ARTE: Impressionisti
| Monet |
E' difficile per me parlare di arte perchè
lo spazio non basterebbe mai per descrivere tutte le emozioni che
essa mi suscita. Ogni giorno si arricchisce la collezione dei miei
pittori/pittrici preferiti. Cercherò di limitarmi e di parlare
davvero solo di quelli che più mi piacciono.
Come potrei non cominiciare dagli Impressionisti.
Li adoro da quando ero bambina, quando, appunto, cercavo di imitarli.
Forse perchè la mente era più libera senza confini
o costrizioni dettate dalle regole quotidiane della società.
Ed è appunto così, più libera, che mi sentivo
quando li "copiavo" ed ora che mi limito ad osservarli.
L'impressionismo è un movimento che
nasce in Francia nel 1874 allorquando il critico L.Leroy, commentando
negativamente un quadro di Monet, "Impressione: levar del sole",
li definì un gruppo di artisti costretti ad esporre le loro
opere nelle sale del fotografo Nadar a Parigi dopo essere stati
rifiutati dalla giuria della grande manifestazione artistica "Salon".
Secondo gli impressionisti noi percepiamo la realtà non così com'è,
ma secondo l'impressione personale che ognuno di noi ha di essa.
Soprattutto percepiamo, non i contorni, ma solo luce e colori. Così
anche le ombre non sono più nere ma definite da colori complementari.
Ed ecco la straordinaria luminosità dei loro quadri. In realtà
questo movimento trasse ispirazione dai macchiaioli fiorentini di
qualche tempo prima.
CLAUDE MONET
Tra gli impressionisti quello che ammiro
di più è sicuramente Monet.
La carriera artistica di Claude cominciò a 15 anni a Le Havre,
dove la sua famiglia si era trasferita nel 1845 quando lui aveva
solo 5 anni, con le sue celebri caricature a matita e carboncino
vendute a 10-20 franchi l'una. In questo periodo fu allievo del
discepolo di David, Francois Ochard, e conobbe la pittura all'aria
aperta di Boudin. Grazie alla frequentazione di quest'ultimo, Monet
scoprì la natura: un soggetto affascinante che non abbandonerà
più. Con i risparmi derivati dalla vendita della caricature
nel 1859 Monet partì poi alla volta di Parigi, dove c'erano
le più importanti accademie artistiche, con l'intenzione
di approfondire la pratica della pittura. Proprio lì all'Académie
Suisse conobbe Eugène Delacroix, Gustave Courbet, Camille
Pisarro, Boudelaire. Frequentava i Salon dove ebbe modo di conoscere
e apprezzare l'opera di Troyon esponente della scuola di paesaggio
di Barbizon, della quale facevano parte anche Corot, Rousseau e
Daubigny. Di quest'ultimo apprezzò la pittura, il naturalismo
che assunse il valore di anello di congiunzione tra la scuola di
Barbizon e il gruppo impressionista. Nel 1860 per 2 anni prestò
servizio militare in Algeria. Dove scoprì nuove luci e colori
(gli stessi che avevano affascinato Delacroix) che contribuirono
in modo determinante all'ampliarsi della sua conoscenza. Alla fine
del secondo anno di permanenza in Algeria si ammalò e fu
rimpatriato in Francia. Non tornò più tra le milizie
perchè il padre pagò perchè venisse sostituito
e lo aiutò a proseguire sulla strada della pittura. Nel 1862
tornò a Parigi, nell'atelier di Gleyre dove incontrò
Renoir, Bazille e Sisley. In quel periodo Monet era affascinato
dalla grande forza ed una grande naturalità di espressione
della pittura di Delacroix. Grande suggestione esercitò su
di lui anche l'opera di Manet che nel 1863 espose al Salon des Refusés
il suo Déjeuner sur l'herbe.
Quadro che animò le discussioni fra i giovani artisti per
le polemiche che la stampa e i sostenitori dell'arte accademica
sollevarono a causa della giovane donna nuda ivi rappresentata.
Manet fu eletto simbolo del rinnovamento artistico in pittura e
capo spirituale del gruppo noto più tardi come "impressionista".
Numerosi furono gli studi sul tema del Dejeuner rivisitazioni appunto
del celebre quadro di Manet.
Qui al lato uno dei tanti studi questo è
del periodo 1865-1866 ed è conservato al museo Puskin di
Mosca. Realizzata a Chailly quest'opera suscitò l'interesse
di Courbet che vi si recò per segure da vicino la nascita
di quest'opera eseguita all'aperto. L'amico Bazille e Camille Doncieux,
che fu sua compagna per molti anni, posarono per questo dipinto.
Nel 1865 Monet espose per la prima volta
al Solon, ottenendo un discreto successo con due marine. Il realismo
di Courbet ispirerò il celebre ritratto Camille in abito
verde del 1866 esposta al Salon con cui l'Claude ottenne un buon
successo di critica: la stampa iniziò a parlare di lui e
i giornali porarono l'eco del suo successo fino a Le Havre, permettendogli
di riconquistare
la stima della famiglia. In questo periodo dipinse a Ville D'Avray
Donne in Giardino, grane tela eseguita all'aperto con un
unico modello per le quattro figure femminili: Camille. L'opera
acquistata da Bazille fu rifiutata al Salon del 1867. Fu un periodo
molto difficile per Monet, che viveva in ristrettezze economiche
e continuamente perseguitato dai creditori, arrivò persino
a tentare il suicidio. L'artista fu costretto a continue peregrinazioni
tra Le Havre, Parigi, Sainte-Adresse, Etrat in Normandia dove conobbe
il mercante Gaudibert che, credendo in lui, acquistò alcune
sue tele e nel 1869 gli procurò una casa a Saint-Michel,
un villaggio situato sulla Senna, pochi cilometri a nord-ovest da
Parigi. Quì dipingeva con Auguste Renoir e da questa collaborazione
nacquero le celebri interpretazioni del pittoresco imbarcadero della
Granuillere. In questi studi i due artisti lavorarono sulle
variazioni degli effetti della luce e in particolare sulla mutevolezza
dei riflessi nell'acqua, il cui continuo movimento era fonte inesauribile
di spunti. Metti a confronto i 2 studi:
In quest'opera, come nella Terrazza sul
mare a Sainte-Adresse dipinta due anni prima, Monet fu influenzato
dall'arte orientale diffusasi in Francia a
partire dalla seconda metà del secolo attraverso il collezionismo
di stampe giapponesi. Nell'arte giapponese, che nelle stampe si
esprimeva con l'adozione di una stesura di ampie zone di colori
puri accostati in modo audace e nell'utilizzo dello scorcio, Monet
e i suoi contemporanei scoprirono un modo molto suggestivo di rapportarsi
al mondo circostante, in sintonia con quella "sensibilità
atmosferica" che fu uno degli elementi della poetica impressionista.
Grande influenza ebbero anche gli studi di Eugène Chevreul
sulla visione e sul contrasto simultaneo dei colori, basate sull'osservazione
del fenomeno fisico della percezione che stabilivano come la visione
fosse il risultato dell'interazione degli elementi che si presentano
all'occhio, e come anche il colore degli oggetti derivasse dalla
materia di cui erano costituiti, dalla vicinanza con altri oggetti
e dalla qualità della luce. Da questi principi e dalle suggestioni
dell'arte giapponese derivò la tecnica pittorica impressionista
che utilizzava direttamente i colori puri dello spettro solare sulla
tela anzichè rimescolandoli sulla tavolozza.
Nel 1870 Monet si sposò con Camille
Doncieux e si trasferì a Trouville, in Normandia, dove furono
sorpresi dallo scoppio della guerra franco-prussiana. Monet, repubblicano,
non voleva combattere per l'impero e per tale motivo si rifugiò
in Inghilterra.
A Londra incontrò Daubigny e Pisarro
e con quest'ultimo lavorò a delle
vedute del Tamigi e delle nebbie di Hyde Park. Ebbe modo di ammirare
la pittura di Constable e Turner e conobbe il mercante francese
Paul Durand-Ruel che molto aiutò Monet e gli Impressionisti
organizzando esposizioni e acquistando opere.
Nel 1871, saputo della morte del padre, tornò
in Francia passando dall'Olanda,
dove, affascinato dal paesaggio, si fermò per qualche tempo,
dipingendo una serie di opere incentrate sui riflessi dei mulini
a vento nelle calme acque dei canali.
In seguito tornò a Parigi e grazie
all'amicizia che lo univa a Manet trovò casa ad Argenteuil,
sulla Senna, circondata da un giardino dove poteva coltivare i fiori
che con la maturità, divennero una vera e propria passione.
Nel frattempo anche la situazione economica era nettamente migliorata
grazie all'eredità paterna ed alla dote della moglie Camille.
Continuavano anche i suoi viaggi in Normandia. Nel 1872, a Le Havre,
Montet dipinse Impression: soleil levant, una veduta del
porto di Le Havre, poi esposta alla
prima mostra impressionista. Ad Argenteuil conobbe un agitato pittore
e collezionista, Gustave Caillebotte, che gli fu molto vicino e
con il quale allestì uno studio galleggiante nel 1873: il
battello-studio luogo d'incontro di artisti, come Renoir, Sisley,
Manet, del gruppo poi noto come "impressionista".
Il 25 aprile del 1874 nello studio del fotografo
Nadar sul boulevard des Capucines a Parigi venne innaugurata la
mostra della Società anonima di artisti pittori, scultori,
incisori: vi erano esposte opere di Monet, Degas, Cézanne,
Berthe Morisot, Renoir, Pisarro e numerosi altri, con tendenze stilistiche
diverse, ma tutti accomunati da un forte spirito d'indipendenza
nei confronti della pittura ufficiale dei Salon. L'esposizione scatenò
le critiche della stampa, il pubblico reagì negativamente;
le opere ivi esposte erano troppo nuove per essere comprese dai
sostenitori della pittura accademica realizzata in studio, per la
quale l'arte era ricerca dell'idealizzazione, del perfezionamento
della realtà nel nome della cultura e dell'arte classica.
Emile Zola, uno dei pochi sostenitori del nuovo movimento, nel romanzo
L'oeuvre descrisse le reazioni del pubblico a questa prima
esposizione, descrivendo una folla venuta per divertirsi davanti
alle opere si dava gomitate, scoppiando a ridere indifferentemente
davanti a cose belle come a quelle esecrabili. Non meno irrisori
e feroci le critiche della stampa, come l'articolo pubblicato sulla
rivista satirica "Le Charivari" a cura di Louis Leroy
che, prendendo spunto da
Impression: soleil levant di Monet, una delle oper esposte
in boulevard des Capucines, indicò il gruppo con il nome
di "Impressionisti". Certo non immaginava la fortuna che
il termine era destinato ad avere, e tantomeno l'importanza che
le opere da lui criticate come "non finite" e "peggiori
di una carta da parati allo stato embrionale" erano destinate
ad avere per gli sviluppi futuri dell'arte.
Anche
la seconda mostra del gruppo nel 1876 tenutasi presso
Durand-Ruel non ebbe critiche benevole. Monet vi espose diverse
opere tra cui La giapponese. Dipinto in cui è evidente
l'amore di Monet per l'arte giapponese e il decorativismo. L'opera
nacque, sembra, come parallelo di Camille in abito verde (1866),
del quale ripete le dimensioni.
Emile Zola, sempre vicino al gruppo degli
impressionisti, riconobbe a Monet, in seguito a questa esposizione,
il ruolo innegabile di capogruppo. Dopo l'insuccesso di questa esposizione
le vendite delle opere furono estremamente difficili, i prezzi molto
bassi, e Monet attraversò un nuovo periodo di difficoltà
economiche. Durante quell'estate, tornando ad Argenteuil, conobbe
il finanziere e collezionista Ernest Hoschedé di cui divenne
amico ed amante della moglie Alice.
Alla fine dell'autunno Monet tornò
a Parigi deciso a dipingere le nebbie che
d'inverno ricoprono la città e decise di prendere a soggetto
la Gare Saint-Lazare. Col permesso del direttore delle ferrovie
si installò nella stazione e dipingeva per giornate intere
e così realizzò una mezza dozzina di tele che saranno
acquistate dal mercante Paul Durand-Ruel.
Le mostre del gruppo ormai noto come impressionista
continuarono ad avere luogo: la terza nel 1877, la quarta nel 1879,
ma il pubblico era sempre ostile e le difficoltà economiche
crescenti. Per queste Monet trasferì la famiglia da Argenteuil
a Vétheuil, dove vivevano insieme agli Hoschedé e
dipinse uno splendido gruppo di vedute del luogo.
Nel 1878 dipinse Rue Montorgueil imbandierata
"Mi piacevano molto le bandiere" disse Monet nel
1920 "camminavo per la rue Montorgueil con cavalletto
e colori. La via era pervasa di bandiere e formicolava di gente.
Scoprii un balcone, salii le scale e chiesi il permesso di dipingere.
Mi dissero di sì".
Nel
1879 Camille, dopo una lunga malattia, morì alla giovane
età di 32 anni. Monet dipinse un bellissimo ritratto della
donna amata. L'anno successivo Monet inviò due tele al Salon
e solo una di queste venne accettata: fu l'ultima volta che l'artista
partecipò ad un'esposizione ufficiale. Nel giugno dello stesso
anno si inaugurò nelle sale della rivista "La Vie Moderne",
di proprietà dell'editore e collezionista Georges Charpentier,
un'esposizione di diciotto opere di Monet, dove finalmente l'artista
ottenne un buon successo sia di critica che di vendite. Ciò
perimise a Monet di ristabilire la sua situazione finanziaria.
Cominciarono le prime scissioni del gruppo.
Renoir già nel 1878 non aveva partecipato alla quarta mostra
impressionista ritenendo giusto tentare di percorrere la strada
ufficiale e quindi presentarsi al Salon. Allo stesso modo Monet
ci provò nel 1880 e nel 1881 non partecipò alla sesta
mostra del gruppo, ma invece partecipò alla settima del 1882.
Nel 1883 morì Manet e la sua scomparsa
coincise simbolicamente con lo scioglimento del gruppo.
Nel 1886 si tenne ufficialmente l'ultima esposizione
del gruppo, ma Renoir, Monet, Sisley non vi parteciparono; fecero,
invece, il loro ingresso Georges Seurat e Paul Signac, esponenti
di una nuova tendenza, il cosiddetto "pointillisme".
Numerosi i viaggi di Monet che lo portarono
anche a Bordighera in Italia dove rimase affascinato dallo splendore
della luce; poi ad Etrat in Normandia dove incontrò Guy de
Maupassant che mostrò grande ammirazione per le sue opere;
nel 1888 ad Antibes dove grazie a Theo Van Gogh, gallerista fratello
del pittore, riuscì ad esporre in due gallerie parigine ottenendo
una discreta accoglienza da parte della critica.
L'annno successivo fu quello della consacrazione:
espose ben 155 opere alla galleria Petit in concomitanza con lo
scultore Auguste Rodin, in una vera mostra antologica dove vennero
presentate opere dal 1864 al 1889.
A
49 anni Monet era ormai celebre e stimato e si fece promotore di
una sottoscrizione per l'acquisto del famoso quadro Olympia
di Manet, artista che tanto aveva significato per lui e per
tutti gli impressionisti, e per la sua donazione allo Stato. L'artista
non ebbe difficoltà a mettere insieme la somma necessaria
all'acquisto, e, così, uno dei quadri più scandalosi
dell'Ottocento francese entrò finalmente al Louvre.
Nel 1890 Monet acquistò la proprietà
di Giverny per trasferirvisi definitivamente e per utilizzare il
corso di un braccio del fiume Epte per la creazione di uno stagno
abbellito di ninfee.
Nel 1891 morto Hoschedé, seppellito
a Giverny, Monet sposò Alice. Fu l'avvento della serie dei
Covoni nella quale l'artista cercava di fissare sulla tela
l'effetto provocato dalla luce sui covoni nei diversi momenti della
giornata o in diverse condizioni metereologiche, lavorando anche
con più tele contemporaneamente e dipengendo sull'una o sull'altra
a seconda dell'effetto di luce desiderato. Questa serie ebbe un
grande successo e un notevole effetto sugli artisti del tempo. Ai
Covoni seguì
la serie dei Pioppi
sulla riva dell'Epte, colti anch'essi nelle diverse ore del giorno.
Prima che la serie fosse conclusa, Monet venne a sapere che i pioppi
stavano per essere tagliati per la vendita e pur di terminare la
serie contattò il compratore e gli propose un rimborso in
denaro perché aspettasse a tagliarli. Anche questa serie
ebbe successo, ancora maggiore fu quello della serie delle Cattedrali
di Rouen, alla quale Monet si dedicò dal 1892 al 1894. Realizzò
50 vedute diverse dello stesso soggetto in una sequenza continua
che andava dall'alba al crepuscolo e nella quale l'imponente facciata
gotica si smaterializzava nella luce. Monet dipingeva sempre più
velocemente, depositando sulla tela rapidi tocchi di colore.
Nel 1899 iniziò a Giverny il ciclo
delle Ninfee, che continuerà per tutta la vita.
Monet aveva fatto realizzare un piccolo stagno, ottenuto deviando
un piccolo affluente del fiume Epte, il Ru, che attraversava la
sua proprietà. Nello
specchio d'acqua così ottenuto aveva fatto poi crescere delle
Ninfee e, tutto intorno, aveva piantato salici e numerose piante
esotiche. A completamento del progetto fu costruito sopra lo stagno
un ponticello di legno ispirato alle stampe orientali. Questo meraviglioso
angolo di giardino fu il soggetto delle ultime grandi opere di Monet
ormai stanco, afflitto col passare degli anni da problemi alla vista
sempre più gravi.
Negli ultimi anni tornò Londra, si
recò a Venezia dove fu rapito dall'atmosfera in cui è
immersa questa magnifica città, dagli effetti di luce e dai
riflessi dell'acqua sui monumenti tanto da tornarci due volte ad
un anno di distanza. Ad un critico di architettura che durante un'intervista
affermava che "Il Palazzo Ducale può essere definito
un'architettura impressionista assai più che gotica",
Monet rispose:"L'artista che concepì questo palazzo
fu il primo degli impressionisti. Lo lasciò galleggiare sull'acqua,
sorgere dall'acqua e risplendere nell'aria di Venezia come il pittore
impressionista lascia risplendere le sue pennellate sulla tela per
comunicare la sensazione dell'atmosfera. Quando ho dipinto questo
quadro, è l'atmosfera di Venezia che ho voluto dipingere.
Il palazzo che appare nella mia composizione è stato per
me solo un pretesto per rappresentare l'atmosfera. Tuttavia Venezia
è immersa in questa atmosfera. Nuota in questa atmosfera.
E' l'impressionismo in pietra".
Nel 1914 morì il primogenito Jean,
dopo che nel 1911 aveva già perso anche l'amata moglie Alice.
Sempre più solo anche se gli amici Clemenceau e Mirbeau lo
stimolavano al lavoro e si recavano spesso a fargli visita a Giverny
diventata, grazie alla presenza di Monet, una sorta di colonia di
artisti. Claude passava tutto il suo tempo nel giardino, continuando
a dipingere, lottando contro la diminuzione progressiva della vista
che non gli permetteva più di dipingere gli effetti di luce
con la precisione di un tempo. A volte, davanti a tele che considerava
mal riuscite, era preso da attacchi d'ira e distruggeva il suo lavoro.
Ciò nonostante continuava a dipingere ed anzi proprio a causa
dei suoi problemi alla vista concepì un nuovo modo di affrontare
l'opera. In tanti anni di lavoro a Giverny ogni angolo del giardino,
osservato durante i vari momenti del giorno, si era impresso nella
sua mente. Così pensò fosse interessante dipingere
una serie di impressioni d'insieme, ottenute, non dipingendo all'aria
aperta, ma in studio. Così fece realizzare un nuovo grande
atelier nella sua tenuta. Il nuovo studio fu completato nel 1916:
lungo 25m, largo 15m, e coperto per i due terzi da un lucernaio
di vetro.
Continuò a dipingere fino al 1926,
anno in cui morì, portando alle estreme conseguenze l'impressionismo
ed anzi precorrendo quello che sarà l'espressionismo ed il
suo processo di smaterializzazione che già si era manifestato
nella serie delle cattedrali.
to be continued....
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