Tramonti non è esattamente un luogo, ma un insieme di luoghi. E' un nome che raggruppa idealmente piccole perle disposte sulla scogliera che da Portovenere raggiunge Riomaggiore. Gruppuscoli eversivi di casette, contenenti corbe, zappe, botti e qualche damigiana di vino buono. Ed è anche un peccato. Che poi ti devi
confessare, e ti danno la penitenza. Inizi a scendere e pensi che non è poi
così faticoso, ma non ti rendi ancora bene conto che il movimento non è tanto regolare,
che non sono le scale di casa tua. Un gradino è alto venti, laltro diciotto, il
successivo è storto, e poi cè un dislivello da puro alpinismo da superare. Un costo
di erba lazza ti trattiene i vestiti, un fico ti viene davanti, una vite, lunga come
la vita, intralcia il tuo piede, lerba taccalite ti slaccia una stringa. E
ad un certo punto le tue misere gambette cominciano a tremare, e sei un po' meno sicuro e
un pelino più vicino alla verità: la tua punizione, per espiare il peccato che commetti,
penetrando in quellacqua così cristallina che la Sardegna a noi ci fa un baffo. Ed
è doppia questa benedetta punizione, perché devi tornare su. E alla fine è Tramonti che
ti penetra, per cui o ne fai parte o non ci torni più. Tramonti è un posto dove anche i verbi cambiano significato. Accovacciato sotto un pergolo alto venti centimetri, cè uno che zappa, anzi, pigona, con un attrezzo simile ad un forcone, il pigone, appunto, che ha due rebbi ricurvi, attaccati ad angolo retto ad una protesi ortopedica del proprio avambraccio, che ha il coraggio di chiamare manico. Sta compiendo unoperazione chirurgica. Lattrezzo ha quella forma per non danneggiare le radici della vite, ma per infilarcisi in mezzo, e smuovere la terra (ma dovè la terra, che son tutti sassi?) e riportarla verso lalto. Se dici a un contadino della Padania che hai visto uno che zappava così, ti tocca la fronte per sentire se hai la febbre. Il viottolo ti porta sempre sulla porta delle case. Sono poche quelle che possono disporre di un po' di spazio davanti, la pozza. Se chiedi qualcosa a qualcuno, mentre risponde ti offre un bicchiere di vino. Non puoi solamente berlo: sei costretto a portarlo su tutta la lingua, per analizzarlo bene, facendolo scorrere in bocca, così ci senti il sapore del salmastro, lodore di quei sassi che hanno il fegato di chiamare terra, il profumo della macchia, dei pini, della stipa, combattuta come la peste, ma utilissima per riparare la vite dai soprusi del vento. Che, però, ha la sua parte nel creare un vino così. E a questo punto ti accorgi che il pezzo di marcantonio che ti sta davanti, è lo stesso che prima pigonava sotto il micropergolo. Lo guardi bene in faccia e pensi che uno che fa una cosa simile non può che avere una faccia così: una faccia da Tramonti. E gli chiedi come fa a stare sotto venti centimetri curvo a zappare! E lui sorride, ti risponde che saranno almeno cinquanta, i centimetri. A Tramonti, cambia anche il senso della distanza. Siamo proprio fuori dal mondo. Ma tiriamo avanti fino allo spiaggione del Nacchè, e così, per curiosità, giriamo attorno alla rocca del Montonao, che nasconde il primo tentativo di stupro: una galleria che arriva sino ai Buggi, dalla quale sgorga un potente getto di acqua dolce e fresca. Fu costruita per essere lo scarico fognario di Spezia, ma per fortuna non fu mai utilizzata, probabilmente grazie anche alle amichevoli sollecitazioni di chi ha preso a ciaponate gli stupratori. Ma non è finita qui! Cè stato un momento, un lungo momento, in cui i pontoni venivano a rubare rocce per rinforzare la diga. Anche qui è volato qualche ciapon, ma il risultato lo abbiamo ora sotto gli occhi: la spettacolare frana della Fossola, ovvero, dove finisce il Nacchè, comincia la frana. Ripeto: limportante è che la Fossola abbia la luce. Che non si possa più raggiungere il mare, naturalmente a piedi, frega niente a nessuno, con la frana che si è ingoiata anche quel pezzetto di spiaggia che cera davanti allo scoglio del Merlin. Proseguiamo! Dobbiamo schivare la secca del
Grimaudo, per arrivare alla Pineda, con i suoi splendidi bozi. E proprio li che
Tramonti finisce, e comincia Riomaggiore, con il parco delle Cinque Terre.Benedetto parco,
per i soldini che porta ai politici. Ma tra Tramonti e le Cinque Terre cè una
sottile differenza: a Riomaggiore, a Monterosso e via discorrendo ci sono bar, trattorie,
alberghetti; al Persico cè il Gelso, un grande albero carico di more, ma non è un
ristorante. Alla Fossola, oltre che alla luce, cè la chiesetta dellAngelo
Custode, a Schiara quella di SantAntonio (SantAntonin, perché è piccola
davvero). Ma di ristoranti, manco a parlarne; bicchieri di vino genuino, tanti, ma bar,
manco lombra.
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