Si ricomincia! E questa volta davvero è la volta buona. Forse non si chiamerà più "Traditional Arranged", ma la nuova testata giornalistica che sta per nascere avrà tutti i presupposti per durare a lungo, contrariamente a quello che è successo nel 2002, quando le spese di stampa abbinate alle spese postali di distribuzione ci hanno tarpato le ali. Si sta ricompattando il nucleo della redazione e dei collaboratori per questa nuova opportunità. Questa volta l'esperienza maturata, abbinata alle nuove tecnologie, potrà produrre un mezzo di informazione completo e affidabile. Naturalmente avrà un nuovo dominio internet, che verrà annunciato su queste pagine quanto prima. Non resta che augurare buon lavoro a tutto lo staff.

Loris Bohm
Direttore Editoriale Traditional Arranged



Ho voluto chiamare "
segno dei tempi" questo editoriale perché sono i tempi che determinano la volontà di insistere su di un progetto piuttosto che abbandonarlo. Mi spiego meglio: l'iniziativa, il dinamismo, la stessa volontà di promuovere la musica che si ama dipendono forzatamente dalle condizioni esterne che vengono "dettate" dal governo di una nazione. Quando mancano i mezzi finanziari, sotto forma di incentivi economici di qualsivoglia natura, ovviamente tutto viene congelato, a prescindere dal desiderio, dalla capacità e dalla forza che un essere umano vuol dedicare a questa specie di missione. Devo sottolineare che anche durante i tempi migliori il massimo che si poteva ottenere da questa attività di "propaganda musicale" era il semplice rientro delle spese sostenute per l'organizzazione del concerto, del festival o per la gestione di una rivista cartacea.
In Italia adesso non esistono più riviste di musica folk e tradizionale, in Italia adesso non esistono più veri folkfestival, in Italia adesso non esistono più persone capaci di risollevare l'entusiasmo per le tradizioni musicali di una nazione come la nostra, così ricca in questo campo. E' vero, esistono eccezioni per eventi di massa dettati più dalla moda e dal business tipo "
La notte della taranta", dove ormai le ingerenze esterne non si contano più e stanno snaturando il pur acclamato evento, ma restano comunque eventi isolati. Coloro che eseguono la musica folk, i musicisti e i gruppi, che sono tantissimi in Italia, si vedono costretti a cercare all'estero (con scarsa fortuna) un ingaggio per qualche rassegna, questo perché anche all'estero la situazione è tutt'altro che allegra. Le spese di viaggio di un musicista, sommate al soggiorno, ormai sono insostenibili e neanche offrendo un'esibizione praticamente gratuita questi musicisti riescono a proporre il loro repertorio.
Non è consolante sapere le vicissitudini di chi ha voluto navigare controcorrente proponendo eventi bellissimi e costosissimi... e ne ho un esempio eclatante proprio a Genova, dove abito: organizzazione fallita con un passivo in bilancio di 200.000 euro, che non sono bruscolini per un
promoter privato!! Parlo di Villa Serra Breakout, (budget annuale di OTTOCENTOMILA euro!!!) un festival annuale dove i più acclamati big della musica folk e world venivano chiamati ad esibirsi fino al 2010, anno in cui è fallito per la mancata sovvenzione promessa dalle pubbliche amministrazioni. Programmazione del festival annullato dopo una manciata di concerti effettuati e seguenti rimborsi a singhiozzo per gli abbonati. Una cosa tristissima di cui si è a lungo parlato. Tanti spettatori prima entusiasti dell'evento e poi inferociti per la perdita subita. Pensare che questo festival aveva preso il posto di un festival che io stesso qualche anno prima organizzavo proprio a Villa Serra in qualità di direttore artistico: il "Villa Serra Folk", con mezzi economici decisamente inferiori rispetto ai megalomani promoter del Breakout, con un pubblico decisamente più ridotto rispetto a loro, con artisti decisamente dal cachet più abbordabile rispetto alle star del Breakout. Persino la filosofia del Consorzio di Villa Serra era diverso, allora, e offriva gratuitamente lo spazio e il palco, mentre per il Breakout ha percepito per l'affitto dello spazio la bellezza di CINQUANTAMILA euro per due mesi di Festival... un evento conosciuto in mezza Italia che oltretutto rilanciava turisticamente tutto il bellissimo parco gestito dal Consorzio...
Segno dei tempi... dicevamo... e non è dunque per mancanza di volontà, per aver esaurito l'energia delle batterie, o peggio per pigrizia, se non riesco, se nessuno riesce a trovare una soluzione per continuare a sopravvivere e a far sopravvivere la tradizione musicale di questa nostra bellissima e ingrata Nazione.
Come dite?
Arriveranno tempi migliori? Ce lo auguriamo veramente e in cuor nostro lo crediamo ancora: è questo che ci da la forza di sopravvivere. Intanto mentre scrivo, come fanno tutti (compreso Magistrati che conosco di cui non faccio il nome), sto ascoltando l'ennesimo MP3, forse legale, forse scaricato da internet, che importanza ha?
Ormai gli stessi musicisti (quelli meno conosciuti ovviamente) per bypassare la società diritti d'autore
SIAE, che ha fissato la tassa per ascoltare musica tradizionale allo stesso livello di un bene di lusso e sta affossando sia gli autori che gli ascoltatori, rendono gratuitamente scaricabili interi compact disc che loro stessi producono, di cui detengono "copyright", semplicemente a titolo promozionale, perché sanno benissimo che se vendessero le loro creazioni artistiche musicali attraverso i soliti canali dovrebbero pagare valanghe di euro alla SIAE, alle case discografiche, alle distribuzioni nazionali, alle agenzie, agli stessi siti internet che vendono gli MP3 e ci lucrano sopra. Questi musicisti sono le vere vittime del "sistema" perché per offrire la CULTURA di cui tutti noi dovremmo avere DIRITTO, regalano il loro lavoro, la loro arte. QUESTO E' INTOLLERABILE PER CHIUNQUE CREDE NELLA DIGNITA' UMANA.