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NON SIAMO SOLI: un messaggio di speranza di fronte alle catastrofi

Le catastrofi naturali, le guerre, gli attentati, le malattie e tutti gli avvenimenti che ci sgomentano, suscitano sempre angoscianti interrogativi cui è difficile dare una risposta. L'uomo si sente smarrito, inquieto, tormentato da dubbi. Padre Tommaso Toschi, francescano di Bologna, ha scritto questo articolo, che, denso di umana comprensione, è ammirevole per chiarezza e precisione dottrinale. E' una di quelle pagine illuminate da conservare e leggere spesso.

Dinanzi alle tragedie  si resta increduli e sgomenti. Poi, segretamente, ci si interroga sui limiti della condizione umana. Nati per vivere e con l'anelito alla felicità, ci illudiamo di essere arbitri del nostro destino e di avere il dominio del mondo. Invece, la morte inattesa è sempre in agguato.

Nessuno ha lumeggiato questa realtà con maggiore efficacia di Giacomo Leopardi, il poeta più lucido, più rigoroso, più amaro d'Italia. Nel Canto notturno di un pastore errante dell'Asia così si esprime: "Che fai tu, luna in ciel? Dimmi che fai silenziosa luna?". Il poeta si rassegna alla "infinita vanità del tutto". Traspare però in lui un'appassionata nostalgia di una luce che illumini e giustifichi la vita effimera dell'uomo.

Le scene crudeli degli avvenimenti dolorosi che colpiscono l'uomo, come il dolore e la morte degli innocenti, pongono un serio interrogativo. Lo esprimeva con concretezza in questi giorni un amico, mostrandomi la foto di una mamma e di una bimba sotto le macerie e additando il cielo: "Come vedi, Egli tace". "Egli" evidentemente era Dio che dinanzi al dolore innocente tace, non interviene.

Il problema del silenzio e del non intervento di Dio da sempre ha angustiato il credente. Qual è la risposta secondo la fede cristiana? Procediamo con chiarezza e brevità. Primo: Dio ha creato l'uomo per la felicità. Non ha voluto e non vuole la sofferenza umana.

L'uomo è stato creato libero. Ne ha abusato, disobbedendo a Dio. E' il peccato originale. Da questa disobbedienza derivano il male e la morte, che hanno assunto talvolta forme spaventosamente crudeli.

Ma Dio è venuto in aiuto agli uomini. Dio nella persona del Verbo incarnato, Gesù di Nazareth, ha sofferto ed è morto nella sua natura umana. In senso vero e non metaforico.

La croce di Gesù è la risposta di Dio al problema della sofferenza umana. 

Egli, innocente, ha associato a sé gli uomini nel suo dolore.

Così nessuna lacrima è versata invano e nessun grido di dolore si perde nel nulla. Come dice Blaise Pascal: "Gesù sarà in agonia sino alla fine del mondo".

Con Gesù agonizzante ogni uomo è salvato e, con la sua sofferenza, contribuisce al miglioramento del mondo.

Gesù è il Salvatore unico e universale: la salvezza è anche per i maomettani e per i seguaci di ogni religione, perché tutti sono figli di Dio.

Dopo la morte in croce di Gesù, la sofferenza umana è riscattata dalla sua assurdità. Per quale ragione? Semplice. Colui che è morto, è risorto ed è veramente, realmente, corporalmente vivo. Ha detto: "Chi vive e crede in me, non morrà in eterno". L'ultima e definitiva parola della fede non è la morte, ma la vita. Una vita eterna nella gioia.

Sulle scene terrificanti degli avvenimenti dolorosi di ogni giorno, così come, oltre mezzo secolo fa, sui campi di sterminio nazisti e comunisti di Auschwitz e delle isole Solovki, riecheggia un interrogativo: "assenza di Dio?". La ragione, da sola, non ha una risposta. La dà Colui che affermò: "Io sono la via, la verità, la vita". Con la sua morte e con la sua risurrezione Gesù risolve tutte le difficoltà. Cristo è tutto per l'uomo di ieri, di oggi, di domani.

Nelle cupe disperazioni brilla una certezza: l'uomo non è lasciato solo al suo tragico destino. C'è una data decisiva nella vicenda umana. E' quella delle ore 15 del venerdì santo. In quell'ora il Figlio di Dio, morì perché gli uomini di tutti i tempi potessero vivere. Diego Fabbri così conclude il suo capolavoro "Processo a Gesù": "E' certo che Lui, Lui solo, alimenta e sostiene da quel giorno tutte le speranze del mondo".

 

Padre Tommaso Toschi

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