Comunicati stampa
 
La città sotto l’antenna rilegge il suo passato
DALMINE: TUTTA UN’ALTRA STORIA
Una ricerca di Claudio Pesenti e Agostino Negri sulla torre medievale della città racconta una vicenda storica «lunga e plurale», sfatando alcune convinzioni sull’evoluzione della cittadina
 
Dalmine, 3 maggio 2008 – Per gli amanti di storia locale un evento da non perdere: giovedì 8 maggio alle 20.45, presso la Biblioteca Civica di Dalmine, verranno presentati i primi risultati della ricerca di Claudio Pesenti e Agostino Negri a proposito della torre medievale della città, ora inglobata nelle strutture che costituiscono la Biblioteca stessa. Erroneamente definita “Camozzi”, in realtà la ricerca dimostra come essa esistesse già molto prima dell’arrivo di questa famiglia, perché dal XIII secolo fino al 1441 era appartenuta alla nobile famiglia bergamasca dei Suardi. Ma dalle nuove scoperte sulla torre medievale emerge un nuovo quadro storico, capace di delineare in maniera inedita la vicenda della nascita e dello sviluppo della città.
 
«Lo scopo dell’iniziativa si può riassumere con due definizioni della storia di Dalmine - spiega Claudio Pesenti – Quella di questa città non è infatti una storia che inizia cento anni fa con la nascita della fabbrica di tubi, ma una storia lunga e plurale. Lunga perché grazie ai documenti più antichi si può risalire a prima dell’anno Mille, come si cerca di documentare con questa ricerca. Plurale, perché la Dalmine di oggi contiene le storie dei singoli quartieri e delle loro chiese».
 
Dalla ricerca sulla torre di Dalmine emergono infatti numerosi i riferimenti anche agli altri quartieri, perché coloro che avevano proprietà in quella che ora è la zona centrale della città possedevano terreni anche nelle aree circostanti, quelle che con il Regio Decreto del 1927 sono entrate a far parte del nuovo comune.
 
Dalla descrizione delle proprietà del XV secolo è possibile ricavare informazioni importanti per capire com’era questo villaggio. I testi lo descrivono come villa, che in latino medievale indicava un abitato formato da case sparse. Solo due erano gli edifici completi: quello con la torre e quello adiacente (attuale strada e parcheggio della Biblioteca), denominato in seguito sedume delle aie. Dalmine aveva forma rettangolare, tipica del periodo del secondo incastellamento (XIII sec.), mentre l’abitato era circondato da un fossato, di cui nel ‘400 erano rimaste solo due parti. La torre fu probabilmente costruita nella seconda metà del ‘200 e non era affiancata da altri edifici. Anche Sabbio ebbe in quel periodo un suo castrum, mentre Mariano e Guzzanica erano fortificate già dall’anno Mille. Ancora nel ‘500 Mariano conservava una parte del fossato. Il paesaggio agricolo dell’epoca era dominato da castagni e dalla coltivazione della pianta del guado.
 
A cura di Gianluca Iodice