Fossola
Da Biassa, si va verso la prima delle Cinque Terre,
Riomaggiore. Ci si infila in un tunnel lungo esattamente 1030
metri e si ha la sensazione di entrare nell'hangar che ospitò l'Enola Gay (ricordate? il
bombardiere di Hiroshima!). Tutta una fila di luci in alto, riflessi strani e minacciosi
alle partei, e, in fondo, una mezzaluna chiara che, se c'è il sole, vi risucchia e vi
invita a premere sull'acceleratore per sfuggire ad una sorte tanto indegna.
Certo, fatica ne ha levata, al contadino che, un tempo costretto a scavalcare il monte,
ancora oggi, attraversa a piedi la mitica galleria di Biassa per andare ad accudire i
vigneti della Fossola. Perchè, all'uscita del tunnel (!), il sole è più di una
promessa.
Ci si ferma in una piazza mezzo asfaltata e mezzo sterrata, polveroso (o fangoso, a
seconda del tempo...) prologo ad una sconnessa stradina che ha cancellato il viottolo che,
da bambino, percorsi con mia nonna per farle compagnia, mentre si affaccendava attorno
alle viti.
Beh, alla Fossola è stato cancellato qualcosa di più di un modesto viottolino. Si può
dire che è stata cancellata proprio la Fossola.
Da sempre, i toponimi sono inventati dalla gente che vive nella zona. A volte richiamano
certe particolarità naturali, altre volte fatti, o persone, particolarmente legati a quel
posto. O, ma abbastanza raramente, sono ispirati dalla pura fantasia. La Fossola si divide
in Fossoa Sottana, Toetto, Boccoa, Casotti, Angeo Custodio, Lama e altri. Bene, la Fossoa
Sottana non esiste più. Una magnifica frana ha separato la Fossola dal mare e dalla parte bassa del suo
territorio e dopo che tutto ciò è avvenuto, (DOPO), è stato attuato un piano di
consolidamento della frana (roba da ridere: consolidare la frana! si consolida il
territorio che non è ancora franato) E per quelli che hanno perso i loro campi? I loro
rustici? Sono, anzi, siamo in attesa di soluzioni.
Ma ecco che, d'improvviso, le nostre terre si animano di foestri vogliosi di aria pulita.
Qualche indigeno autoctono (non è una brutta parola, mentre antropizzare non è sul
vocabolario) ha venduto, spinto dal bisogno, o dall'impossibiltà oggettiva di riparare, e
mantenere, e coltivare e ........, e così sono nati certi fulgidi esempi di architettura
postmoderna, generati dal fatto che non c'è mai stato alcun interessamento al luogo da
parte delle autorità locali. E allora la gente si è giustamente aggiustata come meglio
poteva.
Ecco quindi a voi il tramonti che piace di più ai
milanesi! Perchè entrano nel selvaggio praticamente senza scendere dall'auto. Escono dal
garage di casa già comodamente seduti, premono il telecomando e la porta basculante si
chiude. Forse si fermano ad un autogrill, sosta tecnica per una pisciatina e un caffè.
Quindi sbarcano dalle "loro Land Rover e dalle loro Toyota" (cito
Vecchioni), ma potrei aggiungere Volvo,
Mercedes etc., per entrare in uno di quei rustici ristrutturati. Invidio ai milanesi
(sostantivo che comprende tutti i foestri, provenissero anche da Fossamastra, che
hanno comprato un rustico qui) la loro capacità di appropriarsi ingenuamente e
calorosamente di questi luoghi così lontani dalla loro mentalità e dal loro stile di
vita. E sono tutti ottimi camminatori, nuotatori e pescatori. Potrei dire: conquistatori.
E li amo, incodizionatamente, per questa loro aria da sceriffi, senza macchia e senza
paura.
Ed è qui che entra il parco, che, invece di destinare tempo e denari a chi si rompe la
schiena su e giù per queste scale (ma l'UNESCO non aveva dichiarato patrimonio
dell'umanità anche la striscia di terra tra Riomaggiore e Portovenere?),
ha destinato risorse al di fuori di questo confine ideale, dispensando maree di restrizioni
unilaterali. Secondo me, hanno letto, o capito, male.