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UN PEZZO DI PANE
Bip-bip-bip. Il familiare suono del telefono cellulare
scosse Enrico dai suoi pensieri.
- Pronto... ciao Luca. Allora?... non ancora? Va
bene, puoi alzare ancora del 3%, non di più.
Ok? ... Mi raccomando, mi fido di te. Ciao.
Accantonato il telefonino, Enrico si rese conto
di essere ormai arrivato ai piedi di uno dei più
alti grattacieli della città. Scese dall'auto
congedando l'autista ed entrò.
Salì con lascensore all'ultimo piano
e si avviò verso una elegante porta in
mogano. Il suo ufficio.
Si avvicinò alla finestra e gettò
uno sguardo sulla città sottostante. Il
panorama dell'operosa metropoli conferiva sempre
ad Enrico un senso di sicurezza e di calma. Cercò
di riprendere il filo dei propri pensieri.
La telefonata del suo agente di borsa lo aveva preoccupato,
ma non più di tanto. L'operazione sarebbe
venuta a costare qualcosa in più del previsto,
ma sarebbe comunque andata in porto; il suo lavoro
di settimane non sarebbe andato sprecato...
- Permesso? - la voce di Lorenzo, il suo socio,
interruppe di nuovo le sue riflessioni.
- Si? Ah, buongiorno Lorenzo. Tutto bene? E tua
moglie?
- Si, grazie. Laura sta meglio, era solo un'influenza.
Laura era da sei anni felicemente sposata con Lorenzo,
Enrico invece era scapolo.
- Hai parlato con Roversi?
- Puoi dire che sia già cosa fatta. Ci troviamo
domani alle 10 per la firma e per definire i dettagli.
Stai tranquillo, me ne occupo io. E per la parte
in borsa?
- Le quotazioni non sono scese, purtroppo. Siamo
ancora attorno a 7500. Ma dobbiamo comprare comunque
se vogliamo metterci al sicuro.
- Dopotutto è la quota più piccola.
Piuttosto dimmi come va con la Bianchi & Bressan.
- Non preoccuparti. Ci penso io.
- Non mi piace quel tono. Spiegati meglio.
- Ho un amico in una delle loro banche creditrici.
So che sono decisamente a corto di denaro, molto
più di quanto fanno credere. E noi paghiamo
in contanti.
- Ok. Fai tu. Ci vediamo più tardi.
Uscito Lorenzo, Enrico si sedette comodamente
alla poltrona, accese con studiata calma un sigaretta,
quindi prese ad esaminare il fascicolo sulla "E.A.T.",
la principale industria alimentare della regione
e una delle più grosse del Paese.
Sfogliava nervosamente le pagine, mentre attendava
che il telefono squillasse. Si alzò, andò
alla finestra, tornò alla scrivania. Si
alzò di nuovo, andò di nuovo alla
finestra, di nuovo si sedette.
In un angolo della scrivania c'erano i fascicoli
riguardanti affari meno importanti. Ne prese uno
a caso, intitolato "Salumificio Argi"
e prese a sfogliarlo. Cercò di concentrarsi
sul piccolo salumificio in crisi che si poteva
comprare, ma i suoi pensieri tornavano sistematicamente
alla "E.A.T.". Alla fine gettò
da parte il fascicolo, si accese l'ennesima sigaretta
e prese a passeggiare su e giù per l'ufficio.
Il telefono squillò. Enrico lo agguantò
quasi come un uccello da preda
- Pronto? Buongiorno dott. Giannini
Enrico imprecò tra sè, deluso. Giannini
era l'amministratore della "Conserve Giannini"
di cui Enrico e Lorenzo avevano una piccola quota.
Liquidò in breve Giannini e riprese a passeggiare.
Finalmente il telefono squillò di nuovo.
Stavolta era Luca, il suo agente di borsa. Aveva
acquistato un buon numero di azioni della "E.A.T"
al prezzo previsto.
- E uno! - disse Enrico dopo aver riagganciato.
- ora manca solo la "Bianchi & Bressan"
Le ore passavano ed Enrico diventava sempre più
inquieto. Verso le 18 Lorenzo entrò ancora
nel suo ufficio.
- Hai avuto... - cominciò ma venne interrotto
dallo squillo del telefono.
- Pronto? - disse la voce all'altro capo - Sono
Fausto Bressan, chiamo per dire che ci interessa
la vostra offerta, cosa ne dice di trovarci presso
la nostra sede per discuterne?
- D'accordo, sig. Bressan, domani può andare?,
alle 15? Benissimo., arrivederci sig. Bressan.
Enrico era eccitato come un bambino davanti al suo
nuovo giocattolo. Fece cenno a Lorenzo di avvicinarsi
alla finestra.
- Se anche la "Bianchi & Bressan"
vende la sua quota, la "E.A.T." è
nostra. Guarda questa città, Lorenzo. Centinaia
di migliaia di persone. E noi daremo da mangiare
a tutti loro.
- Bel colpo, Enrico.
- E non finirà qui. In futuro saremo noi
a nutrire tutto il Paese!
Enrico era così esaltato che non riusciva
a star fermo. Lorenzo, per natura molto più
calmo, gli disse:
- E' tardi: ti conviene andare a casa, Enrico. Domani
ti aspetta una giornata intensa. Ti faccio chiamare
l'autista?
- Lascia stare. Vado a piedi, non riuscirei a star
seduto in macchina. A domani.
Enrico era al settimo cielo mentre camminava per
le strade. Passò accanto ad un supermercato
(suo) e si fermò ad osservare i cibi in
scatola esposti (suoi).
Vide un negozio di surgelati della catena "Iceblok"
(sua), osservò una donna con un sacchetto
pieno di confezioni di una marca di pasta (sua)
e naturalmente le pubblicità della "E.A.T."
(finalmente sua).Stava davvero dando da mangiare
alla città.
Era arrivato a casa quando vide dall'altra parte
della strada un panificio ancora aperto che non
aveva mai notato prima. E vide continuamente gente
entrare e uscire carichi.
Incuriosito, si avvicinò. La gente usciva
da là con espressione soddisfatta, ben
diversa dall'atteggiamento amorfo della gente
nei supermercati (per lo più suoi). Rimase
a lungo ad osservare, infine si decise ad entrare.
Chiese una michetta al robusto e gioviale panettiere,
pagò e uscì, sorpreso di trovarsi
in una situazione così insolita.
Assaggiò il pane e un'espressione di stupore
si dipinse sul suo volto, come se una porta da
sempre chiusa si fosse all'improvviso spalancata.
Era buono.
Midhir
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