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Cassazione:  "Chi attacca i Giudici attacca la Democrazia"...

18-1-2004
di Ninni Andriolo

Si rispetti la magistratura e «le prerogative» che le vengono «riconosciute dalla Costituzione». Il monito del Procuratore generale giunge a conclusione di un discorso relativamente breve, che riassume le centododici cartelle scritte della relazione annuale sullo stato della giustizia. «Se si contesta il ruolo istituzionale della magistratura - avverte Francesco Favara - si negano le funzioni e i valori della giurisdizione e, quindi, le fondamenta stesse dello Stato democratico». E la magistratura, aggiunge, «è e deve restare indipendente».

Il tono è pacato. Il Pg presso la Suprema corte è attento a non versare altra benzina sul fuoco delle polemiche, sulla «crisi del rapporto tra politica e giurisdizione che ha caratterizzato profondamente questi ultimi anni».

Ma il messaggio spedito al Governo è chiarissimo. Berlusconi non c’è, l’anno giudiziario si inaugura senza la presenza del Presidente del Consiglio. In prima fila, poche poltrone più in là di Ciampi, è seduto Roberto Castelli. «Non solo non ho mai insultato nessun magistrato - commenterà il ministro, alla fine della cerimonia - Ma non ho mai commentato nessuna sentenza. Chiedo che la cosa sia reciproca. Alcuni magistrati militanti non possono pretendere di insultare i politici a piacimento e poi chiedere rispetto». Quel rispetto - rincara - che non si ricava dalla lettura dell’articolo pubblicato dall’Unità a firma dal presidente di Md, Livio Pepino.

Ma Favara non si limita a chiedere «di porre termine alle accuse e ai sospetti reciproci, alle polemiche e alle schermaglie». Entra nel merito dei provvedimenti proposti dal centrodestra, come quello sull'ordinamento giudiziario in discussione in Parlamento. Si varino le riforme, dice nella sostanza il Pg presso la Cassazione. Ma queste debbono puntare a rendere «più spedito il corso dei processi» e «non solo» a riorganizzare «la carriera» di giudici e pm. «Alcuni snodi» della riforma proposta da Castelli «hanno suscitato forte apprensione tra i magistrati», ricorda.

E se è giusta la strada di una «più chiara distinzione delle funzioni», nel rispetto «dell’indipendenza dell’ordine giudiziario» (no alla separazione delle carriere, quindi), «precludere al giudice, o limitare, come da qualche parte si è proposto, la facoltà di interpretare la legge è antistorico». E «l’indipendenza del giudice nella interpretazione ed applicazione della legge è intangibile». Parole che suonano come esplicita critica al testo della riforma Castelli bocciata dall’Anm.
Si innovi pure l’ordinamento giudiziario, quindi, ma senza varcare limiti invalicabili. In ogni caso, serve ben altro per superare la crisi «ancora» attuale della giustizia, causa della «scarsa efficienza» e «della durata eccessiva dei processi». «Talune riforme sono state realizzate, ma altre ancora sono necessarie - avverte Favara - E la giustizia ha bisogno di essere seguita e aiutata a funzionare».

Mentre nel civile si evidenzia «una contenuta riduzione delle pendenze dei giudizi di primo grado», infatti, il grande malato rimane il processo penale. Servono «riforme coraggiose e idonee ad avviare il sistema verso gli standard europei». L’obiettivo che il Pg indica è quello di «un processo, sia civile, sia penale, ispirato a regole essenziali e scandito da limiti di durata massima». Per raggiungerlo è necessario definire un «sistema rigoroso di impugnazioni» che ponga anche un limite alle tattiche dilatorie messe in campo dagli avvocati.

Questi ultimi, ieri, hanno disertato il Palazzaccio. Il Consiglio nazionale forense e l'Unione delle Camere penali protestano con la Suprema Corte e con il Csm che non hanno accolto la loro richiesta di prendere la parola dopo la relazione di Favara. «Duole dover riscontrare nel discorso del Procuratore generale il persistente, mortificante e inaccettabile atteggiamento di sfiducia e di scarsa considerazione per la classe forense», lamenta il presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura, Michelina Grillo.

Diversi i problemi toccati dalla relazione. Tra questi quello della criminalità economica. Le parole del Pg si riferiscono anche ai crack della Parmalat e della Cirio. «Recenti episodi di clamorose insolvenze - afferma Favara - evidenziano i limiti dell' intervento repressivo penale e la necessità di un più adeguato sistema preventivo di controlli, interni ed esterni, a tutela dei terzi creditori, nonché degli investitori istituzionali e dei piccoli risparmiatori».

Secondo il vice presidente del Csm, Virginio Rognoni, «il Procuratore generale ha posto in evidenza i problemi veri che interessano la giustizia, come la distinzione delle funzioni in magistratura, distinguendoli da quelli che egli ha chiamato falsi, come la questione della separazione delle carriere. Ha ribadito, inoltre, l’importanza dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura e ha posto giustamente l'accento sui tempi lunghi dei processi, che è il vero male della giustizia».

Secondo il ministro di Giustizia, Roberto Castelli, nella relazione del Pg si riscontrano «molti elementi positivi per l’azione di governo». Ma il segretario Ds, Piero Fassino, ribatte che «lo stato di malessere del sistema giudiziario si sta aggravando. Quello del Procuratore generale - sottolinea - è un grido di dolore amaro e duro. Di una giustizia cui non vengono forniti gli strumenti per operare e che si sente sotto l'attacco continuo di questo governo».

Da Margheritanews

 

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