Amarcord
Pavigliana, pur essendo una frazione di Reggio C. distante dal capoluogo meno di 10 Km, è rimasta per lungo tempo isolata e sconosciuta ai più.
Ancora nell'immediato dopoguerra erano molti gli anziani che nel corso della loro vita avevano visto il mare da vicino solo qualche volta.
A Reggio si andava con l'asino un paio di volte all'anno e solo per estrema necessità. Per raggiungere e tornare dalla città si impiegavano ore perciò ci si recava solo per comprare qualcosa, per consultare qualche medico oppure per vendere i prodotti della terra.
I più vecchi raccontano che da giovani portavano a vendere un carico di legna da ardere o la neve, conservata in alta montagna nell'inverno, per le granite nei bar cittadini.
Prima dell'alba intere famiglie si avviavano a lavorare nei campi vicini. Lavori che cambiavano con le stagioni e scandivano il passare del tempo. Più le famiglie erano numerose tante più braccia da lavoro c'erano.
In ogni famiglia c'erano delle cose che non mancavano: l'asino, il forno e il maiale.
L'asino era indispensabile per spostarsi nei viottoli impervi della zona. Fare il pane e macellare il maiale erano appuntamenti obbligati, quasi rituali, per ogni famiglia.
Il pane appena sfornato veniva scambiato con i vicini e la macellazione del maiale era un giorno di lavoro e di festa alla quale partecipavano tutti: parenti, donne e uomini, bambini e adulti.