l’eco di Bergamo
 
 
“Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica.... essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”.
L’inno alla voglia di vivere e di scoprire di Martha Medeiros racchiude probabilmente la filosofia di vita di Agostino Paolo Negri, architetto, e Claudio Lino Pesenti, insegnante, che lavorano da tempo a un progetto teso a valorizzare e per certi versi riscoprire la storia di Dalmine e dei borghi ad essa legati.
“La storia di un territorio, di un paese – sottolinea Pesenti -  riveste grande importanza sociale per le popolazioni che vi abitano. Le persone, infatti, si identificano in questa storia, vanno alla ricerca delle comuni radici, si sentono comunità e convivono anche nel ricordo e nella rievocazione di eventi storici succedutisi nel proprio territorio. Da circa due anni abbiamo per questo intrapreso un lavoro rigoroso nei metodi e negli accertamenti, allo scopo di dare un volto definitivo alla storia del paese, che è sconosciuta ai più, soprattutto agli attuali abitanti.
Nell’immaginario collettivo, infatti la storia di Dalmine è identificata per lo più nei recenti cento anni, riferiti all’esistenza della fabbrica di tubi in acciaio, sorta nel 1908”.
I due studiosi vivono con grande passione e meticolosità il lavoro di ricerca storica e Agostino Negri vanta anche la scoperta e il rilancio della cittadella preincaica di Alcaya, situata sull’Altopiano andino nel territorio di Salinas de Garci Mendoza in Bolivia.
“E’ stata un esperienza affascinante  - conferma Negri - partita nel 2005, durante una articolata spedizione archeologica in Sud America insieme all’amico Valter Locatelli di Sant’Omobono Terme. Siamo rimasti “stregati” da questo complesso archeologico situato a circa 4.000 metri di quota, con piccole case in pietra a pianta circolare ed annessi "silos" dello stesso tipo, un sistema di terrazzamenti per le coltivazioni agricole e un singolare cimitero sotterraneo scavato nella pietra, con mummie, vasellame e recipienti di argilla e di ceramica, antichi strumenti musicali e posate. La ricerca archeologica ha evidentemente metodi diversi, ma ha molte analogie con il lavoro di “scavo” negli archivi e fra i documenti che raccontano la storia di Dalmine e della nostra terra”.
In anni recenti, alcune tesi di laurea realizzate da laureandi del paese, poco conosciute e divulgate, hanno trattato per la maggior parte aspetti socio - economici del territorio dalminese.
Una di queste, composta da due volumi dal significativo titolo “Urbanizzazione e industrializzazione nell’area bergamasca – il caso Dalmine: nascita e sviluppo della fabbrica totale”, fu redatta nell’anno accademico 1979 – 1980 dallo stesso architetto Agostino Paolo Negri insieme a Gianantonio Giazzi e Alberto Spinedi. Essa ripercorreva la millenaria storia di Dalmine, tracciando di fatto un solco nel quale ora si è inserito il lavoro di studio. Dalmine in questi anni è cresciuta, è diventata importante città, anche per la presenza dell’Università e delle Scuole superiori, del Polo tecnologico, per le industrie e l’artigianato alternativi alla produzione della Tenaris Dalmine. C’è una forte presenza del terziario avanzato (banche, uffici commerciali e professionali,ecc.).  
“La storia che stiamo scrivendo – aggiunge Pesenti -  è lunga più di un millennio ed è plurale, perché riguarda anche i borghi medioevali di Sforzatica, Mariano, Sabbio con Dalmine e Guzzanica. La prima famiglia grande proprietaria in Dalmine fu quella dei Suardi, di cui il più importante fu Giovanni Suardi figlio di Baldino. Già nel 2008 abbiamo presentato le linee guida di questo ampio lavoro, grazie a una conferenza in Biblioteca, patrocinata dal Comune e cui prese parte anche il Consigliere Regionale e Presidente della Commissione Cultura, Daniele Belotti”.
Sono seguiti alcuni interventi significativi sul notiziario comunale “Informadalmine”, con approfondimenti specifici di avvenimenti storici riguardanti il territorio, con scoperte importanti legate per esempio anche a paesi più lontani, come nel caso di Bianzano.
“La ricerca storica apre nuovi scenari ad ogni passo – aggiunge Negri – è davvero una sorta di continuo scavo archeologico. Oltre alla pubblicazione delle ricerche sul territorio di Dalmine, frutto di consultazioni archivistiche in tutta Italia, pensiamo anche ad un corollario di iniziative connesse alla pubblicazione del libro, quali ad esempio la promozione dei “Percorsi Suardeschi” , che coinvolgono molti altri comuni della Provincia di Bergamo”.
 
Giambattista Gherardi
Dalmine prima dell’acciaieria
Si svelano mille anni di storia
Un architetto e un insegnante riscoprono il passato