I FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE

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IL PAZIENTE CON SCOMPENSO CARDIACO (1)

IL PAZIENTE CON SCOMPENSO CARDIACO (3)

IL PAZIENTE CON SCOMPENSO CARDIACO (2)

 

Questa parte non ha un collegamento diretto con lo Scompenso Cardiaco però, purtroppo, le coronaropatie sono una delle cause più importanti di cardiomiopatia dilatativa e quindi di eventuali manifestazioni di scompenso cardiaco. Per tale motivo ci è sembrato importante inserire una pagina in cui trattare della prevenzione delle coronaropatie  e di come valutare i cosiddetti fattori di rischio cardiovascolare.

 

FUMO

TABELLE DI RISCHIO CORONARICO

SOVRAPPESO ED OBESITA’

IPERTENSIONE

DIABETE MELLITO

DISLIPIDEMIE

LA CARTA DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE PER I PAZIENTI CON CARDIOPATIA ISCHEMICA

 

 

I FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE

Con tale definizione di intendono quelle modificazioni di parametri corporei (glicemia, pressione arteriosa, colesterolemia)  o quelle abitudini di vita (tabagismo, sedentarietà, alimentazione eccessiva) che da soli o in associazione aumentano la possibilità di avere manifestazioni patologiche cardiovascolari. Per tale motivo sono state messe a punto a livello europeo ed anche italiano delle indicazioni che consentono prima di tutto di valutare se il soggetto ha un rischio maggiore di eventi cardiovascolari e poi forniscono dei consigli su come agire per correggere tali fattori e quindi ridurre il rischio. In tal modo si cerca di attuare quella che è definita PREVENZIONE PRIMARIA (cioè prima che si manifesti la malattia) da distinguersi dalla PREVENZIONE SECONDARIA (cioè ridurre la possibilità che la malattia coronarica, già manifestatasi, determini nuovi eventi).

La prima cosa da fare è quella di valutare il rischio assoluto dei soggetti cosiddetti “sani” ( cioè il rischio di essere colpiti da una coronaropatia o da una sua complicanza mortale o non mortale nell’arco dei successivi 10 anni). Per fare questo sono state messe a punto delle tabelle in cui in base a sesso, età, pressione arteriosa sistolica, livello di colesterolemia e presenza o meno di abitudine tabagica e possibile valutare visivamente il livello di rischio di coronaropatia nei soggetti che non hanno sviluppato coronaropatia sintomatica o altre malattie aterosclerotiche.

 

     TABELLA PER UOMINI SANI                                                  TABELLA PER DONNE SANE

 

Per i soggetti affetti anche da diabete mellito (una malattia che aumenta il rischio di circa il doppio) sono state messe a punto delle tabelle specifiche in cui con gli stessi parametri di cui sopra è possibile fare la valutazione del rischio assoluto.

 

     TABELLA PER UOMINI DIABETICI                                        TABELLA PER DONNE DIABETICHE

 

I soggetti vengono definiti ad alto rischio quando il rischio assoluto di coronaropatia supera il 20% nell’arco dei successivi 10 anni o supererà il 20% se proiettato ad un’età di 60 anni.

 

Nella parte successiva elencheremo i singoli fattori di rischio integrando la trattazione con delle tabelle riassuntive schematiche per orientare la gestione del problema.

 

FUMO

Si tratta purtroppo di un problema molto difficile da gestire. Infatti se da un lato non è possibile indicare degli obiettivi intermedi o parziali comunque migliorativi (cioè riduzione del numero di sigarette fumate, che potrebbe corrispondere ad una riduzione dei valori di colesterolemia elevata in un dislipidemico che siano comunque sempre oltre il livello massimo consigliato) in quanto solo l’astinenza totale e continua dal fumo permette di ottenere risultati validi  e persistenti, dall’altro è fondamentale il convincimento e la volontà del paziente. Infatti, anche se proprio recentemente è stato messo sul mercato un farmaco che dovrebbe consentire la sospensione del fumo, attenuando e controllando i sintomi di astinenza da nicotina, i dati finora riportati indicano che al termine del trattamento di 7 settimane l’astensione dal fumo verrebbe mantenuta dal 60% dei pazienti in trattamento e a distanza di 1 anno tale valore si ridurrebbe al 30%.

Per tali motivi può essre utile anche un sostegno da parte di psicologi e, comunque, è fondamentale l’impegno dei parenti del malato a favorire e sostenere il mantenimento della sospensione totale del fumo.

 

SOVRAPPESO ED OBESITÀ

Per valutare se il soggetto pesa eccessivamente in rapporto alla sua struttura si utilizza l’indice di massa corporea, un rapporto secondo cui si divide il peso (espresso in Kg) per il quadrato dell’altezza (espressa in metri). Un valore di tale indice > 25 indica soggetti in sovrappeso, se > 30 indica soggetti obesi. Tale valutazione è importante in quanto la riduzione del peso corporeo aiuta a ridurre la pressione arteriosa, il colesterolo plasmatico e la glicemia. Inoltre la localizzazione del grasso in eccesso prevalentemente a livello addominale ha un effetto avverso sul rischio cardiovascolare. Una circonferenza vita ³ 94 cm negli uomini e ³ 80 cm nelle donne rappresenta un’indicazione a perdere peso che diventa imprescindibile se tale valore è ³ 102 cm negli uomini e ³ 88 cm nelle donne.

 

IPERTENSIONE

Secondo gli ultimi studi pubblicati il livello ottimale di pressione arteriosa da raggiungere deve essere inferiore a 140/90 mmHg. Nel caso di valori più elevati possiamo distinguere tre livelli di ipertensione:

GRADO 1       (lieve):             sistolica 140 -  159                              diastolica 90 – 99

                        Borderline:       sistolica 140 – 149                              diastolica 90 – 94

 

GRADO 2       (moderata):      sistolica 160 – 179                              diastolica 100 – 109

 

GRADO 3       (grave):            sistolica ³ 180                                     diastolica ³ 110

 

A quanto sopra bisogna inoltre aggiungere la valutazione della presenza del cosiddetto DANNO D’ORGANO, cioè la possibilità che la pressione abbia già iniziato a determinare una sofferenza degli organi che costituiscono il bersaglio della sua azione:

·        CUORE: Ipertrofia ventricolare sinistra (valutata con elettrocardiogramma, ecocardiogramma o RX del torace)

·        RENE: Proteinuria e/o modesto aumento della creatininemia (1,2 – 2 mg/dl)

·        ARTERIE: Presenza ecografica o radiografica di placche aterosclerotiche (carotidi, iliache, femorali ed aorta)

·        OCCHI: Restringimento generalizzato o focale delle arterie retiniche.

 

PREVENZIONE PRIMARIA

Guida al controllo della PRESSIONE ARTERIOSA

(Rischio di coronaropatia ³ 20% nei dieci anni successivi o ³  20%  se proiettato ad un’età di 60 anni)

 

Rischio assoluto di coronaropatia <20% ed assenza di danno d’organo PAD 90-90 mmHg e/o PAS 140-179 mmHg.

 

Rischio assoluto di coronaropatia ³ 20% ed assenza di danno d’organo PAD 90-90 mmHg e/o PAS 140-179 mmHg.

PAD³100 mmHg

E/O

PAS³180 mmHg

 

Modificazioni dello stile di vita per almeno 6 mesi con misurazioni ripetute della pressione

 

Modificazioni dello stile di vita per almeno 3 mesi con misurazioni ripetute della pressione

Modificazioni dello stile di vita e terapia farmacologica

PA <140/90

 

Mantenere le modificazioni dello stile di vita e controlli ad intervalli minimi di 5 anni

PAD 90-94 e/o PAS 140-159

Controllare il mantenimento delle modificazioni dello stile di vita tramite controllo annuale.

PAD ³95 e/o PAS ³160

Mantenere le modificazioni dello stile di vita e aggiungere terapia farmacologica.

PAD <90 e

PAS < 140

Controllare il mantenimento delle modificazioni dello stile di vita tramite controllo annuale.

 

PAD ³90 e/o PAS ³140

Mantenere le modificazioni dello stile di vita e aggiungere terapia farmacologica.

 

 

DIABETE MELLITO

Esistono due tipi di DIABETE MELLITO: il TIPO 1 (definito anche come INSULINODIPENDENTE O IDDM) ed il TPO 2 (definito anche come NON-INSULINODIPENDENTE O NIDDM). Entrambi sono associati ad un maggiore rischio di manifestare eventi coronarici, malattie cerebrovascolari ed arteriopatie periferiche.

Per la diagnosi di DIABETE MELLITO è necessario effettuare la valutazione della glicemia a digiuno. Si definisce come normale un livello massimo di glicemia a digiuno inferiore a 110 mg/dl, mentre nel caso di un valore maggiore di 126 mg /dl si diagnostica la presenza di Diabete  Mellito.

Nel caso di valori compresi tra 110 e 126 mg/dl si utilizza la definizione di “ALTERATA GLICEMIA A DIGIUNO” (sigla IGT).

Nel caso di soggetti con elevato indice di sospetto di Diabete Mellito e con valori di glicemia non diagnostici si può effettuare un test chiamato: Test da carico orale di glucosio, in cui al paziente a digiuno vengono fatti assumere 75g di glucosio effettuando rilevazioni periodiche della glicemia nelle successive due ore. Nel caso che alla seconda ora la glicemia sia ³ 200 mg/dl si parla di Diabete Mellito, se invece tale valore è compreso tra 140 e 200 mg/dl si parla di “RIDOTTA TOLLERANZA GLUCIDICA” (sigla IGT).

Nel paziente diabetico la dieta è fondamentale per favorire il controllo della glicemia associato, nel caso, alla somministrazione di farmaci (imprescindibilmente l’insulina per il diabete TIPO 1 e, se la dieta è insufficiente a controllare la glicemia, gli antidiabetici orali nel diabete TIPO 2).

Gli obiettivi glicemici che si deve tendere a raggiungere vanno rapportati al tipo di Diabete Mellito e vengono valutati mediante la misurazione della glicemia (sia a digiuno che post-prandiale) e della EMOGLOBINA GLICOSILATA (sigla HbA1c).

 

Proprio per la specificità dei soggetti Diabetici sono state messe a punto delle tabelle di rischio coronarico a parte, che vanno esaminate al momento di effettuare la valutazione di tale dato.

 

            TABELLA PER UOMINI DIABETICI                                 TABELLA PER DONNE DIABETICHE

 

 

DISLIPIDEMIE

L’importanza delle alterazioni del quadro lipidico nello sviluppo dell’aterosclerosi sono state documentate da numerosi studi, in particolare per quanto riguarda: elevati livelli di COLESTEROLO LDL, elevati livelli di TRIGLICERIDI e bassi livelli di COLESTEROLO HDL. Per tali motivi è necessario che i pazienti con questi valori modifichino tale quadro per ridurre il rischio assoluto di coronaropatia. La Tabella sottostante fornisce le indicazioni su come agire.

 

 

PREVENZIONE PRIMARIA

Guida al controllo LIPIDICO

(Rischio di coronaropatia ³ 20% nei dieci anni successivi o ³ 20%  se proiettato ad un’età di 60 anni)

 

Rischio assoluto di coronaropatia < 20%

Colesterolo totale ³190 mg/dl

 

Rischio assoluto di coronaropatia ³ 20%

 

Modificazioni dello stile di vita con l’obiettivo di avere un colesterolo totale < 190 mg/dl e colesterolo LDL < 115 mg/dl.

 Controlli ad intervalli minimi di 5 anni

 

Valutazione dell’assetto lipidico: Colesterolo totale, Colesterolo HDL, Trigliceridi e Colesterolo LDL (#)

 

 

 

 

 

Modificazioni dello stile di vita per almeno 3 mesi e ripetuti controlli dell’assetto lipidico

 

 

 

 

Colesterolo totale < 190 mg/dl e colesterolo LDL ³ 115 mg/dl. Mantenere le modificazioni dello stile di vita e controlli annuali.

 

 

Colesterolo totale ³ 190 mg/dl e colesterolo LDL ³115mg/dl.

 Mantenere le modificazioni dello stile di vita e controlli annuali.

(#) Valori di colesterolo HDL <40 mg/dl e trigliceridi <180 mg/dl sono indici di aumentato rischio coronarico.

 

LA CARTA DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE PER I PAZIENTI CON CARDIOPATIA ISCHEMICA

Questa carta di recente elaborazione, pubblicata sull’EUROPEAN HEART JOURNAL e rielaborata per l’Italia dalla C.U.F., permette di stimare il rischio cardiovascolare (morte, infarto miocardio, ictus cerebrale) in pazienti con cardiopatia ischemica.

Questa carta è costituita da 2 Tabelle. Nella prima a destra si calcola un punteggio, diverso per uomini e donne, in base ai fattori di rischio presenti. Nella seconda è necessario cercare la casella di appartenenza in base alla presenza o meno di: disfunzione ventricolare sinistra (intesa come Frazione di eiezione inferiore al 40%); di ischemia residua; di aritmie ventricolari maggiori (intese come presenza di più di 10 extrasistoli ventricolari/ora o periodi di Tachicardia ventricolare sostenuta) ed in base al punteggio valutato come sopra indicato.

Tale tabella permette di valutare il rischio cardiovascolare assoluto a 4 anni. Sono da ritenersi a rischio elevato i pazienti con rischio superiore al 5% di avere un evento maggiore nei successivi 4 anni.

 

CARTA RISCHIO CARDIOVASCOLARE PER PAZIENTI CON CARDIOPATIA ISCHEMICA

 

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