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Finalmente anche nella pratica odontoiatrica sono stati
introdotti due esami di laboratorio che possono consentire una diagnosi di parodontopatia più attendibile e
personalizzata, tale da condurre poi ad una terapia mirata al caso clinico in questione e non
ispirata a principi sicuramente validi, ma a volte troppo generali, se non generici.
Gli strumenti di cui parlo sono il test microbiologico e il test genetico che permettono
sia di identificare e quantificare i batteri responsabili della malattia parodontale, sia
di stabilire la predisposizione genetica di un individuo a sviluppare la stessa.
COME FUNZIONANO I TEST?
Entrambi i tests sono di facile esecuzione e richiedono pochi minuti di lavoro al
parodontologo e di collaborazione al paziente.
Test microbiologico
Il test microbiologico si esegue inserendo una punta di carta nelle tasche gengivali
facendola bagnare dal fluido gengivale colonizzato dai batteri responsabili della malattia
parodontale; successivamente un laboratorio specializzato provvederà a fornire al
parodontologo un grafico da cui emerge la quantità relativa di questi batteri
all'interno della bocca.
A CHE SERVE?
Questo esame fornisce al parodontologo le informazioni necessarie per stabilire un
piano di trattamento mirato e, soprattutto, per combattere l'infezione in atto con
una terapia antibiotica specifica.
A differenza di quanto succedeva in passato, infatti, gli antibiotici non vanno
più intesi come uno strumento dall'azione generalizzata e aspecifica, ma inquadrati
secondo questa nuova prospettiva che li vuole rivolti all'eliminazione dei batteri
anaerobi che distruggono l'apparato parodontale.
Tutto ciò comporta una sinergia, un'unità di intenti, tra terapia farmacologia e
trattamento chirurgico da cui deriva un sostanziale passo in avanti nella cura
delle parodontopatie.
Test genetico
Il test genetico, invece, consiste in un prelievo della saliva effettuato con un
tampone, al fine di ricercare una sostanza, l'interleuchina 1alfa, associata costantemente
alla presenza di lesioni parodontali gravi.
A CHE SERVE?
Il test ci indica la predisposizione di un soggetto a formare tasche gengivali,
dedotta dalla quantità di Interleuchina 1alfa nella saliva.
Il parodontologo, in questo modo, potrà istruire il paziente sulle tecniche di
igiene più appropriate in relazione alla sua vulnerabilità e, cosa ancora più
importante, potrà monitorare l'evoluzione della parodontopatia nel tempo
intervenendo quando le lesioni sono ancora in uno stadio iniziale.
A CHI SI RIVOLGONO I TESTS?
· Ai pazienti con perdita di attacco parodontale e di osso prima dei 25 anni
· Individui, di solito tra i 25 e i 35 anni, con una distruzione del legamento e
dell'osso rapida e progressiva
· Pazienti, già trattati o in corso di trattamento, che si dimostrano refrattari
alla terapia
· A tutti gli individui affetti da parodontite cronica dell'adulto
UN PASSO IN AVANTI?
Sicuramente sì, dato che questi tests consentono una precoce identificazione del
rischio di malattia, una diagnosi precoce di attività di malattia e, quindi,
una definizione concreta degli obiettivi terapeutici e della loro attuazione.
Prenota subito il test….
Articolo a cura del dott. Marco Rossi |