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Se fossi io

Poesie di Vito Russo
  
 

INDICE:


Quest'inverno è la febbre a farla da padrona
Mancano soltanto i raggi del sole
Via Ripamonti
Non è ancora vuota la bottiglia
Per prima cosa mi hai detto i tuoi occhi
Il cielo di Milano
Attraverso l’incrocio in diagonale
Letargo
Napoli via Sacchini
Il mandorlo dell’altalena
Colazione
Metto ordine sul sedile
La domenica sfilano i politici
Alla fine della storia sei stata
A mio zio Guido
Me viene a frieve a vedaje sti femmene
Il furgone è parcheggiato sulla fetta
Mi chiedevi di leggerti Montale
I regali che non ho mai fatto
I nomi
Tiri calci nel grembo di una stanza
Gabbia
Roger
Ferragosto
Nel tuo corpo non scorre sangue
Sicilia
Collone
Colon
La luce dei lampioni a fiamma
Così respiri
Di notte
Ottobre
Ultimo dell’anno


Quest’inverno è la febbre a farla da padrona

Quest’inverno è la febbre a farla da padrona.
La luna racconta di altre visioni
oltre la finestra progetti
per il nuovo anno da segnare
sul taccuino per non perderne
memoria. La storia di tutti i giorni
confonde baci metallo e violenza.
I vetri del tram ne portano i segni
nel riflesso dei miei occhi verdi. Sporchi.

© 2010

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Mancano soltanto i raggi del sole

Mancano soltanto i raggi del sole
la prima cosa che dicono tutti
e un inventario di mille altre sciocchezze
le strade bucate per toccare
più da vicino il mare.

© 2009

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Via Ripamonti

C’è un odore forte di lattice
stamattina in via Ripamonti
come se tutti gli amori del mondo
si fossero consumati qui la notte
scorsa.

© 2009

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Non è ancora vuota la bottiglia


Non è ancora vuota la bottiglia
ne resta un fondo più alto del solito.
I topi giganti si leccheranno
le dita sulle sponde del Pavese.
Il telegiornale elenca le solite
quotidiane percentuali di ribasso:
il prodotto interno lordo gli indici
di borsa pretesto per chissà quali
altre porcherie. Mi chiedo se sia il caso
di intervallarle con una mela.
Mi ritroverò anch’io a dividere
a produrre spaccature fessure
vuoti. Riporrò con cura la cravatta
nell’armadio senza disfarne il nodo.
Ho dato tutto quel che avevo
fate di me quello che volete.

© 2009

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Per prima cosa mi hai detto i tuoi occhi

Per prima cosa mi hai detto i tuoi occhi
penetrano lo sguardo pretendono
di capire tutto in un lampo. Hai acceso
un fiammifero nella stanza buia
per bruciare le sciocchezze
della mia voce la paura
che si consumi presto l’algebra
dello scambio ma sono gli occhi tuoi
invece a bruciare i miei a fuoco lento
a vampate improvvise.

© 2008

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Il cielo di Milano
 
Il nero non esiste. La giornata
dura mezz’ora in più ma il sole
non c’è e le stelle. Il cielo da grigio
si fa arancio e poi rosso alle quattro del mattino.
Sarà l’effetto dell’inquinamento
o forse la metropolitana
di giorno succhia il cuore ai passeggeri
sudati raffreddati incravattati
e di notte lo sputa in alto. Nudo.

© 2008

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Attraverso l’incrocio in diagonale
 
Attraverso l’incrocio in diagonale
percorrendo la via più breve come insegnano
i professori di geometria alle scuole medie
ma i conti non tornano occorre rispettare
strisce pedonali semafori segnaletiche
orizzontali e verticali. Corso
Buenos Aires è addobbato con luci
natalizie manifesti leghisti
Milano lavora Roma mangia.
Penso di aggiungere col pennarello
Bari ruba Napoli fotte.
Brillante è l’aggettivo che mi serve.

© 2007

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Letargo
 
Le tartarughe sono seppellite
in letargo in attesa di tempi migliori.
Prima di addormentarmi accendo
la scatola delle parole immagini
soffiate mi distendo sul letto coi vestiti
ancora addosso il soffitto le pareti
col poster di John Lennon di mio fratello.
Piove le palpebre sono persiane
che si alzano e abbassano al ritmo
della pubblicità. La tua cucina
è bianca e gialla con le mattonelle
e il piano di legno. Mi ricordo che una volta
ti ho chiesto non ti è rimasto niente
del periodo metallaro?

© 2007

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Napoli via Sacchini
 
Piove sabbia sul balcone. Le macchine
ne sono puntellate come morse
dal morbillo. La ragazza affacciata
mangia un tozzo di pane in compagnia
del suo canarino muto. Si resta
sempre dove si è nati nello stesso
posto dell’ultimo schiaffo dell’ultima
resa.

© 2007

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Il mandorlo dell’altalena
 
Il mandorlo dell’altalena
e dell’impiccagione tagliato
a fette buone per l’arrosto brucia
sul muretto a secco così pare
non ci siano argomenti perché agosto
abbia ancora qualcosa da dire.
La notizia è la tua partenza
con tanto di lavoro
e destinazione.

© 2007

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Colazione
 
Lisa leggo il tuo nome ogni mattina
sul fondo della tazza di caffé.

© 2007

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Metto ordine sul sedile
 
Metto ordine sul sedile
posteriore ma vago
e apparente. Nelle zona industriale
di notte resta qualche luce accesa
e cani randagi si accoppiano
senza prendere precauzioni.

© 2007, in “Il segreto delle fragole, poetico diario 2008”, 2007, Lietocolle.

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La domenica sfilano i politici
 
La domenica sfilano i politici
sul corso a prendere il sole. Sarà
l’invidia a farmi dire certe cose.
Il tempo per un verso si trova
sempre tra un caffé e una maschera
almeno uno.

© 2007

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Alla fine della storia sei stata
 
Alla fine della storia sei stata
brava il tuo mestiere lo sai fare
io ne dubitavo forse. Mi aggrappo
alla materia adesso al suono della neve
gelata. Credevo che le parole
non avessero fiato e invece respirano
sanno di pane e ginocchia hanno sangue
nelle vene. La domenica sera
il tempo non ha più niente da dire
eppure domani si ricomincia.

© 2007

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A mio zio Guido
 
Ti ho sognato stanotte
vecchio regista romano
in uno scantinato improvvisato
a cinema per nastri surreali
dirigevi i nostri giochi agostani.
Come si dice dei morti rimane
l’amarezza di una frase non detta.

© 2007

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Me viene a frieve a vedaje sti femmene
 
Me viene a frieve a vedaje sti femmene
cu’u gell n’cape u pagghiare pare d’ gomme
certe massare da’ rocche cu i collierre
d’ore n’ganne i put terà cumme’e pechere
se sente por a campane ca t’avvese
stoch’arreve nan te sci’assurmanne
sont’eje a mapane.
 
(Mi viene la febbre a vedere queste ragazze / con la gelatina in testa la chioma sembra di gomma / certe massaie di chissà dove con i collier / d’oro al collo le puoi trascinare come pecore / senti pure la campana che ti avvisa / sto arrivando non ti spaventare / sono io la cretina.)

© 2007

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Il furgone è parcheggiato sulla fetta
 
Il furgone è parcheggiato sulla fetta
d’asfalto riservata ai disabili. Esco
a prendere un po’ d’aria. Non si vede
l’ombra di un bar all’orizzonte. Non resta
che aspettare la prossima partenza
per approdi già noti. Che si torni
ogni volta per gli stessi punti
è rassicurante in fondo.

© 2006

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Mi chiedevi di leggerti Montale
 
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate
erano le tue             (Eugenio Montale)
 
Mi chiedevi di leggerti Montale
al telefono da mille chilometri
di distanza tu fresco professore
ed io terrone laureato ancora
in cerca di un’occupazione stabile.
Scoppiammo a ridere entrambi per la
pelle d’oca e ci salutammo dandoci
appuntamento al prossimo Natale.
Anche noi con le pupille offuscate.

© 2006

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I regali che non ho mai fatto
 
Che forse non è questo il mio mestiere?
Perdere tempo, questo è il mio mestiere,
e il bello è perdere quel che non si ha.
(Patrizia Cavalli)
 
I regali che non ho mai fatto
i baci che non ho dato li ho stampati
sullo specchietto retrovisore
insieme alle cartoline spedite
senza nemmeno una parola. Sono
maturi i tempi per continuare
a non fare niente dalla mattina
alla sera.

© 2006

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I nomi
 
Non amo le richieste lo sai.
L’altra sera mi hai detto
che non ti ho mai chiamata amore mio.
Almeno una volta. Ma l’abbraccio
che avvolge l’intesa non chiede niente
se non il contatto della materia
e del vento. Nell’altra stanza cocktail
e nuvole di fumo.
Certe volte i nomi sono un dettaglio.

© 2006

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Tiri calci nel grembo di una stanza
 
Tiri calci nel grembo di una stanza
ingiallita traboccante di parole
che non sai più trovare. Librerie
di cartone ordinate per casa editrice
ma tu la poesia l’hai data a prezzi
stracciati praticamente gratis.
Versi lo zucchero di canna nelle tazze
zebrate vecchie locandine in bianco
e nero appiccicate sui nervi scoperti.

© 2006

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Gabbia

era l’immenso orgoglio del mio cuore,
ma forse lui non lo sapeva.
(Maurizio Cucchi)
 
Mentre l’acqua scorreva nella conca
preparata apposta per l’occasione
perché i pali conficcati per terra
ballavano troppo senza il rispetto
che tu m’insegnasti per il lavoro
ho sputato nel piatto. Senza stile.

© 2006

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Roger
 
Stupisce la semplicità del gesto
morbido e poi violento la carezza
come se la palla fosse una fica
da leccare a luce soffusa. E gode
col cappellino rosso
anche il malcapitato
Wang.

© 2006

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Ferragosto
 
La tenda si muove sinuosa al vento.
Passa un caldo che ammazza anche le mosche.
Sono andati al mare pure i cani
con le saracinesche abbassate
le ferie di tre giorni. Ci sono
da pagare le portelle ammaccate.

© 2006

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Nel tuo corpo non scorre sangue
 
Nel tuo corpo non scorre sangue
hai voglia a morderti la pelle
potrei provare a tagliarti a pezzetti
anzi a pensarci bene forse
non hai arterie né vene e il cuore
è gonfio di latte ed esploderà
da un momento all’altro.

© 2006

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Sicilia
 
Nel Sud più estremo oltre le siepi
di fichidindia le oasi di agrumeti
nel deserto non oltrepassare
questo limite c’è scritto sul cartello
della Provincia di Siracusa.
L’aria è senz’acqua il tempo l’hanno dato
alla mafia i bicchieri colmi di Nero d’Avola
ma non è qui che si cerca fortuna
perché c’è voglia di fare l’amore
e aspettare la pioggia.

© 2005

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Collone
 
Non si dorme. Le fitte aprono margini
di dolore che non conoscevo.
Distinguere l’angelo dalla strada
non conta più niente. La luce viene
dal corridoio e diventa penombra
segna a matita le pieghe
del lenzuolo. Duro freddo.
Restano i palpiti della materia
e il desiderio che sia presto giorno.

© 2005

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Colon
 
Si stringe l’addome attorno a un dolore
per riconoscersi nell’acqua sporca
nei calzini abbassati
misura l’urgenza della parola
tornata di riflesso
come un bagliore antico
a fitte di piacere.

© 2005

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La luce dei lampioni a fiamma
 
Ma non saremo che noi stessi ancora
(Sandro Penna)
 
La luce dei lampioni a fiamma
di candela riduce le distanze.
Se battono le dita sulla testa
vorrei che tu leggessi ciò che scrivo.

© 2004

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Così respiri
 
Una volta, la morte ebbe accesso,
tu ti nascondesti in me
(Paul Celan)
 
Così respiri mi togli l’anima
per farne brandelli di luce.

© 2003

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Di notte
 
Di notte
leggo poesie
come gocce
di miele.
Dopo l’amore
i sensi hanno smesso
di esistere.

© 2003

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Ottobre
 
Ottobre. E i suoi rimorsi.
Mille domande appese
ad un telegiornale
come scheletri nella terra.
Le fisarmoniche sul pavimento
per truccare l’esame
all’università.

© 2002

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Ultimo dell’anno
 
Guardo il telegiornale
e costruisco la mia sofferenza.
Dopo il caffè sono in macchina.
Accarezzo il mio gatto
e piscio nella terra.
Ho già dimenticato i morti
afghani e del Perù.
Di fronte il noce è spoglio.

© 2001

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