Monestaroli
Vertigine allo stato solido. Ci si affaccia sulla scalinata
della Gaetaoa: il cuore si ferma, i piedi formicolano, si vorrebbe saper volare. Un
serpentone verticale di scalini, che stampa tutti i tetti sull'azzurro del mare, come un
ventaglio rosso di sangue. O d'amore. Perchè scolpire 1910 su di un gradino è
un gesto d'amore, scolpire le proprie iniziali con cura maniacale, è un altro
gesto d'amore. Anche la lapide posta a 700 passi dalla salvezza (la tua salvezza!), è un
ultimo, definitivo, gesto d'amore. Ma per lui, morto chissà perché e percome,
nel febbraio del 1915, a 19 anni (uomo bambino), la strada ancora da percorrere per
arrivare a Biassa (la sua salvezza!), era quasi 7 volte quella già percorsa.
E, ancora una volta, il senso della distanza ti frega in pieno: 700 passi, 350 metri, una
stupidata, vascheggiando in via Chiodo. Cinque vacui minuti di chiacchiere e sguardi
distratti alle vetrine. Ma qui, raggiungi la strada, l'auto (eccola, la tua salvezza!),
dopo venti minuti di fatica.
Ma torniamo al ventaglio di tetti rossi, sparsi sul mare,
privi di ancore e ben pasciuti di vertigine. Li lasci dietro di te, ma non voltarti, non
guardare giù, perchè, alla tua destra, c'è un abisso, praticamente verticale, che ti
viene da pensare: se casco, con un pò di culo, magari finisco in mare. No, ti rifrega il
senso della distanza. Ti schianteresti cinque metri prima, diritto sulla scogliera.
Invece, alla tua sinistra, dove la natura è più clemente, qualche mentecatto mattoide ci
ha costruito dei muretti a secco, anch'essi assurdamente verticali. Ci ha
portato? recuperato? inventato? della terra, piantato viti, coltivato l'uva, fatto il
vino.
E ora?
E ora basta, la famosa macchia mediterranea si è ripresa la verticalità, co
n il
vantaggio di avere a disposizione un pò di muretti a secco e, quindi, rifarsi più bella.
Grazie, mattoide!
E sotto i muretti a secco? Ovvio, un altro strapiombo. Sul quale sono costruite le
cantine, equiparate a seconde case da catasto urbano. Qualcuna è franata, seguendo la
sorte della costa. Non così il catasto urbano, ben piazzato su di una solida scrivania. E
da lì, spiccando il tuo icareo volo (alto momento di lirismo! ma che ne sapevano i
mattoidi di Icaro?), potresti centrare in pieno lo scoglio del Montonao, che fa da
baluardo ad una sorgente di acqua dolce. Ci hanno piazzato delle pompe elettriche
alimentate da pannelli solari, per portare l'acqua alle case. Ma la cosa non funziona
proprio bene. I serbatoi sono pieni, e qualche volta l'acqua c'è, qualche altra, no. Mah.
Altro mistero: la galleria che porta ai Buggi, destinata a diventare lo scarico fognario
di Spezia. Ma ci rendiamo conto? Dico, ma ci abbiamo mai pensato, a cosa significa,
o avrebbe significato, portare una fogna da quelle parti?
Ma da oggi, lo sviluppo turistico è assicurato. Infatti,
tale predisposizione è sottolineata da un articolo apparso sul Secolo XIX (
7/7/00), il
quale ci informa che alcuni alpinisti di Bolzano sono venuti a scalare la costa. Aggiungo:
si potrebbe andare anche in deltaplano. Rimane un dubbio: come raggiungerebbero la zona i
fortunati turisti, con tale armamentario? Ma con l'elicottero, naturalmente.
Dunque, Monesteroli. Forse prende il nome dal fatto (vero)
che dei monaci trascorsero il loro eremitaggio da queste parti. Forse da Menesteo, il
mitico Ulisse, che, ritornando dalla guerra di Troia, ebbe modo di sbattere i denti anche
sulle nostre coste.
Sono più propenso a credere alla storia dei monaci, data la scarsa cultura umanistica del
contadino di Tramonti. E ho anche il conforto di un fatto: sulla strada che da Biassa
porta da queste parti (la stessa che raggiunge anche Schiara), si incontra una strana
roccia, chiaramente lavorata
dall'uomo, probabilmente nel neolitico. Si tratta del
monolito, o dolmen, di Tramonti sul quale, proprio per evirarne il significato pagano,
qualcuno in tempi remoti piantò una croce. Di fronte a questo improvvisato altare c'è un
muretto (a secco, a secco.....), che fungeva da posa per i contadini che portavano in
spalla le corbe d'uva e altri pesi, da Biassa a Tramonti e viceversa. Sotto al muretto un
piccolo rifugio, utile in caso di pioggia.
La strada che conduce al monolito è un regalo dei tedeschi
(affermazione che ha dell'incredibile, e meriterei di essere querelato, per questo; ma è
proprio così, l'hanno costruita loro, durante la II Guerra Mondiale). Poi, da lì in
giù, è una realizzazione degli abitanti del luogo, i contadini di Tramonti, sempre
nell'ottica di favorire il proprio intervento sul territorio e la costruzione delle famose
seconde case. Ma saremo abelinati? Guarda dove andiamo a costruire la seconda casa, quando
tutto il resto del mondo se la fa a Portovenere, o Lerici, o Riomaggiore o ......
Dimenticavo: in tempi non più tanto recenti, qualche bravo ragazzo si è
fregato la croce del monolito. Gli abitanti di Biassa l'hanno già rimessa.