IL PAZIENTE CON SCOMPENSO CARDIACO (2)

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IL PAZIENTE CON SCOMPENSO CARDIACO (1)

I FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE

IL PAZIENTE CON SCOMPENSO CARDIACO (3)

 

TERAPIA FARMACOLOGICA

TERAPIA NON FARMACOLOGICA

 

NORME DI VITA

CONSIGLI DIETETICI

IL FUMO

L’ASSUNZIONE DEI FARMACI

IL CONTROLLO DEL PESO

 

L’ATTIVITA’ FISICA

CONSIGLI DIETETICI

·         Il sodio provoca ritenzione di liquidi nell’organismo, ciò non costituisce un problema in un soggetto sano mentre può essere determinante per un paziente con scompenso cardiaco. Il sodio è contenuto nel sale da cucina (cloruro di sodio) e quindi in tutti i cibi che contengono del sale. Per il motivo descritto sopra è necessario che i pazienti seguano una DIETA IPOSODICA , cioè povera di sale, da distinguersi, come talvolta erroneamente viene ritenuto, da una dieta assolutamente priva di sale. In questa valutazione è anche necessario tenere conto del sale "nascosto", cioè di quei cibi che contengono sale a causa della loro preparazione (per esempio formaggi ed insaccati). Normalmente la quantità massima consentita di sodio deve esser inferiore a 2 grammi.

·         Un altro dato importante è il controllo della quantità di acqua che viene ingerita ogni giorno, sia quella bevuta come tale, sia quella contenuta in bevande, minestre, cibi e frutta. In genere è consigliabile che il paziente non beva più di 2 litri di acqua al giorno.

·         E’ necessario non abusare di superalcoolici e se possibile è consigliabile evitarli del tutto, inoltre è bene ridurre anche la quantità di vino giornaliera. Tra l’altro in alcuni soggetti l’alcool può manifestare effetti di tossicità cardiaca ed essere il responsabile principale di alcuni casi di cardiomiopatia dilatativa. A parte questi casi in cui è necessaria l’astensione totale dall’alcool, la quantità giornaliera consentita è di circa 30 grammi complessivi di alcool al giorno.

ASTENSIONE DAL FUMO

Il fumo deve essere totalmente eliminato.

 

L’ASSUNZIONE DEI FARMACI

I farmaci sono estremamente importanti per il paziente con SCOMPENSO CARDIACO, dimenticarsi di assumere uno dei farmaci prescritti o assumerne in quantità sbagliata può determinare problemi anche seri (peggioramento di sintomi o effetti tossici). D’altra parte questi pazienti talvolta devono assumere numerosi farmaci diversi, più volte al giorno. Per evitare problemi è consigliabile preparare o farsi preparare un Tabella scritta a caratteri grandi e comprensibili con gli orari di assunzione, il nome del farmaco e la dose da assumere. Inoltre è consigliabile farsi spiegare dal proprio medico quali potrebbero essere gli effetti collaterali da rilevare e da segnalare in occasione dei controlli o telefonicamente.

IL CONTROLLO DEL PESO

Il peso corporeo è un dato molto importante in quanto permette al paziente ed al medico che lo segue di valutare:

·         se è mantenuto un corretto bilancio tra apporto idrico e diuresi per correggere abitudini dietetiche inappropriate (il paziente assume troppi liquidi);

·         se il paziente è in uno stato di buon compenso emodinamico (la terapia è efficace);

·         se eventuali aggiustamenti della terapia diuretica per ripristinare uno stato di compenso emodinamico stanno avendo effetto (il paziente era peggiorato, presentava edemi o maggiore dispnea ed è stata aumentata la quantità di diuretico).

Per questi motivi è importante che il paziente si pesi tutti i giorni (se possibile nelle stesse condizioni e con la stessa bilancia) e registri il peso.

 

L’ATTIVITA’ FISICA

Uno dei problemi principali dei pazienti affetti da scompenso cardiaco è la riduzione della capacità di effettuare attività fisiche, a causa di questo il paziente tende, automaticamente e progressivamente, a ridurre le proprie attività. Tempo addietro questa era considerata una condizione auspicabile, cioè la riduzione delle attività fisiche significava "affaticare" di meno il cuore e quindi ridurre la possibilità che le condizioni del paziente peggiorassero. Studi relativamente recenti hanno dimostrato il contrario, nel senso che la riduzione dell’attività fisica comporta anche una riduzione della capacità di tolleranza allo sforzo sia del cuore sia dei muscoli in generale (muscoli periferici e respiratori). A causa di ciò ogni attività fisica, anche minima, comporta una maggiore spesa metabolica, una maggiore sensazione di affaticamento e di affanno ed un peggioramento del carico lavorativo svolto dal cuore. Pertanto, se da un lato attività fisiche eccessive sono sconsigliabili, dall’altro un’attività motoria costante e regolare è auspicabile e migliorerà la capacità di resistenza del paziente oltre al suo senso di benessere.

·         Evitare di svolgere attività fisica in condizioni di caldo o freddo eccessivo;

·         Concordare con il proprio medico la durata ed il tipo di attività da effettuare, oltre al numero di volte a settimana in cui svolgere l’attività;

·         Concordare con il proprio medico eventuali aumenti della durata o del tipo di esercizio fisico;

·         Nel corso della seduta se compare affanno ridurre l’intensità dell’esercizio e se si avverte stanchezza eccessiva fermarsi temporaneamente riprendendo dopo il riposo ad un carico lavorativo minore;

·         Nel caso di affaticamento eccessivo, disturbi particolarmente fastidiosi o di persistenza a lungo di stanchezza dopo il termine della seduta, riferire al proprio medico e concordare una nuova scaletta di allenamento più adatta.

TERAPIA FARMACOLOGICA

In questa parte verranno descritti in modo sintetico i farmaci utilizzati nello scompenso cardiaco con particolare riferimento ad eventuali precauzioni da seguire o ad effetti collaterali importanti.

ACE-INIBITORI

DIURETICI

DIGITALE

BETABLOCCANTI

NITRATI

ANTIALDOSTERONICI

AMIODARONE

ANTICOAGULANTI

ANTAGONISTI ANGIOTENSINA

ACE-INIBITORI

Sono i farmaci che hanno determinato una specie di rivoluzione del trattamento dello scompenso cardiaco, utilizzati inizialmente per la terapia dell'ipertensione, successivamente numerosi ed importanti studi hanno dimostrato che il loro uso migliora la prognosi del paziente. La loro somministrazione riduce la mortalità, rallenta il peggioramento del quadro clinico e riduce il numero di ricoveri per episodi di scompenso acuto. Il miglioramento della prognosi del paziente, non è necessariamente associato ad un marcato miglioramento della sintomatologia, però a fronte dei vantaggi che determinano tutti i pazienti con scompenso cardiaco, specie se sistolico, dovrebbero essere trattati con questi farmaci. Inoltre maggiore è la dose di ACE-inibitori che si riesce a raggiungere senza effetti collaterali, maggiori sono i vantaggi che se ne ottengono.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali ne possiamo distinguere di due tipi: uno dovuto ad una reattività specifica del paziente e l'altro dovuto all'azione ed al dosaggio del farmaco. Nel primo caso parliamo di una reazione allergica a carico della glottide con problemi di respirazione anche gravi che costituisce una controindicazione assoluta e di una reazione biochmica particolare che determina la comparsa di una tosse secca, stizzosa e persistente che scompare con la sospensione del farmaco. In particolare per la tosse è bene avvertire della sua comparsa il medico perché potrebbe anche essere un primo segno di peggioramento dello scompenso e va valutata per ogni singolo caso. Nel secondo caso essendo questi farmaci degli ipotensivi possono determinare astenia e talvolta vertigini specie se associati all'assunzione di diuretici in quantità elevate. In questa eventualità è bene distanziare l'orario di assunzione degli ACE-inibitori da quello dei diuretici di almeno due ore, modificare se possibile la dose dei diuretici e nel caso aumentare im maniera progressiva (settimanale) la dose degli ACE-Inibitori in modo da raggiungere la massima dose possibile accompagnata da (per così dire) un adattamento del corpo all'azione del farmaco.

DIURETICI

Sono farmaci usati da moltissimi anni, spesso fondamentali per il trattamento del paziente con scompenso cardiaco, infatti nonostante una attenta gestione dell'apporto idrico e del consumo di sale la ritensione di liquidi può manifestarsi lo stesso e solo l'uso dei diuretici aiuta a mantenere un adeguato compenso emodinamico. Talvolta è necessario usare dosaggi elevati e questo può favorire la comparsa di problemi come astenia ed ipotensione (vedi ACE-inibitori) o più specificamente può determinare delle modificazioni del quadro elettrolitico ematico. Gli elettroliti ematici (in particolare Sodio e Potassio) sono sostanze importanti er molti processi biochimici e l'uso di diuretici, specie se ad alte dosi, può causare riduzione della concentrazione di potassio al di sotto della soglia di normalità, in tal caso oltre a controllare periodicamente con un prelievo ematico la loro quantità è possibile associare dei cosiddetti Diuretici Risparmiatori di Potassio o somministrare sali di Potassio. I diuretici possono determinare inoltre delle modificazioni degli indici di funzionalità renale (Azotemia, Creatininemia), sarà il medico a gestire eventuali aggiustamenti della dose in rapporto all'entità delle modificazioni.

DIGITALE

Si tratta di un farmaco conosciuto da più di 100 anni che stimola la contrattilità del cuore, è stato usato a lungo in tante patologie ed in particolare nello scompenso. Un recente studio (studio DIG) ha confermato la sua utilità ma con indicazioni più limitate di quelle usate in precedenza specie circa la riduzione della mortalità nel tempo. Resta comunque un farmaco importante per lo scompenso cardiaco sistolico specie se associato ad un'aritmia chiamata FIBRILLAZIONE ATRIALE, per la sua azione di rallentamento della frequenza cardiaca. I suoi problemi concernono la tossicità con manifestazioni talora pericolose (disturbi visivi, nausea, vomito, aritmie) per questo è bene assumerne solo il dosaggio prescritto e contattare il proprio medico in occasione di disturbi.

BETABLOCCANTI

Sono farmaci nati come antiipertensivi, bradicardizzanti e riduttori della quantità di ossigeno consumata dal cuore per la sua attività. Quest'ultima azione è ottenuta riducendo la forza contrattile del cuore, un'azione che sembrerebbe un controsenso nel caso di un soggetto con scompenso cardiaco e quindi contrattilità cardiaca già ridotta di base, però ci sono altre azioni a livello del sistema nervoso simpatico (il sistema nervoso che agisce attraverso adrenalina e noradrenalina) che determinano degli effetti vantaggiosi notevoli. In pratica nel caso di scompenso cardiaco il corpo autoproduce sostanze stimolanti tese ad aumentare la contrattilità del cuore che però, nel tempo, lo affaticano ulteriormente e peggiorano la situazione. Per fare un esempio è come se una macchina con un motore vecchio venisse costantemente lanciata a velocità elevate ed anche ferma l'acceleratore venisse premuto al massimo, consumando quindi carburante in eccesso e danneggiando un motore già stanco. I betabloccanti riducono sì la contrattilità ma grazie al rallentamento della frequenza cardiaca e ad un'azione antagonista verso gli ormoni stimolanti ridistribuiscono meglio le energie del cuore scompensato ottenendo, paradossalmente, un miglioramento della situazione clinica e, come nel caso degli ACE-inibitori, della prognosi. Per questi motivi il loro uso è fondamentale ma la terapia va iniziata con bassi dosaggi che devono essere incrementati in maniera lenta (settimane) per evitare che aumenti eccessivi e troppo rapidi peggiorino ulteriormente il quadro di compenso. Tra gli effetti collaterali da segnalare al proprio medico ci sono: rallentamento eccessivo della frequenza cardiaca (< 50 battiti al minuto); astenia, pressione arteriosa eccessivamente bassa (P.A sistolica < 90 mmHg); aumento dell'affanno in concomitanza di sforzi prima meglio tollerati. Si tratta di effetti che possono essere controllati riducendo il dosaggio del farmaco e proseguendo l'incremento della dose con tempi più lenti, comunque esiste sempre la possibilità di una intolleranza al farmaco, specie nei casi più gravi che quindi ne impedisce l'uso.

NITRATI

Questi farmaci sono comunemente usati nella Cardiopatia Ischemica (Coronaropatia), vengono usati anche nello scompenso ma se sono molto importanti nei soggetti in cui la malattia è appunto di origine coronarica negli altri casi il loro uso non è così assoluto. Il loro effetto collaterale principale e più fastidioso è la cefalea. Tale effetto è legato proprio alla loro azione di vasodilatatori, in alcuni casi è possibile che scompaia dopo alcuni giorni di somministrazione o modificandone la dose o i tempi di somministrazione, ma in altri soggetti è talmente forte e persistente da richiedere la sospensione del farmaco.

ANTAGONISTI RECETTORI ANGIOTENSINA

Sono farmaci recenti anch'essi nati come antiipertensivi, agiscono sempre sul Sistema Renina Angiotensina ma in modo differente dagli ACE-inibitori, uno dei loro vantaggi è quello di non causare tosse o provocarla solo in una percentuale molto inferiore a quella degli ACE-inibitori. Al momento ci sono molti studi in corso nel caso di scompenso cardiaco i cui dati definitivi circa reali vantaggi rispetto agli ACE-inibitori non sono ancora noti. Comunque fino ad oggi i loro effetti positivi sembrerebbero quanto meno sovrapponibili a quelli degli ACE-inibitori.

DIURETICI ANTIALDOSTERONICI

Sono quei diuretici risparmiatori di potassio di cui si era parlato nel paragrafo dei DIURETICI. Oltre a questa loro azione un recente studio (studio RALES) ha dimostrato che, a basse dosi, lo spironolattone può ridurre il rischio di mortalità. Comunque, vista la particolare casistica trattata in questo studio (tutti pazienti trattati con ACE-inibitori ma pochi trattati con Betabloccanti) sono necessarie ulteriori conferme per un suo utilizzo in tutti i casi. Da rilevare che un loro uso contemporaneo con ACE-inibitori (che determinano anch'essi indirettamente un risparmio di potassio) può aumentare la possibilità di iperpotassiemia e quindi richiede una particolare attenzione ed il controlo periodico del livello di potassiemia.

AMIODARONE

Le aritmie, sia sopraventricolari sia ventricolari, costituiscono un problema molto grave nei pazienti con scompenso cardiaco e a tutt'oggi questo è il solo farmaco antiaritmico che può essere utilizzato in modo relativamente tranquillo nei soggetti son scompenso cardiaco sistolico. Si tratta di un farmaco che raggiunge lentamente (anche settimane) concentrazioni ematiche efficaci in rapporto alla dose ed alla via di somministrazione usata e che al momento della sospensione può richiedere molto tempo per essere eliminato del tutto. Il problema principale di questo farmaco è legato ai suoi effetti collaterali: depositi corneali, alterazioni della funzionalità tiroidea, alterazioni polmonari anche gravi. Si tratta di effetti che nel caso della cornea e della tiroide scompaiono con la sospensione del farmaco, ma ciò ne controindica una successva nuova somministrazione.

ANTICOAGULANTI

I pazienti con scompenso cardiaco, specie se sistolico e grave, presentano un maggiore rischio di trombo-embolie che si accentua nel caso sia presente una Fibrillazione Atriale (in questo caso il problema coinvolge anche i pazienti con scompenso cardiaco diastolico) un'aritmia che già di per se stessa può favorire eventi embolici. Per tale motivo in questi pazienti, specie se con Fibrillazione Atriale e se già colpit da un evento embolico, vengono prescritti farmaci anticoagulanti. Questi farmaci agiscono riducendo la capacità del sangue di coagulare e quindi riducono la possibilità di formazione di trombi all'interno del cuore che si possano frantumare e dare origine ad embolie periferiche (cervello, arti, reni, intestino ecc.). Purtroppo la loro dose e quindi il loro effetto non è stabile e va controllato periodicamente, talvolta molto spesso specie all'inizio della somministrazione, effettuando un prelievo ematico per la valutazione dell' I.N.R del TEMPO DI PROTROMBINA. A meno che non si tratti di casi particolari (soggetti con valvole cardiache artificiali o altro) è necessario che il cosiddetto I.N.R. deve mantenersi tra 2 e 3. L'azione di questi farmaci subisce le interferenze di molti alimenti e farmaci che possono potenziarne o ridurne gli effetti e quindi il loro dosaggio va di conseguenza ridotto o aumentato in rapporto all' I.N.R.

In generale le verdure, specie a foglia larga, riducono gli effetti degli anticoagulanti, quindi la loro dose va aumentata; comunque è consigliabile che la quantità settimanale di verdure sia, se possibile, sempre più o meno la stessa per evitare continui aggiustamenti del dosaggio. Molti farmaci (antibiotici, antinfiammatori ecc.) possono interferire, pertanto è bene consultare il proprio medico prima di assumere farmaci nuovi.

 

TERAPIA NON FARMACOLOGICA

Si tratta di un argomento estremamente specialistico, in continua evoluzione, difficile da trattare in modo chiaro e divulgativo, anche perché spesso si tratta di pazienti che per loro condizioni presentano già un elevato rischio di problemi intra-operatori e post-operatori, pertanto ogni caso va valutato singolarmente tenendo conto di tutte le variabili.

 

RIVASCOLARIZZAZIONE MIOCARDICA

Questa possibilità coinvolge solo i pazienti in cui lo scompenso è stato determinato da una coronaropatia. Se il deficit della funzione contrattile è molto marcato questi pazienti presentano un rischio elevato che però, in particolari condizioni (presenza di manifestazioni ischemiche o angina, operabilità dei vasi cardiaci, possibile recupero funzionale di zone di miocardio solo parazialente danneggiate) si contrappone a notevoli vantaggi specie in termini di sopravvivenza a lungo termine e di miglioramento del quadro clinico e soggettivo.

SOSTITUZIONE VALVOLARE

La sostituzione o la ricostruzione di un valvola danneggiata se fatta in tempi ottimali permette di cambiare in modo importante o addirittura di normalizzare la storia clinica dei pazienti in cui lo scompenso cardiaco è dovuto ad una valvulopatia. Ultimamente sono stati pubblicati dati in cui anche pazienti con scompenso di altra origine (Cardiomiopatia primitiva o ischemica) possono avvantaggiarsi di un intervento a carico della valvola mitrale nel caso in cui sia presente un'insufficienza mitralica importante, vale comunque quanto detto nella premessa.

PACEMAKER E DEFIBRILLATORI

Come appare da quanto detto nella parte della TERAPIA FARMACOLOGICA, questi pazienti spesso vengono trattati con farmaci che rallentano la frequenza cardiaca (digitale, betabloccanti, amiodarone) e talvolta questi farmaci sono usati in associazione tra loro aumentando quindi la possibilità di avere rallentamenti anche marcati della frequenza. Nel caso non sia possibile ovviare a queste associazioni per ragioni cliniche non rimane che l'impianto di un PACEMAKER la cui funzione è prima di tutto quella di impedire al cuore di rallentare al di sotto di un valore soglia predefinito. In alcuni casi i Pacemaker vengono utilizzati anche per migliorare la funzione di pompa del cuore sia sincronizzando in modo ottimale l'attività degli atri e dei ventricoli (PACEMAKER DDD) sia, più recentemente, stimolando ambedue i ventricoli. Comunque, queste ultime due indicazioni ancora non sono completamente definite riguardo il tipo di paziente, il modo di stimolazione ed il reale vantaggio nel lungo periodo quindi sono da considerare in rapporto al singolo caso specifico.

Come già detto uno dei problemi più importanti è quello delle aritmie, in particolare quelle ventricolari che possono essere responsabili della morte del paziente. Oggi sono disponibilidei Pacemaker particolari chiamati DEFIBRILLATORI che rilevano la presenza dell'aritmia, valutano la sua pericolosità e attuano una serie di provvedimenti fino ad una vera e propria defibrillazione all'interno del cuore mediante i loro cateteri, ripristinando il ritmo normale. Questa terapia si è dimostrata molto valida in casi specifici ed il suo uso si sta sempre più ampliando a fronte comunque di un costo elevato.

TRAPIANTO CARDIACO

Potremmo definirla la terapia chirurgica per eccellenza dello scompenso cardiaco. I problemi di questa scelta sono legati a tre problemi: la presenza di strutture cardiochirurgiche adeguate; la scarsità dei cuori disponibili per essere trapiantati; il reale vantaggio che ne avrebbe chi riceve il trapianto.

In Italia ormai le strutture cardiochirurgiche all'avanguardia che effettuano questo tipo di intervento con otiimi risultati e che quindi hanno tutta l'organizzaznine per seguire la fase operatoria ed i controli successivi, sono numerose. Ormai la fase pionieristica è ampiamente superata e i mezzi tecnici e farmacologici assicurano una ottima sopravvivenza a lunto termine dei pazienti sottoposti a trapianto.

Il problema principale è dato dal confronto tra numero di cuori disponibili (ridotto) e numero di pazienti con scompenso cardiaco in fase avanzata (elevato ed in continua crescita). Ciò ha fatto sì che i criteri per essere indirizzati al Trapianto cardiaco sia molto restrittivi e precisi, in modo da tenere conto di un reale vantaggio di sopravvivenza del paziente nei confronti di altre terapie mediche o anche chrurgiche di altro genere. In particolare negli ultimi anni i progressi nella gestione farmacologica di questi pazienti hanno permesso di togliere molti soggetti dalla lista di attesa per il trapianto ottenendo gli stessi risultati di sopravvivenza. In parte è anche da questi risultati che è originata l'idea di creare una rete di Ambulatori specialistici dedicati allo Scompenso Cardiaco.

 

CUORE ARTIFICIALE

Forse la soluzione di molti problemi, non si tratta più di un evento da fantascienza ma di una realtà ormai sperimentata anche se in casi speciali ed in Centri ultraspecialistici. Inizialmente usato come "ponte" (bridge) per pazienti gravi in attesa di trapianto ma in assenza di un cuore disponibile, successivamente è stato usato anche per lunghi periodi di tempo (1-2 anni) in pazienti poi dimessi dal Centro senza avere subito trapianto cardiaco. I problemi gestionali sono molti, come anche molte possono essere le complicanze di questo intervento, però lo scopo (possibilità di curare centinaia di persone anche senza ricorrere a trapianto) vale sicuramente l'impegno, specie in quei soggetti in cui solo il Trapianto può salvare la vita.

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