Schiara Ha ambizioni da paese, tanto è grande, impegnandoci la mente con un esasperato senso di verticalità. Tutta la costa è occupata dai tetti rossi dei rustici, separati da una ferita, che, dal mare senza spiaggia (lo scao), si inerpica dritta fino a infilarsi nel cuore del paese (ormai l'abbiamo promossa a tale dignità)
Ero l'addetto al carburo, quando si andava al Persico per la transumanza estiva, che aveva il sapore di un esodo. Il mio compito consisteva nell'aprire la cetilena, recuperare il carburo che ancora non era stato miscelato all'acqua, separandolo da quello esausto, ormai polvere. Quindi completavo il riempimento con carburo nuovo e ripristinavo il livello dell'acqua, tratta dalla cisterna. Molto spesso, al mattino, benché l'acqua fosse stata chiusa, la cetilena aveva ancora una piccola fiammella ostinatamente incollata al beccuccio. Ma stiamo divagando. Dicevamo che il borgo di Schiara potrebbe agevolemente contenere tutta la popolazione di Biassa. Gli riconosciamo un unico limite: la chiesa di Sant'Antonio: capienza dieci anime. Alla pari dell'Angelo Custode della Fossola, non ha ambizioni da duomo o da cattedrale (sic!), ma si accontenta di ciò che è: un 'bigiù' di inestimabile valore. Schiara si raggiunge come Monesteroli, passando cioè dalla
strada che da Biassa salpa verso il crinale, fino alla chiesa di Sant'Antonio, e da lì alla palestra nel verde. La
strada è percorribile in auto fino alla chiesetta, ristrutturata dagli alpini. Da lì in
poi, è carrozzabile solo per chi ha i vigneti, con tanto di pass numerato, primo esempio di
bosco a traffico limitato. I normali esseri umani andranno a piedi. E' il prezzo del progresso: a Spezia c'è la ZTL, a Tramonti la
BTL: chi non ha il pass va a piedi! Oltre a questo ha in comune con Monestaroli il dolmen. Poco prima di raggiungere un ampio spiazzo utilizzato per parcheggiare, e dal quale inizia il sentiero per Schiara, c'è la fontana di Nozzano. E' una grossa cisterna alimentata dalle acque pluviali, raccolte direttamente dal torrente che si genera nell'incavo delle colline alle sue spalle. Spingendosi un poco oltre, sul sentiero, si può vedere la rocca della Gaiada, che compare in fondo a quello stesso canale naturale dal quale la fontana prende vita. Pare quindi di potersi tuffare e cadere in mare, senza danni. Basta cadere di testa, tanto, ce l'abbiamo dura!
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