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La
festa di San Francesco di Paola
Abbastanza diffusa è a Vita, come in molti comuni limitrofi, la devozione a San Francesco di Paola, di cui è conservata una statua di pregevole fattura.
Centro
del culto, fino al 1968 – anno dello storico terremoto – è stata la chiesa
del Purgatorio. Ma la devozione per il Santo di Paola è sicuramente molto
antica. Afferma Patti Antonino: «Poiché
a 7 km, nella cittadina di Salemi, esisteva nel 1700 un convento dei minimi
molto fiorente (ancora oggi vi è la parrocchia dedicata a S. Francesco di
Paola), ritengo che la devozione dei Vitesi a S. Francesco, unitamente alla
celebrazione della festa, provenga proprio dalla limitrofa città di Salemi e
dall’intensa attività pastorale dei minimi, sicuramente favorita dalla
devozione del clero vitese dell’epoca, e può farsi risalire a fine 600-primi
del 700.
Da
ricerche ancora non complete, presso l’archivio diocesano, (quello
parrocchiale non è consultabile, perché parte è andato perduto e parte è
inscatolato per mancanza di locali distrutti dal sisma del 1968), il simulacro
attualmente venerato è anteriore al 1750, in quanto se ne trova descrizione
negli inventari generali fatti in occasione delle visite ad limina dei
vescovi pro-tempore, a Roma. A conferma di ciò, il bastone d’argento, che
rappresenta una verga disseminata da tante piccole fiammelle, è datato 1792 ed
è necessariamente postumo alla statua».
Dopo il sisma del 1968, la statua fu ospitata per circa
25 anni da due famiglie fino al 1991, quando,
riaperta al culto la chiesa di San Francesco, fu ivi collocata. La devozione verso San Francesco di Paola è molto
radicata nella gente ed ha un carattere fortemente religioso, privo di corollari
folcloristici. Il Santo è uno dei più amati e “temuti”.
I
festeggiamenti, prima regolari, con triduo e processione, si fecero nel tempo più
sporadici fino ad interrompersi quasi del tutto negli anni sessanta e settanta;
si pensi che tra il 1961 e il 1988 si ebbe una sola processione nel 1974. Non cessava però nell’animo dei Vitesi la devozione al Santo.
La statua nel mese di gennaio 2002 è stata sottoposta a
restauro, a seguito del quale il mantello del santo, che si sapeva nero, divenne
di colore marrone scuro. «Il restauro – afferma sempre A.Patti - resosi
necessario perché il legno «era
invaso da tarli nella parte inferiore e nelle spalle», ha evidenziato che il
colore originario della statua era marrone scuro; quindi dopo una veloce ricerca
e conferma storica presso il Santuario di Paola, ove abbiamo appurato che San
Francesco, mantenne l’abito marrone scuro sino alla morte, col consenso
dell’ufficio ARTE SACRA della diocesi di Mazara del Vallo e della
Sovrintendenza ai B.B.C.C., si è stabilito di lasciare la statua col suo colore
originario». In occasione degli ultimi festeggiamenti in onore di san Francesco sono state scritte due poesie: una dall’Arciprete Mons. Giuseppe Marchello (in italiano); l’altra dall’Ins. Lorenzo Barbara, in dialetto siciliano.
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