che
mi fa sudare la mente e il cuore.
Io,
Tommaso,
un
uomo che fatica a ricordare chi e',
che
vive senza amore per nessuno
che
vive solo per la sottile curiosita'
di
sapere in quale modo nuovo
potra'
guardare la vita:
se
in volto
per
sostenerle lo sguardo,
se
di profilo
per
osservarla in modo freddo e distaccato
o
di spalle
per
pugnalarla in modo vile e disperato
ma
in fondo giusto.
Ma
tu mia anima
sei
al di fuori di questo mondo,
del
mio mondo.
Un
giorno verro' a raggiungerti
per
essere tuo
completamente
anche
se gia' sai
che
uno come me
non
lo si conquista mai
perche'
sono Tommaso
e
vivo la mia pazzia
in
ogni momento del giorno e della notte.
3
Ti
ricordi, amore,
quando
mi hai conosciuto?
Tommaso,
ti dissi,
solo
Tommaso e basta.
Non
volevo sapere niente.
Non
volevo dirti niente.
Ti
parlavo soltanto
delle
serate paurose
a
contare i secondi alle ore.
Mentre
parlavamo di noi
e
del nostro domani
ti
dicevo:
-
Ricordati amore
sono
solo Tommaso
e
non ho nulla.
Ho
solo la mia anima da darti
e
nient'altro.
Non
sono per te.
Non
sono per nessuno io.
Guarda
questa tua citta'
e
queste luci che fanno vomitare.
Guarda
questi coglioni in doppiopetto
che
ballano,
guardali
bene
perche'
domani non li riconoscerai piu'.
Guarda
questo tempo
e
questo secolo
e
la sua follia
e
guardami bene
perche'
non sono come gli altri.
Io
vivo solo della mia certa fine
perche'
la vita,
amore
mio
qualunque
cosa tu possa fare,
pensare,
dire,
ti
conduce sempre
verso
l'unico momento vero
della
nostra esistenza:
la
morte.
Che
sia la tua
la
mia o d'altri,
che
venga quando meno te l'aspetti,
che
sia giovane,
vecchia
o
bambina,
la
morte, amore mio
rende
idiota qualunque sforzo terreno
che
non sia la comprensione
del
nostro umano dolore.
4
0ra
finalmente sono solo
e
mi sento mio.
Ho
girato la citta'
fino
a stancarmi il cuore.
Ho
ascoltato la voce di un donna,
il
suo dolore
e
le lame taglienti del vento,
ho
visto il mio amore
versato
sulla tua pelle
ristagnare
in pubbliche latrine,
ho
ascoltato tra l'altro
il
lamento di un uomo
e
il pianto di un bambino
su
di un ponte disperato.
Ho
avuto il tempo di vedere
degli
occhi felici
ma
era solo l'immagine d'un sogno.
Ho
visto un ubriaco
che
cantava inni di fede
e
di giustizia
e
m'ha gridato:
-
Dio esiste, ed e' l'unica luce! -
Ed
io sono andato via
urlando
dal dolore
con
una smorfia sulla bocca
ed
una pena,
una
pena infinita
che
feriva ogni parte del mio essere.
Poi
sono corso a casa
e
mi sono guardato allo specchio
che
rifletteva la mia ineffabile immagine
piena
di smarrimento.
Ho
graffiato a vuoto la sue superficie
finche'
il sangue
non
e' uscito dalle unghie
e
mi sono ricordato per un istante
che
anch'io
una
volta
ho
dato la mia anima
graffiando
l'assurdo
come
questo specchio.
Poi
con tutta la forza
che
avevo in gola ho gridato:
-
Tommaso, Tommaso,
tu
sei Tommaso
e
sei solo
come
tutti gli uomini della terra
ma
sei vivo ora,
vivo
non
donarti,
non
donarti piu' a nessuno!
LA
NOSTRA CITTA' VIOLENTA
(La
boscaglia)
(
Descrizione breve con dialogo di un addio )
Volevamo lasciare la nostra tristezza nella citta'. Di cosa era fatta la
nostra tristezza non lo sapevamo. Era piena di immagini sfocate, tinte di
ricordi e di trascorse passioni.
-
ODIO IL CHIASSO IN CITTA'! -
-
ANCH'IO LO ODIO, AMORE. -
La
nostra citta' era fuori la periferia del nostro corpo e la scoprivamo ogni
giorno infetta di manifesti grandi, enormi su cui campeggiavano i nostri
desideri, gli attimi informi, i silenzi imposti perche' altri parlavano. Da
tempo ormai si era perduto l'ordine esatto delle stagioni: solo un freddo polare
assiso a cavallo della nostra memoria.
-
AMORE, HO NOIA DI TUTTO. LA NOIA MI UCCIDE.
DOV'E'
LA MIA CASA, IL MIO POSTO? -
-
AMORE, LA NOIA E' LA MIA PENA, IL MIO DRAMMA.
NON
HO PIU' CASA. NON HO PIU' POSTO. -
Passavamo cosi' tepidi pomeriggi illogici, atipici, irrimediabilmente
perduti e col tempo finimmo per non capire piu' nulla.
-
AMORE, IO NON TI AMO.
COSA
FAI NEL MIO LETTO? -
-
FORSE E' PERCHE' HO L'INSONNIA.
IO
AMO DI TE LE MIE OMBRE CHE TU HAI RACCOLTO.
TU
AMI DI ME IMMAGINI
D'ALTRI
TEMPI. D'ALTRI LUOGHI, FIGURE! -
Erano le due coscienze che sbadigliavano verita' crude che sconfinavano
talvolta dallo spazio dei nostri corpi. Poi in un mattino, d'improvviso,
fuggimmo nella boscaglia: quella che hai sognato, quella che ho atteso da
sempre, quella per cui saremmo morti piu' volte dove tutto si separa per dare
posto ai nostri corpi ed alle nostre menti, finalmente liberi e felici
-
AMORE, HO TOLTO I VESTITI E LE SCARPE.
LIBERTA'
FINALMENTE DOPO TANTO TEMPO.-
-
ANCH'IO AMORE, HO GETTATO LONTANO OGNI MIA COSA
E
SONO QUI PER TE COME ALL'INIZIO SENZA PAURA D'AMARE -
E ci amammo fra i rovi pungenti della boscaglia finche' non giunse l'eco
dei nostri ricordi ad avvolgere gli alberi e fu il naufragio delle sensazioni.
Vivemmo il momento dell'ipocrisia e tu urlasti disumano dolore senza sentirti
piu'donna. Vestimmo gli abiti dell'incoerenza e mi sono piegato baciando la
terra dove mi avevi fatto sentire uomo; poi la violenza della nostra citta'
c'investi' ricordandoci che ormai amavamo solo il sesso dei suoi simboli
vomitati ogni giorno.
-
AMORE, NON VOGLIO PIU' TORNARE CON TE. -
-
ANCH'IO AMORE NON TORNERO' PIU' CON TE. -
E
mentre le unghie graffiavano una parete squallida e insensibile nello spettrale
notturno d'una sera senza motivo e senza significato, distruggemmo ogni nostra
cosa: il nostro letto e la nostra casa, i nostri sogni ed il nostro amore e
vivemmo il dramma dell'incesto. Corremmo ad abbracciare il sangue fetido ed
impuro che ormai ci scorreva nelle vene:
era
la nostra citta' violenta,
la
nostra ignobile madre
e
noi, eravamo suoi figli!
Prefazione | Parte I (L'amore) | Parte II (L'illusione) |
Parte III (La ribellione) | Parte IV (La stanchezza) | Parte V (La violenza) |
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