IL PAZIENTE CON SCOMPENSO CARDIACO (3)

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GLI ESAMI STRUMENTALI

Gli esami strumentali si possono dividere in due gruppi: invasivi e non-invasivi. Con il termine invasivo si intendono quegli esami in cui è necessario “accedere” direttamente alla circolazione sanguigna per poter effettuare valutazioni qualitative  o quantitative, mentre con la definizione “non-invasivo” si intende un esame in cui ciò non richiesto.

 

ELETTROCARDIOGRAMMA BASALE

ECOCARDIOGRAMMA

ELETTROCARDIOGRAMMA DA SFORZO

TEST ERGOSPIROMETRICO

ELETTROCARDIOGRAMMA HOLTER

SCINTIGRAFIA MIOCARDICA

CATETERISMO CARDIACO

CORONAROVENTRICOLOGRAFIA

 

Descriveremo prima di tutto gli esami non-invasivi che, proprio per tale caratteristica vengono richiesti con maggiore frequenza, possono essere effettuati più facilmente, senza richiedere il ricovero del paziente.

L’ ELETTROCARDIOGRAMMA BASALE (O A RIPOSO). E’ sicuramente l’esame più “vecchio” che viene utilizzato in cardiologia e costituisce un primo passo fondamentale durante il percorso diagnostico di un paziente. Si basa sulla registrazione dell’attività elettrica del cuore e permette: di valutare la presenza o meno di aritmie ed il loro tipo; la presenza di segni di ischemia pregressa (infarto) o in corso; di rilevare segni che indichino una dilatazione delle cavità cardiache o un’ipertrofia (aumento di spessore) delle pareti di tali cavità. Oltre al suo valore diagnostico iniziale mantiene anche una notevole importanza nella valutazione di miglioramenti o peggioramenti della situazione clinica del paziente.

L’ ECOCARDIOGRAMMA. Questo esame si basa sugli ultrasuoni e per tale motivo è assolutamente sicuro per il paziente, ripetibile quante volte può essere necessario e ormai effettuabile in tutte le strutture cardiologiche. E’ ormai un esame che costituisce il cardine di ogni valutazione diagnostica e prognostica di un paziente cardiologico, anche per impostare la successione di eventuali altri esami da richiedere. Grazie al progresso della tecnologia è un esame che ha raggiunto livelli di risultato elevatissimi. In pratica permette di “vedere” il cuore e tutte le sue strutture durante il loro movimento e di valutare il flusso del sangue al suo interno. Contale metodica è possibile valutare: le dimensioni delle camere cardiache; lo spessore delle pareti ventricolari; il tipo di movimento (patologico o no) delle pareti ventricolari; la morfologia ed il movimento delle valvole cardiache; l’analisi dei flussi del sangue all’interno del cuore in rapporto alle diverse fasi dell’azione cardiaca. Inoltre permette di calcolare alcuni indici (p.es. la FRAZIONE DI EIEZIONE) che forniscono dati sulla “capacità di pompaggio” del cuore ed è possibile misurare indirettamente le pressioni intracardiache (p.es. la pressione polmonare e quindi la presenza di ipertensione polmonare). Complessivamente questo esame permette di confermare o meno la presenza di una disfunzione ventricolare o valvolare responsabile dei sintomi avvertiti dal paziente e nel caso di una patologia già accertata di valutare l’impatto della terapia proposta sulla progressione dello scompenso cardiaco. Il principale punto debole di questa metodica è la presenza di problemi respiratori o toracici che impediscono il passaggio degli ultrasuoni e, quindi, non permettono una adeguata visualizzazione del cuore.

L’ ELETTROCARDIOGRAMMA DA SFORZO (TEST ERGOMETRICO). Questo esame viene effettuato mediante la registrazione dell’elettrocardiogramma durante l’esecuzione di uno sforzo fisico progressivamente più pesante. In genere lo sforzo viene compiuto su una cyclette o su una pedana con tappeto ruotante e quindi la prima principale controindicazione è l’impossibilità di effettuare sforzi fisici con le gambe. L’indicazione principale di questo esame è sia il riconoscimento di una cardiopatia ischemica, sia la valutazione della sua gravità. Nel caso dei pazienti con scompenso cardiaco la cui causa non è dovuta ad un’ischemia cardiaca, questo esame può essere consigliato per valutare la tolleranza allo sforzo del paziente, ma in questo caso si ottengono informazioni migliori e più importanti con il TEST ERGOSPIROMETRICO.

IL TEST ERGOSPIROMETRICO. La metodologia dell’esame è fondamentalmente la stessa del precedente, però in più al paziente viene posizionata una maschera sul volto all’interno della quale respirare. In questo modo, una speciale apparecchiatura analizza in tempo reale i gas (in particolare ossigeno ed anidride carbonica) che il paziente emette con la respirazione e consente di riportare su un grafico la loro composizione e la loro variazione in rapporto allo sforzo. Le loro modificazioni sono correlate alla capacità del cuore di pompare ai tessuti sangue in quantità adeguata o, come nel caso dello scompenso cardiaco, ad un certo punto inadeguata. Questi dati permettono tra l’altro di calcolare il cosiddetto “CONSUMO DI OSSIGENO” e la “SOGLIA ANAEROBICA”. In particolare il Consumo di Ossigeno in rapporto al peso corporeo ed al tempo (millilitri/kilogrammo/minuto) costituisce un dato importante per l’eventuale indicazione al trapianto cardiaco. Si tratta di un esame che richiede un’apparecchiatura particolare e quindi può essere difficile trovare il centro presso cui eseguirlo, comunque non è indicato nei casi di scompenso lieve mentre è fondamentale peri casi gravi in cui, appunto, si ipotizza la possibilità di un trapianto cardiaco.

L’ELETTROCARDIOGRAMMA DINAMICO SECONDO HOLTER. Questo esame consiste nella registrazione continua per periodi di 24-48 ore dell’elettrocardiogramma. L’elettrocardiogramma che si ottiene non è completo in quanto è possibile registrare due o al massimo tre tracce. Nel caso di pazienti con scompenso cardiaco l’indicazione principale di questo esame si riferisce al riconoscimento di eventuali aritmie cardiache (specie ventricolari) ed alla valutazione della loro gravità.  Tale esame presenta un’indicazione importante nel caso di pazienti sintomatici per episodi lipotimici o prelipotimici. Negli ultimi anni è stata messa a punto anche una particolare analisi del ritmo (“VARIABILITA’ R-R) che si sta rivelando importante ai fini della prognosi del paziente.

La SCINTIGRAFIA MIOCARDICA. Si tratta di un esame che consente di visualizzare le camere cardiache ed anche la per fusione ematica del miocardio senza però evidenziare direttamente le coronarie. Potremmo definire questo esame semiinvasivo in quanto richiede l’iniezione endovenosa di un “tracciante radioattivo” che, una volta iniettato, segue lo stesso decorso del sangue e quindi come tale riempie le cavità del cuore e per fonde anche il muscolo cardiaco. Un’apparecchiatura particolare riesce a leggere la radioattività del tracciante e la rappresenta graficamente con la forma approssimativa, inoltre fornisce anche una valutazione della sua concentrazione, per cui maggiore è la concentrazione della sostanza maggiore è la quantità di sangue che raggiunge quella zona. Nonostante la presenza di radioattività la sua entità è estremamente bassa e non costituisce alcun pericolo per il paziente. Date le caratteristiche dell’esame risulta estremamente indicato per la valutazione della cardiopatia ischemica e nel caso specifico dello scompenso cardiaco può fornire importanti informazioni circa la presenza di un’ischemia che peggiora lo stato di compenso che del cosiddetto “miocardio vitale”. Per miocardio vitale si intende miocardio colpito da un episodio ischemico che lo ha danneggiato solo parzialmente ed in cui il ripristino di una normale per fusione determina la normalizzazione più o meno totale della funzione contrattile. Questo dato è particolarmente importante nei soggetti in l’estensione del danno è estesa in quanto l’eventuale rivascolarizzazione può avere importanti effetti sulla prognosi del paziente.

 

Gli ultimi due esami sono quelli cosiddetti INVASIVI, in quanto è necessario introdurre all’interno della circolazione ematica degli strumenti, chiamati CATETERI, che raggiungendo o meno il cuore permettono di avere informazioni  sia relative alla pressione intracardiaca sia alla capacità del cuore di pompare sangue.

IL CATETERISMO CARDIACO. Come dice il nome questo esame prevede l’introduzione di un catetere all’interno di un vaso periferico arterioso o venoso che vie spinto fino a raggiungere il cuore al cui interno effettuare delle misurazioni. Fondamentalmente si tratta di misurazioni:  di pressione che danno un’idea del quadro pressorio circolatorio a livello polmonare, a livello cardiaco ed a livello arterioso e sono molto importanti anche dal punto di vista terapeutico oltre che diagnostico; di funzione contrattile di pompa come misura della quantità di sangue espulsa dal cuore ad ogni battito. Inoltre è possibile somministrare farmaci durante le misurazioni per valutare la risposta, positiva o meno, di questi parametri all’azione della sostanza somministrata. Un dato che può essere fondamentale anche per l’indicazione a trapianto cardiaco.

La CORONAROVENTRICOLOGRAFIA. Questo esame, sempre grazie all’uso di un catetere, permette l’iniezione di una sostanza radioopaca (mezzo di contrasto) all’interno del cuore o dei rami coronarici. In tal modo è possibile valutare la morfologia e il volume delle camere cardiache, oltre ad analizzare la situazione dell’albero coronario e l’eventuale presenza di ostruzioni. Si tratta di un esame molto importante nel caso di scompenso cardiaco di origine ischemica ma altrettanto importante nel caso di soggetti (specie se giovani) in cui l’insorgenza dello scompenso non è attribuibile a nessuna causa riconoscibile e quindi si cerca di valutare la presenza di un’ischemia anche se la probabilità di tale evento fosse bassa. Inoltre nel caso di Cardiomiopatie dilatative rivelatesi non ischemiche è possibile effettuare durante l’esame una prelievo bioptico cardiaco per valutare la possibilità di precedenti eventi infettivi.

 

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