Pineda Sulla litoranea, verso Riomaggiore, appena dopo l'hotel 'I due gemelli', una volta (ma tanto tempo fa), c'era la baracchetta della Tisbe. Aveva due cose: i lupini e la mesciua, che si legge mes-ciua. Che è come parlare di pura mitologia, o del graffito di un ricordo, con tutte le sue belle incisioni confuse, se guardate da vicino, ma che esplodono in una nitidezza abbagliante, se solo ti allontani un attimo. Era un traguardo irraggiungibile, quando, ragazzini,
puntavamo alla massima trasgressione: facciamoci due lupini dalla Tisbe. Quelle poche
volte che giungevamo stremati alla meta, avevamo l'acquolina in bocca, quando conicizzava
il cartoncino, lo farciva di lupinazzi e ci sbatteva sopra due manate di sale: un rito
magico, quasi l'evocazione di una deità voodoo, che mi piacerebbe poter controllare, per
fulminare qualcuno. Ma la baracchetta aveva anche un altro pregio: indicava, senza tema di smentite, l'inizio del sentiero per la Pineda. Ho una lacuna, confesso, non sono mai stato ai bozi della Pineda, non ho foto, nè conosco la strada. Ho solo la baracchetta della Tisbe, i suoi lupini, la mesciua. Ma colmerò la lacuna. Però ho una leggenda, evocata nei giorni di caos del 2002, che non so quanto sia vera. Ma neanche quanto sia falsa. Comincia con un omone che si porta in spalla un sacco di
cemento di 50 chili. Scende e se lo porta a casa sua. Scarica il tutto e, con quel
cemento, prepara della malta per tappare qualche buco nel suo rusticozzo, perchè non ama
i topi. "Chi è?" (anche troppo facile) Di sicuro, la Pineda non è nel comune della Spezia, ma in quello di Riomaggiore.
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