TERAPEUTICA E REGOLATRICE DELL'UNIVERSO

Così è la musica secondo alcuni scienziati

L’ascolto di determinate melodie produce un sentimento di benessere, aiuta a rilassarsi e in generale migliora il tono dell’umore e sono gli scienziati a confermarlo. I neurologi hanno scoperto quanto il nostro cervello sia musicale, al punto che le singole sinfonie dei neuroni producono melodie dalle vibrazioni che ci fanno rilassare o rabbrividire. In sostanza il cervello potrebbe essere considerato come una vera e propria sala da concerti, entro la quale a origine la musica. A dimostrare nella pratica che la musica proviene dall’interno e non dall’esterno, ci sono alcuni casi esemplari, come quello del grande Beethoven, il quale, arrivato alla vecchiaia e alla sordità, percepiva le vibrazioni della propria musica appoggiando direttamente la testa sulla cassa di risonanza del pianoforte o addentando un’asticella di legno appoggiata alla cassa. La capacità di ascoltare la musica, è, in sostanza qualcosa di innato nell’essere umano. Attraverso la risonanza magnetica funzionale, alcuni studiosi sono riusciti a determinare che le aree del cervello coinvolte durante l’ascolto musicale sono le stesse per i vari soggetti presi in esame.

Notevoli differenze si sono invece riscontrate tra chi fa attivamente musica e chi no.  Lo studio influisce sul modo in cui un allievo approccia la musica molto più della familiarità con un particolare stile musicale. Alcuni scienziati tedeschi, hanno scoperto che, nei musicisti esperti, la materia grigia in determinate regioni è maggiore rispetto ai soggetti senza preparazione musicale. In base a quanto emerge dagli studi di neurologi, prima si ha a che fare con la musica e meglio è. Secondo uno studioso, i musicisti che avevano ricevuto le loro prime lezioni a meno di sette anni presentano un migliore scambio di informazioni fra gli emisferi del cervello. L’esercizio costante e ripetuto di una strumento musicale modifica molto velocemente gli schemi di attività della corteccia cerebrale e favorisce le connessioni dei neuroni. Il suono degli strumenti può favorire le prestazioni più diverse relative all’intelligenza a patto, però, di fare musica attivamente e di non essere semplici ascoltatori passivi. Dopo aver esaminato due ragazzini della scuola di Berlino, un ricercatore ha riscontrato che bambini che facevano musica riuscivano a essere socialmente più abili e competitivi.

Oltre che un potente stimolatore neuronale, la musica sta assumendo importanza anche a livello terapeutico per alleviare o addirittura sanare molti disturbi, sia negli adulti che nei bambini. Si va dalle patologie psichiche ai disturbi del linguaggio e della coordinazione visiva o motoria, dei problemi relativi all’attenzione, alla memoria e all’apprendimento, alle difficoltà di socializzazione. Alcuni studiosi rivelano che la musica di Mozart è quella che maggiormente si presta a un utilizzo in campo medico, perché la sua struttura regolare e bilanciata ricorda il ritmo cardiaco e respiratorio dell’uomo, favorisce il rilassamento ed è utile nella terapia del dolore e per alleviare gli attacchi di cefalea muscolotensiva. Una ricerca condotta dall’ospedale di Nara, in Giappone, ha dimostrato che la musica classica in genere agisce sugli asmatici raddoppiando e portando alla normalità la qualità di aria inalata.

Partorire cantando per alleviare il dolore è una tecnica sperimentale di parto dolce. Cantare durante il parto riduce il dolore delle contrazioni, favorisce la respirazione e suggerisce una migliore postura del corpo. Inoltre, serve a infondere a se stesse e al proprio bambino la certezza che tutto vada per il meglio, a tutto questo è sufficiente una semplice melodia personale, una semplice concatenazione di note, addirittura un suono solo. A partire dal quinto mese il bimbo percepisce i suoni: riconosce il battito cardiaco della mamma, il ritmo della respirazione, la sua voce e quella del papà. Il canto materno può diventare un suono di riconoscimento anche dopo il parto: basterà che la mamma accenni la sua canzone o la sua melodia per contribuire a ricordare al bambino la calma di quando si trovava nel pancione.

Il concetto che ci sia un’armonia che abbraccia tutto il corpo, l’anima, il cosmo intero, risale al filosofo e matematico greco Pitagora, ma anche Dante parlava di una musica celeste derivante dal perpetuo volgersi dei pianeti, la divina e paradisiaca “armonia delle sfere”. Giunge la notizia che i buchi neri emettono suoni e che il tono equivalente per le nostre orecchie sarebbe un si bemolle, spiegano alla Nasa, la frequenza di questo suono è più di un milione di miliardi di volte più bassa del limite dell’udito umano. Grazie al telescopio a raggi X, Chandra, l’agenzia spaziale americana è riuscita per la prima volta a individuare un’onda sonora proveniente da un buco nero supermassivo. Esso si trova a circa 250000000 di anni luce dalla Terra, nella costellazione del Perseo. Le onde sonore provenienti da quest’ultima sono molto di più che un interessante fenomeno acustico, perché possono essere la chiave per scoprire finalmente come si formano ed evolvono le galassie, le più grandi strutture conosciute dall’universo.

La musica è senz’altro una materia da non sottovalutare e bisognerebbe rendere l’insegnamento musicale qualcosa di ben più valido, in modo da aprire le menti dei ragazzi a tutti i generi musicali.

(Giorgia Abruzzese, Gabriella Di Nardi )

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