BATTAGLIA DI MIDWAY

VISTA DAGLI OCCIDENTALI

(U.S. NAVY 4 - MARINA IMPERIALE 1)

La portaerei Akagi


GLI SCHIERAMENTI DEI DUE CONTENDENTI

(Tratto da "I gladiatori del mare" di Angelo Solmi, Rizzoli 1980)

 Quando a Tokyo si accorsero (e qualcuno se ne accorse, sia pure a denti stretti) che la flotta era azzoppata di una delle sue migliori portaerei, la Shokaku, la quale aveva bisogno di un mese di lavori, venne deciso di prendere a tutti i costi la rivincita con Yamamoto alle Midway. 

Si trattava di impiegare tutto quello che aveva il Giappone, quasi duecento navi: fra queste, 11 navi da battaglia, 8 portaerei, 24 incrociatori, 70 cacciatorpediniere, 15 sommergibili e circa 700 aerei. 

Non s'era mai visto nulla di simile al mondo. 

Del resto l'obiettivo Midway e Aleutine era del tutto secondario in confronto a quello di attirare i resti della flotta di Nimitz, per distruggerla completamente. 

Per fronteggiare questa formidabile armata gli Americani non avevano ormai che tre sole portaerei: Enterprise, Hornet e Yorktown, ammesso che quest'ultima potesse risultare pronta dopo i danni riportati nella battaglia de mar dei Coralli. 

L'atollo di Midway, ultimo della catena delle Hawaii da cui dista circa 2200 chilometri, apparteneva agli Stati Uniti dalla fine dell'Ottocento e alla marina americana da 1903; vi passava la linea telegrafica che univa le Filippiru alle Hawaii ed era un avamposto essenziale per la difesa dI Pearl Harbor. 

L 'atollo è doppio, ossia composto da due  solette: Sand, la maggiore, e Eastern Island, la minore una spianata come un bigliardo per servire da pista di atterraggio. 

Intorno alle isole brulicavano i pesci tropicali e non mancavano i pescicani. Un sole equatoriale a picco, uN lembo sabbioso sperduto nel mare (ci sono quasi 3000 chilometri di Oceano Pacifico per arrivare a Tokyo), non rendevano piacevole il soggiorno a Midway, anche perchè Sand è lunga poco più di 3500 metri e Eastern non arriva 2000 metri. 

Qual era il piano di Yamamoto e del suo capo di S. ammiraglio Kusaka per il grande attacco dei primi di giugno?

 La "flotta riunita" (per "flotta riunita" i Giappone comprendevano, in sostanza, l'intera flotta) sarebbe sta divisa in una "forza principale" per conquistare Midway in una secondaria per impadronirsi delle Aleutine. 

La corazzata Yamato vista dal lato sinistro

Una parte delle forze navali che si sarebbero impossessate del Midway si sarebbe concentrata poi a Truk, da dove, a luglio, avrebbe dato inizio all'invasione della Nuova Caledonia e delle Figi. La squadra portaerei dell'ammiraglio Nagumo, orgoglio e forza principale della flotta, avrebbe successivamente attaccato Sydney e la costa sud-orientale dell' Australia. In agosto la " flotta riunita" avrebbe iniziato l'invasione delle Hawaii. Come si vede si trattava di un programma a cui non faceva difetto l'ambizione: peccato che si trattasse questo lo si vide poi i conti fatti senza l'oste. E questo oste era la marina degli Stati Uniti: scarsa di numero, a quell'epoca. ma risoluta e dura come l'acciaio. I piani per Midway vennero elaborati a bordo della nave da battaglia " superkolossal" Yamato, da 65.000 tonnellate (73.000 a pieno carico), armata di 9 cannoni da 460 mm.: la nave più potente del mondo insieme con la gemella Musashi (che, però, nel giugno 1942, non aveva ancora completato l'allestimento). 

Qui bisogna aprire una breve parentesi su questi super- colossi che, in teoria, avrebbero dovuto spazzare tutto da- vanti a se nel loro cammino. Invece non spazzarono nulla, anzi furono essi ad essere spazzati via con relativa facilità, non appena la piega degli eventi cambiò. Nel corso della guerra combinarono poco o nulla e furono più d'intralcio che altro, per la necessità di dotarle di una enorme protezione. Non servirono neppure a far dajleet in being, come dicono gli Inglesi, ossia da flotta che non combatte ma pesa sulle mosse dell'avversario in quanto gli impedisce di compiere alcune azioni o lo induce a intraprenderne altre non felici. 

Immani mostri dal cervello pigro, queste unità pesantissime rivelarono anche difetti di costruzione e di protezione, nonostante la corazzatura di 650 mm. nelle torri, una corazzatura che arrivava fin sotto la carena, e i motori a turbina da 150.000 C V ., che avrebbe dovuto assicurare loro una velocità per altro mai raggiunta di 27 nodi. Costruite nei cantieri Mitsubishi di Nagasaki, era- no navi " squilibrate ": qualsiasi moderna corazzata anche di minor tonnellaggio era più rapida, più agile e, in definitiva, più potente di loro, perchè meglio in grado di difendersi dagli attacchi aerei. 

In una parola erano colossi che facevano paura solo sulla carta. 

Nella riunione ad alto livello sulla Yamato, protrattasi per tre giorni, si studiarono minuziosamente anche quali fossero le forze nemiche: e si arrivò alla conclusione che a gli Americani dell'ammiraglio Nimitz potessero contare su 2 portaerei pesanti, 3 portaerei leggere, 2 navi da batta- glia, 5 incrociatori pesanti, 4 leggeri, 30 cacciatorpediniere. Ebbene, queste lunghe e complesse elucubrazioni erano sbagliate. Nimitz non aveva portaerei leggere, non aveva navi da battaglia, aveva 7 incrociatori pesanti e uno solo leggero e poteva disporre soltanto di 14 cacciatorpediniere. Aveva, cioè, poco o niente.

 In un solo punto ma era quello essenziale i Giapponesi gli attribuirono meno di quanto possedesse: le portaerei pesanti. Come sappiamo, infatti, Nimitz ne aveva tre, di cui due efficientissime e una (la Yorktown) pronta a fare anch'essa il proprio dovere. Così, basandosi su conclusioni tanto fragilìiquanto erronee, Yamamoto e gli ammiragli giapponesi decisero dì inviare, contro le scarse forze di Nimitz, una flotta da incubo, la più grande mai uscita in mare fino allora nella seconda guerra mondiale: come abbiamo accennato, si trattava di 11 navi da battaglia, 8 portaerei, 24 incrociatori fra pesanti e leggeri, 70 cacciatorpediniere, 40 navi da trasporto e 700 aerei, oltre a numerosi sommergibili. 

Questa armata mastodontica (di cui, oltre tutto, non si capisce nemmeno a che cosa dovesse servire, senza, come in effetti avvenne, intralciarsi a vicenda per il numero troppo grande dì navi) era divisa in sei gruppi: 1 forza principale; 2 prima e seconda forza operativa portaerei; 3 forza dì invasione di Midway; 4 forza settentrionale delle Aleutine; 5 forza di protezione; 6 forza avanzata sottomarina. Yamamoto, che alzava la sua insegna sulla Yamato, comandava la forza principale (3 navi da battaglia, Yamato. Nagato e Mutsu, una portaerei leggera, la Hosho, un incrociatore leggero, il Sendai). 

Il viceammiraglio Nagumo aveva i comando della prima forza operatìva portaerei (Akagi Kaga, Hiryu. Soryu), e il contrammiraglio Kakuta quello della seconda forza operativa portaerei. Il gruppo di Nagumo comprendeva anche due corazzate e tre incrociatori. Il viceammiraglio Kondo dirigeva la flotta d'invasione di Midway, con due corazzate (Kongo e Hiei), la por taerei leggera Zuiho, gli incrociatori pesanti Atago, Cho- kai, Myoko e Haguro: dipendeva da lui anche il gruppo d'assalto dell'ammiraglio Kurita. Alla forza delle Aleutine era preposto il vice ammiraglio Hosogaya, con insegna sul- l'incrociatore pesante Nachi. In tutto erano presenti 7 viceammiragli e il contrammiragli, con 70.000 tra ufficiali e marinai: una quantità mostruosa di ammiragli, di uomini e di navi, che fu il vero anche se non l'unico tallone d' Achille dell'operazione. Ai primi di giugno l'offensiva ebbe il via: la prima forza operativa portaerei di Nagumo uscì dai porti e navigò fino a 250 miglia a nord-ovest di Midway. 

Per tre giorni glì aerei delle quattro portaerei avrebbero dovuto martellare Midway, appoggiate dalle due navi da battaglia agli ordìni di Nagumo (Haruna e Kirishima), da 2 incrociatori pesanti fra cui il Tone, nave di bandiera del contrammiraglio Abe, e da uno leggero (il Nagara ). A circa 600 miglia a nord-ovest si sarebbe appostata la forza principale di Yamamoto, 300 miglia più "indietro" di Nagumo. Cìnquecento miglia a nord di Yamamoto si sarebbe trovata la forza di protezione del vice ammiraglio Takasu, che "proteggeva" anche l'operazione Aleutine, e che era formata da quattro navi da battaglia (Hyuga, Ise, Fuso, Yamashi- ro) e da due incrociatori leggeri (Di e Kitakami). 

Infine, 300 miglia a est di Takasu, era previsto lo schieramento della seconda forza operativa portaereì, del contrammiraglio Kakuta, formata da una portaerei pesante (Junyo ), da una leggera (Ryujo ), e da due incrociatori pesanti (Maya e Takao ). Per concludere, la flotta d'invasione di Midway dell'ammiraglio Kondo aveva, come "punta di diamante", i quattro ìncrociatori pesanti dell'ammiraglio Kurìta (Ku- mano, Suzuya, Mikuma, Mogami), costituenti un " gruppo di appoggio I> che si sarebbe potuto meglio chiamare "gruppo d'assaltol>. Così, su un'area di oltre sei milioni di chilometri quadrati, era disseminata l'intera marina del Sol Levante. Kongo, Hiei, Haruna, e Kirishima apparte nevano alla stessa classe, entrata in servizio alla vigilia del la prima guerra mondiale ma completamente rimodernat: fra il 1930 e il 1937, portando il dislocamento a pieno cari co da 27.000 tonnellate a 36.000, la potenza dei motori d: 64.000 a 136.000 cavalli, la velocità da 27 a 30 nodi, l'armamento principale a 8 cannoni da 356 mm, oltre alI: mitragliere antiaeree. }'uso e Yamashiro, entrate in servizio nella prima guerra mondiale, erano state pure rimodernate nel 1934-3~ con un dislocamento di 30.000 tonnellate, un aumento della potenza motrice a 75.000 cavalli, velocità 25 nodi e u ! armamento principale di 12 cannoni da 356. Infine la Nagato e la Mutsu, nate nell'immediato dopoguerra, rimodernate nel 1936, dislocavano a pieno carico 46.350 tonnellate, con una potenza di 85.000 cavalli e 25 nodi di velocità: l'armamento di 8 cannoni da 406 in 4 torri binate e! inferiore solo a quello della Yamato. i Yamamoto e il suo stato maggiore sembravano ce! ! che la squadra di Nimitz sarebbe stata giocata, perche Nimitz l'avrebbe inviata molto lontano verso le Aleutine verso ovest, dove sarebbe stata distrutta dalle navi nipponiche. 

Perchè mai Nimitz, che non era certo un ingenuo, avrebbe dovuto fare questo -cioè una sciocchezza così madornale ne durante ne dopo la guerra nessun giapponese l'ha mai saputo spiegare, compreso uno scrittore on sto come Masanori Ito, autore di La marina imperiale giapponese, libro prezioso per capire il punto di vista nipponico. 

Che Nimitz non si trovasse in una situazione allegra, è indiscutibile: ma egli si sforzava di uscirne facendo appunto, meno errori possibile. Viceversa, per sua fortuna, Yamamoto e i Giapponesi cercarono di fare il massimo di errori possibile, e ci riuscirono.

 Questa impressione è confermata dall'esame di parecchie fonti degne di fede: dal libro di John Toland, A riscossa (But not in Shame), al citato volume di Ito (1 End of Imperial Japanese Navy), all'ottima opera di Th deus V. Tuleja, L 'inferno di Midway (Climax al Midway), ai libri di memorie dei protagonisti, usciti dopo la guerra. Nimitz, da Pearl Harbor, doveva difendere, con pochissime navi, 7.000 chilometri di fronte, ma non si scoraggiò affatto. Venne, è onesto riconoscerlo, aiutato dalla cir- costanza che gli Americani decrittavano tutte le comunicazioni nipponiche, ma ancor più venne aiutato dalla condotta degli avversari. Infatti, fino a maggio Nimitz ri- mase incerto se le iniziali AF con cui i Nipponici indicava- no il prossimo obiettivo, fossero le Midway o le Hawaii, finche qualcuno gli suggerì di far inviare dalle Midway un falso messaggio in cui si diceva che nell'atollo si era rotto l'impianto di distillazione di acqua potabile. Due giorni dopo fu decifrato un messaggio giapponese che diceva: " Attenzione! AF è a corto di acqua ". Era una prova decisiva, per quanto a Washington ci fossero ancora dei dubbi: ma Nimitz non ne aveva e rinforzò per prima cosa le difese di Midway, al comando del colonnello dei marines Shannon. 

In secondo luogo inviò alle Aleutine due incrociatori pesanti, tre leggeri e lo cacciatorpediniere (al comando del contrammiraglio Theobald) per molestare da nord i Giapponesi. In terzo luogo ordinò che la Yorktown, danneggiata al Mar dei Coralli, fosse riparata immediatamente: e la Yorktown, entrata in bacino il 27 maggio, il 29 era perfettamente pronta (per la stessa operazione i Giapponesi impiegavano, in media, due mesi). Ai primi di giugno, oltre alle tre portaerei, sua principale risorsa, Nimitz aveva messo insieme faticosa- mente 8 incrociatori, 14 cacciatorpediniere, 25 sommergibili; e buon per lui che avesse stimato le forze di Yamamoto (salvo le portaerei) assai inferiori, altrimenti avrebbe avuto un'acuta crisi di depressione. Pensava che i Giapponesi avessero con se un paio di navi da battaglia, e ne avevano invece undici, che per fortuna non adoperarono, perchè altrimenti sarebbero stati seri guai. Alla vigilia della battaglia, Halsey si ammalò di un fastidioso prurito alla pelle e Nimitz dovette affidare il comando della " Task Force 161> a Raymond Spruance. Fu Halsey stesso a suggerirlo, perchè Spruance, comandante dei suoi incrociatori, godeva della sua fiducia, e Nimitz ac- cettÒ benche molti storcessero la bocca all'idea che un " ammiraglio da incrociatori andasse a comandare delle portaerei. Ma, come si vide poi, fu un ottimo acquisto. 

L'ammiraglio Fletcher conservò il comando della " Task Force 171", alzando la sua insegna sulla portaerei Yorktown: Spruance, invece, batte bandiera sull'Enterprise ed ebbe sotto di se anche la Hornet. Nimitz basò tutto il suo piano su un " rischio calcolato" e sul fatto che Nagumo avrebbe lanciato la prima ondata di aerei dalle portaerei verso Midway, da una posizione a nord-ovest dell'atollo. 

Perciò, schierando le sue tre preziose portaerei su un fianco di Nagumo, a circa 350 miglia a nord-est di Midway, Nimitz contava che esse non sarebbero state scoperte dal nemico, e avrebbero potuto lanciare indisturbate un formidabile attacco contro le portaerei nemiche. 

Ciò che, in effetti, puntualmente avvenne.


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