La storia di questa rivista nasce da molto lontano. Ecco una sintetica scheda di Traditional Arranged.
E’ nata nel 1985 a Genova come Associazione Culturale per promuovere e organizzare concerti in ambito folk, world, celtica e derivati.
Io, Loris Bohm, ero il segretario. Nel corso degli anni la funzione di organizzazione di eventi si è esaurita per impegni privati dei membri dell’associazione che ne limitavano il tempo da dedicare, ciononostante non è mai stato dichiarato lo scioglimento dell’associazione.
Da una mia idea che risale intorno al 1998, per dare una nuova spinta agli appassionati di musica folk, ho deciso di creare un sito internet dedicato, che ha visto la luce poco alla volta verso la fine degli anni ’90. Il 9 aprile 2001 il sito viene ampliato e diventa una vera testata giornalistica, ottenendo l’autorizzazione del Tribunale di Genova e un direttore responsabile: Michelangelo Trombetta. Per quel sito sarà utilizzato il nome Traditional Arranged. Io ero, e sono tuttora il direttore editoriale, seppure inattivo. Grande importanza ha avuto la collaborazione con la rivista Folk Bulletin per la pubblicazione dello StraBollettino su internet.
Verso la fine del 2002, ho avuto la netta sensazione che il solo sito internet fosse insufficiente per divulgare le notizie, constatando che all’estero esistevano numerose riviste folk, world, etniche a colori con articoli molto validi e interviste a grossi nomi (ebbene sì, esistono anche nel folk!), allora ho creduto necessario che anche l’Italia, considerando l’enorme patrimonio storico di musica popolare e di artisti esecutori che possiede, avesse il diritto di vantare una rivista prestigiosa che potesse dialogare alla pari con le altre; tutto questo senza dimenticare che per tanti anni sono stato nella redazione della rivista Folk Bulletin, la prima testata giornalistica folk in Italia, che pubblica mensilmente, con meno “spreco di investimenti” riguardo la grafica e il supporto cartaceo rispetto al mio progetto... tanto è vero che è arrivata al ventiduesimo anno di attività ininterrotta! E’ nata così la rivista Traditional Arranged.
Questo spreco di investimenti per me sono stati rappresentati da uno staff di persone e infrastrutture che appunto richiedevano uno sforzo finanziario. Questo sforzo doveva essere supportato oltre che dalle inserzioni pubblicitarie, di cui non posso certo lamentarmi, anche da un certo proselitismo da parte degli altri media, cosa che si è verificata... basti vedere per esempio la pagina ancora su web della RAI Filodiffusione firmata da Castelnuovo, che elogia apertamente Traditional Arranged, e dai complimenti ricevuti da rappresentanti di diversi quotidiani italiani. Tantissimi musicisti e appassionati mi hanno incoraggiato... per nominarli tutti ci vorrebbe un sito apposito!
Allora perché solo quattro numeri pubblicati, pure a singhiozzo, direte voi?
Per il fatto che con i complimenti non si pagano tutti i collaboratori, la stampa, la distribuzione a livello nazionale da parte di una dozzina di società specializzate!! La spedizione in tutta Europa (e anche in altri continenti) di copie omaggio a titolo promozionale a tutti i network che avessero interesse nella musica folk!! Questo gli appassionati e i musicisti che hanno conosciuto la mia rivista forse non l’hanno capito. Addirittura qualche musicista mi ha insultato perché non avevo ancora parlato di lui (come se ci fosse spazio per tutti su un unico numero...) oppure perché non esisteva su T.A. una rubrica esclusiva di musica “occitana”, quando esistevano già diversi periodici che ne parlavano diffusamente!!
Un elenco molto ristretto di abbonati, unito ad una vendita insufficiente che faticava troppo a decollare, mi ha fatto decidere di sospendere la pubblicazione.
Un prodotto così sofisticato e costoso, volutamente diverso e unico nel suo genere in Italia, appunto per non creare rivalità stupide nel settore, “doveva” avere una eco maggiore, ricevere un entusiasmo crescente da parte di lettori e appassionati distratti dalla vita quotidiana; e per quanto mi riguarda l’anello mancante si è rivelato la pressoché TOTALE mancanza di volontà da parte degli organizzatori di festival, dei musicisti in genere, di divulgare presso i propri fans o spettatori il nome e la qualità della rivista.
Per questo motivo la rinuncia alla pubblicazione è stata una sconfitta non solo mia ma anche di tutto l’ambiente che ruota attorno alla musica folk.
Consoliamoci dunque rileggendo vecchie pagine, immaginandoci di vedere quello che poteva essere e non è stato... dopotutto dicono che finché c’è vita c’è speranza, giusto?