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l’insegnamento del dialetto entra nella scuola siciliana

Pubblichiamo qui di seguito un articolo della d.ssa Assunta Lupo dirigente coordinatore dell’Assessorato ai Beni Culturali. Apriremo nei prossimi numeri un dibattito sul tema della didattica del dialetto. Il lettore troverà intanto in quarta pagina il testo della Circolare Assessoriale.

 

"Non mi pare che uno studio serio del dialetto nelle sue caratterizzazioni topiche sia solo un fatto filologico. Inevitabilmente diventa un fatto complessivo, culturale, carico di interconnessioni di ordine storico, sociale, linguistico, di civiltà. E diventa un fatto diverso ed opposto da un evidente e sospetto fatto di moda di rivalutazione della cultura subalterna d’ispirazione separatistica... È un’altra scommessa che la cultura deve fare, in quanto ci pare che il bisogno culturale insito nella proposta ci sia, ed anche vivo e diffuso in quanto reale ed oggettivo". Così scriveva nella relazione al d.d.l. che, a seguito di approvazione, divenne la l.r.6.5.1981 n. 85: "Provvedimenti intesi a favorire lo studio del dialetto siciliano e delle lingue delle minoranze etniche delle scuole dell’Isola", l’allora Presidente della Commissione legislativa Beni Culturali dell’A.R.S. on. Giacomo Cagnes.

Per l’attuazione degli interventi previsti da tale legge: corresponsione agli insegnanti che avessero effettuato attività integrative di insegnamento del dialetto ed organizzazione dei corsi di aggiornamento culturale sulla materia del dialetto siciliano, venne autorizzata la spesa per il triennio 1981-1983, dopodiché, nonostante l’esperienza, come si evince dalla lettura delle carte e dalle testimonianze di alcuni insegnanti che parteciparono ai corsi d’aggiornamento, si fosse rivelata positiva, i capitoli di bilancio non vennero più finanziati.

Dopo quasi vent’anni l’A.R.S., sulla spinta di un rinnovato interesse nei confronti di un patrimonio immateriale fatto di parole, suoni tradizioni orali che contraddistingue l’identità e l’appartenenza al luogo delle proprie radici e che, per effetto della globalizzazione multimediale rischia, col trascorrere del tempo, di essere dimenticato, rivitalizzando la l.r. 85/81 ha disposto per l’es. fin. 2000 lo stanziamento di £. 300.000.000 sul cap. 38092 del bilancio regionale: "Contributi alle scuole ed agli istituti di ogni ordine e grado che intendano realizzare attività integrative volte all’introduzione dello studio del dialetto siciliano ed all’approfondimento dei fatti linguistici, storici, culturali ad esso connessi, nonché a favore delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado che programmino attività di educazione degli adulti finalizzate allo studio ed alla conoscenza del predetto dialetto".

Conseguentemente l’Assessorato regionale Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione ha emanato la circolare n. 11 del 7 luglio 2000 che detta le modalità per accedere ai contributi per l’A.S. 2000/2001. La data ultima di presentazione delle istanze, a norma dell’art. 4 della l.r., è il 30 novembre p.v. Sono previsti finanziamenti nella misura massima di £. 5.000.000 ad istituto destinati esclusivamente al compenso degli insegnanti che effettueranno attività integrative di insegnamento del dialetto.

A tale proposito si osserva che un’operazione di recupero come quella in questione, per quanto degnamente motivata, dovrebbe tenere conto del cambiamento del contesto nel quale a suo tempo le norme vennero emanate. È infatti noto a tutti che il mondo della scuola sta attraversando un periodo di rinnovamento epocale e che pertanto occorre adeguarsi alle nuove realtà. Per esempio, le istituzioni scolastiche programmano il proprio piano di offerta formativa in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico e quindi già parecchio tempo prima della data del 30 novembre che, in quanto codificata da una norma, non può venire anticipata per effetto di una circolare; tale data crea inoltre dei problemi in ordine all’assunzione degli impegni, in quanto il creditore certo deve essere individuato, per effetto delle vigenti norme regionali in materia di spesa, entro il 31 dicembre dell’es. fin. di competenza.

In un mese occorrerà quindi istruire le pratiche, sottoporle all’esame del collegio degli esperti laureati in servizio presso la Direzione Regionale Beni Culturali, Ambientali ed Educazione Permanente, sostitutivo dell’abolito Comitato tecnico consultivo per le attività culturali e l’educazione permanente ex l.r. 16/79, predisporre un piano di riparto e sottoporlo alla valutazione e alla firma del Capo dell’Amministrazione. Tutto possibile o quasi, se non si tiene conto degli eventuali imprevisti e del fatto che il numero delle istanze sarà sicuramente molto elevato.

A questa prima osservazione di carattere strettamente amministrativo se ne aggiungono altre che pongono dei problemi da risolvere con opportuni finanziamenti negli anni a venire, se si considera quello di quest’anno un primo tentativo per il rilancio della questione dialetto:

l’aggiornamento dei docenti, non più riproposto in termini di contributo finanziario, ma complemento indispensabile ad ogni progettualità didattica, e la specifica finalità di assegnazione dei fondi, che esclude l’impiego degli stessi per l’acquisto o la realizzazione di materiale librario o audiovisivo. A tali quesiti la circolare cerca, per il momento, delle soluzioni nell’individuazione di precisi criteri di valutazione;

coerenza con il dettato di legge, che prevede l’organico inserimento, nel piano di offerta formativa di ogni singola istituzione scolastica, dello studio e della conoscenza del dialetto siciliano mediante l’approfondimento dei fatti linguistici, storici e culturali ad esso connessi.

Pertanto, sul piano metodologico, si richiede che i progetti siano articolati in modo tale da commisurare equamente la parte relativa allo studio filologico del dialetto siciliano con quella correlata all’approfondimento dei fatti storici, culturali e linguistici che lo hanno generato;

comprensione, nei progetti, in conseguenza dell’approvazione della l.r. n. 6 del 24 febbraio 2000, recante provvedimenti per l’autonomia delle istituzioni scolastiche, di forme di collaborazione con gli Enti locali e con tutte le agenzie formative e culturali presenti nel territorio e l’individuazione di partners con il cui sostegno economico possa essere consentita la realizzazione degli stessi progetti e il coinvolgimento, per quanto possibile, della popolazione del territorio;

utilizzazione di personale insegnante dal cui curriculum di studio e professionale (frequenza a corsi di aggiornamento, pubblicazioni etc...) risulti una specifica e documentata competenza nel settore.

Non rimane altro che sperare, pertanto, che il bisogno culturale già manifestato quasi vent’anni fa trovi risposta da parte delle istituzioni scolastiche in una progettualità tale da consentire la revisione organica delle attuali norme di legge e il reperimento di ulteriori fondi da investire.

Se è vero, infatti, che una lingua è ciò che rende parte di un paese, conoscere il dialetto e la cultura siciliani, nella molteplicità delle espressioni, potrà certamente, costruendo un ponte ideale fra passato, presente e futuro, contribuire alla realizzazione di uno sviluppo possibile in questa terra ed in un adesso che duri un lungo, indefinito tempo oltre la memoria.

Assunta Lupo

 

 

(Pubblicato sul n°1/2 Anno 17  Gennaio - Agosto 2000)
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